Thomas Hardy, libri da leggere e frasi da amare

Thomas Hardy, lo scrittore diffidente verso il progresso

Lo scrittore inglese si distinse per una poetica in netto contrasto con lo spirito del suo tempo perché già proiettata verso le tematiche più care al modernismo novecentesco di cui fu precursore

Romanziere e poeta britannico, Thomas Hardy è stato riscoperto un po’ tardi rispetto ai suoi contemporanei, e questo perché la sua prosa venne considerata troppo pessimista e alcuni romanzi addirittura immorali per le tematiche trattate, decisamente troppo forti per il periodo in cui è vissuto. L’opera di Hardy sembra creare un collegamento ideale tra l’epoca vittoriana e quella moderna proprio perché lo scrittore fu precursore dei concetti principali protagonisti della prosa novecentesca. Attraverso i suoi romanzi più noti quali Via dalla pazza folla e Tess d’Uberville, si può comprendere il motivo per cui non fu subito ben accolto dalla critica vittoriana. Conosciamo insieme questo pioniere della letteratura.

Thomas Hardy: vita e romanzi di uno scrittore che faceva l’architetto

Nato nel 1840, Thomas Hardy proveniva da una famiglia di umili origini: il padre era un costruttore e un musicista, passione che trasmise anche al figlio, che imparò a suonare il violino fin da piccolo. Si deve, però, alla madre la passione che il giovane Thomas sviluppò per la lettura e i classici. Hardy iniziò a lavorare molto presto come apprendista di un architetto e si trasferì a Londra proprio per continuare la professione anche se contemporaneamente si mise a scrivere poesie, mai pubblicate. La grande città gli permise di essere completamente coinvolto nella vita culturale londinese: andava a teatro, alle gallerie d’arte, o in biblioteca, dove lesse le opere di Darwin, Comte e Schopenhauer, ovvero tutte letture che favorirono la nascita del suo pensiero e che influirono sui temi affrontati nei suoi romanzi. Non più felice a Londra, alcuni anni dopo decise di tornare a casa nel Dorset, e in campagna rimase per tutta la vita.

Thomas Hardy
Universal History ArchiveGetty Images

Il pensiero di Thomas Hardy: dai primi successi e al riconoscimento della fama

Nel 1874 sposò Emma Gifford e fu proprio lei a incitarlo a dedicarsi totalmente alla letteratura, e così fu: fino al 1897 Thomas Hardy produsse una quindicina di romanzi, che riscossero tutti molto successo, ma di sicuro quello con cui Hardy conquistò la fama, e che tutt’oggi rappresenta un capolavoro della letteratura inglese, fu Via dalla pazza folla. Successivamente altre opere di nota furono La Brughiera, Il sindaco di Casterbridge, Tess d’Uberville e Jude l’Oscuro. Tutti i suoi romanzi si caratterizzano per l’ambientazione rurale, dalla natura del tutto incontaminata e abitata da personaggi semplici, dediti alle tradizioni campestri e, quindi, molto superstiziosi. È stato proprio l’essere cresciuto in campagna ad aver aiutato Thomas Hardy a fare entrare così facilmente e in modo naturale questo mondo nei suoi libri. L’autore, infatti, si trovava a suo agio nel descrivere molto vividamente e dettagliatamente i paesaggi in cui ha ambientato i suoi romanzi, al punto tale che la natura non restava sullo sfondo, ma entrava di prepotenza a far parte delle storie dei protagonisti come se fosse un vero e proprio personaggio essa stessa, con cui gli altri si trovavano a interagire, volenti o nolenti. A partire da Via dalla pazza folla, questa natura incontaminata prese il nome di Wessex: come lo stesso Hardy ha spiegato nella prefazione della sua opera più importante, ha inventato questa fantomatica regione perché aveva la necessità di individuare un preciso territorio in cui far muovere i suoi personaggi e da rendere identificabile e riconoscibile di romanzo in romanzo. Per rendere ancora più veritiero il paesaggio rurale che descriveva, prese ispirazione proprio dal suo Dorset, dove era cresciuto da ragazzo, ricalcandone quasi fedelmente sia luoghi che tradizioni campestri.

Il romanzo di Thomas Hardy tra pessimismo e natura

In ogni romanzo di Thomas Hardy la natura funge un po’ da collegamento tra passato e presente quasi volendo rispecchiare la trasformazione che la società del tempo subiva nel passaggio dall’essere rurale a industriale. Infatti, laddove gli scrittori romantici vedevano la natura come fonte di gioia e di consolazione, Hardy la dipinse come ostile e indifferente all’essere umano che la combatte senza speranza. Influenzato da quelle letture londinesi che l’avevano allontanato pure dalla fede, Hardy credeva che gli uomini fossero condizionati dalla società e dal fato maligno. Incapaci di agire per modificare il proprio destino, quindi, erano destinati automaticamente all’infelicità e al fallimento.

Dal film di Roman Polanski
KeystoneGetty Images

Via dalla pazza folle e Tess d’Uberville: l’essere umano è destinato all’infelicità?

In quelli che a oggi sono considerati i romanzi che più hanno influito sulla poetica di Hardy, lo scrittore prestò molta attenzione a descrivere il peggioramento delle condizioni di vita dei contadini e della miseria dovuta proprio all’avanzare del progresso, che non solo portava la disoccupazione nelle campagne a causa della meccanizzazione degli strumenti agricoli, ma anche una forte concorrenza provocata dall’importazione dei prodotti agrari a costi più bassi. Per questi motivi dipinse i suoi personaggi in condizioni ancora più meschine, completamente in balia di una vita squallida e insopportabile ma inevitabile: infatti, seppur intenti a migliorarsi, venivano puniti per il tentativo fatto. In Via dalla pazza folla il pastore Gabriel e la cameriera Fanny alla fine venivano schiacciati dal peso delle loro rispettive miserie che nemmeno il loro amore riusciva a riscattare. Anche Tess d’Uberville era intenta a migliorare la propria condizione, ma restò una donna oppressa dalle circostanze della vita e incapace di assurgere a un destino migliore. Per questo motivo, questo romanzo di Thomas Hardy provocò non poco trambusto tra critici e lettori più conservatori che lo ritennero troppo immorale e pessimista. In particolar modo, Hardy colse l’occasione per condannare attraverso la sua prosa l’eccessivo moralismo e ipocrisia della società vittoriana. A dimostrazione di ciò, decise di aggiungere a Tess d’Uberville il sottotitolo Una donna pura, perché per lui la protagonista non era quella donna perduta dipinta dalla società vittoriana, ma è rimasta una ragazza pura e innocente annientata dalla realtà.

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