ATTENDOLO, Giovanni in "Dizionario Biografico" - Treccani - Treccani

ATTENDOLO, Giovanni

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 4 (1962)

ATTENDOLO, Giovanni (Giovanni Sforza degli Attendoli, Giovanni Sforza)

Riccardo Capasso

Figlio di Muzio e di Lucia di Torsciano, nacque a Pisa nel 1407e ricevette il nome di Giovanni per ricordo dell'avo paterno. Segui il padre nel Regno di Napoli e nel 1415,ancora bimbo, fu tra gli ostaggi che Muzio dovette lasciare a Pandolfello Alopo, ma che furono ben presto liberati. Il 28 febbr. 1417 l'A. insieme ai fratelli Francesco, Leone, Alessandro, Lisa ed Antonia, fu legittimato con provvedimento di Giovanna II regina di Napoli. Nel 1420, sebbene adolescente, dovette sposare Lavinia, figlia di Angelo Lavello detto il Tartaglia, poiché Muzio sperava con questo mezzo di sottrarre costui dalle file del suo rivale, Braccio da Montone; ma il suo calcolo rimase deluso. Alla scuola del padre e a quella di Micheletto Attendolo, l'A., insieme ai fratelli Leone ed Alessandro, divenne in breve un ottimo soldato e nel 1432 ottenne il governo di tutti i possessi che il fratello Francesco aveva nel Regno di Napoli. Nel 1433, essendo divenuto Francesco marchese della Marca anconetana e gonfaloniere della Chiesa, l'A. lo seguì e nel dicembre si trovava prima con lui a Iesi e poi a presidiare Ascoli; e di questa città fu, nel 1434, creato governatore. Nel 1437 (luglio-agosto), insieme con Nicolò da Pisa, accorse a Fabriano per portare aiuto al fratello Alessandro pressato da Francesco Piccinino e lì si fermò per raccogliere ed ordinare le truppe inviate dai vari Comuni marchigiani. Nel settembre dello stesso anno, sempre con Nicolò da Pisa, dovette tornare ad Ascoli per difenderla dall'attacco di Francesco Piccinino che tentava di sottomettere la Marca al re Alfonso d'Aragona; l'A. respinse il Piccinino e lo costrinse a rifugiarsi in Abruzzo. Nel dicembre, insieme con Nicolò da Pisa e Brunoro da S. Vitale, riconquistò Camerino presidiata dal Piccinino e da Cristoforo da Tolentino. Seguì il fratello Francesco al servizio di Venezia contro il duca di Milano, Filippo Maria Visconù, e nel 1440 sostituì, nel comando dell'artiglieria, il fratello Leone, rimasto ucciso. Nel 1442 fu inviato nel Regno di Napoli, per portare aiuto al re Renato d'Angiò che, assalito da Alfonso d'Aragona, aveva chiesto aiuto a Francesco Sforza; l'A., partito con duemila cavalieri, sì unì ad Antonio Caldora ed affrontò gli Aragonesi che assediavano Napoli. Lo scontro sanguinosissimo, avvenuto sul finire del giugno 1442, fu vinto dagli Aragonesi, sembra per tradimento, ma l'A. compì prodigi di valore continuando a combattere anche quando le sorti della battaglia erano ormai compromesse e infine, con soli quindici superstiti, si rifugiò ad Ortona. A detta del Benadduci (p. 205) Francesco avrebbe ordinato all'A. di ritirarsi nella Marca, senza affrontare gli Aragonesi in campo aperto, ma l'ordine sarebbe giunto troppo tardi. L'anno appresso, nell'agosto, all'A. fu affidata di nuovo la carica di governatore di Ascoli; ma il 3 maggio del 1445 fu catturato dagli abìtanti di Iesi ribellatisi. Liberato, aiutò il fratello Francesco nella conquista del ducato di Milano. L'ultima, sua impresa è del 1449, anno in cui, in nome del fratello, occupò, dopo lungo assedio, la città di Parma.

Sembra sia morto nel 1451.

Bibl.: P. Litta, Fam. cel. ital.: Gli Attendoli Sforza di Cotignola, I, Milano 1819, tav. I; P. Giovio, Vita di Sforza Attendolo. II, Milano 1853, p. 84; A. Minuti, Vita di Muzio Attendolo Sforza, a cura di G. Porro Lambertenghi, in Misc. d. storia ital., VII, Torino 1869. p. 243; G. Benadduci, Della signoria di Francesco Sforza nella Marca e peculiarmente in Tolentino, Tolentino 1892, pp. 13, 20, 93 ss., 96, 105, 113 n. 2, 114, 116, 200, 205, 250, 270, 326; L. Botta. Una inedita cronachetta degli Sforza, in Arch. stor. per le prov. napol., XIX(1894), pp. 722, 739; P. Collenuccio, Compendio de le istorie dei Regno di Napoli, Bari 1929, pp. 272 s.; C. Argegni, Condottieri, Capitani, Tribuni, III, Milano 1937, pp. 243 s.

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