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Whistleblowing, ecco come funziona e le conseguenze delle denunce

Coinvolti dalla nuova normativa i datori di lavori privati, con una media nell’anno di almeno 50 dipendenti, e alcuni datori del settore pubblico

di Giampiero Falasca

(tippapatt - stock.adobe.com)

2' di lettura

Mancano pochi giorni alla prima tappa applicativa per le imprese chiamate ad attuare le nuove regole sul cosiddetto whistleblowing, contenute nel Dlgs 24/2023. Con questo decreto il legislatore, in attuazione di alcuni principi comunitari espressi nella direttiva Ue 2019/1937, ha rafforzato le regole già esistenti, ampliando la portata delle norme che impongono l’adozione di sistemi di segnalazione aziendale degli illeciti.

I datori di lavoro

Sono coinvolti dalla nuova normativa oltre che i datori di lavori privati con una media nell’anno di almeno 50 dipendenti anche alcuni datori del settore pubblico (amministrazioni pubbliche, autorità amministrative indipendenti, enti pubblici economici organismi di diritto pubblico, eccetera).

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L’entrata in vigore

Il decreto entrerà in vigore in momenti diversi. Da sabato 15 luglio l’obbligo di predisporre canali di segnalazione scatta a carico dei soggetti pubblici e dei datori privati che hanno impiegato, nell’ultimo anno, una media di almeno 250 lavoratori subordinati a tempo indeterminato o determinato, nonché di quelli che si occupano di alcuni specifici settori (servizi, prodotti e mercati finanziari, sicurezza dei trasporti, tutela dell’ambiente, eccetera), anche se nell’ultimo anno non hanno raggiunto il requisito dimensionale minimo di 50 dipendenti. Confermato l’obbligo anche per i datori che adottano i modelli di organizzazione e gestione di cui al Dlgs 231/2001, anche qui a prescindere dalle dimensioni. Per le imprese che hanno impiegato tra i 50 e i 249 dipendenti nell’ultimo anno, la scadenza è invece fissata al 17 dicembre 2023.

Gli obblighi

Ma quali sono gli obblighi che entrano in vigore in queste scadenze? Il primo è quello di dotarsi di una piattaforma di segnalazione sicura, che protegga la riservatezza dell’identità e i dati personali di chi denuncia condotte illecite. Le imprese dovranno, quindi, gestire le segnalazioni tramite software che utilizzano sistemi crittografici, capaci di garantire la riservatezza dell’identità di chi segnala, della persona coinvolta e del contenuto della segnalazione stessa. Inoltre, il trattamento dei dati personali e la documentazione inerente alle segnalazioni dovranno essere gestite rispettando le regole e i principi Gdpr.

Le segnalazioni

I canali di segnalazione potranno essere diversi: di norma si dovrà usare quello interno (nell’ambito del contesto lavorativo), ma in casi particolari si potrà ricorrere a quello esterno (Anac), alla divulgazione pubblica o alla denuncia all’Autorità giudiziaria. Le segnalazioni dovranno avere a oggetto comportamenti, atti od omissioni che ledono l’interesse pubblico o l’integrità dell’amministrazione pubblica o dell’ente privato (ad esempio, illeciti amministrativi, contabili, civili o penali) o condotte rilevanti in base al Dlgs 231/2001.

Le nuove norme dovranno essere attuate in maniera effettiva, onde evitare l’applicazione del rigoroso sistema di sanzioni previsto dalla nuova normativa, irrogata da Anac, che variano da 10mila a 50mila euro se non vengono istituiti canali di segnalazione, se non sono adottate procedure per l’effettuazione e la gestione delle segnalazioni, e in caso di condotte ritorsive; senza dimenticare le multe applicabili per le violazioni del Gdpr.

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