La scalata di Teodora: da Prostituta a Imperatrice Bizantina – Vanilla Magazine

La scalata di Teodora: da Prostituta a Imperatrice Bizantina

La vita di Teodora, moglie dell’imperatore bizantino Giustiniano, se non fosse storia potrebbe sembrare una favola, sullo stile di Cenerentola. Per carità, la povera orfana con una cattiva matrigna non è mai stata descritta come una prostituta, ma lei non aveva avuto a che fare con un biografo come Procopio di Cesarea.

Sotto, il video racconto dell’articolo sul canale Youtube di Vanilla Magazine:

L’imperatrice Teodora – Basilica di San Vitale

Immagine di pubblico dominio

Per la verità, Procopio è lo storico che ha raccontato la vita, le guerre e le opere civili di Giustiniano I, uno dei sovrani più importanti nella storia dell’Impero romano d’Oriente. Da aristocratico colto e sicuramente un po’ snob, Procopio non sopportava Teodora, arrivata a diventare Augusta dell’Impero malgrado le sue umilissime origini e la vita licenziosa condotta in giovinezza.

Decise quindi di scrivere un libello, senza pubblicarlo per non rischiare di essere ucciso, dove sfogava il suo astio contro tutti coloro di cui aveva parlato bene nelle opere ufficiali (o criticato velatamente, senza assumersene la responsabilità): Giustiniano, Teodora, il generale Belisario e la moglie Antonina che, guarda caso, era amica dell’imperatrice. Se pure ciò che scrive Procopio nella sua “Storia Segreta”, stampata per la prima volta nel 1623 viene considerato falso (d’altronde afferma che Giustiniano era un’incarnazione del demonio), in quello che racconta c’è comunque un fondo di verità, confermato anche da altri autori dell’epoca.

Frontespizio della prima edizione della “Storia Segreta” – 1623

Teodora era una donna bellissima, che fece innamorare a prima vista Giustiniano quando non era ancora imperatore. Alle spalle aveva però una vita avventurosa, e non esattamente casta. Procopio la definisce “attrice di talento”, è già questa era un’offesa, un’espressione che era sinonimo di prostituta. Oltretutto suo padre, un certo Acacio, di mestiere faceva il “guardiano di orsi” all’Ippodromo di Costantinopoli.

Acacio morì quando le sue tre figlie erano ancora piccole, e la madre (forse in una favola sarebbe stata la matrigna) decise di avviare le ragazze alla carriera teatrale, che anche lei aveva esercitato prima del matrimonio. Teodora si distinse come interprete di spettacoli osé, e come cortigiana che si concedeva, data la troppo giovane età, per rapporti contro natura, così descritti da Procopio: “(…) si dava invece a sconci accoppiamenti da maschio, con certi disgraziati, schiavi per di più, che seguendo i padroni a teatro, in quell’abominio trovavano sollievo al loro incomodo – e anche nel lupanare dedicava parecchio tempo a quest’impiego contro natura del suo corpo.”

Teodora in un dipinto del XIX secolo

Immagine di pubblico dominio

Procopio calca la mano raccontando che, una volta arrivata all’adolescenza, Teodora “entrò nel novero delle attrici e divenne subito cortigiana, del tipo che gli antichi chiamavano ‘la truppa’. Non sapeva suonare flauto né arpa, né mai s’era provata nella danza; a chi capitava, ella poteva offrire solo la sua bellezza, prodigandosi con l’intero suo corpo.”

Pur facendo la tara al numero di rapporti consumati ogni notte dalla futura imperatrice, puntigliosamente calcolati dall’astioso Procopio, si può credere al suo racconto, confermato da un altro storico dell’epoca, peraltro non avverso alla sovrana, che chiama l’imperatrice “Teodora del postribolo”, come fosse l’appellativo con il quale era conosciuta da giovane.

A 16 anni Teodora aveva lasciato Costantinopoli per accompagnare il suo amante, appena nominato governatore della Libia. Dopo essere stata abbandonata, sulla via del ritorno verso casa si fermò ad Alessandria. Fu una tappa importante per la futura sovrana perché incontrò il vescovo Timoteo, grazie al quale cambiò vita. Quando tornò a Costantinopoli iniziò a guadagnarsi da vivere come filatrice di lana, ma la sua bellezza non passò inosservata, e Giustiniano se ne invaghì. Lei aveva vent’anni e lui quaranta.

L’imperatore Giustiniano – Basilica di San Vitale

Fonte immagine: Petar Milošević via Wikipedia – licenzia CC BY-SA 4.0

Per poter sposare Teodora, Giustiniano fece approvare dallo zio e imperatore Giustino I, ormai in fin di vita, una legge che consentisse a un uomo appartenente alla nobiltà di contrarre matrimonio con un’attrice, un’unione considerata un atto contro la morale.

Il 4 aprile del 527, addirittura tre giorni prima della morte di Giustino, Teodora fu incoronata imperatrice

Teodora e la sua corte – Basilica di San Vitale

Fonte immagine: Petar Milošević via Wikipedia – licenza CC BY-SA 4.0

La sovrana ebbe un’influenza notevole sulla gestione dell’impero, anche quando si dovevano prendere decisioni difficili. Fu lei a convincere il marito a non scappare da Costantinopoli, durante la rivolta di Nika, una sommossa durata sei giorni che aveva lo scopo di rovesciare Giustiniano. L’imperatore poi riuscì a sedare i rivoltosi distribuendo il tesoro reale al popolo, e in particolare ai capi dei ribelli.

Giustiniano e il suo seguito – Basilica di San Vitale

Immagine di pubblico dominio

Fu sempre merito di Teodora se furono approvate delle leggi che in qualche modo garantivano le donne, riconoscendo loro il diritto di mantenere ed ereditare delle proprietà, dando maggiori tutele in caso di divorzio, e condannando a morte i colpevoli di stupro.

Quando Teodora morì, nel 548, forse per una forma di cancro, Giustiniano si dovette sentire come “dimezzato”, se era vero ciò che diceva Procopio:

Nella loro vita non fecero nulla che non fosse insieme

L’imperatrice, sepolta nella chiesa dei Santi Apostoli a Costantinopoli, continua comunque a far parlare di sé anche grazie alle maldicenze di uno storico bizantino, e a mostrare la sua innegabile bellezza grazie ai mosaici che ne esaltano la regalità, in una chiesa unica al mondo: la basilica di San Vitale a Ravenna.


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