La morte di Marx e altri racconti - Sebastiano Vassalli - Recensioni di QLibri
Narrativa italiana Racconti La morte di Marx e altri racconti
 

La morte di Marx e altri racconti La morte di Marx e altri racconti

La morte di Marx e altri racconti

Letteratura italiana

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Perché il cadavere di un commesso viaggiatore viene trovato nel piú grande cimitero di automobili della città? Per quale ragione un intellettuale omosessuale viene ucciso con un busto di Bizet? Come finisce la storia sentimentale fra uno scrittore, che si chiama Sebastiano, e una prostituta africana? Come si eccita sessualmente un collezionista di mantidi religiose? Tutte queste storie e molte altre danno vita a un libro che racconta le mutazioni antropologiche dell'uomo contemporaneo e la dissoluzione senza speranze dei miti che ci hanno accompagnato dalla Rivoluzione Francese fino all'altro ieri.



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La morte di Marx e altri racconti 2012-10-24 15:04:38 Renzo Montagnoli
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Renzo Montagnoli Opinione inserita da Renzo Montagnoli    24 Ottobre, 2012
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Una visione nichilistica

Quel che più apprezzo di Sebastiano Vassalli è la straordinaria abilità di parlare del presente raccontando del passato.
E’ accaduto così per La chimera, di cui la cui premessa è già ampiamente chiarificatrice (Per cercare le chiavi del presente, e per capirlo, bisogna uscire dal rumore: andare in fondo alla notte, o in fondo al nulla; magari laggiù, un po’ a sinistra e un po’ oltre il secondo cavalcavia, sotto il «macigno bianco» che oggi non si vede. Nel villaggio fantasma di Zardino, nella storia di Antonia. E così ho fatto.), ma anche in Le due chiese, in Cuore di pietra, in Un infinito numero, in Marco e Mattia e perfino nel quasi romanzo giallo Il Cigno è riscontrabile questa sua caratteristica, volta a dimostrare che, contrariamente a quanto si va da sempre ripetendo, la storia non insegna, bensì si ripete in contesti territoriali e temporali diversi.
Stupisce pertanto che questa raccolta di racconti (La morte di Marx e altri racconti) abbia un’ambientazione contemporanea, anche se, a pensarci bene, in quel suo scopo di descrivere l’attuale società in prose brevi non ci sarebbe stato lo spazio per pescare nel passato vicende del tutto analoghe.
E, a onor del vero, la metodologia diversa adottata da Vassalli mi sembra più pertinente, più efficace nell’ottica della critica, anche aspra, che rivolge ai falsi miti che sempre più marcatamente connotano l’attuale società.
Questi racconti sono divisi in tre parti, con la prima e la terza dedicate rispettivamente alle relazioni fra gli uomini e le automobili e alle accentuate trasformazioni delle abitudini sessuali; la seconda, invece, è dedicata a riflessioni di carattere politico, fra le quali spicca quella sulla democrazia, con un dialogo illuminante fra un cittadino che vota e un altro che si astiene. Si tratta di una discussione in logico contraddittorio, da cui emerge il pensiero di Vassalli, da me condiviso, che la democrazia è una chimera, e che invece ci troviamo di fronte a un sistema oligarchico, costituito da un’aristocrazia di furbetti, in un sistema in cui l’eguaglianza è una parola vuota, frutto di una retorica ripetuta, tesa a dimostrare quello che non c’è, perché chi comanda non vuole che ci sia e anche perché il primo a negare una completa parità è l’uomo stesso, per sua natura visceralmente portato a cercare di prevalere.
La sua è quindi una visione disincantata, frutto di una concezione nichilistica che, pur tuttavia, non esime l’autore dal mostrare l’interesse, anche se con preoccupazione, per questo mondo così imperfetto e ostile al divenire perfettibile.
C’è certamente un diffuso pessimismo, ma Vassalli riesce a mitigarlo con una punta di ironia, smitizzante, nonché tale da lenire quel senso di frustrazione che altrimenti finirebbe con il travolgere, portando a un’autocommiserazione perniciosa e senza via d’uscita.
Di tutti i racconti mi sono piaciuti maggiormente il cinico e devastante Una famiglia va al mare, un ritratto perfetto dell’insensibilità che sembra colpire sempre di più l’attuale società, Il dialogo sulla democrazia, che da solo giustifica la lettura dell’opera, e Leonid, sull’eterna discussione fra infanzia rubata e delinquenza, uno spaccato che delinea in modo egregio la psicologia di un mostro.
La morte di Marx, che dona il titolo al libro, non parla della scomparsa di Carlo Marx, il noto filosofo ed economista, bensì di un altro Marx, uno straniero residente sulla Riviera Ligure, dalle abitudini sessuali diverse e barbaramente ucciso, un uomo solo, che nessuno ha mai veramente conosciuto, come provato dalle testimonianze di alcuni conoscenti.
E la solitudine della vittima richiama quella della nostra umanità, vite che si sfiorano e che si bruciano in un attimo, relazioni interpersonali che cercano solo l’apparenza e si fermano a quella, senza andare oltre, in una superficialità frutto di un’omologazione che priva l’uomo moderno del piacere di scoprire non solo gli altri, ma anche se stesso.
La lettura è più che consigliata.

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