Arrigo Sacchi

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Arrigo Sacchi
Arrigo Sacchi tecnico del Milan nel 1989
Nazionalità Bandiera dell'Italia Italia
Altezza 170 cm
Calcio
Ruolo Allenatore (ex difensore)
Termine carriera 1º luglio 1965 - giocatore
31 gennaio 2001 - allenatore[1]
Carriera
Giovanili
1961-1963 Fusignano
Squadre di club1
1963-1964 Fusignano
1964-1965Baracca Lugo
Carriera da allenatore
1973-1976 Fusignano
1976-1977 Alfonsine
1977-1978Bellaria
1978-1982CesenaPrimavera
1982-1983Rimini
1983-1984FiorentinaGiovanili
1984-1985Rimini
1985-1987Parma
1987-1991Milan
1991-1996Bandiera dell'Italia Italia
1996-1997Milan
1998-1999Atlético Madrid
2001Parma
Palmarès
 Mondiali di calcio
Argento Stati Uniti 1994
1 I due numeri indicano le presenze e le reti segnate, per le sole partite di campionato.
Il simbolo → indica un trasferimento in prestito.
 

Arrigo Sacchi (Fusignano, 1º aprile 1946) è un ex allenatore di calcio, dirigente sportivo e opinionista italiano.

Commissario tecnico della nazionale italiana vicecampione del mondo a USA 94, è considerato uno dei migliori allenatori nella storia del calcio.[2][3] Nel 2019 il periodico francese France Football lo ha inserito al terzo posto della classifica dei 50 migliori tecnici di tutte le epoche;[4] in precedenza, nel 2007, il quotidiano inglese The Times lo aveva inserito all'undicesimo posto della propria graduatoria degli allenatori, primo tra gli italiani.[5] Nel 2011 è stato introdotto nella Hall of Fame del calcio italiano.[6] Nel 2022 è stato insignito del Premio del Presidente UEFA per i risultati sportivi straordinari, l'eccellenza professionale e le esemplari qualità umane.[7]

Soprannominato "il profeta di Fusignano",[8] inizia la propria ascesa nel calcio italiano nel 1987 quando, dopo essersi fatto notare nelle serie minori con il Parma, Silvio Berlusconi lo sceglie come allenatore del Milan. Sacchi introduce numerose innovazioni nel modulo di gioco e nelle tecniche di allenamento, dando un'impronta che segnerà la storia della squadra rossonera e del calcio italiano[9]: sfrutta a fondo le caratteristiche del gioco a zona, già praticato nel Milan di Nils Liedholm, e pone un'assoluta attenzione alla fase difensiva, cui aggiunge il pressing sistematico a centrocampo; diviene noto per i suoi pesanti e severi allenamenti nonché per il ricorso a principi tattici mutuati dal calcio totale della nazionale olandese di Rinus Michels, che ammirava sin da ragazzo.[10][11] Il suo Milan del quadriennio 1987-1991 è ritenuto una delle compagini calcistiche migliori di ogni epoca,[12] inserita nel 2007 al quarto posto, primo tra quelle di club, nella classifica delle migliori squadre dalla rivista inglese World Soccer.[13][14]

Personaggio controverso per i suoi metodi di allenamento, le sue idee e le sue convinzioni, Sacchi ebbe, tra l'altro, numerosi screzi con l'opinione pubblica e con alcuni suoi giocatori:[15][16] proprio per questo è stato spesso accusato di ritenere prioritari gli schemi rispetto agli uomini.[17]

Da allenatore del Milan, club che ha guidato dal 1987 al 1991 prima di tornare per una breve esperienza nella stagione 1996-1997, ha vinto uno scudetto, una Supercoppa italiana, due Coppe dei campioni, due Supercoppe UEFA e due Coppe Intercontinentali, facendo parte della cosiddetta squadra degli Immortali.[12] Dal 1991 al 1996 ha allenato la nazionale italiana, guidandola al campionato del mondo 1994, dove raggiunse la finale, e al campionato d'Europa 1996.

Dal 2010 al 2014 ha svolto il ruolo di coordinatore tecnico delle nazionali giovanili italiane, dalla Under-21 alla Under-16.

Caratteristiche tecniche[modifica | modifica wikitesto]

Allenatore[modifica | modifica wikitesto]

Sacchi durante una seduta di allenamento a Milanello nella stagione 1988-1989

Sacchi propose un 4-4-2 che si ispirava in parte al calcio totale della nazionale olandese di Rinus Michels, squadra che prediligeva una difesa in linea (in modo da far cadere gli avversari nella trappola del fuorigioco) e pressing a tutto campo con o senza palla.[10][11] Il modulo offensivo proposto dall'allenatore di Fusignano consisteva in una difesa organizzata con il metodo di una diagonale a quattro, un centrocampo a rombo (dove uno dei mediani si trasformava in trequartista) e due punte centrali molto vicine fra loro.

Nonostante sia conosciuto per il suo calcio offensivo, Sacchi dedicava grande attenzione ai movimenti difensivi, a tal punto che quasi sempre le sue squadre si contraddistinguevano per essere le meno battute a fine campionato: miglior difesa nei campionati 1987-88 (14 gol subiti) e 1990-91 (19 gol subiti) e seconda miglior difesa nel 1988-89 (25 gol subiti) e nel 1989-90 (27 gol subiti). Allenatore rigido e intransigente, si fece conoscere dal pubblico sportivo soprattutto per i suoi metodi di allenamento, considerati pesanti, severi e poco convenzionali rispetto agli approcci classici. Il fusignanese era solito intensificare gli allenamenti della squadra che dirigeva e si distingueva per un'attenzione maniacale nel preparare le partite e gli schemi di gioco.[18] I suoi giocatori dovevano lavorare il doppio per essere pronti in campo a svolgere ruoli sia offensivi che difensivi. Per lui tutti i giocatori erano importanti, ma nessuno era rilevante.[17]

Carriera[modifica | modifica wikitesto]

Sacchi calciatore del Baracca Lugo nel 1965.

