di dom Prosper Guéranger

Nell’aureola di incomparabile pace che la circonda, salutiamo in essa anche la terra di vittoria che oscura tutti i più famosi campi di battaglia: santuario dell’Immacolata Concezione, qui fu ripresa dalla nostra stirpe umiliata la grande battaglia (Apoc. 12, 7-9) iniziata presso il trono di Dio dalle celesti falangi; qui il drago scacciato dal cielo si vide schiacciare il capo, e Michele superato nella gloria lascia felice alla dolce sovrana che in dal suo destarsi all’esistenza si rivelava tale, il comando degli eserciti del Signore.
Qual labbro umano potrà descrivere l’ammirato stupore degli angelici principati, allorché la serena compiacenza della Santissima Trinità, passando dagli ardenti Serafini fino alle ultime schiere dei nove cori, fece chinare i loro sguardi di fuoco alla contemplazione della santità sbocciata d’un tratto nel seno di Anna? Il Salmista aveva detto della Città gloriosa le cui fondamenta si celano in colei che prima fu sterile: Le sue fondamenta sono poste sui monti santi (Sal. 86, 1); e le gerarchie celesti che coronano i pendii dei colli eterni scoprono qui altezze ignote che esse mai raggiunsero, vette che si avvicinano tanto alla divinità che questa già si appresta a porvi il suo trono.
Come Mosè alla vista del roveto ardente sull’Horeb, esse sono prese da un sacro terrore, riconoscendo al deserto del nostro mondo da nulla il monte di Dio, e comprendono che l’afflizione d’Israele sta per cessare (Es. 3, 1-10). Per quanto sotto la nube che ancora la copre, Maria nel seno di Anna è infatti già quel monte benedetto la cui base, il punto di partenza della grazia, sorpassa i fastigi dei monti dove le più sublimi santità create trovano il loro compimento nella gloria e nell’amore.

da: dom Prosper Guéranger, L’anno liturgico. – II. Tempo Pasquale e dopo la Pentecoste, trad. it. L. Roberti, P. Graziani e P. Suffia, Alba, 1959, p. 898.



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