X-Men - Giorni di un futuro passato Recensione

X-Men: Giorni di un futuro passato - la recensione del 7° film della saga

19 maggio 2014
3.5 di 5
34

Il più ambizioso dei film sui mutanti, tra fascino retrò e grandi interpretazioni.

X-Men: Giorni di un futuro passato - la recensione del 7° film della saga

Al settimo film, il tema cardine delle storie sugli X-Men è fin troppo oliato. La discriminazione e l'emarginazione che vivono i mutanti in quanto diversi erano state ben descritte nei primi due capitoli. A partire dal terzo e con l'arrivo degli altri supereroi Marvel, si è cercato di allargare ogni spazio narrativo che potesse giustificare una nuova storia, da quelle individuali sul personaggio più rappresentativo, Wolverine, alle collettive con una nuova generazione di attori. Che si dovesse continuare era fuori discussione, vista l'appetibilità dei cinecomic e, comunque, gli X-Men hanno il merito di essere stati i primi supereroi al cinema di spessore, intensi e spettacolari. Se non si può raccontare una storia nuova, gli autori passano al piano B: si cambia il punto vista.

X-Men: Giorni di un futuro passato comincia commettendo un parziale passo falso. Anche se la questione dell'assenza di idee originali non sembra turbare Hollywood e i manager degli studios, un nuovo film la cui premessa è un mondo post-apocalittico rovesciato da macchine ribelli è di poco conforto per lo spettatore amante della science-fiction. Accantonato il déjà vu, l'elemento nostalgico degli attori originali McKellen e Stewart (ma sì, anche Halle Berry) produce una sorta di gradevole effetto anestetico. Hugh Jackman non fa testo essendo immortale e onnipresente come il suo personaggio.

Stanchi di nascondersi e, soprattutto, prossimi alla morte per mano di imbattibili sentinelle robot costruite con il gene della mutazione e capaci di neutralizzare qualunque potere, gli X-Men spediscono Wolverine indietro nel tempo. Precisamente è la sua coscienza a viaggiare a ritroso per prendere possesso del suo stesso corpo all'inizio degli anni 70. La missione è convincere i giovani Magneto e il Professor X a collaborare per impedire che Mystica uccida uno scienziato ostile ai mutanti innescando il susseguirsi di eventi dal tragico scenario futuristico.  

Come per la crisi dei missili di Cuba di X-Men: L’inizio, anche Giorni di un futuro passato attinge alla tumultuosa storia politica degli Stati Uniti rendendola parte della trama. Non solo Richard Nixon è un personaggio che gli sceneggiatori si divertono a palleggiarsi, anche Magneto è agli arresti in una prigioni di plastica nei sotterranei del Pentagono perché sospettato di aver deviato la pallottola che ha ucciso John F. Kennedy dieci anni prima. Il fascino retrò tra realtà e finzione attecchisce e la serietà della storia è ben smorzata da una versione hippie del Professor X e dall’aspetto di Wolverine che potrebbe essere uno dei fratelli Gibb dei Bee Gees.

Bryan Singer torna dunque alle origini dopo aver diretto i poco soddisfacenti Il cacciatore di giganti, Operazione Valchiria e Superman Returns. Rispetto a quelle compatte di Matthew Vaughn (X-Men: L’inizio) e James Mangold (Wolverine: L’immortale ), la sua regia è di gran lunga più ambiziosa. In un solo film riunisce di fatto due generazioni di attori trattandoli come gemme e riuscendo a incastonarli in una parure narrativa che resta incredibilmente in piedi. Il regista non rischia con le aspettative del pubblico e sacrifica spunti originali preferendo valorizzare quelle gemme che possiede. Garantisce una vetrina per ognuno dei suoi attori e viene ripagato ampiamente: Jackman è ormai in simbiosi con Wolverine, Fassbender e McAvoy sono più che degni eredi di McKellen e Stewart, Jennifer Lawrence si conferma carismatica e matura a sufficienza per sostenere le crescenti responsabilità del suo ruolo. Oltre alla memorabile sequenza dello stadio sollevato da Magneto, Synger fa rimpiangere ogni spettatore di non essere un mutante di fronte quando il nuovo arrivato Quicksilver, interpretato da Evan Peters, neutralizza un conflitto a fuoco al Pentagono. La super velocità del mutante ridicolizza chiunque altro nella stanza ricordando un inciso importante: la diversità può offrire prospettive ineguagliabili.

 



  • Giornalista cinematografico
  • Copywriter e autore di format TV/Web
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