Calciatore[modifica | modifica wikitesto]

Figlio d'arte, avendo il padre Augusto militato in squadre come la Spal e la Gallaratese,[19] Sacchi cresce calcisticamente nella squadra del suo paese natale, il Fusignano, per poi passare a giocare come terzino sinistro nel Baracca Lugo in Serie D, con modesti risultati.[20] La carriera semi-professionistica, sempre con il Fusignano, dura soltanto un paio d'anni: Sacchi alterna il calcio con il lavoro nell'azienda di calzature del padre[21]. Dopo aver chiuso nel Fusignano la carriera da calciatore, passa immediatamente ad allenare la stessa squadra.[19]

Allenatore[modifica | modifica wikitesto]

Gli esordi[modifica | modifica wikitesto]

Sacchi (a destra) tecnico del Parma tra il 1985 e il 1987, in allenamento con il suo promettente attaccante Melli.

Dal 1973 Sacchi allena il Fusignano, che gioca in Seconda Categoria, per poi passare all'Alfonsine (Promozione) e al Bellaria (Serie D). Durante gli anni settanta abbandona per un momento il calcio, dedicandosi al lavoro in azienda.[21] Nel 1982 conquista con la squadra giovanile del Cesena lo scudetto Primavera. Decide di lasciare il lavoro per dedicarsi totalmente al calcio. Alberto Rognoni, fondatore del Cesena, lo presenta a Italo Allodi, ottenendo per il suo pupillo l'iscrizione al corso di Coverciano.

Successivamente Arrigo Sacchi viene chiamato da Dino Cappelli, presidente del Rimini, per guidare la squadra in Serie C1. Dopo un anno va ad allenare le giovanili della Fiorentina. Nel 1985 Italo Allodi lo manda ad allenare il Parma (appena retrocesso in Serie C1), per fare qualche anno di esperienza prima di affidargli la squadra gigliata. Sacchi riporta subito i ducali in Serie B, vincendo il campionato a pari punti con il Modena,[22] e nella stagione 1986-1987 sale alla ribalta delle cronache quando elimina dalla Coppa Italia il Milan, vincendo a San Siro. Nella stessa annata i parmigiani ottengono, da neopromossi, il settimo posto in serie cadetta, a soli tre punti dalla zona promozione, pur avendo lottato per la massima serie, sfumata a causa di un calo accusato nelle ultime giornate. Il gioco di Sacchi, basato sulla difesa a zona e sul pressing, piace al presidente dei rossoneri Silvio Berlusconi, che lo vuole nel suo club a tutti i costi.[18]

Il Milan e gli Immortali di Sacchi[modifica | modifica wikitesto]

Sacchi portato in trionfo dopo la vittoria dell'11º scudetto della storia del Milan, nella stagione 1987-1988

Il 3 luglio 1987 firma un contratto annuale con il Milan.[23] Sacchi impone subito il proprio metodo di allenamento, all'inizio non apprezzato dai giocatori, in particolare da Franco Baresi e Carlo Ancelotti.[18] A livello tattico decide di schierare i rossoneri con il modulo 4-4-2.[24] La stampa esprime dubbi su Sacchi, ma Silvio Berlusconi, presidente del Milan, è convinto fortemente della propria scelta.[18]

I primi risultati non sono a favore di Sacchi, che ottiene una vittoria contro il Pisa e subisce due sconfitte, contro la Fiorentina (che assieme alla sconfitta a tavolino contro la Roma si rivelerà l'unica in campionato) e contro gli spagnoli dello Sporting Gijón nella gara di andata dei trentaduesimi di finale di Coppa UEFA.[18] Le gare successive non migliorano la situazione, che si aggrava con la sconfitta al Via del mare di Lecce nell'andata dei sedicesimi di finale di Coppa UEFA contro l'Espanyol, sconfitta che costa ai rossoneri l'eliminazione dalla competizione. In questa occasione Sacchi viene attaccato dai tifosi rossoneri, che chiedono a gran voce le sue dimissioni e il ritorno di Fabio Capello sulla panchina rossonera. Berlusconi, tuttavia, continua a difendere Sacchi e fa presente alla squadra l'intenzione di volerlo tenere sulla panchina almeno fino alla fine della stagione: "Lui resta, voi non so".[18] I risultati successivi sono migliori, tanto che in campionato il Milan conclude il girone d'andata al secondo posto, per poi superare nel girone di ritorno il Napoli capolista, battuto per 3-2 nello scontro diretto giocato al San Paolo il 1º maggio 1988,[25]) e aggiudicarsi così l'undicesimo scudetto della storia rossonera, il primo titolo dell'era Berlusconi.

Nel 1988-1989 Sacchi guida il Milan al terzo posto in campionato alle spalle di Inter e Napoli e conduce il club rossonero alla vittoria della sua terza Coppa dei Campioni. Nella semifinale di ritorno della massima competizione europea per club sconfigge il Real Madrid a San Siro per 5-0,[26] poi, nella finale del Camp Nou di Barcellona, il Diavolo si impone con un netto 4-0 sulla Steaua Bucarest. La stagione del Milan si conclude in modo trionfale, con la vittoria della prima edizione della Supercoppa italiana, contro la Sampdoria.

Sacchi (a sinistra) e Franco Baresi con la Coppa Intercontinentale vinta dal Milan nel 1989

Nei primi mesi della stagione 1989-1990 il Milan vince la Supercoppa UEFA contro il Barcellona (1-1 a Barcellona e 1-0 a Milano) e la Coppa Intercontinentale, battendo a Tokyo i colombiani dell'Atlético Nacional per 1-0.[27] In questa stagione, dopo essere stata ad un passo dal vincere tutte le competizioni disponibili, la compagine milanese viene superata in campionato dal Napoli di Maradona. Alla 33ª giornata, il 22 aprile, mentre il Napoli vince a Bologna, il Milan, come già nel 1973, viene sconfitto a Verona in un incontro arbitrato da Rosario Lo Bello, autore di quattro espulsioni dei milanisti (Sacchi al 63', Rijkaard all'83', Van Basten all'87' e Costacurta all'89'). A un minuto dal termine dell'incontro il Verona realizza il gol della vittoria, che consegna di fatto lo scudetto al Napoli.[28] Pochi giorni dopo il Milan perde anche la finale di Coppa Italia contro la Juventus, ma l'annata si chiude in modo trionfale, con la vittoria, per la seconda volta consecutiva, della Coppa dei Campioni, grazie al successo per 1-0 nella finale di Vienna contro il Benfica.[29][30]

Nel 1990-1991 i rossoneri si mantengono ai vertici del campionato, ottenendo il secondo posto dietro alla Sampdoria, vincitrice quell'anno del suo primo scudetto, e aggiungono al proprio palmarès un'altra Supercoppa europea, vinta nella doppia sfida contro la Sampdoria, e un'altra Coppa Intercontinentale, ottenuta a Tokyo ai danni dei paraguaiani dell'Olimpia (3-0). Nel febbraio 1991 Arrigo Sacchi manifesta al presidente Berlusconi la volontà di prendersi un anno sabbatico per una lampante incapacità di gestire il notevole stress a cui era sottoposto da tempo. L'eliminazione ai quarti di finale nella Coppa dei Campioni per mano dell'Olympique Marsiglia e i contatti con la nazionale italiana inducono l'allenatore romagnolo a non rinnovare il contratto con il Milan. Al suo posto viene scelto Fabio Capello, che ha già avuto esperienza sulla panchina rossonera nella stagione 1986-87, sostituendo, nelle ultime sei giornate di campionato, l'esonerato Nils Liedholm.

