GONZAGA, Paola in "Dizionario Biografico" - Treccani - Treccani

GONZAGA, Paola

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 57 (2001)

GONZAGA, Paola

Isabella Lazzarini

Figlia di Ludovico III, secondo marchese di Mantova, e di Barbara di Hohenzollern, nacque a Mantova nel settembre 1464, probabilmente il 23, ultima delle figlie della coppia. Dai carteggi gonzagheschi emergono le tracce di un'infanzia serena della G. che, rinnovando il nome della nonna paterna, Paola Malatesta, veniva affettuosamente chiamata la "mamina".

Nell'estate del 1473 la G. era a Sacchetta, nel maggio del 1475 si recò con la sorella Cecilia alle terme di Abano: dava probabilmente i primi segni di una salute cagionevole che l'avrebbe tormentata per tutta la vita, insieme con la malformazione della spina dorsale che segnò molti dei figli di Ludovico.

Nei primi anni Settanta il marchese di Mantova veniva precisando la propria politica matrimoniale per le figlie: dopo le nozze del primogenito Federico con Margherita di Wittelsbach nel 1463, Ludovico e Barbara guardarono nuovamente verso i principi tedeschi per le ultime due femmine. Barbara, detta Barbarina, sposò nel 1474 il conte Eberardo V (I come duca del Württemberg, dal 1495). Per il matrimonio della G., Margherita di Wittelsbach e ancor più il fratello di questa, il duca Alberto di Baviera, sembrano essere stati il tramite per i primi sondaggi fra Leonardo conte di Gorizia e i Gonzaga.

Da Dachau infatti Margherita forniva nel settembre del 1473 alla suocera Barbara una serie di notizie concrete sulla potenza e sulla ricchezza del promesso sposo, ma Barbara rimaneva incerta, reputando il matrimonio con il conte di Gorizia assai meno appetibile di quello con il conte di Württemberg "perché l'è altro stato che questo, et più potente et de maiore reputatione et entrate" (Arch. di Stato di Mantova, Arch. Gonzaga [= Arch. Gonzaga], b. 2101, 1.708, lettera di Barbara al marito Ludovico datata 10 ott. 1473).

In realtà le trattative dovettero continuare negli anni 1475 e 1476, giacché l'11 luglio 1476 venne stilata a Mantova la promissio dotis. Il conte Leonardo giunse a Mantova il 24 marzo dell'anno successivo.

Il cronista Andrea da Schivenoglia diede dello sposo un ritratto vivace: "era de anij 36 vel cercha et ha bono aiero de essere piaxevolo et zoioso" (p. 182). Sempre secondo lo Schivenoglia, alla fine di aprile Leonardo ripartì in tutta fretta per Gorizia, avuta notizia di una scorreria dei Turchi in Friuli e la G. rimase temporaneamente a Mantova. Il ricongiungimento dei due sposi si rivelò più complicato del previsto. Nell'ottobre del 1477, infatti, Leonardo scriveva ai marchesi di Mantova chiedendo loro che a causa della peste in Friuli posticipassero la partenza della G.: non era che il primo di una serie di ritardi, che si protrassero per tutto il 1478, anche a causa dei lutti che in quell'anno colpirono la famiglia Gonzaga (in aprile morì la sorella della G., Cecilia, il 12 giugno il padre Ludovico). La G. nell'agosto del 1478 attendeva a San Giorgio di Mantova che si decidesse quando sarebbe partita: "È vero che non posso stare che non piglii qualche affanno, non perché sia più inclinata all'andare che al stare, ch'io sto bene in questa casa de vostra signoria e de la magnifica nostra matre, ma per le mutatione e varietate che tuto 'l dì vedo se usano dal canto del prefato illustre conte" (Arch. Gonzaga, b. 2103bis, 1.697, lettera della G. al fratello, il marchese Federico, del 17 ag. 1478). Federico inviò dunque nell'autunno Stefano Guidotti al conte per organizzare il viaggio della sorella: vi erano anche da affrontare difficoltà finanziarie, giacché i Gonzaga si erano impegnati a versare in due rate 20.000 fiorini di dote e 10.000 fiorini in vesti e gioielli.

Il 19 ott. 1478 Barbara riferiva al figlio che il conte chiedeva di non mandare la G. sino a dopo la festa di Ognissanti, e manifestava l'intenzione di fare le nozze a Innsbruck "dove fin qui sempre ha dicto de farle a Bolzano" (ibid., b. 2103bis, 1.549, lettera del 19 ott. 1478).

La posizione del conte in effetti non sembra chiara: l'oscillazione nella scelta della data e della città dove consumare il matrimonio, tra Bolzano per compiacere Sigismondo d'Asburgo o Lienz, oltre ad alcuni cenni nelle lettere di Guidotti a "bone done" o "malie" da scacciarsi allorché i due sposi fossero "zà aletati e preso amore" (ibid., b. 544: lettera di Stefano Guidotti a Barbara di Hohenzollern da Lienz del 28 ott. 1478), non lasciano supporre che Leonardo fosse convinto della scelta compiuta.

