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La storia del Musical

La storia del Musical

Indice dell'articolo

Oggi andiamo alla riscoperta di un genere di spettacolo che, da quando è nato, riesce a meravigliare tantissimi spettatori in tutto il mondo: il Musical.

In questo articolo indagheremo le sue origini, capiremo come si è evoluto e come ancora oggi si evolve, rimanendo un genere di spettacolo sempre al passo coi tempi.

Le Origini del Musical

Se vogliamo dare una data di nascita al Musical Teatrale, quella data è senza dubbio il 12 settembre 1866. In quel giorno andò in scena lo spettacolo “The Black Crook“. Un’opera che fu il risultato ambizioso di una intensa collaborazione tra una compagnia di canto e ballo e una compagnia di prosa.

Nato negli Stati Uniti, il musical è un genere teatrale davvero giovane, una sorta di fratellino minore di altri grandi generi teatrali, in cui la musica e il ballo sono una parte molto importante dello spettacolo.

Ma il Musical, durante la fine dell’ottocento e nei primi anni del novecento, era un genere di spettacolo i cui confini non erano netti e perciò era sovrapponibile ad altri generi teatrali in cui recitazione, canto e ballo si mischiavano insieme, come il Vaudeville, il Buerlesque, l’Operetta e la Pantomima…

In quel periodo, quindi, non esisteva una vera e propria correlazione tra testo e musiche. Il libretto, con la sua trama, passava in secondo piano a favore della creazione di scenografie sontuose e coreografie strabilianti.

Le origini e il pubblico

Il musical, per sua stessa natura, era un genere teatrale che si rivolgeva soprattutto alle masse, con il chiaro e preciso intento di intrattenere e divertire un pubblico molto variegato, quello formato da numerosi gruppi di immigrati e di etnie differenti.

Si trattava di persone che, nella grandissima maggioranza dei casi, non conosceva neanche troppo bene l’inglese, per cui una forma di spettacolo del genere era per loro ben comprensibile e facilmente fruibile.

Perciò, per quanto la messinsena di “The Black Crook” sia stato una sorta di atto rivoluzionario grande successo, ci volle ancora qualche decennio perché il genere del Musical Teatrale diventasse quello che noi oggi conosciamo.

Ancora a cavallo tra l’ottocento e il novecento, gli spettacoli del Musical non presentavano una trama netta e chiara, assomigliando molto più ad uno spettacolo di rivista che al Musical come lo intendiamo noi oggi.

Soprattutto negli anni della Grande Depressione, il Musical era la forma di spettacolo perfetta per la popolazione statunitense che aveva bisogno di distrarsi e evadere dalle difficoltà della vita quotidiana.

Le caratteristiche del Musical

Con il passare del tempo, tuttavia, il genere del Musical iniziò ad avere una trama definita, in cui il libretto ben si integra con i canti e le numerose coreografie.

Il musical perciò assunse le carattestiche che oggi gli riconosciamo: una commedia musicale, generalmente con una trama romantica, dove i dialoghi recitati, le canzoni e le grandi scene di ballo portano avanti l’azione.

Gli artisti in scena, perciò, devono saper recitare, cantare e ballare.

L’artista che possiede questo straordinario mix di talenti è detto Performer, rendendo bene la completezza tecnica che queste persone posseggono.

Ciò che differenza davvero il Musical, dagli altri generi teatrali simili, è la costante presenza di una ambientazione americana e l’utilizzo della musica leggera, e del Jazz in particolar modo. Caratteristiche che, fin da subito, resero unico e particolare il Musical.

Come tutti sanno, New York City, e in particolar modo la famosissima Broadway, fecero da sfondo ai primi grandissimi successi di questo genere teatrale che, finalmente riuscì a distinguersi e ad imporsi rispetto agli altri generi teatrali affini.

I primi “veri” musical

E allora, quali sono i primi “veri” musical della storia?

Quelllo che può essere considerato il primo vero e proprio Musical come lo intendiamo noi oggi è “Show boat“, spettacolo scritto da Jerome Kern e Oscar Hammerstein II, che andò in scena per la prima volta nel 1927.

“Show boat” si distinse fin da subito dal repertorio di allora, per la presenza di un libretto ben integrato con i pezzi cantati e ballati e soprattutto per il suo nuovo approccio alla tematica del razzismo, grazie alla presenza del personaggio afroamericano dipinto con inedità profondità.

“Show Boat” in un moderno allestimento.

