Vita di Vittorio Alfieri
Nasce ad Asti nel 1749 da una nobile e ricca famiglia e muore nel 1803 a Firenze, dunque è pienamente inserito nel contesto storico nel 700'. Il padre muore quando ha appena un anno e la made si risposa. Dall'età di nove anni inizia a frequentare la Reale Accademia di Torino, ma ben presto si rende conto che la vita accademica non fa per lui e all'età diciassette anni esce dal Piemonte per intraprendere una serie di viaggi in Italia e in Europa (si allontanerà spesso dalla regione torinese,dal carattere conservativo e retrogrado, che non si confà al suo spirito inquieto e tormentato).La sua vita è all'insegna di una ricerca spasmodica della libertà, che lo porterà a viaggiare molto.
A causa però della sua scarsa preparazione e come egli stesso racconta nella sua autobiografia, la Vita, non riuscirà a trarre un sufficiente frutto culturale da quei viaggi, che pur "gli allargano le idee". Decide quindi di ritornare in Italia e stabilirsi a Torino. Ed è proprio nel 1774 in questa città che,mentre assiste un'amante malata, viene ispirato dagli arazzi in casa di lei per la composizione di una tragedia, Cleopatra. L'opera viene fatta rappresentare a teatro e, pur imperfetta, ha un successo tale da far capire ad Alfieri che la sua vocazione è quella dello scrittore. Da questo momento in poi si cimenterà accuratamente negli studi letterari, sperimentando diversi generi, come la satira, la commedia, la tragedia (che più si confà al suo animo tormentato) e l'autobiografia. la sua insoddisfazione, la sua incessante ricerca di una libertà caratterizzerà la sua vita anche dal punto di vista sentimentale: tardi si avvicinerà ad una donna, Luisa Stolberg, moglie dell'anziano pretendente al trono d'Inghilterra Edoardo Stuart, che rimarrà con lui tutta la vita. Nel 1778 decide di "spiemontizzarsi": questo è un punto saliente della sua vita, importante per comprendere anche la sua personalità. Decide di liberarsi anche legalmente dall'essere piemontese, non solo per svincolarsi da quell'ambiente arcaico per lui, ma anche per non chiedere continui permessi per viaggiare, non sottoporre le sue opere a censura, e decide dunque di rinunciare al titolo nobiliare e ad una parte della sua eredità a favore della sorella Giulia. Questa ricerca della libertà lo porterà nel 1786 a Parigi, città in cui si stabilirà con la sua compagna. I suoi ideali verranno alimentati dallo scoppio della rivoluzione francese: se in un primo momento esalterà i suoi sviluppi e si dimostrerà fautore di quei valori, che esalterà nell'ode Parigi sbastigliato, alla fine con un altro componimento, il poemetto satirico il Misogallo, lascerà emergere gli orrori della rivoluzione e ne disegnerà una critica. Si allontana da Parigi e ritorna in Italia, a Firenze. Negli ultimi anni della sua vita, dal 1800 al 1803 darà spazio alla sua vena satirica e comporrà quattro commedie politiche: L'uno, I pochi, I molti e L'antidoto. Morirà nel 1803 e la sua salma verrà traslata nella Chiesa di S.Croce a Firenze per volere della sua amata Luisa Stolberg.
Pensiero
Come si evince anche dalla sua vita, dalla volontà di "spiemontizzarsi", di non avere vincoli e dai suoi continui spostamenti in Europa e in Italia,una prerogativa dell'animo alfieriano è la ricerca della libertà, una libertà che non vuole trovare solamente esteriormente, ma anche interiormente, nel proprio spirito. L'esaltazione della libertà si trova in moltissime sue opere e si articola anche in diverse forme: la libertà politica, la libertà dell'intellettuale dal potere fino alla libertà stessa dell'individuo.