Steve McQueen e Le Mans, la più grande delusione della sua vita - la Repubblica

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Steve McQueen e Le Mans, la più grande delusione della sua vita

Sul nuovo canale Sky Documentaries il doc che ripercorre la travagliata lavorazione del film 'Le 24 ore di Le Mans'

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Malgrado il titolo italiano riprenda, un po' goffamente, il verso della canzone di Vasco Rossi, Steve McQueen una vita spericolata non è l'ennesimo documentario sul "re del cool" e il suo mito. Quello originale, più proprio, suona The Man & Le Mans: infatti il film (ora sul nuovo canale Sky Documentaries) è focalizzato sulla travagliata lavorazione del kolossal Le 24 ore di Le Mans, che costò all'attore la più grande delusione della sua vita e - forse - la salute. All'inizio sentiamo la voce di McQueen cinquantenne, in cura per il cancro che lo aveva colpito. I motivi della malattia - dice - sono due: le tute di amianto indossate durante le corse automobilistiche e l'enorme pressione subìta durante la preparazione e il tournage del film.

È nota la passione di Steve per la Formula 1, che lo aveva portato a competere con campioni quali Mario Andretti e gli faceva dire frasi come: "Quando sei sulla pista, quella è la vita. Tutto il resto, prima e dopo, è solo attesa". Al culmine della carriera, la star concepì la realizzazione di un film sulle corse che doveva essere il "grande romanzo americano", impegnandosi in esso come produttore esecutivo e interprete principale. Scelse anche il regista, John Sturges (che lo aveva diretto nei Magnifici sette e La grande fuga), fece costruire un villaggio presso il circuito francese e si accinse a realizzare il film con un'idea molto precisa: mettere lo spettatore nell'abitacolo delle auto, facendogli provare le stesse sensazioni dei piloti. Un progetto visionario, forse megalomane, di cui trascurava però un elemento: mancava una storia e il film non prendeva forma, trascinandosi tra sospensione delle riprese, gravi incidenti, liti con Sturges, che a un certo punto diede forfait e fu sostituito dal semisconosciuto Lee Katzin.

Era il 1970 e, nel frattempo, la sorte sembrava accanirsi in ogni modo contro l'osannata star: fine del matrimonio con la prima moglie Neile Adams, per le continue infedeltà di Steve; lo sfiorato pericolo di finire vittima della setta di Charlie Manson, che lo rese paranoico; un incidente d'auto mentre era in compagnia di una giovane attrice, accuratamente nascosto per non nuocere al film. Alla fine Le 24 ore di Le Mans gli fu tolto di mano e McQueen dovette adattarsi alle esigenze della produzione, preoccupata di salvaguardare un prodotto da molti milioni di dollari.

Il film, nonostante tutto, vide la luce, ma fu accolto tiepidamente dai più: vuoi per i suoi difetti, vuoi per l'eccentricità rispetto agli standard hollywoodiani, che esigevano intrecci complicati e storie d'amore. Benché la sua carriera come star proseguisse, Steve non si riprese mai dalla delusione. Carattere di per sé adrenalinico e competitivo, circondato da un'aura di pericolo e reso incline dal successo a sentirsi onnipotente, l'uomo fu piegato da quel fallimento, che non riuscì mai a tollerare. E colpisce, nel documentario, il contrasto tra le note immagini di lui al volante di una Porsche o a cavallo di una moto e quelle, malinconiche, degli anni successivi allo scacco di Le Mans. Quando, appena cinquantenne, se ne andò dal mondo con la frase " ho solo finito la benzina".