Presentazione di Paolo Vincenti, Donne di potere nell’Alto Medioevo – Lecce, 27 marzo 2024
Siamo a Costantinopoli nei secoli dell’Alto Medioevo. La prima donna di potere di cui si occupa Vincenti è Elena (248-329), madre dell’imperatore Costantino. La seconda protagonista è Teodora (500-548), moglie del potentissimo Imperatore Giustiniano. La terza donna trattata è l’Imperatrice Irene (752-803). Con la quarta donna, Marozia, definita la “superpapessa”, ci si sposta a Roma, nel X secolo, durante il Regno d’Italia. Tre di queste sono salite agli onori degli altari. Vincenti non riesce a nascondere il suo stupore in diversi passaggi del volume per questa anomalia che considera paradossale, priva di una reale sostanza edificante, alimentata da una doppia morale e non sorretta da presupposti istruttori che possano spiegare senza ombra di dubbio la parabola della santità, Vi è però un dettaglio, che nel racconto storico appare ininfluente in quanto non cancella la contraddizione in alcune figure di santi tra virtù pubbliche e private, che è il diverso percorso seguito dalle autorità ecclesiastiche nel determinare i caratteri della santità, che non sono quelli direttamente riconducibili ad una vita dissoluta e moralmente disprezzabile, ma al suo approdo finale, pienamente riscattato da atti in linea con le aspettative e con i modelli perseguiti per fornire esempi di ammirazione e imitazione ai fedeli di riferimento. Dentro questo quadro si possono situare le biografie di Elena, Teodora e Irene, donne di potere che hanno conseguito il riconoscimento della santità dopo essersi distinte per i loro “malvagi” maneggi all’interno delle corti imperiali e prima ancora per le loro “immonde colpe private” che segnano la loro esistenza. Vincenti rinuncia ad esplorare la documentazione curiale per fissare la sua attenzione esclusivamente sulla letteratura apologetica che meglio di altre aiuta a dipingere i loro ritratti così come sono apparsi a personaggi coevi o di epoca immediatamente posteriore. Per Elena, madre dell’imperatore Costantino e promotrice delle reliquie di Terra Santa, si affida principalmente ad Eusebio di Cesarea e alla “legenda Aurea” del vescovo di Genova, Jacopo da Varazze, per Teodora, moglie di Giustiniano, alla “Storia Segreta” di Procopio di Cesarea, per Irene, imperatrice di Bisanzio, a svariate testimonianze, mentre per Marozia, la quarta donna biografata esclusa dal novero dei santi, all’opera di Liutprando da Cremona. Si tratta di fonti curvate a narrazioni precostituite, a fustigare cioè i costumi del tempo e inevitabilmente a mettere in cattiva luce le figure femminili prescelte. Vincenti va oltre, cercando anche nella letteratura accademica più recente riscontri e appigli. La scelta del tema ha indirizzato la forma del libro verso una più distesa esposizione di biografie, fra aneddotica e dato storico, leggende e realtà, con un taglio essenzialmente divulgativo, che ne fa un volume del tutto godibile da un’ampia fascia di lettori.
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