António Costa, primo ministro del Portogallo, si è dimesso - la Repubblica

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Scandalo in Portogallo: si è dimesso António Costa, il faro dei socialisti Ue

Scandalo in Portogallo: si è dimesso António Costa, il faro dei socialisti Ue

Il capo del governo socialista coinvolto in un caso di corruzione su presunti favori a imprese dei settori dell’idrogeno e del litio. Arrestato il suo capo di gabinetto

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LISBONA — Un terremoto politico, una doccia fredda sulla carriera finora esemplare del primo ministro portoghese António Costa, uno dei pochi capi di governo socialisti d’Europa, e tra i più apprezzati dell’Ue, costretto alle dimissioni al culmine di una giornata cominciata con una raffica di perquisizioni e arresti. Nel mirino della polizia giudiziaria, un caso di presunte tangenti pagate per lo sfruttamento di due miniere di litio a Montalegre, Nord del Portogallo, e quella di Barroso, e a Boticas, oltre all’assegnazione di un mega appalto per la produzione di idrogeno a una società privata di Sines.

Di primo mattino la polizia irrompe negli uffici del primo ministro, procede ad altre 43 perquisizioni, fruga nei ministeri dell’Ambiente e delle Infrastrutture, scava negli archivi della Segreteria di Stato, vola a Sines, nel Sud, e passa al setaccio la sede della Start Campus, società leader degli ecosistemi; poi passa nel palazzo dell’Assemblea regionale e procede ad altre perquisizioni sequestrando montagne di materiale. Quindi consegna 5 ordini di cattura. Sono nomi di peso, primi fra tutti Vítor Escária, capo di gabinetto del primo ministro, e il braccio destro e “migliore amico” dello stesso premier Diogo Lacerda Machado. Tra gli indagati, il ministro delle Infrastrutture Joao Galamba e il presidente del cda dell’Agenzia per la protezione dell’ambiente (Apa).

Ma la scossa più forte arriva quando Costa scopre di essere tra le persone colpite dal provvedimento restrittivo. Le accuse sono pesanti: traffico di influenza, partecipazione economica ad affari, acquisizione indebita di vantaggi. Reati che prevedono fino a 10 anni di carcere. Costa cade dalle nuvole. Si difende ma si mette anche subito a disposizione della magistratura. Fioccano le indiscrezioni, assicurano che gli inquirenti hanno in mano almeno tre intercettazioni nelle quali lo stesso leader socialista si sarebbe compromesso con uno degli arrestati già sotto inchiesta da mesi per l’appalto sull’idrogeno.

Il primo ministro annuncia le dimissioni dopo un rapido confronto con il presidente della Repubblica Marcelo Rebelo de Sousa. «Devo preservarmi», dirà alla stampa, «è necessario che i cittadini abbiano piena fiducia in chi ricopre la carica di premier». Ai giornalisti ricorda quanto ha fatto sia come ministro della Giustizia, sia come premier. «Mai come in questo momento la polizia giudiziaria ha avuto tanti mezzi per combattere la corruzione e la criminalità economica e finanziaria aumentata in modo preoccupante. Di questo sono orgoglioso». Sembra l’ultimo atto di una difesa che lo impegnerà a lungo. Non ha dubbi sul suo futuro: «Non mi ricandiderò. È una fase della vita che è finita».

Si chiude nel peggiore dei modi la lunga carriera politica di uno dei leader europei più apprezzati. Conserva anche in questi difficili frangenti quell’ottimismo che l’ha accompagnato in quasi 40 anni di carriera. È stato sindaco di Lisbona, ministro della Giustizia, ora premier. Ha stravinto le ultime elezioni con maggioranza assoluta. Ha guidato il Partito socialista portoghese con passione e intelligenza. Ha reso ricco e moderno un Paese rimasto a lungo ai margini del cuore politico dell’Europa.

Tutti i partiti hanno accolto con favore le sue dimissioni. Una scelta obbligata. Ma pochi chiedono di scogliere il Parlamento. Solo l’estrema destra di Chega, assieme ai liberali, insiste per elezioni anticipate. Il presidente Rebelo de Sousa si è preso tempo fino a giovedì.

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