C'erano una volta in Russia lo zar, la zarina e i loro cinque figli, e c'era il popolo affamato che non ne poteva più di vederli vivere nel lusso mentre mancava il pane e gli uomini erano al fronte per combattere una guerra senza un senso (ammesso che ci siano guerre con un senso). Così, dopo tutta una serie di avvenimenti molto noti, lo zar Nicola II, la zarina Alice, le quattro figlie Olga, Tatiana, Maria e Anastasia, e l'unico figlio maschio, lo zarevic Aleksej furono fatti prigionieri dai bolscevichi, lo zar abdicò, e nella notte fra il 17 e il 18 luglio del 1918 tutta la famiglia Romanov fu sterminata in uno scantinato di Ekaterinburg. Da quel momento calò uno dei misteri più foschi della storia dell'umanità sui loro resti, sugli effetti personali e sui gioielli della corona imperiale russa, a partire dall'agghiacciante racconto di chi si lamentava di quanto fosse stato difficile uccidere le tre figlie maggiori perché, si accorsero dopo, i proiettili rimbalzavano su collane, bracciali, anelli, medaglie e pietre preziose cuciti nei loro corsetti, da barattare in caso di necessità. Le gioie nascoste vennero rimosse dagli abiti e sequestrate dai membri del corpo di polizia sovietico appena costituito. Ma che fine ha fatto la maggior parte del tesoro della famiglia imperiale, quello che si vede nelle loro fotografie d'epoca?

nicola ii zarina alexandra circa 1754 the romanovs ruling family of russia 1913 nicholas ii 1868 1918, tsar of russia 1894 1917, with his wife and children, including the tsarevich alexi who suffered from haemophilia photo by universal history archivegetty imagespinterest
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L’ultimo zar Nicola II, la Zarina Alexandra e i loro cinque figli

Ogni tanto ne spunta fuori un pezzo. Nel 2010 un collezionista americano acquistò per 13 dollari, in un mercatino, un vecchio orologio celato in un uovo di latta dorata con tre piedi, decorato di vetri colorati. Poi si accorse che la latta era oro massiccio coperto di diamanti e zaffiri, e che si trattava di una delle famose Uova di Fabergé della collezione dello zar, dal valore di 33 milioni di dollari. Come fosse arrivato in un mercatino delle pulci negli Stati Uniti, non si sa. Per lungo tempo si è data per buona la leggenda secondo cui, poco prima di finire in mano ai bolscevichi, lo zar e la zarina avessero smembrato e spedito all'estero il tesoro per raggiungerlo più avanti, se le cose si fossero messe male. Siccome nel 1917 un treno merci è deragliato finendo nel lago Baikal, il più profondo del mondo, si è pensato che il tesoro stesse viaggiando in uno dei suoi vagoni e che fosse finito sul suo fondo, a 1640 metri sotto la superficie. Un po' più di chiarezza si è fatta dopo la fine dell'Unione Sovietica, con l'apertura dei primi archivi. Sono emerse le foto delle gioie rimosse dai corsetti e si è scoperto che l'imperatrice Alessandra, detta Alice, era riuscita a portare con sé molti dei gioielli durante la prigionia a Tobolsk e aveva incaricato il cameriere di famiglia Chemodurov di affidarli alla madre superiora del monastero di Tobolsk. Poco prima della morte, la Madre Superiora li affidò alla sua assistente, che li tenne nascosti nel convento.

alix of hesse and by rhine, later alexandra feodorovna 6 june 1872   17 july 1918, was empress consort of russia as spouse of nicholas ii, the last emperor of the russian empire photo by photo12universal images group via getty imagespinterest
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La zarina Aleksandra Fëdorovna Romanova

Quando negli anni 20 le monache furono sfrattate, la monaca passò i gioielli a una persona di fiducia che li tenne nascosti fino al 1933, quando il governo sovietico tracciò tutti i passaggi dei preziosi scomparsi fino ad arrivare all'uomo, che si chiamava Kornilov, il quale ha dovuto consegnarli. Si trattava di 154 pezzi tra spille, diademi, fermagli per capelli, bracciali, pendenti, croci e collane realizzati in oro o in platino, con una gran quantità di diamanti, smeraldi, acquemarine, ametiste, corniole e acquemarine, e alcune monete d'oro. Quasi tutto oggi è esposto nel Museo del Cremlino, insieme alla sontuosa Corona Imperiale fatta realizzare da Caterina la Grande nel 1762 dal gioielliere George Eckart e dall’intagliatore di diamanti Jeremiah Pozier. Ma questi preziosi sono passati per un periodo in mano al governo irlandese come pegno per un prestito di 25mila dollari al governo dell'Unione Sovietica, che nel 1920 aveva le casse vuote. Il debito fu saldato dopo 28 anni, quando l'Irlanda stava per mettere tutto all'asta e l'ambasciatore russo ha sudato sette camicie per mediare il recupero a un prezzo sostenibile. Ma di tutto quel tesoro di famiglia qualcosa era riuscito a passare le maglie della Rivoluzione Russa, anche nel bagaglio degli aristocratici che sono fuggiti in tempo.

corona imperiale russa del 1762 the imperial crown of catherine ii the great found in the collection of state hermitage, st petersburg photo by fine art imagesheritage imagesgetty imagespinterest
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La corona imperiale russa del 1762

Nel 1935 a New York è comparsa la collezione Hammer di "preziosi della Russia imperiale" (che si vede nel filmato). Si trattava di una raccolta di vassoi e servizio da tè in oro, piatti di porcellana bordati d'oro con lo stemma Romanov, una brocca da tavola con inserti in oro, una penna gioiello, varie uova di Fabergé e il cofanetto di gioielli della zarina Alexandra che conteneva molte collane di perle, un cameo con il ritratto in miniatura del suo unico figlio maschio emofiliaco, lo zarevich Alexei, che la zarina teneva al collo, insieme a un ritratto in miniatura del marito, lo zar Nicola II. Più di recente, nel 2019 Christie's ha battuto all'asta per 4 milioni di dollari uno smeraldo da 75 carati che apparteneva ai Romanov dai tempi di Caterina la Grande, e l'anno scorso ha venduto una spilla e due orecchini, tutto messo in salvo dalla duchessa Maria Pavlovna, la moglie del granduca Vladimir Alexandrovich di Russia, zio dell'ultimo imperatore, che li fece portare fuori dal paese da un amico prima di espatriare lei stessa. Di questo tesoro messo in salvo fa parte anche uno dei diademi più famosi della regina Elisabetta, la tiara Vladimir realizzata per la granduchessa Pavlovna dall'orafo imperiale Bolin. Alla morte della granduchessa sua figlia la mise in vendita perché si era danneggiata durante il viaggio dalla Russia, e a comprarla fu la regina Mary, moglie di Giorgio V, che la fece modificare in modo da poter sostituire gli smeraldi con le perle a piacimento. É così che uno dei pezzi più belli della ricchezza della famiglia Romanov ha continuato a vivere, ed è arrivato fino a noi ben saldo sulla longeva testa di Elisabetta II.

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La regina Elisabetta con la tiara Vladimir