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Regno Unito, Cameron rompe un tabù: “L’Ucraina può bombardare la Russia con armi britanniche se lo ritiene”

Regno Unito, Cameron rompe un tabù: “L’Ucraina può bombardare la Russia con armi britanniche se lo ritiene”
(reuters)

Ieri il ministrodella Difesa britannico in visita a Kiev ha ribadito il suo appoggio a Zelensky

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LONDRA — “L’Ucraina ha il diritto di bombardare obiettivi in Russia con armi britanniche, se lo ritiene necessario”. Cosa che Kiev sta provando a fare da mesi contro target militari. Ma mai sinora era arrivata una legittimazione così esplicita da uno dei suoi alleati occidentali. A rompere il tabù è il ministro della Difesa britannico, David Cameron, che giovedì è tornato in gran segreto a Kiev per incontrare il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e promettergli una linea di credito, da parte del Regno Unito, di tre miliardi di sterline all’anno, dopo i 61 miliardi di dollari vidimati dal Congresso americano.

Le parole di Cameron cozzano con l’avvertimento degli Stati Uniti a Kiev di non utilizzare i missili a lunga gittata Atacms in territorio russo. E scatenano la furia di Mosca, con il portavoce di Putin che le definisce “dichiarazioni molto importanti e molto pericolose, che potrebbero scatenare una escalation del conflitto in tutta Europa”. Ora la Russia teme che Kiev possa ri-attaccare il ponte di Kerch con l’occupata Crimea: “Se fosse così, ci sarebbero conseguenze devastanti”, minaccia il ministero degli Esteri russo. I britannici sono i difensori più strenui dell’Ucraina in Europa, sin dalla sua indipendenza politica e militare negli anni Novanta. E sono stati i primi a fornire missili a lungo raggio a Kiev, ossia gli Shadow Storm. Che possono colpire da oltre 500 chilometri e che, secondo il ministro della Difesa Grant Shapps, vengono procurati all’Ucraina anche dall’Italia (che non ha mai confermato).

Le dichiarazioni di Cameron arrivano all’indomani dell’intervista all’Economist del presidente francese Emmanuel Macron, che non ha escluso l’invio di truppe occidentali in Ucraina, se “i russi dovessero sfondare il fronte”. Una suggestione che lanciò già due mesi fa, incontrando l’opposizione di diversi Paesi europei, come Italia, Germania ma anche gli stessi britannici, più cauti su un simile scenario. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ieri ha reiterato: “Noi non siamo in guerra con la Russia. Nessun soldato italiano andrà a combattere in Ucraina. Un conto è difendere il diritto all’indipendenza dell’Ucraina e il diritto internazionale. Un altro è fare la guerra alla Russia. La nostra posizione è sempre questa. Non abbiamo mai cambiato idea. Noi difendiamo la libertà, l’indipendenza. Ma stiamo lavorando per costruire la pace”.

In ogni caso, la Russia avanza in battaglia. Magari non come sostiene il ministro della Difesa di Mosca, Sergej Shoigu (“conquistati 550 chilometri quadrati di territorio da inizio anno”). Ma gli ucraini sono in difficoltà. E la possibile caduta di Chasiv Yar, nel Donbass, potrebbe essere il “regalo” di Putin per il 9 maggio, giorno in cui la Russia celebra la vittoria contro i nazisti. Gli Usa stanno facendo pressione sugli alleati in vista del G7 per confiscare unilateralmente 260 miliardi di dollari di riserve e asset russi. Ma, secondo il Financial Times, Germania, Francia, Italia, Giappone, Ue sono riluttanti. E per la stessa presidente della Bce, Christine Lagarde, ciò potrebbe costituire “un precedente pericoloso”.

Ma la guerra è anche ibrida e ieri Berlino ha confermato che era russo l’attacco informatico sferrato l’anno scorso alle mail di esponenti del partito Spd del cancelliere tedesco Olaf Scholz. Gli stessi hacker “Apt28” legati al Cremlino hanno colpito anche la Repubblica Ceca. Condanna da Ue, Nato e Usa. “Questi attacchi avvengono proprio in vista delle elezioni nell’Ue e in più di 60 Paesi nel mondo quest’anno”, ha detto il “ministro” degli Esteri europeo, Josep Borrell.

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