Nel 2006 la rivista francese France Football ha nominato il Milan di Arrigo Sacchi migliore squadra del mondo del dopoguerra.[senza fonte] L'anno seguente un sondaggio online pubblicato nella rivista inglese World Soccer inserì il Milan di Sacchi (in particolare quello della stagione 1988-1989) al quarto posto tra le squadre migliori di tutti i tempi, dietro al Brasile del 1970, all'Ungheria del 1954 e ai Paesi Bassi del 1974, ma prima tra le squadre di club.[13]

La nazionale italiana[modifica | modifica wikitesto]

Sacchi (a sinistra) sulla panchina della nazionale italiana nel 1995

Nell'ottobre del 1991 Sacchi viene assunto alla guida della nazionale italiana,[31] subentrando all'esonerato Azeglio Vicini, che aveva mancato la qualificazione al campionato d'Europa 1992: Sacchi può quindi utilizzare le ultime partite di qualificazione per il campionato europeo come test. L'allenatore romagnolo guida la nazionale per la prima volta il 13 novembre 1991, debuttando con un pareggio per 1-1 contro la Norvegia a Genova e poi ottenendo una vittoria per 2-0 contro Cipro a Foggia. La sua gestione del gruppo azzurro, nonostante buoni risultati, crea molte polemiche a causa delle diverse esclusioni eccellenti decise nel tempo — tra cui Roberto Mancini, Walter Zenga, Gianluca Vialli, Giuseppe Bergomi, Giuseppe Giannini, Luigi De Agostini e Salvatore Schillaci — e divide l'opinione pubblica tra i sostenitori della politica sacchiana e i detrattori, con questi ultimi che lo accusano di essere prettamente un accentratore.[32][33]

La prima competizione a cui Sacchi prende parte con la nazionale azzurra è la U.S. Cup 1992, torneo amichevole che dovrebbe servire alla federcalcio statunitense come prova per il mondiale di Stati Uniti 1994. L'Italia pareggia a reti inviolate con il Portogallo, vince per 2-0 contro l'Irlanda e pareggia per 1-1 con i padroni di casa degli Stati Uniti, consentendo a questi ultimi di vincere il trofeo.[34] Nell'ottobre del 1992 le qualificazioni al campionato del mondo 1994 iniziano con il 2-2 contro la Svizzera e proseguono con lo 0-0 contro la Scozia, il 2-1 contro Malta, il 3-1 al Portogallo, con una goleada a Palermo contro Malta (6-1), il 2-0 all'Estonia e poi con la sconfitta contro la Svizzera per 0-1. Il 3-0 all'Estonia, seguito dalle vittorie per 3-1 sulla Scozia e per 1-0 sul Portogallo, garantiscono, nel novembre 1993, il pass per il mondiale statunitense. Nello stesso mese l'Italia raggiunge per la prima volta il primo posto nella classifica mondiale della FIFA, istituita nell'agosto dello stesso anno.

Nel luglio 1994 l'Italia riesce a qualificarsi per la finale del campionato mondiale, dopo aver superato a fatica la fase a gironi, venendo ripescata fra le migliori terze, e dopo aver eliminato la Nigeria agli ottavi di finale, dopo i tempi supplementari e al termine di una partita molto tesa, giocata sotto un sole cocente e caratterizzata dalla rinascita calcistica di un Roberto Baggio fino a quel momento in difficoltà[35], la Spagna ai quarti, con un altro gol di Baggio allo scadere[36], e la Bulgaria in semifinale, con un'altra doppietta del numero dieci degli azzurri; tutte e tre le gare furono vinte per 2-1.[37] La finale contro il Brasile, una partita bloccata tatticamente e avara di emozioni, si conclude sullo 0-0 dopo 120 minuti di gioco: ai tiri di rigore vincono i sudamericani.[38][39]

Nei mesi seguenti Sacchi comincia a formare un nuovo gruppo di giocatori. Dopo due anni di discreto livello, gli azzurri si qualificano per il campionato d'Europa 1996 dove, con una vittoria, una sconfitta e un pari, vengono estromessi al primo turno, finendo terzi nel girone con Germania, Rep. Ceca — che alla fine saranno le due finaliste del torneo — e Russia.[40] Dopo questa manifestazione Sacchi, fortemente criticato per la precoce eliminazione[41], rimane CT ancora per qualche mese: il 6 novembre 1996 la sconfitta per 2-1 subìta in amichevole a Sarajevo contro la Bosnia ed Erzegovina pone simbolicamente fine all'esperienza azzurra del fusignanese, che si dimetterà dall'incarico poche settimane più tardi e verrà sostituito da Cesare Maldini.

Dal 1996 al ritiro[modifica | modifica wikitesto]

Sacchi nel dicembre 1996, al suo ritorno sulla panchina milanista, tra il suo vice Pietro Carmignani (a sinistra) e il team manager rossonero Silvano Ramaccioni (a destra).

Liberatosi dalla nazionale, il 2 dicembre 1996 Sacchi torna dopo un lustro al Milan, subentrando al posto dell'esonerato Óscar Tabárez.[42] Approdato alla guida di una squadra alla fine di un ciclo, l'allenatore non riuscirà a replicare i successi del passato. La sua seconda esperienza milanista si apre, dopo pochi giorni, con una clamorosa eliminazione dalla UEFA Champions League per mano del meno quotato Rosenborg[43] e nel prosieguo dell'annata il tecnico non riesce a invertire la rotta, incappando tra l'altro in pesanti sconfitte come il 6-1 casalingo nella classica contro la Juventus[44] e il 3-1 nel derby contro l'Inter. L'annata si chiude con un deludente undicesimo posto in campionato, che comporta l'esclusione dei rossoneri dalle coppe europee: sarà a posteriori il peggiore piazzamento del club nella cosiddetta era Berlusconi (1986-2017) oltreché tra i peggiori in assoluto dal secondo dopoguerra. Al termine della stagione le strade di Sacchi e del Milan si separano definitivamente.