In ogni modo, la G. partì da Mantova senza grande entusiasmo accompagnata dal fratello, il protonotario Ludovico, ai primi di novembre e il 15 del mese entrò a Bolzano, dopo essere stata accolta a Egna il 14 dal vescovo di Trento Giovanni Hinderbach. Il matrimonio venne consumato a Bolzano (non senza qualche dubbio dei cortigiani che accompagnavano la G.), ma già il giorno dopo la sposa diede segno di soffrire di disturbi di cuore piuttosto seri, che preoccuparono il fratello Ludovico, spingendolo ad accompagnarla sino a Lienz, dove la comitiva giunse probabilmente i primi giorni di dicembre. La G. recava con sé libri, vesti, gioielli, contenuti in quattro splendidi cassoni nuziali la cui decorazione era su disegno del Mantegna.

Non si trattò di un matrimonio felice: la G. ebbe probabilmente soltanto una bimba (Barbara dava notizie della sua salute precaria dopo il parto al figlio Federico: ibid., b. 2104, 1.307, lettera del 4 sett. 1479), che morì in età infantile, e dunque non dette alla casa di Gorizia il sospirato erede. Nel gennaio del 1480 Barbara di Hohenzollern raggiunse la figlia a Trento e la ricondusse a Mantova per qualche mese, probabilmente per farla riprendere dai malanni di cuore che le erano tornati dopo il parto (lo Schivenoglia scrive a questo proposito "et non curavasi leij de tornare con el marito", p. 189).

Le rade notizie che giungevano a Mantova dalla corte di Lienz raccontano un'opaca storia di privazioni: la G. scriveva per lo più di mano propria e chiedeva al fratello Federico e, dopo la morte di questo, al nipote Francesco modeste somme di denaro, rinnovando le esortazioni al pagamento completo della dote, questione destinata a trascinarsi negli anni per l'insolvenza dei Gonzaga.

Nel maggio 1495 la G. si recò ai bagni di Abano, tornando a Gorizia il 1° luglio. L'ultima notizia relativa alla G. sembra risalire al luglio 1496: nel marzo 1497 Pirro di Gianfrancesco Gonzaga si recava a Lienz per reclamare la dote della zia, defunta da qualche mese, che aveva disposto che i suoi beni andassero ai nipoti, figli dei due fratelli Gianfrancesco e Rodolfo.

La questione della dote della G. si trascinò dunque anche dopo la sua morte, con strascichi sino ai primi anni del Cinquecento, ma i tentativi dei Gonzaga di ottenere il pattuito risarcimento non sortirono esito alcuno. La salma della G., che Pirro Gonzaga aveva l'incarico di ricondurre a Mantova, fu, secondo il Babinger, tumulata nel duomo di Gorizia.

Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Mantova, Archivio Gonzaga, bb. 219, 514, 544, 1435, 2101, 2102bis, 2103, 2103bis, 2104-2109; Innsbruck, Tiroler Landesarchiv, Sigmundiana, 4a 021.2-029; N. A - 202/8; A. Schivenoglia, Cronaca di Mantova dal 1445 al 1484, a cura di C. D'Arco, in Raccolta di cronisti e documenti storici lombardi inediti, a cura di G. Müller, I, Milano 1857, pp. 182, 189; M. Sanuto, I diarii, I, Venezia 1879, col. 539; III, ibid. 1880, col. 698; I Libri commemoriali della Repubblica di Venezia. Regesti, a cura di R. Predelli, IX, Venezia 1901, pp. 221 s., doc. 99; R. Eisler, Die Hochzeitstruhen der letzen Gräfin von Görz, in Jahrbuch der K.K. Zentral-Kommission für Erforschung und Erhaltung der Kunst und historischen Denkmale, n.s., III (1905), coll. 65-156; F.R. von Wieser, Die angebliche erste Gemahlin des Grafen Leonhard von Görz, in Zeitschrift des Ferdinandeums für Tirol und Voralberg, s. 3, LV (1911); Cronaca di Anonimo veronese, a cura di G. Soranzo, Venezia 1915, pp. 319, 325; L. Billo, Le nozze di P. G. a Bolzano, in Studi trentini di scienze storiche, XV (1939), pp. 3-22; J. Weingartner, Die letzen Grafen von Görz, in Lienzer Buch, Innsbruck 1952, pp. 111-135; M. Kollreider, Madonna P. G. und ihr Brautschatz, ibid., pp. 137-148; F. Babinger, Le estreme vicende di P. di G., ultima contessa di Gorizia, in Studi goriziani, XX (1956), pp. 3-15; R. Signorini, Opus hoc tenue: la "Camera dipinta" di Andrea Mantegna, Mantova 1985, ad indicem; 1500 circa: Leonardo e P.: una coppia diseguale, Milano 2000 (catalogo delle mostre tenute a Lienz, Bressanone e Besenello nel 2000).

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