Massimo Biscardi: “Per il Petruzzelli ultimo sforzo: portare il bilancio a 20 milioni” - la Repubblica

Bari

L’intervista

Massimo Biscardi: “Per il Petruzzelli ultimo sforzo: portare il bilancio a 20 milioni”

Massimo Biscardi: “Per il Petruzzelli ultimo sforzo: portare il bilancio a 20 milioni”

L’appello del sovrintendente a Comune e Regione e ai privati dopo dieci anni di esercizi finanziari positivi

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Dieci anni fa. A febbraio 2014 la giovane Fondazione Petruzzelli - fu istituita a giugno 2004 - esce fuori da un periodo di commissariamento, guidata come fu per due anni e mezzo da Carlo Fuortes, oggi sovrintendente del Maggio musicale fiorentino. A prendere le redini del quattordicesimo ente lirico italiano viene chiamato Massimo Biscardi, pianista e direttore d’orchestra monopolitano che ritorna a casa dopo essere stato per 18 anni direttore artistico al teatro Lirico di Cagliari e poi consulente artistico dell’orchestra Mozart di Claudio Abbado. Dieci anni dopo Biscardi è ancora alla guida della Fondazione Petruzzelli (il suo secondo mandato da sovrintendente terminerà a giugno 2025).

Biscardi, per dieci anni la Fondazione Petruzzelli, pur essendo il più piccolo ente lirico italiano, ha chiuso i bilanci sempre in pareggio. Come siete riusciti a non andare in sofferenza, senza sacrificare la qualità della programmazione artistica?

«C’è stato un lungo percorso che ci ha visti mettere sullo stesso piano due problematiche essenziali. La prima riguardava la struttura della Fondazione, ovvero la sua pianta organica che andava dimensionata per quello che la Fondazione voleva diventare nel futuro. La seconda è stata quale strategia operare per la programmazione in modo da riuscire ad attrarre il pubblico ma allo stesso tempo proporre un programma che accrescesse la qualità della divulgazione musicale. Abbiamo fatto sì che le nostre programmazioni fossero come un lungo viaggio insieme con gli spettatori».

Si è lavorato insomma sulla costruzione del pubblico,

«Si potevano seguire due strade: preoccuparsi solo del botteghino con prezzi alti come accade spesso nei teatri e puntare sull’afflusso degli spettatori anche spettacolo per spettacolo. Noi invece abbiamo scelto un percorso diverso: costruire delle programmazioni di lunga gittata da condividere con il pubblico. Prezzi più bassi, allora, in modo che tutti ci potessero seguire dall’inizio alla fine della stagione».

In questo senso un ruolo ha certamente avuto l’invenzione dei Family Concert.

«Una formula che è nata dentro la nostra strategia ma che si è rivolta, come quella delle opere per ragazzi, a un pubblico altro non ancora pronto a seguire le programmazioni consuete della lirica, della danza e della concertistica. Un modo per attirare tutte le famiglie e far sì che questo pubblico potesse poi seguire la programmazione serale. Cosa che poi è avvenuta e ce ne accorgiamo quando ci sono dei bambini che portano i genitori ad abbonarsi al botteghino: sono i piccoli che hanno seguito i nostri Family concert o la programmazione per studenti e per ragazzi. La crescita del pubblico dal 2013 a oggi è stata da 43.811 a 113.797 nel 2023, a fronte di un incremento degli incassi da un milione e 300mila a un milione e 850mila euro.».

Un caso a sé rappresenta l’esperienza del progetto Aus Italien, nato in una stagione complessa come la pandemia.

«Si parla di un altro sistema che si sta affiancando alla programmazione dal vivo in sala. Mi pare interessante perché guarda al futuro. Porto un esempio concreto. Quando durante il Covid lanciammo l’idea di Aus Italien e dello streaming dei nostri concerti in teatro, che non potevano avere pubblico in quel momento, ci ritrovammo ad avere, nel 2021, 204.555 visualizzazioni per intero di questi concerti. Una cifra enorme: il doppio di quelli che abbiamo in un anno in teatro. Non solo. Non si tratta di proposte di repertorio come una Bohème che, in quanto popolarissime, attraggono sempre molto pubblico. Qui si parla invece per la maggior di concerti dedicati alla musica italiana contemporanea, seguiti attraverso lo streaming, che ha determinato una internazionalizzazione naturale del Petruzzelli. Abbiamo messo in scena i concerti di 20 compositori italiani contemporanei».

Quali sono state le produzioni di cui va fiero in questi dieci anni?

«Tristano e Isotta con la regia di un grande maestro come Yannis Kokkos e ricordo con grande piacere anche la nuova Turandot che abbiamo fatto con la regia di Paul Curran e i costumi di Roberto Capucci. Come pure le dieci opere liriche per bambini, una per anno, l’ultima delle quali sarà Il labirinto di Creta di Nicola Piovani».

Cosa bolle in pentola, intanto?

«Ci piace l’idea di portare fuori dall’Italia non solo le cose del nostro repertorio ma arricchire la conoscenza della cultura italiana. Porto un esempio: stiamo lavorando a una nuova produzione con il Teatro lirico di Cracovia dedicata alla figura di Bona Sforza, la regina polacca che ha vissuto la seconda parte della sua vita proprio a Bari dove è sepolta. Abbiamo commissionato un’opera lirica a Zygmunt Krauze su libretto di Vincenzo De Vivo: andrà in scena prima in Polonia in autunno e qui al Petruzzelli nel 2026».

Un obiettivo da raggiungere?

«Nel 2013 i contributi al teatro erano di 10 milioni, mentre nel 2023 hanno raggiunto i 14 milioni e 500mila euro: un incremento del 142 per cento. Per i privati nel 2013 non c’erano, adesso portano un milione e 137mila euro. Un punto di arrivo che spero di raggiungere è i 20 milioni di bilancio, mentre siamo fermi a 18 milioni e 500mila euro. Auspico un ultimo sforzo da parte dei soci locali e dei privati - lo Stato fa già la sua parte - perché si possa arrivare a tale obiettivo, necessario perché la vita del Petruzzelli possa consolidarsi a pieno regime come merita».

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