Dopo un anno sabbatico, il 16 giugno 1998 viene presentato come nuovo allenatore dell'Atlético Madrid, squadra della massima serie spagnola;[45][46] dopo sette mesi, il 14 febbraio 1999, viene esonerato senza avere conseguito nel frattempo risultati di rilievo.[47][48]

Due giorni dopo, il 16 febbraio 1999, annuncia l'intento di ritirarsi dalla carriera di allenatore.[49] Il 9 gennaio 2001 torna sui propri passi e accetta di subentrare sulla panchina del Parma, ma, in seguito a problemi di salute per l'eccessiva tensione nervosa provocatagli dalla professione, il successivo 31 gennaio si dimette, chiudendo di fatto la propria carriera di allenatore.[50]

Dirigente[modifica | modifica wikitesto]

Dal 21 dicembre 2001 riveste l'incarico di direttore tecnico del Parma[51] (riuscendo ad allestire ottime formazioni anche con ridotti budget economici e scoprendo giovani talenti come Alberto Gilardino). Si dimette il 31 maggio 2003.[52] Il 21 dicembre 2004 viene nominato dal presidente Florentino Pérez direttore dell'area tecnica e direttore sportivo del Real Madrid.[53][54] Si dimette il 22 dicembre 2005.[55] Il 4 agosto 2010 viene ufficializzata la sua nomina a coordinatore tecnico delle nazionali giovanili, dalla Under-21 alla Under-16.[56] Lascia l'incarico il 30 luglio 2014.[57][58]

Dopo il ritiro[modifica | modifica wikitesto]

Conclusa la carriera di allenatore, negli anni 2000 è stato commentatore televisivo per le reti Mediaset. È stato opinionista fisso della trasmissione calcistica di Italia 1 Controcampo. Dal 2008 è stato opinionista fisso su Premium Calcio. Nel 2012 è stato protagonista della campagna pubblicitaria per la nuova stagione calcistica di Mediaset Premium. Nell'estate 2016 è stato ospite fisso a Il grande match su Rai 1 nei post-partita del campionato d'Europa di Francia. È stato opinionista anche durante il campionato d'Europa 2020 per La Gazzetta dello Sport.[59] Il 12 aprile 2023 su Prime Video viene distribuito il documentario Arrigo Sacchi - La favola di un visionario.[60]

Statistiche[modifica | modifica wikitesto]

Statistiche da allenatore[modifica | modifica wikitesto]

Club[modifica | modifica wikitesto]

In grassetto le competizioni vinte.

Stagione Squadra Campionato Coppe nazionali Coppe continentali Altre coppe Totale % Vittorie Piazzamento
Comp G V N P Comp G V N P Comp G V N P Comp G V N P G V N P %
1982-1983 Bandiera dell'Italia Rimini C1 34 14 9 11 CI+CI-C 5+4 0+1 2+2 3+1 - - - - - - - - - - 43 15 13 15 34,88
1984-1985 C1 34 13 14 7 CI-C 8 2 5 1 - - - - - - - - - - 42 15 19 8 35,71
Totale Rimini 68 27 23 18 17 3 9 5 - - - - - - - - 85 30 32 23 35,29
1985-1986 Bandiera dell'Italia Parma C1 34 16 15 3 CI+CI-C 5+2 2+0 2+1 1+1 - - - - - - - - - - 41 18 18 5 43,90 (promozione)
1986-1987 B 38 11 18 9 CI 9 5 2 2 - - - - - - - - - - 47 16 20 11 34,04
1987-1988 Bandiera dell'Italia Milan A 30 17 11 2 CI 7 4 2 1 CU 4 1 1 2 - - - - - 41 22 14 5 53,66
1988-1989 A 34 16 14 4 CI 8 5 2 1 CC 9 5 4 0 SI 1 1 0 0 52 27 20 5 51,92
1989-1990 A 34 22 5 7 CI 8 3 4 1 CC 9 6 1 2 SU+CInt 2+1 1+1 1+0 0+0 54 33 11 10 61,11
1990-1991 A 34 18 10 6 CI 8 3 4 1 CC 4 1 2 1 SU+CInt 2+1 1+1 1+0 0+0 49 24 17 8 48,98
dic. 1996-1997 A 23 7 7 9 CI 0 0 0 0 UCL 1 0 0 1 SI 0 0 0 0 24 7 7 10 29,17 Subentrato, 11º
Totale Milan 155 80 47 28 31 15 12 4 27 13 8 6 7 5 2 0 220 113 69 38 51,36
1998-feb. 1999[61] Bandiera della Spagna Atlético Madrid PD 22 9 5 8 CR 2 1 0 1 CU 6 5 0 1 - - - - - 30 15 5 10 50,00 Esonerato
gen. 2001 Bandiera dell'Italia Parma A 3 1 2 0 CI 0 0 0 0 CU 0 0 0 0 - - - - - 3 1 2 0 33,33 Dimissionario
Totale Parma 75 28 35 12 16 7 5 4 - - - - - - - - 91 35 40 16 38,46
Totale carriera 320 144 110 66 66 26 26 14 33 18 8 7 7 5 2 0 426 193 146 87 45,31

Nazionale[modifica | modifica wikitesto]

Squadra Naz dal al Record
G V N P GF GS DR % Vittorie
Italia Bandiera dell'Italia 13 novembre 1991 6 novembre 1996 53 34 11 8 90 36 +54 64,15

Nazionale nel dettaglio[modifica | modifica wikitesto]

