Accoltellò l’ex amico dopo i festeggiamenti: condannato a 4 anni e 8 mesi
L’accusa di tentato omicidio per un muratore di 36 anni. La difesa: portò l’arma per difendersi e poi chiamò i soccorsi
Luana de Francisco«Una volta eravamo amici e andavamo a bere insieme. E il coltello l’ho portato con me solo per difendermi e non per uccidere: era lui a essere arrabbiato con me, perché con mia moglie avevamo ospitato la sua quando venne da noi, dicendo che lui la trattava male. La sua festa di compleanno, alla quale quel giorno non mi invitò, non c’entra niente».
Dorin Vasile, 36 anni, muratore originario della Romania e residente a Udine, aveva spiegato così al giudice i fatti che, la notte del 12 giugno 2022, in borgo stazione, erano degenerati nell’accoltellamento dell’ormai ex amico, un suo connazionale e coetaneo.
Ieri la sentenza: 4 anni e 8 mesi di reclusione, a fronte dei 7 anni chiesti dal pm Lucia Terzariol a conclusione del processo celebrato con rito abbreviato (che comunque prevede lo sconto fino a un terzo della pena in caso di condanna) e dell’accusa di tentato omicidio che gli è stata contestata e di cui il gup del tribunale di Udine, Roberta Paviotti, lo ha ritenuto responsabile, ma con concessione delle circostanze attenuanti generiche e di quella per il recesso attivo.
Ossia, per essersi adoperato ad aiutare il ferito, telefonando al Pronto soccorso e fornendo il proprio nome. La sentenza prevede anche il risarcimento dei danni alla persona offesa, che si era costituita parte civile con l’avvocato Virio Nuzzolese: in attesa che il giudice civile quantifichi la somma, l’imputato dovrà versargli una provvisionale immediatamente esecutiva di 10 mila euro.
Nel tirare le fila della vicenda, la difesa, rappresentata dall’avvocato Massimo Cescutti, aveva indicato come più plausibile la versione del proprio assistito, relativa a un malanimo maturato a seguito delle rivelazioni della moglie dell’altro, piuttosto che quella che individuava nell’esclusione dell’imputato dai festeggiamenti organizzati a Terenzano l’origine dell’aggressione.
«Mi disse che me l’avrebbe fatta pagare», aveva affermato Vasile. Era stato lui stesso, quella sera, a passare a prendere un comune amico nell’abitazione dove il gruppo si era dato appuntamento per il compleanno. Non vedendolo più, il festeggiato lo aveva chiamato al telefono e a rispondere era stato appunto Vasile, intimandogli di raggiungerlo. «Se non lo fai – lo aveva minacciato –, vengo io lì e ammazzo tutti».
L’incontro era avvenuto all’angolo tra le vie Carducci e Leopardi, sotto la casa dell’imputato. Complice l’alcol consumato in abbondanza da entrambi, i due si erano in breve scagliati l’uno contro l’altro. Ma a decidere le sorti era stata la coltellata: un unico colpo, sufficiente però a squartargli l’addome.
«Ho preso un coltello, perché sapevo che non sarebbe venuto da solo e temevo di essere picchiato», si era giustificato Vasile. Qualora la difesa dovesse decidere, come pare orientata, di rinunciare all’appello, in base alla riforma Cartabia il suo assistito beneficerebbe di una riduzione fino a un sesto della pena, scendendo così sotto i 4 anni di reclusione. Ed evitando, quindi, di finire in carcere.
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