Vanilla Sky: recensione del film con Tom Cruise e Penélope C...
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Vanilla Sky di Cameron Crowe – Il filo nascosto

Per il nuovo appuntamento, parliamo ancora di realtà alternative con Vanilla Sky.

«Le piccole cose. Niente è più grande, vero?», dice l’ereditiere David Aames interpretato da Tom Cruise in un momento cruciale di Vanilla Sky. Una constatazione semplice e universale, che tuttavia è allo stesso tempo sintesi e chiave di lettura del film di Cameron Crowe, remake a stelle e strisce del cult spagnolo di Alejandro Amenábar Apri gli occhi. In questi 136 minuti carichi di fascino e suggestione, spaziamo liberamente dal romanticismo alla fantascienza, dal thriller a sfumature horror, dal grottesco al dramma esistenziale, perdendoci nei più reconditi anfratti della mente, fra sogni lucidi e occhi chiusi e spalancati (Eyes Wide Shut?), per poi ricordarci che l’essenza intima della nostra esistenza è fatta di tante piccole reazioni e conseguenze agli innumerevoli stimoli da cui siamo circondati.

Dopo il precedente capitolo della nostra rubrica Il filo nascosto dedicato a Strange Days di Kathryn Bigelow, emblema dei turbamenti e dei timori connessi alla fine dello scorso millennio, parliamo ancora di realtà alternative e virtuali con Vanilla Sky, che è invece a suo modo un simbolo dello smarrimento generale post 11 settembre, tragico spartiacque storico e culturale accaduto appena pochi mesi prima del debutto in sala del film. Ed è proprio nella Manhattan ferita al cuore dal terrorismo che comincia l’odissea di David Aames, che prima di iniziare una nuova giornata alla guida della casa editrice di famiglia vive un incubo a occhi aperti in una Times Square spettrale, circondato da luci, suoni e immagini ma disperatamente solo.

Vanilla Sky: lo smarrimento della società moderna, fra sogno lucido e amara realtà

Vanilla Sky

Terminato questo spaventoso sogno, David si rituffa nella sua vita apparentemente perfetta, in compagnia del suo amico del cuore Brian Shelby (Jason Lee). Proprio quest’ultimo, durante la festa di compleanno di David, presenta all’amico Sofia Serrano (Penélope Cruz), che immediatamente attrae il giovane ereditiere. Questo porta alla gelosia di Julianna Gianni (Cameron Diaz), con cui David vive un rapporto complesso e tormentato, per la frustrazione di lei. Dopo aver trascorso la notte con Sofia, accarezzando per la prima volta il sogno del vero amore, al mattino David trova ad aspettarlo proprio Julianna, che dopo averlo convinto a salire in macchina con lei gli rivela i suoi veri sentimenti, in chiaro stato di alterazione psichica. In preda alla rabbia e alla delusione, la donna conduce l’auto verso un disastroso schianto.

Al risveglio dopo diversi giorni di coma, David scopre che Julianna ha perso la vita nell’incidente, mentre lui si ritrova col volto sfigurato, nonostante un tentativo di ricostruzione facciale. L’uomo cerca quindi di riallacciare i rapporti con Sofia, ma si ritrova ben presto in preda ad allucinazioni sempre più inquietanti e violente, faticando a distinguere la realtà dall’illusione. In un susseguirsi di rivelazioni, false piste e spiazzanti colpi di scena, David giunge finalmente alla verità, ben più disorientante di ogni sua fantasia.

I riferimenti cinematografici e musicali

Vanilla Sky

Sulla scia dei successi di Jerry Maguire e dell’autobiografico Quasi famosi, Cameron Crowe firma un’opera suggestiva e ammaliante, che dietro le tante maschere del racconto e dei suoi protagonisti cela la capacità di cogliere il senso di disorientamento e turbamento della società di inizio millennio, in bilico fra slanci tecnologici e il bagaglio di esperienze, cultura ed emozioni legate ai decenni precedenti. Non è un caso infatti che un racconto incentrato su uno spunto puramente fantascientifico (la possibilità di estendere la vita umana criogenizzando il corpo e mantenendo la mente all’interno di un sogno lucido) sposi un’infinita serie di omaggi e riferimenti alla cultura pop, che spaziano dal cinema (fra i tanti Sabrina, Jules e Jim e Il buio oltre la siepe) alla televisione (l’episodio Shadow Play di Ai confini della realtà proiettato a Times Square), senza dimenticare la musica tanto cara al regista (l’album The Freewheelin’ di Bob Dylan).

«Ogni minuto che passa è un’occasione per rivoluzionare tutto completamente», dice Sofia a David. Consiglio che assume una sua precisa valenza solo nella scena finale, dal momento che il protagonista rimane al contrario aggrappato per buona parte di Vanilla Sky a una singola serata, l’unica in cui tutti i tasselli della sua vita sono andati realmente al posto giusto. La sera dopo la quale il racconto diventa un vero e proprio thriller psicologico e dell’anima, dando allo spettatore terreno fertile su cui elaborare teorie, interpretazioni e suggestioni, molte delle quali supportate dallo stesso regista (Cameron Crowe ha dichiarato che ci sono 5 possibili spiegazioni degli eventi di Vanilla Sky, che spaziano da quella enunciata dal supporto tecnico nell’epilogo alla teoria che l’intero film sia un sogno).

Siamo il risultato delle nostre esperienze e delle nostre scelte

Forse il senso ultimo di Vanilla Sky non sta né nella ricerca della soluzione dell’enigma dell’esistenza di David, né nella caccia al tesoro culturale allestita da Cameron Crowe, che abbraccia anche i Beatles (il protagonista vive nel Dakota Building in cui è vissuto e morto John Lennon, mentre la title song nominata all’Oscar è di Paul McCartney), le opere di Monet (in particolare La Senna ad Argenteuil) e addirittura Steven Spielberg, protagonista di un rarissimo cameo nelle battute iniziali del film.