Stagione Squadra Competizione Piazzamento Andamento Reti
Giocate Vittorie Pareggi Sconfitte % Vittorie GF GS DR
1991-1992 Bandiera dell'Italia Italia Qual. Euro 1992 Non qualificato 2 1 1 0 50,00 3 1 +2
U.S. Cup 1992 3 1 2 0 33,33 3 1 +2
1992-1993 Qual. Mondiale 1994 1º nel Gruppo 1, qualificato 10 7 2 1 70,00 22 7 +15
1994 Mondiale 1994 7 4 2 1 57,14 8 5 +3
1995-1996 Qual. Euro 1996 2º nel Gruppo 4, qualificato 10 7 2 1 70,00 20 6 +14
Centenario delle Federazioni della Svizzera 2 1 0 1 50,00 1 2 -1
Euro 1996 Eliminato nella fase a gironi 3 1 1 1 33,33 3 3 0
Qual. Mondiale 1998 Non concluso per fine incarico 2 2 0 0 100,00& 4 1 +3
Dal 1991 al 1996 Amichevoli 14 10 1 3 71,43 26 10 +16
Totale Italia 53 34 11 8 64,15 90 36 +54

Panchine da commissario tecnico della nazionale italiana[modifica | modifica wikitesto]

Cronologia completa delle presenze e delle reti in nazionale ― Italia
Data Città In casa Risultato Ospiti Competizione Reti Note
13-11-1991 Genova Italia Bandiera dell'Italia 1 – 1 Bandiera della Norvegia Norvegia Qual. Euro 1992 Ruggiero Rizzitelli Cap:F. Baresi
21-12-1991 Foggia Italia Bandiera dell'Italia 2 – 0 Bandiera di Cipro Cipro Qual. Euro 1992 Roberto Baggio
Gianluca Vialli
Cap:F. Baresi
19-2-1992 Cesena San Marino Bandiera di San Marino 0 – 4 Bandiera dell'Italia Italia Amichevole 2 Roberto Baggio
Pierluigi Casiraghi
Roberto Donadoni
Cap:F. Baresi
25-3-1992 Torino Italia Bandiera dell'Italia 1 – 0 Bandiera della Germania Germania Amichevole Roberto Baggio Cap:F. Baresi
31-5-1992 New Haven Italia Bandiera dell'Italia 0 – 0 Bandiera del Portogallo Portogallo USA Cup - Cap:F. Baresi
4-6-1992 Boston Italia Bandiera dell'Italia 2 – 0 Bandiera dell'Irlanda Irlanda USA Cup Alessandro Costacurta
Giuseppe Signori
Cap:F. Baresi
6-6-1992 Chicago Stati Uniti Bandiera degli Stati Uniti 1 – 1 Bandiera dell'Italia Italia USA Cup Roberto Baggio Cap:F. Baresi
9-9-1992 Eindhoven Paesi Bassi Bandiera dei Paesi Bassi 2 – 3 Bandiera dell'Italia Italia Amichevole Roberto Baggio
Stefano Eranio
Gianluca Vialli
Cap:G. Vialli
14-10-1992 Cagliari Italia Bandiera dell'Italia 2 – 2 Bandiera della Svizzera Svizzera Qual. Mondiali 1994 Roberto Baggio
Stefano Eranio
Cap:G. Vialli
18-11-1992 Glasgow Scozia Bandiera della Scozia 0 – 0 Bandiera dell'Italia Italia Qual. Mondiali 1994 - Cap:F. Baresi
19-12-1992 La Valletta Malta Bandiera di Malta 1 – 2 Bandiera dell'Italia Italia Qual. Mondiali 1994 Giuseppe Signori
Gianluca Vialli
Cap:F. Baresi
20-1-1993 Firenze Italia Bandiera dell'Italia 2 – 0 Bandiera del Messico Messico Amichevole Roberto Baggio
Paolo Maldini
Cap:P. Maldini
24-2-1993 Porto Portogallo Bandiera del Portogallo 1 – 3 Bandiera dell'Italia Italia Qual. Mondiali 1994 Dino Baggio
Roberto Baggio
Pierluigi Casiraghi
Cap:P. Maldini
24-3-1993 Palermo Italia Bandiera dell'Italia 6 – 1 Bandiera di Malta Malta Qual. Mondiali 1994 2 Roberto Mancini
Dino Baggio
Paolo Maldini
Giuseppe Signori
Pietro Vierchowod
Cap:F. Baresi
14-4-1993 Trieste Italia Bandiera dell'Italia 2 – 0 Bandiera dell'Estonia Estonia Qual. Mondiali 1994 Roberto Baggio
Giuseppe Signori
Cap:F. Baresi
1-5-1993 Berna Svizzera Bandiera della Svizzera 1 – 0 Bandiera dell'Italia Italia Qual. Mondiali 1994 - Cap:F. Baresi
22-9-1993 Tallinn Estonia Bandiera dell'Estonia 0 – 3 Bandiera dell'Italia Italia Qual. Mondiali 1994 2 Roberto Baggio
Roberto Mancini
Cap:F. Baresi
13-10-1993 Roma Italia Bandiera dell'Italia 3 – 1 Bandiera della Scozia Scozia Qual. Mondiali 1994 Pierluigi Casiraghi
Roberto Donadoni
Stefano Eranio
Cap:F. Baresi
17-11-1993 Milano Italia Bandiera dell'Italia 1 – 0 Bandiera del Portogallo Portogallo Qual. Mondiali 1994 Dino Baggio Cap:F. Baresi
16-2-1994 Napoli Italia Bandiera dell'Italia 0 – 1 Bandiera della Francia Francia Amichevole - Cap:F. Baresi
23-3-1994 Stoccarda Germania Bandiera della Germania 2 – 1 Bandiera dell'Italia Italia Amichevole Dino Baggio Cap:F. Baresi
27-5-1994 Parma Italia Bandiera dell'Italia 2 – 0 Bandiera della Finlandia Finlandia Amichevole Pierluigi Casiraghi
Giuseppe Signori
Cap:F. Baresi
3-6-1994 Roma Italia Bandiera dell'Italia 1 – 0 Bandiera della Svizzera Svizzera Amichevole Giuseppe Signori Cap:F. Baresi
11-6-1994 New Haven Italia Bandiera dell'Italia 1 – 0 Bandiera della Costa Rica Costa Rica Amichevole Giuseppe Signori Cap:F. Baresi
