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New York Dolls, la fine (e c'entra Malcolm McLaren...)

Un estratto dal libro di Andrea Valentini "L.A.M.F., la leggenda di Johnny Thunders" (Tsunami)
New York Dolls, la fine (e c'entra Malcolm McLaren...)

Il 1975 si apre nel peggiore dei modi per le New York Dolls, squattrinate, in rotta con la Mercury Records, mollate dal management e da Marty Thau. In pratica il progetto sembrerebbe condannato. Ma, come in un film di serie B, in un freddo giorno d’inizio anno a New York (la data precisa non è nota, ma sicuramente l’evento è collocabile fra la seconda metà di gennaio e la prima metà di febbraio 1975) si consuma un incontro fortuito destinato a resuscitare il gruppo – o, se vogliamo essere più realisti del re, a prolungarne l’agonia.

Sylvain Sylvain sta passando di fronte all’ingresso del Chelsea Hotel, al 222 West sulla 23a Strada, quando vede uscire dalla lobby un volto noto. È l’amico inglese Malcolm McLaren. Si salutano, Malcolm gli chiede come stiano andando le cose con la band e la risposta lo spiazza: «Ah, piuttosto di merda. Stiamo per scioglierci». Al che la reazione è  "Amico, mi piace il gruppo. Posso aiutarvi in qualche modo? Lo faccio volentieri, per voi". E così inizia lera McLaren delle New York Dolls, con il futuro deus ex machina dei Sex Pistols al comando delle operazioni.

Vista la situazione, l’unico modo per mantenere viva la band è puntare su un’attività live serrata, in modo da garantire un’entrata di denaro. McLaren per prima cosa affitta un loft sulla 23a Strada, dove le Dolls possono provare un nuovo set all’insegna di un concept di fondo ideato da lui: è il periodo del red patent leather (cuoio rosso, dal titolo del brano omonimo, una nuova composizione della band) in cui i cinque si presentano sul palco tutti vestiti di rosso, con una bandiera con falce e martello come sfondo. Una provocazione bella e buona negli Stati Uniti, dove il comunismo è visto come il nemico numero uno, e anche una sorta di prova generale per quello che accadrà coi Sex Pistols, quando McLaren farà agghindare Sid Vicious e Johnny Rotten con delle T-shirt su cui svetta una svastica.

Sylvain Sylvain è entusiasta di questa seconda chance, ma in realtà i tarli degli ego e delle dipendenze hanno già minato irrimediabilmente il futuro delle Dolls. Inoltre McLaren non riscuote proprio le simpatie di tutti, come racconta Sylvain: «Un altro problema era che a Jerry e Johnny non piaceva Malcolm. Jerry diceva sempre: “È davvero stupido! È davvero stupido!”. McLaren faceva sempre un po’ l’idiota, scherzava sempre con quel suo senso dell’umorismo inglese che nessuno capisce già di norma… figuriamoci due che si fanno di eroina. In più aveva quell’aspetto un po’ da coglione: a volte si svegliava con quei capelli ricci tutti sparati in giro, e aveva quei pantaloni con le frange e cazzate simili. Insomma, Jerry (in particolare) e Johnny non hanno mai preso sul serio Malcolm. All’epoca Jerry aveva molta influenza su Johnny e gli diceva: “Guardalo. E noi dovremmo diventare come i Beatles con l’aiuto di questo fesso?”. Johnny concordava e pensava: “Ha ragione. Questo tipo è un idiota”. Non l’hanno mai preso sul serio ed è stato un errore».

Il gruppo però prova con dedizione, nonostante tutto, preparando una nuova scaletta con qualche pezzo inedito e alcune cover.

Malcolm è risoluto a ripulire il più possibile i suoi pupilli, in modo che possano dare il meglio dal vivo. E così manda Arthur Kane a disintossicarsi dall’alcol, mentre Jerry Nolan e Johnny Thunders finiscono in cura per combattere la loro tossicodipendenza – in tutti e tre i casi, però, le cose non vanno come previsto e le cattive abitudini vengono solo messe in stand-by per un pochino. McLaren avrebbe poi ricordato, con non poca ironia: «In quel periodo ero un manager standard, di quelli che potevi trovare sfogliando le Pagine Gialle. Cercavo solo di fare il mio lavoro, del tipo: “Sono inglese e noi le cose le facciamo così. Ok amico, stai bevendo troppo, sarà meglio mandarti per un po’ in questa clinica. Arthur, devi presentarti alle nove in punto, verrò a prenderti a casa, fatti trovare pronto e prepara una borsa. Starai via qualche settimana, ma non devi preoccuparti; andrà tutto bene e verrò a trovarti ogni tre giorni. Sicuro che ti manderò Johnny e David, anzi verrò di persona con loro, non c’è problema. Sì, avrai un po’ di soldi con te e potrai mangiare soltanto un uovo sodo ogni giorno. E dopo voglio tassativamente che frequenti solo delle bibliotecarie”».

