La scomparsa di Tom Wilkinson rende questo fine 2023 amaro per chiunque ami il cinema. Classe 1948, nativo di Leeds, Tom Wilkinson è stato uno di quegli attori benedetti dalla consacrazione relativamente tardi, al netto di un carisma, talento ed anche adattabilità tra i più raffinati della sua generazione. Dopo gli inizi sul piccolo schermo negli anni '70, fu solo a metà anni '90 che si guadagnò l'attenzione della critica, partecipando ad alcune delle migliori produzioni britanniche. Dopo di allora, diventò tra i volti più richiesti a livello internazionale, compresi gli Stati Uniti, in virtù di una capacità unica di destreggiarsi con ogni personaggio e soprattutto ogni genere. Eppure, pur ripensando ai molti premi e alle ancor più numerose nomination, la realtà è che Tom Wilkinson avrebbe meritato qualcosa di più in termini di fama e popolarità, per ciò che ha saputo donare ogni volta al pubblico. Con lui oggi scompare uno degli ultimi grandi della scuola british, un attore eclettico e moderno, di cui la Top 5 che segue, rappresenta più che una selezione definitiva, un omaggio, un invito a riscoprire alcuni dei suoi personaggi, resi memorabili dalla sua inimitabile presenza.

Michael Clayton (2007)


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Warner Bos. /Everett Collection

Non si può non parlare di Tom Wilkinson senza partire da Michael Clayton, sontuoso noir di Tony Gilroy, di gran lunga tra i migliori titoli di quel 2007. Se ancora oggi è ricordato per aver lanciato definitivamente la carriera di Tilda Swinton, d'altro canto questo film ha rappresentato forse l'apice della carriera di Wilkinson, qui nei panni di Arthur Edens, avvocato di una potente multinazionale della chimica. Sconvolto dallo scoprire che i suoi clienti hanno inquinato le falde acquifere con rifiuti cancerogeni, coinvolgerà l'amico e collega Michael Clayton (George Clooney) nella sua crociata per portare a galla la verità, anche se ciò gli costerà la vita. Interpretazione viscerale e sontuosa da parte di Wilkinson, che ci donò il perfetto ritratto di un rigetto morale che dal piano individuale, personale, diventa infine motore di uno spirito da cinema civile profondo e toccante. Nomination agli Oscar, Golden Globe e Bafta strameritate per Wilkinson, il cui Edens rimane ad oggi uno dei simboli cinematografici più forti di ribellione al volto più spietato, amorale e distruttivo del capitalismo moderno, nonché di una tragedia in cui sacrificio e redenzione sono uniti indissolubilmente.



The Full Monty (1997)

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20th Century Studios

Facciamo un passo indietro di dieci anni e ritroviamo Tom Wilkinson in un altro film iconico, la commedia british cult degli anni '90: The Full Monty di Peter Cattaneo. Wilkinson riuscì ad emergere persino in un film corale in senso assoluto come questo, l'ultimo ruggito di quella cinematografia anti-thatcheriana che fece la storia d'Oltremanica. Se Robert Carlyle, Mark Addy e tutti gli altri si destreggiano con personaggi che sono il tipico (o atipico) esemplare di proletario disperato dell'Inghilterra di quel periodo, Wilkinson e il suo Gerald Arthur Cooper sono invece diversi. Cooper è un ex caposquadra terrorizzato dalla disoccupazione, che vede in pericolo il suo piccolo paradiso borghese in cui vive con la moglie. Tirato dentro a forza in quel progetto di uno spogliarello disperato, infine lasciato dalla consorte per averle nascosto il licenziamento, imparerà però di nuovo a far parte di una comunità, ad essere solidale, a capire che il lavoro e il denaro non sono tutto nella vita. Interpretazione di grande caratura, soprattutto perché Wilkinson fu capace di rendere il suo personaggio detestabile ma mai odioso, credibile a dispetto dell'assurdità della vicenda, a metà tra tragedia e commedia. Wilkinson ha poi ripreso Cooper anche nella serie tv, uscita su Disney+ l'anno scorso.