Con il passare dei minuti, nonostante abbia una vita irraggiungibile per la quasi totalità degli spettatori, è facile entrare in empatia e connessione con David, la cui maschera in fondo non è altro che un modo per porre una barriera fra le sue fragilità e il resto del mondo. Qualsiasi sia la nostra interpretazione degli eventi, la dolorosa parabola del protagonista ci ricorda un concetto tanto semplice quanto importante, ovvero che siamo sì la somma delle scelte che facciamo, ma anche e soprattutto il risultato delle esperienze che abbiamo vissuto e delle opere che ci hanno ispirato.

Un concetto particolarmente caro a Cameron Crowe, che ha fatto confluire nel suo cinema molte delle sue esperienze giovanili come giornalista e critico musicale, ma più in generale comune a tutto il postmodernismo cinematografico e non, per cui la rielaborazione di ciò che è stato non è solo una possibile strada, ma l’unica via percorribile dopo un passato che ha già detto tutto il necessario.

Vanilla Sky: un remake centrato

Vanilla Sky

In mezzo a tanti remake privi di anima e spessore, Vanilla Sky acquista così un proprio senso compiuto, appoggiandosi fedelmente agli incubi di Alejandro Amenábar ma tracciando al tempo stesso un percorso intimo e originale, specchio di tempi tutt’altro che semplici. Tempi in cui l’immagine non è solo fallace, ma anche capace di depistarci e traviarci nella nostra quotidiana lotta per discernere il vero dal falso, il reale dall’immaginazione.

Nel gioco di sovrapposizioni e inganni allestito da Cameron Crowe, il volto dolce e accogliente di Penélope Cruz si scambia continuamente con quello più aggressivo e sinistro del personaggio di Cameron Diaz: due diverse proiezioni dell’irrisolvibile puzzle dell’amore e dei sentimenti, entrambe illusorie e transitorie, ma comunque persistenti nell’animo di David. Ancora più emblematico il personaggio del dottor Curtis McCabe, interpretato da un ottimo Kurt Russell: una spalla su cui piangere, un fidato terapeuta, un saggio mentore e un’amabile figura paterna, che nel finale si rivela però essere nient’altro che il frutto di un’intelligenza artificiale ben programmata, una copia di mille riassunti generata dai sogni e dai desideri di David.

Il finale di Vanilla Sky

Mentre i progressi tecnologici rendono ogni giorno Vanilla Sky meno fantascientifico e più futuribile, persiste l’ambiguità del progetto Life Extension, capace di generare ancora oggi sentimenti discordanti nello spettatore. Che cosa è meglio? Una realtà di tristezza e disperazione per ciò che poteva essere e non è stato, a causa della sfortuna, dei tempi sbagliati e della fallibilità umana, o una vita immaginaria forgiata sulle nostre aspirazioni, sulle storie che abbiamo amato e sugli amori che abbiamo perduto ma mai dimenticato?

L’epilogo di Vanilla Sky non scioglie il dubbio, lasciandoci con un ultimo commovente dialogo fra Sofia e David, ma anche con la scelta di quest’ultimo di lanciarsi dal tetto di un grattacielo inesistente, sotto un bellissimo cielo color vaniglia, per vivere una vita reale in un futuro che non gli appartiene, lontano anni luce dal mondo che ha lasciato. Ma come dice Stephen King nel toccante finale di It, «ciascuna vita crea la propria imitazione dell’immortalità», e forse per David e Sofia prima o poi arriverà l’agognato lieto fine. Magari quando saranno entrambi gatti, come ama ripetergli lei.

Vanilla Sky e il concetto di aldilà

Vanilla Sky

Fra reminiscenze di Philip K. Dick e suggestioni hitchcockiane, visioni terrorizzanti alla David Lynch e richiami al thriller polanskiano, Vanilla Sky trova la propria personale strada, distinguendosi ancora oggi come uno degli ultimi prodotti sfuggenti e inclassificabili di una Hollywood sempre più puerile e ripiegata su racconti confortevoli e accomodanti. Un racconto contorto e a tratti respingente, che mentre parla di amore, amicizia e successo ci mostra un bizzarro concetto di aldilà, privo di bilanci e giudizi ma costellato dai ricordi e dalle tante piccole grandi cose che ci hanno accompagnato in vita.

«I miei sogni sono uno scherzo crudele, mi beffano. Anche nei miei sogni sono un idiota che sa che sta per svegliarsi nella realtà. Se solo potessi evitare di dormire, ma non posso. Cerco di dirmi cosa sognare, cerco di sognare di volare… qualcosa di liberatorio, non funziona mai».

Il filo nascosto nasce con l’intento di ripercorrere la storia del cinema nel modo più libero e semplice possibile. Ogni settimana un film diverso di qualsiasi genere, epoca e nazionalità, collegato al precedente da un dettaglio. Tematiche, anno di distribuzione, regista, protagonista, ambientazione: l’unico limite è la fantasia, il faro che ci guida è l’amore per il cinema. I film si parlano, noi ascoltiamo i loro dialoghi.

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Vanilla Sky
  • The disk has Italian audio and subtitles.
  • Cruise/Cruz/Diaz (Attore)
  • Audience Rating: R (circondato)

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Marco Paiano

Tutto quello che ho imparato nella vita l'ho imparato da Star Wars, Monkey Island e Il grande Lebowski. Lo metto in pratica su Tech Princess.

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