Ilaria Salis candidata alle Europee, il padre Roberto: «Io per lei con il cappello in mano. Così ha scelto Avs» | Corriere.it

Ilaria Salis candidata alle Europee, il padre Roberto: «Io per lei con il cappello in mano. Così ha scelto Avs»

diGiovanni Bianconi

Con la soglia di sbarramento al 4% l'elezione di Ilaria Salis è tutt'altro che scontata, ma «è una scelta costituzionale»

Hanno discusso a lungo ma a intermittenza, dieci minuti al giorno con l’incubo della linea che cade a tempo scaduto, in mezzo a dettagli essenziali per la vita quotidiana come l’arrivo del bonifico per comprare il vitto in carcere. Anche per questo c’è stato il massimo riserbo e il tentativo di smentire ogni anticipazione, per non compromettere l’esito finale.

Fino all’incontro di mercoledì, dove si sono definiti gli ultimi dettagli di una decisione che Ilaria Salis aveva ormai preso. «Raccolta la disponibilità di Alleanza verdi-sinistra, le è parsa la scelta più coerente con il suo percorso politico», racconta ora il padre Roberto. Le altre strade, dall’ipotesi di candidarsi nelle file del Partito democratico alla lista ancora in formazione di Michele Santoro, non le erano sembrate altrettanto percorribili.

Il padre di Ilaria Salis e l'incontro con Fratoianni

«Io ho fatto il giro di tutte le persone che potevano aiutarmi, con il cappello in mano, senza intavolare trattative o avanzare pretese, e ringrazio tutti coloro che mi hanno ascoltato e mostrato solidarietà» sottolinea l’ingegnere. All’udienza a Budapest del 28 marzo in cui sua figlia è ricomparsa in ceppi e s’è vista rifiutare gli arresti domiciliari in Ungheria, aveva promesso: «Devo tirarla fuori da lì, e lo farò». L’incontro in quell’occasione con il segretario di Sinistra italiana Nicola Fratoianni e il successivo confronto a singhiozzo con Ilaria hanno convinto entrambi che fosse questa la via da seguire: «Non per sfuggire al processo e a capi d’imputazione per i quali Ilaria si dichiara innocente, ma per il diritto ad avere un processo giusto, che rispetti le garanzie della difesa».

«Una scelta costituzionale»

Fratoianni conferma: «Con questa candidatura non vogliamo sottrarla al processo, ma al processo in catene. Io la definisco una scelta costituzionale, ma si può chiamare umanitaria, dei diritti, o in altri modi. L’importante è precisare che non c’è niente di strumentale, e che metterla in lista non significa condividere idee o comportamenti. Uno può fare cose giuste o sbagliate, assumendosene responsabilità e conseguenze, ma i diritti devono essere sempre riconosciuti. Qui siamo in una situazione che in Italia non sarebbe ammissibile, dal giudice che ha già giudicato un altro imputato a una carcerazione preventiva che dura da oltre 14 mesi, fino a una pena ipotetica del tutto sproporzionata rispetto ai fatti contestati, e di fronte a tutto questo ci siamo messi a disposizione».

Il rischio della soglia di sbarramento

Dopo il primo incontro nella capitale ungherese, Fratoianni e Roberto Salis hanno cominciato a parlare della possibilità di correre per le elezioni europee, e alla fine è stato l’ingegnere a prospettarla in termini concreti: «Noi non abbiamo mai spinto o forzato la mano, ci siamo solo messi a disposizione», chiarisce il segretario. Che ha ben presente il rischio del mancato superamento della soglia di sbarramento fissata al 4 per cento, che non farebbe scattare il seggio altrimenti sicuro per la capolista nella circoscrizione Nord-Ovest e potrebbe essere controproducente per la candidata bocciata: «Noi siamo certi di raggiungere il quorum, ma garanzie non ce ne sono. Il padre di Ilaria ha capito e risposto che ne sono consapevoli; hanno deciso mettendo nel conto tutte le possibilità».

«Un processo politico»

Comprese le prevedibili strumentalizzazioni e pressioni della propaganda filogovernativa ungherese, tali da poter incidere sul destino giudiziario della professoressa detenuta nel carcere di Gyorskocsi utca, puntando sia sulla candidatura in sé che sull’esito delle elezioni, qualunque sarà. «Ma questa eventualità — commenta Roberto Salis — sarebbe la conferma che ci troviamo di fronte a un processo politico. Una ritorsione giudiziaria su un cittadino imputato perché si candida e magari non viene eletto non farebbe che dimostrare una volta di più ciò che sospettiamo da tempo». Il padre della neo-candidata ha sostenuto più volte che «questo è un caso politico per volontà del premier ungherese Orbán, che cercava un nemico per affrontare i propri problemi interni, sia con la destra securitaria più a destra di lui che con la sinistra locale, e l’ha trovato in mia figlia». Ora, insieme a lei, ha imboccato una strada politica per provare a farla uscire di galera e affrontare il processo in altre condizioni.

La campagna elettorale dalla cella in carcere

Nel frattempo devono imbastire una campagna elettorale in condizioni non semplici: bisognerà trovare un modo di diffondere dalla cella un programma e qualche dichiarazione per convincere gli elettori del Nord-Ovest a mettere una croce e scrivere quel nome sulla scheda; tutta la corrispondenza è sottoposta alla censura e nei colloqui non è consentito lo scambio di fogli né prendere appunti. Ma Roberto Salis non si scoraggia: «Qualcosa ci inventeremo, è anche un’occasione di democrazia per portare o riportare tanta gente al voto, e Ilaria avrà qualcosa a cui dedicarsi più importante del ricamo praticato finora per passare il tempo».

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20 aprile 2024 ( modifica il 20 aprile 2024 | 11:09)