18-6-1994 New York Italia Bandiera dell'Italia 0 – 1 Bandiera dell'Irlanda Irlanda Mondiali 1994 - 1º turno - Cap:F. Baresi
23-6-1994 New York Italia Bandiera dell'Italia 1 – 0 Bandiera della Norvegia Norvegia Mondiali 1994 - 1º turno Dino Baggio Cap:F. Baresi
28-6-1994 Washington Italia Bandiera dell'Italia 1 – 1 Bandiera del Messico Messico Mondiali 1994 - 1º turno Daniele Massaro Cap:P. Maldini
5-7-1994 Boston Nigeria Bandiera della Nigeria 1 – 2 dts Bandiera dell'Italia Italia Mondiali 1994 - Ottavi di finale 2 Roberto Baggio Cap:P. Maldini
9-7-1994 Boston Italia Bandiera dell'Italia 2 – 1 Bandiera della Spagna Spagna Mondiali 1994 - Quarti di finale Dino Baggio
Roberto Baggio
Cap:P. Maldini
13-7-1994 New York Italia Bandiera dell'Italia 2 – 1 Bandiera della Bulgaria Bulgaria Mondiali 1994 - Semifinale 2 Roberto Baggio Cap:P. Maldini
17-7-1994 Pasadena Brasile Bandiera del Brasile 0 – 0 dts
(3-2 dtr)
Bandiera dell'Italia Italia Mondiali 1994 - Finale - Cap:F. Baresi
2º posto
7-9-1994 Maribor Slovenia Bandiera della Slovenia 1 – 1 Bandiera dell'Italia Italia Qual. Euro 1996 Alessandro Costacurta Cap:F. Baresi
8-10-1994 Tallinn Estonia Bandiera dell'Estonia 0 – 2 Bandiera dell'Italia Italia Qual. Euro 1996 Pierluigi Casiraghi
Christian Panucci
Cap:P. Maldini
16-11-1994 Palermo Italia Bandiera dell'Italia 1 – 2 Bandiera della Croazia Croazia Qual. Euro 1996 Dino Baggio Cap:P. Maldini
21-12-1994 Pescara Italia Bandiera dell'Italia 3 – 1 Bandiera della Turchia Turchia Amichevole Luigi Apolloni
Massimo Crippa
Attilio Lombardo
Cap:G. Pagliuca
25-3-1995 Salerno Italia Bandiera dell'Italia 4 – 1 Bandiera dell'Estonia Estonia Qual. Euro 1996 2 Gianfranco Zola
Demetrio Albertini
Fabrizio Ravanelli
Cap:P. Maldini
29-3-1995 Kiev Ucraina Bandiera dell'Ucraina 0 – 2 Bandiera dell'Italia Italia Qual. Euro 1996 Attilio Lombardo
Gianfranco Zola
Cap:P. Maldini
26-4-1995 Vilnius Lituania Bandiera della Lituania 0 – 1 Bandiera dell'Italia Italia Qual. Euro 1996 Gianfranco Zola Cap:P. Maldini
19-6-1995 Losanna Svizzera Bandiera della Svizzera 0 – 1 Bandiera dell'Italia Italia Centenario Fed.Svizzera Pierluigi Casiraghi Cap:G. Pagliuca
21-6-1995 Zurigo Italia Bandiera dell'Italia 0 – 2 Bandiera della Germania Germania Centenario Fed.Svizzera - Cap:P. Maldini
6-9-1995 Udine Italia Bandiera dell'Italia 1 – 0 Bandiera della Slovenia Slovenia Qual. Euro 1996 Fabrizio Ravanelli Cap:A. Costacurta
8-10-1995 Spalato Croazia Bandiera della Croazia 1 – 1 Bandiera dell'Italia Italia Qual. Euro 1996 Demetrio Albertini Cap:P. Maldini
11-11-1995 Bari Italia Bandiera dell'Italia 3 – 1 Bandiera dell'Ucraina Ucraina Qual. Euro 1996 2 Fabrizio Ravanelli
Paolo Maldini
Cap:P. Maldini
15-11-1995 Reggio Emilia Italia Bandiera dell'Italia 4 – 0 Bandiera della Lituania Lituania Qual. Euro 1996 3 Gianfranco Zola
Alessandro Del Piero
Cap:P. Maldini
24-1-1996 Terni Italia Bandiera dell'Italia 3 – 0 Bandiera del Galles Galles Amichevole Pierluigi Casiraghi
Alessandro Del Piero
Fabrizio Ravanelli
Cap:A. Costacurta
29-5-1996 Cremona Italia Bandiera dell'Italia 2 – 2 Bandiera del Belgio Belgio Amichevole Enrico Chiesa
Alessandro Del Piero
Cap:D. Albertini
1-6-1996 Budapest Ungheria Bandiera dell'Ungheria 0 – 2 Bandiera dell'Italia Italia Amichevole Pierluigi Casiraghi
autorete
Cap:P. Maldini
11-6-1996 Liverpool Italia Bandiera dell'Italia 2 – 1 Bandiera della Russia Russia Euro 1996 - 1º turno 2 Pierluigi Casiraghi Cap:P. Maldini
14-6-1996 Liverpool Rep. Ceca Bandiera della Rep. Ceca 2 – 1 Bandiera dell'Italia Italia Euro 1996 - 1º turno Enrico Chiesa Cap:P. Maldini
19-6-1996 Manchester Italia Bandiera dell'Italia 0 – 0 Bandiera della Germania Germania Euro 1996 - 1º turno - Cap:P. Maldini
5-10-1996 Chișinău Moldavia Bandiera della Moldavia 1 – 3 Bandiera dell'Italia Italia Qual. Mondiali 1998 2 Fabrizio Ravanelli
Pierluigi Casiraghi
Cap:P. Maldini
9-10-1996 Perugia Italia Bandiera dell'Italia 1 – 0 Bandiera della Georgia Georgia Qual. Mondiali 1998 Fabrizio Ravanelli
Cap:P. Maldini
6-11-1996 Sarajevo Bosnia ed Erzegovina Bandiera della Bosnia ed Erzegovina 2 – 1 Bandiera dell'Italia Italia Amichevole Enrico Chiesa Cap:P. Maldini
Totale Presenze 53 Reti 90

