Il vicecapocannoniere della Conference League (7 gol) ha trentatré anni ed è un attaccante norvegese, figlio di genitori emigrati dalla Tanzania. Si chiama Amahl Pellegrino, gioca al Bodø/Glimt e ha segnato una doppietta anche ieri in casa, nel 5-2 contro il Lugano. Negli ultimi tre anni ha segnato oltre cento gol e una giornalista norvegese ha scritto la sua biografia – dal titolo eloquente: Fotballproff mot alle odds, “calciatore professionista contro ogni previsione” – di cui il governo norvegese ha acquistato milleseicento copie distribuite a ciascuna biblioteca dello Stato. È un libro che parla di bullismo, razzismo, di come crescere in povertà in una zona svantaggiata della Norvegia. Una storia che ricorda un po’ quella di Zlatan Ibrahimović nel ghetto di Rosengård, a Malmö, sennonché Amahl Pellegrino non è conosciuto – né ha vinto – quanto Ibra. Perché allora la giornalista Karianne Braathen ci ha scritto un libro, che il governo norvegese ha distribuito ovunque? La risposta è nella quarta di copertina della biografia di Pellegrino, che nel 2017, in un’intervista a Dagsavisen, disse: «Ho letto “Jeg er Zlatan” il giorno in cui è uscito, è il primo libro che ho letto di mia volontà».

amahl pellegrino, attaccante del bodo glimtpinterest
Craig Williamson - SNS Group

«Venti anni fa – si legge nella quarta di Fotballproff mot alle odds – c’erano poche possibilità che questo ragazzo esile avrebbe realizzato il suo sogno. “Quando “Pelle” era piccolo, sua madre non poté permettersi di pagare la retta della scuola calcio. Da adolescente, gli dissero che era troppo magro. Amahl non si è arreso. A trent’anni, la svolta. Questa è la storia di come un ragazzo testardo di Hedensrud, Drammen è riuscito a diventare calciatore professionista contro ogni previsione». Partiamo dal principio. Hedensrud è un quartiere di Drammen, la quinta città norvegese per abitanti, a una quarantina di chilometri sud-ovest di Oslo, proprio per questo assiepata dai pendolari che quotidianamente, per studio o per lavoro, si recano nella capitale. Drammen è famosa per poco altro: gli impianti dove si pratica sci di fondo, il birrificio più antico del paese (Aass Bryggeri) e una squadra di calcio (Strømsgodset) che nella sua storia ha vinto due campionati e cinque coppe. Drammen è anche una delle città norvegesi più povere e, nel 2022, un abitante su tre era immigrato, o figlio di immigrati. Pellegrino è nato cresciuto qui, con la madre Sarah e i tre fratelli: Anwar, Domi e Raul.

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La scuola non era una priorità di Pellegrino: «Nove giorni su dieci ero nell’ufficio del preside. Contava solo educazione fisica, per me – spiegava a VG – e frequentavo le persone sbagliate. Quando sei giovane, e stupido, a volte pensi sia la strada giusta. Il calcio mi ha salvato. Ho incontrato persone meravigliose». Come uno dei suoi primi allenatori, Ronny Lian, scomparso però improvvisamente nel 2009: «È stato uno shock, per tre settimane ho smesso di giocare a calcio». A quel punto, Amahl Pellegrino aveva già cambiato tre squadre (Skiold, Glassverket, Åskollen Fotballklubb) e nella sua vita sarebbe entrata la graphic designer Helle Fretheim, che lo accompagnava alle partite in trasferta con la sua Nissan (e ha curato l’impaginazione del libro Fotballproff mot alle odds): «Non fosse per lei, anziché calciatore, sarei probabilmente diventato un delinquente». La madre di Pellegrino, Sarah, era impegnata a crescere gli altri figli e lavorare, prima come addetta alle pulizie, poi cameriera. Amahl aveva già smesso di prendere l’autobus alla fermata di Hedensrud e avviato la carriera da calciatore in Serie B della Norvegia, prima Drammen FK, poi Bærum. Con una promessa: non bere alcool prima dei ventiquattr’anni.

Nel 2014, Amahl Pellegrino esordiva in Serie A norvegese (Eliteserien) col Lillestrøm. Sembra l’inizio di un’ascesa in stile Ibrahimović e invece ha cambiato maglie (Mjøndalen e Strømsgodset) ma sempre segnato poco. Nel 2019 si trasferiva in quel che poteva essere l’ennesima tappa della sua anonima carriera (Kristiansund) e invece segnò trentatré gol in un anno e mezzo. Visto il rendimento, Pellegrino firmò un ricco contratto di 18 mesi con un club dell’Arabia Saudita (Damac), ma dopo soli sei mesi – accumulato il denaro necessario per comprare casa alla madre – tornava in Norvegia al Bodø/Glimt, prima squadra del circolo polare artico a vincere il campionato a cui per anni i club della regione non poterono partecipare. In 117 gare coi gialloneri, ha segnato 74 gol – uno alla Roma di Mourinho in una vittoria per 6-1 nell'ottobre 2021 – e dispensato 41 assist. Miglior marcatore dell’Eliteserien 2022, oggi Pellegrino vive con la moglie Hanne e la figlia Alissia a Bodø: «Avevo un carattere irascibile. Non perché non m’importasse il calcio, credo mi importasse troppo», disse a Dagsavisen. Il suo segreto? «Vengo da un posto dove le cose non sono mai arrivate gratis».

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Matteo Albanese

Classe 1997, genovese e genoano (pure non in quest'ordine), ha studiato a Savona spaziando tra il giornalismo e la SEO. Ha scritto e scrive tra gli altri per La Gazzetta dello Sport, Rivista Undici, PianetaGenoa1893.net e Cronache di Spogliatoio. Nel 2018 ha pubblicato 'Narrami, o Dellas', un libro sulla Grecia vincitrice dell'Europeo di calcio 2004. Fin qui solo calcio, ma c'è altro: playlist di musica elettronica, biografie, una genuina ossessione per l'IKEA e le storie scandinave.