In the Bedroom (2001)

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Miramax


Tra i ruoli più importanti della carriera di Tom Wilkinson non può mancare quello di Matt Flower, nel bellissimo In the Bedroom di Todd Field, tra i titoli più acclamati del cinema di inizio millennio. Matt è un medico, appassionato di pesca, sposato con Ruth (Sissy Spacek) e padre del giovane Frank (Nick Stahl), che ha una relazione con Natalie (Marisa Tomei), madre separata e con due figli. L'assassinio di Frank per mano dell'ex marito violento di Natalie, Richard (William Mapother), porterà Matt e Ruth verso un gorgo di recriminazioni, dolore e infine vendetta senza ritorno. L'attore britannico si guadagnò qui la sua prima Nomination agli Oscar, come Miglior Attore Protagonista, in virtù di una performance a dir poco straordinaria. La sua chimica con la Spacek (anche lei nominata per l'Oscar) è magnifica e ci dona non solo due tra i coniugi più credibili mai visti al cinema, ma anche un ascensore di emozioni potentissimo. La trasformazione del suo Matt da marito e padre normale, in un uomo dominato da disperazione e risentimento ed infine assassino, rimane ancora oggi sublime. Soprattutto grazie a Tom Wilkinson, In the Bedroom è ancora oggi uno dei capolavori indie per antonomasia, un trattato sulle relazioni umane che andrebbe riscoperto.



Shakespeare in Love (1998)

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Miramax/Universal Pictures

Un altro ruolo da caratterista, ma che gli fruttò una sacrosanta candidatura ai BAFTA è stato quello di Hugh Fennyman, in quel tormentone che fu Shakespeare in Love di John Madden. Fennyman è uno spietato usuraio, sorta di Spada di Damocle sulla testa di William Shakespeare (Joseph Fiennes) e del suo impresario pasticcione Philip Henslowe (Geoffrey Rush), a causa dei soldi che entrambi gli devono. Ma a mano a mano che "Romeo e Giulietta" prende forma, Fennyman non potrà che finire sempre più coinvolto personalmente ed emotivamente in quella tragedia, che farà la storia del teatro. Tom Wilkinson seppe ancora una volta ritagliarsi il suo spazio, a dispetto della concorrenza di Fiennes e Rush, con questo individuo collerico, dispotico e materialista, ma che in realtà nasconde ben più qualità di quante egli stesso sospetti. In lui si agita il simbolo stesso della potenza del teatro e dell'arte in generale, capace di abbattere ogni sicurezza, di trovare sempre il modo di cambiare ogni persona che vi entri in contatto. Ma è grazie al mestiere e alla bravura di Wilkinson che Fennyman più che un cattivo, appare sempre una sorta di figura da cartoon, anche per i suoi continui duetti con Goeffrey Rush, di gran lunga i momenti più divertenti del film.


Il Patriota (2000)

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Columbia Pictures



Kolossal storico esagerato, patriottico, muscolare e con parecchie licenze creative, Il Patriota di Roland Emmerich è stato a suo tempo uno dei film più discussi dalla critica. Oltre ad un grande Mel Gibson, poteva contare un cast di contorno di livello assoluto, con Heath Ledger, Chris Cooper, Joely Richardson e per l'appunto Tom Wilkinson, chiamato ad interpretare Lord Cornwallis. Questi durante la Guerra d'Indipendenza Americana fu il comandante in capo delle truppe britanniche e ne Il Patriota Wilkinson fu capace di donarci il solo personaggio credibile del film di Emmerich. Il suo Cornwallis è un professionista della guerra, dotato di intelligenza, acume tattico e grande astuzia. Elegante, erudito, sembra un po' buffo a volte, è anche un nobile e in quanto tale non riesce a nascondere il disprezzo che nutre per i ribelli americani, che reputa socialmente inferiori e avversari inetti. Se inizialmente può sembrare vanesio, un nemico quasi inoffensivo, la straordinaria mimica e capacità di lavorare in sottrazione di Wilkinson, in un batter d'occhio lo fanno diventare ben più sinistro del pur sadico Colonnello Tavington di Jason Isaacs. Wilkinson in lui crea una perfetta personificazione di coloro i quali, citando Stanley Kubrick, hanno fatto il loro feroce lavoro nel mondo, decidendo della vita e della morte degli altri con fredda spietatezza.


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Giulio Zoppello

Sono nato a Padova nel 1985, da sempre grande appassionato di sport, cinema e arte, dopo dodici anni come allenatore e scoutman professionista nel mondo della pallavolo, ho deciso di intraprendere la carriera di giornalista.
Dal 2016 ho cominciato a collaborare con diverse riviste cartacee e on-line, in qualità di critico ed inviato presso Festival come quello di Venezia, di Roma e quello di Fantascienza di Trieste.
Ho pubblicato con Viola Editrice "Il cinema al tempo del terrore", analisi sul cinema post-11 settembre. Per Esquire mi occupo di cinema, televisione e di sport, sono in particolare grande appassionato di calcio, boxe, pallavolo e tennis.
In virtù di tale passione curo anche su Facebook una pagina di approfondimento personale, intitolata L'Attimo Vincente.
Credo nel peso delle parole, nell'ironia, nell'essere sempre fedeli alla propria opinione quando si scrive e nel non pensare mai di essere infallibili.