Palmarès[modifica | modifica wikitesto]

Allenatore[modifica | modifica wikitesto]

Individuale[modifica | modifica wikitesto]

1987-1988, 1988-1989
1988
1989
2022

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Commendatore Ordine al Merito della Repubblica Italiana - nastrino per uniforme ordinaria
— Roma 2 giugno 2012. Su proposta della presidenza del consiglio dei ministri.

Riconoscimenti[modifica | modifica wikitesto]

Nel 2005 l'Università di Urbino ha conferito a Sacchi la laurea honoris causa in Scienze e Tecniche dell'Attività Sportiva. Nel settembre 2007, il Comune di Fusignano ha allestito presso il Museo Civico San Rocco una mostra su Arrigo Sacchi per celebrare il suo illustre concittadino attraverso una straordinaria esposizione di ricordi inediti, trofei, filmati delle partite più significative, foto degli esordi nei campi polverosi di Fusignano e della Bassa Romagna ed istantanee dei grandi trionfi delle squadre da lui allenate o dirette.[64]

Opere[modifica | modifica wikitesto]

  • Arrigo Sacchi, Calcio totale. La mia vita raccontata a Guido Conti, Milano, Mondadori, 2015.
  • Arrigo Sacchi, Luigi Garlando, La coppa degli immortali. Milan 1989: la leggenda della squadra più forte di tutti i tempi raccontata da chi la inventò, Milano, Baldini&Castoldi, 2019.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Ha proseguito la carriera come direttore tecnico e come consulente per diverse squadre
  2. ^ Simona Marchetti, Una classifica per i tecnici Il migliore è Rinus Michels, su gazzetta.it, 13 settembre 2007. URL consultato il 17 gennaio 2015.
  3. ^ (EN) Greatest Managers, No. 6: Arrigo Sacchi, su espnfc.com, ESPN FC.
  4. ^ France Football, classifica migliori allenatori: Sacchi 3°, Ancelotti 8°, La Gazzetta dello Sport, 19 marzo 2019.
  5. ^ Michels allenatore più bravo di sempre, Sacchi 11esimo, quotidiano.net, 13 settembre 2007.
  6. ^ Hall of fame 2011 a Platini, Baggio, Riva, su corrieredellosport.it. URL consultato il 17 gennaio 2015 (archiviato dall'url originale il 17 gennaio 2015).
  7. ^ Sacchi: 'Si può vincere, ma attraverso lo spettacolo'
  8. ^ Gianni Mura, Alle radici dell'Arrigo, in la Repubblica, 13 maggio 1988. URL consultato il 17 gennaio 2015.
  9. ^ Come Arrigo Sacchi ha cambiato il calcio, ultimouomo.com, 17 maggio 2016.
  10. ^ a b Francesca Fanelli, 1986, Berlusconi salva il Milan, su corrieredellosport.it, 20 febbraio 2011. URL consultato il 17 gennaio 2015 (archiviato dall'url originale il 17 ottobre 2014).
  11. ^ a b Franco Melli, L'Italia di Sacchi come l'Olanda di Cruyff, in Corriere della Sera, 15 gennaio 1992. URL consultato il 17 gennaio 2015 (archiviato dall'url originale il 16 ottobre 2014).
  12. ^ a b Le squadre più forti di tutti i tempi, su it.uefa.com, 5 luglio 2015. URL consultato il 17 gennaio 2015.
  13. ^ a b Il Milan di Sacchi quarta squadra di sempre, Corriere della Sera, 11 luglio 2007.
  14. ^ (EN) The greatest teams of all time, su telegraph.co.uk, The Telegraph, 4 luglio 2007.
  15. ^ Maurizio Crozzetti, La legge Sacchi - Vialli bocciato, in la Repubblica, 21 marzo 1995. URL consultato il 17 gennaio 2015.
  16. ^ Franco Melli, L'ultima di Sacchi: fuori Baggio e Vialli, in Corriere della Sera, 4 giugno 1992. URL consultato il 17 gennaio 2015.
  17. ^ a b Franco Melli, L'ultima di Sacchi: fuori Baggio e Vialli, in Corriere della Sera, 4 giugno 1992. URL consultato il 17 gennaio 2015 (archiviato dall'url originale il 16 ottobre 2014).
  18. ^ a b c d e f 1987: I primi mesi di Sacchi al Milan, su canalemilan.it. URL consultato il 17 gennaio 2015 (archiviato dall'url originale il 14 maggio 2013).
  19. ^ a b Paolo Camedda, Arrigo Sacchi, il 'Profeta di Fusignano' che ha rivoluzionato il calcio italiano: dal grande Milan alla Nazionale, in Goal.com, 1º aprile 2022. URL consultato il 15 luglio 2022.
  20. ^ Alberto Costa, SACCHI, Arrigo, in Enciclopedia dello Sport, 2002. URL consultato il 15 luglio 2022.
  21. ^ a b Giancarlo Padovan, Sacchi rinuncia all'alibi Baggio, in Corriere della Sera, 15 luglio 1994. URL consultato il 17 gennaio 2015 (archiviato dall'url originale il 17 gennaio 2015).
  22. ^ Andrea Schianchi, Sacchi-Zeman: tanti incroci e una prima volta, in La Gazzetta dello Sport, 5 gennaio 1997.
  23. ^ Dario Ceccarelli, Il sovversivo in casa Berlusconi, in l'Unità, 3 luglio 1987. URL consultato il 17 gennaio 2015 (archiviato dall'url originale il 12 novembre 2014).
  24. ^ Andrea Schianchi, Sacchi cuore e batticuore, in La Gazzetta dello Sport, 14 gennaio 2001. URL consultato il 17 gennaio 2015.
  25. ^ 01/05/1988: quel Napoli-Milan passato alla storia, su milannews.it, 23 ottobre 2010. URL consultato il 17 gennaio 2015.
  26. ^ Racconti Epici: Milan - Real Madrid 5-0, su dnamilan.com, 29 dicembre 2011. URL consultato il 17 gennaio 2015 (archiviato dall'url originale il 17 gennaio 2015).
  27. ^ Francesca Fanelli, 1989, Una punizione di Evani dà al Milan l'Intercontinentale [collegamento interrotto], su corrieredellosport.it, 17 dicembre 2011. URL consultato il 17 gennaio 2015.
  28. ^ Mario Gherarducci, Lo Bello: " Quel Diavolo era cotto, non fui io a bruciarlo ", in Corriere della Sera, 25 gennaio 1997. URL consultato il 17 gennaio 2015 (archiviato dall'url originale il 15 dicembre 2014).