Dal 19 febbraio del 1975 la band torna on the road e nel giro di un paio di mesi si esibisce in una ventina abbondante di concerti travagliati da problemi logistici, reazioni tutt’altro che entusiaste del pubblico e cronica mancanza di denaro. Questo fino a giungere ai fatali primi giorni dell’aprile 1975.

Le Dolls si trovano in Florida, al Crystal Springs Hotel di Zephyrhills (vicino a Tampa): è la struttura gestita dalla madre di Nolan e la band la utilizza come base per i concerti in zona. Una sera David, Johnny e Jerry finiscono per litigare duramente. Il cantante, in preda ai fumi dell’alcol, a cena dice al chitarrista e al batterista che lui potrebbe continuare per conto suo, anche da solo, e che ogni componente del gruppo è «sostituibile senza problemi». A quel punto Johnny e Jerry decidono di averne abbastanza e lasciano le New York Dolls su due piedi, durante il tour, senza il minimo rimorso. Jerry Nolan: «Mi sono alzato da tavola e ho detto: “Me ne vado”. Allora pure Johnny si è alzato e ha detto: “Se molla Jerry, lo faccio anche io”».

Sylvain Sylvain accompagna addirittura Nolan e Thunders in aeroporto in auto e ricorda così il momento dei saluti: «Gridai: “Ehi voi due! E cosa ne sarà delle New York Dolls?”. Johnny neppure si voltò, continuò a camminare, ma Jerry si girò. Giuro su Dio, mi disse: “Fanculo le New York Dolls” ».

A detta di Nolan, però, Johnny dopo la scenata pare avere ancora qualche speranza di ricomporre la rottura con le Dolls, ma l’amico e batterista gli fa presente che ormai è impossibile: «Anche mentre eravamo in volo sull’aereo, Johnny sembrava convinto che fosse stata solo una sfuriata come tante altre. Così gli dissi: “Johnny, guarda che non è stata una di quelle solite liti che si fanno di sera e poi il giorno dopo ci si alza e tutto è passato. Questa volta è una cosa molto seria”».

La versione della scissione data da Johansen è, come ovvio, differente: «Non ricordo l’esatta sequenza degli eventi, ma eravamo in Florida in una specie di posto tipo Bates Motel di proprietà della madre di Jerry. C’erano delle vecchie roulotte che venivano utilizzate come camere d’hotel: noi ci saremmo dovuti stabilire lì, per poi uscire e fare i concerti e poi tornare. La band implose perché quei due [Johnny e Jerry] non erano in grado di gestirsi senza eroina, per cui diventò impossibile andare avanti. Sapete, le grandi rockstar hanno vallette e tirapiedi al loro servizio, ma noi non abbiamo mai avuto nessuna di quelle stronzate». In effetti non si tratta di malignità pura e semplice: Jerry e Johnny sono davvero in difficoltà, lì nel mezzo del nulla, perché non riescono a procurarsi l’eroina necessaria a tenere a bada la scimmia che portano ormai sulla spalla. Eppure la versione di Nolan a proposito del ruolo della droga nella dissoluzione delle Dolls è diversa: «All’inizio, nelle Dolls, ero molto amico di David, ma più avanti mi sono avvicinato molto a Johnny. Dato che, alla fine, diventammo dei seri tossicodipendenti, cosa che non eravamo in quel momento, l’implosione delle New York Dolls è stata fatta passare come il risultato dei nostri comportamenti. Ma non è vero. Johnny e io eravamo contenti della prospettiva di andare in tour in Giappone e di incidere un terzo album».

Commentando la fine delle New York Dolls, Thunders ha in seguito dichiarato diplomaticamente: «Pensavo che la band avesse fatto tutto ciò che poteva. Verso la fine c’era Malcolm che ci faceva da manager… voleva ci vestissimo di cuoio rosso e roba così… Jerry e io credevamo che fosse più importante rinnovare il repertorio. Avevamo cinque o sei pezzi nuovi e volevamo tornare a New York – eravamo in Florida – per lavorarci, ma David era dell’avviso che dovessimo restare con Malcolm».

A questo punto le strade di Thunders e delle New York Dolls si separano.

Le Dolls continueranno ancora per qualche mese, cambiando formazione almeno un paio di volte e imbarcandosi anche in un tour giapponese, oltre a inscenare una reunion nel 1976 (una trentina di show con i soli Sylvain Sylvain e Johansen, spesso pubblicizzati col nome The Dolls), per poi implodere definitivamente. Fra il 2004 e il 2011 le New York Dolls si sono riunite per diversi show (la line-up comprendeva all’inizio Sylvain Sylvain, Arthur Kane e David Johansen come membri originali, per poi mutare più volte) e ben tre album di inediti. Hanno dichiarato lo scioglimento definitivo nel 2011.

 

Questo testo è tratto, per gentile concessione dell'editore, da "L.A.M.F., la leggenda di Johnny Thunders" (Tsunami), scritto da Andrea Valentini.

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