In seguito Oscar Hammerstein instaurò una proficua collaborazione artistica con il compostiore Richard Rodgers, dando vita ad una serie di popolari musical tra gli anni quaranta e cinquanta del novecento, cioè l’epoca d’oro del Musical Teatrale.

La loro punta di diamante è il celebre “Oklahoma!” che debuttò a Broadway il 31 marzo 1943 e che contò ben 2212 repliche… Un successo enorme e stratosferico, con un numero di repliche mai visto fino ad allora!

È proprio con “Oklahoma!” che il connubio tra libretto (e perciò la trama) e i pezzi cantati e ballati avviene completamente, in quanto l’azione drammatica viene portata avanti non solo dalle parti recitate, ma anche dalle canzoni e dalle coreografie.

Il Musical negli anni sessanta e settanta

Il 19 agosto 1957 debuttò “West side story“, la celebre rivisitazione in chiave moderna di “Romeo e Giulietta”. E all’interno del reportorio del Musical Teatrale iniziarono a farsi strada le tematiche giovanili.

Infatti proprio “West side story” segnò un modo differente di vedere e concepire il Musical.

Le nuove produzioni iniziarono ad abbandonare la veste frivola e tendenzialmente leggera, per dare vita a Musical dalle trame e dalle partiture più drammatiche. Il lieto fine, a partire da questo momento, non era più una certezza.

Ma “West side story” segnò uno spartiacque tra il prima e il dopo, anche per il bel lavoro portato avanti dai quattro autori del musical: Stephen Sondheim, Leonard Bernstein, Arthur Laurents e Jerome Robbins che crearono un vero e proprio continuum artistico fatto di parole, musica, canto e ballo.

Soprattutto l’apporto del coreografo Jerome Robbins fu importantissimo e ancora oggi è considerato una pietra miliare per la storia della danza jazz.

L’influenza del rock

Un altro musical che contribuì a far evolvere il genere, fu senza dubbio “Hair“, che debuttò nel 1967.

Con “Hair” la musica rock irrompe nel luccicante e sfavillante mondo del musical, dando vita al sottogenere del “Rock Musical” .

Anche in questo caso, le tematiche giovanili invadono i palcoscenici dei teatri con tutta la loro forza e vitalità. Per la prima volta, all’interno della cornice del Musical, si affrontano tematiche controverse per l’epoca, come il sesso, la droga e l’omosessualità.

Il successo fu strabiliante e segnò un passo in avanti del Musical, che per la prima volta ruppe la quarta parete, con i performer che si esibivano in mezzo al pubblico.

Con il passare del tempo, la danza assieme al canto, diventòa sempre più preponderante all’interno della trama, fino a diventarne delle vere e proprie colonne portanti, come nel caso del musical “A Chorus line” che debuttò nel 1975.

Gli anni ottanta e novanta: il Megamusical

Un ulteriore evoluzione del musical lo si ha a partire dalla fine degli anni settanta, per poi concretizzarsi lungo i due decenni successivi: il Megamusical.

Il Megamusical, sull’esempio del grand-operà in voga in Francia per quasi tutto l’ottocento, negli anni ottanta accantonò l’alternanza tra parti recitate e parti cantate e danzate, a favore di una partituta continua che elimina la prosa.

Al posto dei dialoghi recitati si avrà quindi il recital-cantando, non troppo diverso da quello presente nelle opere liriche.

Allo stesso tempo, venne data sempre più importanza ai costumi e alle scenografie, che si fecero man a mano sempre più ricchi e stabilianti. Ancora una volta l’amore venne affrontato anche nella sua versione più tragica e si iniziò a dare sempre più valore e attenzione agli effetti speciali e coreografici.

A segnare l’inizio di questa nuova evoluzione del musical fu nel 1978 “Evita” di Andrew Lloyd Weber. Autore anche di tantissimi altri musical di straoridnario successo come “The Phantom of the Opera” e “The sunset boulevard“.

Il performer Tomasz Steciuk, mentre interpreta Phantom nel musical “The Phantom of the Opera”

Il Musical oggi

Oggi il Musical continua a riempire le platee di tutto il mondo e ormai non è più solo appannaggio degli artisti e autori statunitensi.

Attualmente esistono svariate produzioni europee, ma anche orientali, che danno vita a Musical che non hanno niente da invidiare alle meravigliose produzioni americane!

Basta pensare ad alcuni grandi successi recenti, come “Tanz der Vampire” del tedesco Michael Kunze, o ancora al francese “Les Dix Commandements“…

Il Musical è, ancora oggi, un mondo in divenire e chissà quanto ancora l’estro di autori, compositori, coreografi e performer può regalarci emozioni e meraviglia!

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