  29. ^ Gianni Brera, Il trionfo della tattica, in la Repubblica, 24 maggio 1990. URL consultato il 17 gennaio 2015.
  30. ^ Licia Granello, Basta Rijkaard, Milan alle stelle, in la Repubblica, 24 aprile 1990. URL consultato il 17 gennaio 2015.
  31. ^ Bruno Perucca, Matarrese fa la rivoluzione per Sacchi, in La Stampa, 19 ottobre 1991, p. 25.
  32. ^ Fabio Monti, Sacchi ha deciso: fuori Zenga, in Corriere della Sera, 5 settembre 1992. URL consultato il 17 gennaio 2015 (archiviato dall'url originale il 21 novembre 2015).
  33. ^ Vialli se ne va prima ancora di arrivare, in Corriere della Sera, 9 settembre 1995, p. 37 (archiviato dall'url originale il 17 gennaio 2015).
  34. ^ Franco Melli, Sacchi stavolta gioca in difesa, in Corriere della Sera, 8 giugno 1992. URL consultato il 17 gennaio 2015 (archiviato dall'url originale il 17 gennaio 2015).
  35. ^ Luca Valdiserri, Gianfranco Teotino, All'ultimo respiro Baggio trovò se stesso, in Corriere della Sera, 6 luglio 1994, p. 2. URL consultato il 17 gennaio 2015.
  36. ^ Gianfranco Teotino, La resurrezione dell'Arrigo, in Corriere della Sera, 10 luglio 1994, pp. 1–3. URL consultato il 17 gennaio 2015.
  37. ^ Giancarlo Padovan, Luca Valdiserri, Baggio ci porta in paradiso, in Corriere della Sera, 14 luglio 1994, p. 3. URL consultato il 17 gennaio 2015.
  38. ^ Tommaso Pellizzari, Da Baggio a McEnroe e Schumi: come si sbaglia un punto decisivo, in Corriere della Sera, 31 ottobre 2006, p. 53. URL consultato il 17 gennaio 2015.
  39. ^ Luca Valdiserri, Gianfranco Teotino, All'ultimo respiro Baggio trovò se stesso, in Corriere della Sera, 6 luglio 1994, p. 2. URL consultato il 17 gennaio 2015 (archiviato dall'url originale il 15 dicembre 2014).
  40. ^ Giancarlo Padovan, Bye bye Italia: si torna a casa, in Corriere della Sera, 20 giugno 1996, p. 3. URL consultato il 17 gennaio 2015 (archiviato dall'url originale il 17 gennaio 2015).
  41. ^ Marco Tarozzi, La storia degli Europei - 1996 Germania, in Calcio 2000, n. 29, aprile 2000, p. 61.
  42. ^ Marco Ansaldo, Sacchi: «Sono ritornato dove mi ha portato il cuore», in La Stampa, 3 dicembre 1996, p. 31.
  43. ^ Giancarlo Padovan e Giancarla Ghisi, Effetto Sacchi, Milan fuori dall'Europa, in Corriere della Sera, 5 dicembre 1996, p. 40 (archiviato dall'url originale il 3 dicembre 2013).
  44. ^ Gianni Mura, Disastro Sacchi & C., una sconfitta storica, in la Repubblica, 7 aprile 1997.
  45. ^ È ufficiale, Arrigo Sacchi allenerà l'Atletico Madrid, su repubblica.it, 4 maggio 1998.
  46. ^ Sacchi no se pronuncia sobre el futuro de Kiko y Caminero, su elpais.com, 17 giugno 1998.
  47. ^ Sacchi, esonero da 17 miliardi, in la Repubblica, 15 febbraio 1999.
  48. ^ Jesus Gil il terribile 21 tecnici in 12 anni, in la Repubblica, 16 febbraio 1999.
  49. ^ Sacchi dà l'addio al calcio: "Sono sfinito", in Corriere della Sera, 16 febbraio 1999 (archiviato dall'url originale il 1º giugno 2015).
  50. ^ Fabio Monti, Roberto De Ponti, Troppo stress, Sacchi lascia il Parma, in Corriere della Sera, 2 febbraio 2001, p. 9. URL consultato il 17 gennaio 2015 (archiviato dall'url originale il 17 gennaio 2015).
  51. ^ Roberto Perrone, Parma torna all'antico e si aggrappa a Sacchi, in Corriere della Sera, 21 dicembre 2001, p. 44. URL consultato il 17 gennaio 2015 (archiviato dall'url originale il 17 dicembre 2014).
  52. ^ Giovanni Egidio, Sacchi, nuovo addio - "Ma non torno al Milan", su repubblica.it, 31 maggio 2003. URL consultato il 17 gennaio 2015.
  53. ^ Per Sacchi un Natale Real, su gazzetta.it, 21 dicembre 2004. URL consultato il 17 gennaio 2015.
  54. ^ Arrigo Sacchi al Real: è ufficiale - Madrid vuole tornare a vincere, su repubblica.it, 21 dicembre 2004. URL consultato il 17 gennaio 2015.
  55. ^ Valerio Clari e Carlo Laudisa, Real Madrid, Sacchi se ne va, su gazzetta.it, 6 dicembre 2005.
  56. ^ Comunicato Stampa - Consiglio federale (PDF), su figc.it, 4 agosto 2010. URL consultato il 17 gennaio 2015 (archiviato dall'url originale il 15 novembre 2012).
  57. ^ Altro scossone in Figc, lascia anche Sacchi: "Troppo stress", su goal.com, 30 luglio 2014. URL consultato il 17 gennaio 2015.
  58. ^ Arrigo Sacchi lascia incarico giovanili: "Troppo stress, mi dispiace", su repubblica.it, 30 luglio 2014.
  59. ^ La Gazzetta diventa Azzurra: un'edizione da collezione per un Europeo tutto da vivere, su La Gazzetta dello Sport. URL consultato il 13 giugno 2021.
  60. ^ Arrigo Sacchi - La favola di un visionario (2023) - Amazon Prime Video, su Flixable. URL consultato il 16 aprile 2023.
  61. ^ (ES) Entrenador:Arrigo Sacchi, su lfp.es (archiviato dall'url originale il 10 gennaio 2008).
  62. ^ Sacchi, che ha vinto il trofeo per due volte, condivide questo primato con Ferruccio Valcareggi, Tommaso Maestrelli, Nils Liedholm e Giovanni Trapattoni; a differenza degli altri, però, Arrigo Sacchi è stato l'unico ad aver vinto il premio Seminatore per due edizioni consecutive.
  63. ^ Guerin d'oro allenatori, p. 6. URL consultato il 14 gennaio 2011 (archiviato dall'url originale l'11 aprile 2012).
  64. ^ Gabriele Zompi, Arrigo Sacchi in “Mostra” a Fusignano (RA), su ilcomuneinforma.it, 4 settembre 2007. URL consultato il 17 gennaio 2015 (archiviato dall'url originale il 17 gennaio 2015).

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