Non è (ancora) il momento di salutare lo smartphone
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Giovedì, 25 Aprile 2024

Non è (ancora) il momento di salutare lo smartphone

“Il peggior prodotto che abbia mai recensito…per ora”. Se a usare queste parole è Marques Brownlee, il più famoso YouTuber tech statunitense, il destino di un oggetto tecnologico appare segnato fin dall’inizio.

Eppure, stavolta, il gadget era di quelli innovativi, progettati e pensati per cambiare il modo stesso con cui ci relazioniamo al web e soprattutto all’intersezione tra spazio reale e fisico. È una sorta di spilla, si chiama AI Pin e ha (aveva?) l’ambizioso obiettivo di curare la nostra dipendenza da smartphone.

Il punto è che non sembra sia così facile. Il dispositivo, dopo il lancio dello scorso novembre, è arrivato nelle scorse settimane a giornali ed esperti di tecnologia statunitensi, primo fra tutti proprio Marques Brownlee. Il responso è stato pressoché unanime: lo smartphone può dormire sonni tranquilli. Ad oggi, non c’è una vera alternativa.

Cosa non funziona nella spilla AI

Un piccolo passo indietro. AI Pin è una piccola spilla indossabile ideata da Humane, startup guidata dagli ex Apple Imran Chaudhri e Bethany Bongiorno e finanziata tra gli altri da Sam Altman, il numero uno di OpenAI, l’azienda dietro ChatGPT. AI Pin permette di effettuare chiamate, inviare messaggi, navigare online e ascoltare musica, il tutto senza utilizzare lo smartphone.

Con un tocco, si attiva un microfono: grazie all’intelligenza artificiale generativa GPT-4 di OpenAI, AI Pin è in grado di intrattenere conversazioni con l’utente, di fornire informazioni e rispondere a domande. Ha anche una fotocamera, per scattare foto (niente video, per ora) e ‘guardare’ e interpretare l’ambiente circostante. Senza schermo, AI Pin proietta le informazioni sulla mano dell'utente. Pizzicando, ad esempio, si inviano messaggi o si cambia canzone.

Il punto è che, secondo chi l’ha provato, non funziona. È lento nel rispondere alle domande, fornisce informazioni non sempre accurate, si surriscalda molto velocemente, è pesante. E, elemento non accessorio, costa 700 dollari. Insomma, non è una valida alternativa allo smartphone.

Può esistere un mondo senza smartphone?

Tutto interessante, tutto anche sensato: cercare un’alternativa allo smartphone che inserisca il digitale all’interno dello spazio fisico. Che rompa, in altre parole, la distinzione: grazie all’AI, il web entra nel mondo, lo vede e può interpretarlo. E infatti c’è un elemento comune nelle recensioni dell’AI Pin. Ed è quel “per ora” che, sibillino, Marques Brownlee piazza alla fine della sua prova. Perché qualcosa c’è ed è una visione del prossimo futuro.

“Un metodo "one-tap" – ha scritto su The Verge David Pierce - per dire "Scrivi ad Anna e dille che torno a casa in mezz'ora", oppure "Ricordati di chiamare Mike domani pomeriggio", o ancora "Scatta una foto di questo e aggiungila alla mia lista della spesa" sarebbe una svolta. Non avevo realizzato quanto il mio utilizzo del telefono riguardi queste semplici azioni, che sarebbero tutte più facili e veloci senza la "frizione" e la distrazione del dispositivo stesso”.

E in effetti sembra questa la direzione che, al netto della scarsa riuscita del progetto AI Pin, sembra star prendendo la Silicon Valley. Primo fra tutti Mark Zuckerberg: Meta sta lavorando a una versione dei RayBan Smart Glasses potenziati dall’intelligenza artificiale. Insomma occhiali intelligenti, che “vedono” il mondo e che possono rispondere alle domande che l’utente pone. L’integrazione con l’AI dovrebbe arrivare entro questo mese. Una recensione del New York Times li ha definiti ancora embrionali, “un salto in un futuro che appare ancora distante”.

Ma non ci sono solo gli occhiali o dispositivi che vedono. Un’azienda che si chiama Rewind ha annunciato di recente l’uscita di Limitless Pendant, una sorta di collana in grado di registrare le conversazioni e di fornire all’utente una sintesi in uno spazio digitale dedicato. Una specie di registratore che, grazie all’AI, trascrive e riassume riunioni, conversazioni, momenti.

Il punto di caduta, più che il superamento degli smartphone, sembra essere in realtà un passo avanti verso la digitalizzazione dell’intera esistenza. Con alcune – preoccupanti – implicazioni per la privacy.

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