Sherlock Holmes: The Awakened - Recensione

Il caso più lovecraftiano di Sherlock Holmes è anche il più riuscito della serie?

Sherlock Holmes: The Awakened - La recensione

LA RECENSIONE IN BREVE

  • Sherlock Holmes: The Awakened ha dalla sua una bella atmosfera lovecraftiana e un gameplay investigativo intrigante tra esplorazione, raccolta di indizi e solide combinazioni "mentali".
  • L’operazione remake è perfettamente riuscita, considerando che del gioco originale del 2007 è rimasta solo l’ossatura narrativa… e poco altro.
  • Il comparto grafico è il vero punto debole di questo rifacimento, tuttavia anche una migliore spiegazione iniziale delle meccaniche di gioco non avrebbe fatto male.

Considerando tutto ciò che sta avvenendo in quella parte di mondo, è un mezzo miracolo che il team ucraino di Frogwares sia riuscito a completare (grazie anche a Kickstarter) i lavori su Sherlock Holmes: The Awakened, remake (in tutto e per tutto) dell’avventura grafica Sherlock Holmes: Il Risveglio della Divinità del 2007 che arriva sul mercato con parecchio "hype" soprattutto agli occhi di chi, dopo il non del tutto convincente Sherlock Holmes Chapter One di due anni fa con la sua formula open-world ancora acerba, voleva tornare a vestire i panni di Sherlock Holmes con un approccio meno "aperto", godendosi uno dei migliori episodi della serie investigativa di Frogwares fortemente rimaneggiato.

Se infatti escludiamo una generosa porzione della trama, le ambientazioni (Londra, Svizzera e New Orleans), la divisione in capitoli e alcuni personaggi chiave, tutto in questo remake è stato rivisto, cambiato e per certi versi migliorato, non solo per quanto riguarda (ovviamente) il comparto grafico. Sherlock Holmes: The Awakened diventa così un’esperienza quasi del tutto nuova anche per chi ha già giocato all’avventura del 2007 e, molto probabilmente, si ricorda davvero poco degli enigmi e dei puzzle di un gioco di 16 anni fa.

Sherlock Holmes sfida l’ignoto

Rispetto a Chapter One, Frogwares ha abbandonato l’idea del semi open-world per tornare alle origini, con ambientazioni più ristrette e senza tutti quegli elementi "accessori" che nel gioco del 2021 avevano tentato (senza troppo riuscirci) di dare un’impronta più aperta alla classica formula investigativa della serie. Come già accennato, la trama di The Awakened è di base la stessa della versione originale ed è incentrata su un misterioso e inquietante mix di rapimenti, sette, templi sotterranei, esperimenti su pazienti e altre leccornie che indagano sul lato più oscuro delle indagini di Holmes (e c’è persino una forte impronta lovecraftiana ad ammantare il tutto).

Dalla visuale in prima persona del 2007 si passa qui alla terza persona, che comunque era già stata implementata nel 2008 nella Remastered Edition dell'originale assieme ad altre aggiunte, tra cui un sistema di aiuti che qui, purtroppo, è stato eliminato. Dico purtroppo perché uno dei principali difetti di Sherlock Holmes: The Awakened è la sua gestione della difficoltà. Spesso infatti ci si ritrova in punti della narrazione in cui non si sa bene cosa fare e dove andare, pur avendo letto tutte le annotazioni di Holmes ed esplorato tutto l’esplorabile.

Almeno quattro o cinque volte sono riuscito a proseguire per puro caso, a volte parlando con un personaggio già interrogato in precedenza o connettendo tra loro indizi che apparentemente non avevano nulla in comune. Non aiuta poi il fatto che nei primi due capitoli il giocatore sia lasciato un po’ in balia degli eventi e del sistema di deduzioni alla base del gameplay. C’è sì una sorta di tutorial testuale, tuttavia Frogwares avrebbe dovuto inserire qualcosa di più esplicativo e di più facile comprensione, soprattutto per quanto riguarda l’essenziale modalità Concentrazione e il processo per ricostruire gli eventi accaduti.

Investigare, osservare… ed esplorare

Se all’inizio vi sentirete spaesati e anche un po’ frustrati, non sarete quindi i soli e non speriate di ritrovare qualche appiglio con il capitolo originale, visto che in questo remake quasi tutti gli enigmi e i puzzle sono stati cambiati, aggiunti e persino eliminati (non c’è più ad esempio tutto il noioso procedimento di analisi degli elementi nel laboratorio casalingo di Holmes).

Superato però questo scoglio iniziale e dopo aver preso confidenza con i vari sistemi di gioco (esplorazione, concentrazione e deduzione), Sherlock Holmes: The Awakened inizia finalmente a ingranare e nel complesso l’ho apprezzato di più rispetto a Chapter One, anche solo per il fatto che questo Holmes è un personaggio decisamente più maturo e vicino alla "tradizione" rispetto a quello più giovane e imberbe del capitolo precedente.

Il gameplay si affida a trovare ormai standard per un’avventura in 3D dei nostri giorni, tra la scansione dell’ambiente circostante per rilevare immediatamente gli elementi con cui interagire e una modalità concentrazione per evidenziare hot spot nascosti, che come già visto in altri capitoli della serie e in altri giochi simili sono elementi fondamentali per creare delle ricostruzioni di ciò che è successo prima in quel determinato ambiente (una sorta di flashback da ricomporre, indizio dopo indizio).

Le montagne della follia

Come in Chapter One, ritroviamo poi il Palazzo Mentale, il sistema accessibile dal menu di gioco per mettere insieme tracce, indizi e documenti raccolti fino a trovare la giusta combinazione e sbloccare così un “nodo” narrativo per procedere nelle indagini. Si tratta di un sistema intelligente ma anche permissivo, visto che una volta trovato un particolare elemento per l’elaborazione del ragionamento, questo viene “fissato” e sappiamo quindi che si tratta di quello giusto (quelli sbagliati vengono invece esclusi automaticamente e ciò evita di perdere tempo scegliendoli una seconda o terza volta).

Avrete forse già capito che l’esplorazione dell’ambiente, l’analisi degli oggetti (molti possono essere visualizzati a 360 gradi per scoprire punti interattivi) e un po’ di intuito siano assolutamente determinanti per sbloccare deduzioni e poter così proseguire nell’indagine. Il livello medio degli enigmi è più che soddisfacente, con alcuni momenti molto riusciti (tutta la parte nell’ospedale psichiatrico) e altri un po’ più noiosi e poco interessanti (il secondo capitolo al porto di Londra), anche se su tutto il gioco aleggia un’atmosfera ricca di mistero e fascino, con in più vere e proprie sezioni oniriche (Enigmi della follia) che non funzionano tanto a livello di gameplay (pur essendo un po’ troppo confusionarie) quanto di atmosfera, ricordando per certi versi quelle di Call of Cthulhu.

Non mancano ovviamente i dialoghi a scelta multipla con i PNG, che però non portano a particolari snodi narrativi, nel senso che qualsiasi domanda o risposta scegliate non cambia le carte in tavola. Rispetto a Chapter One, con i suoi tanti rivoli di gameplay (travestimenti, combattimenti, ecc…), qui è tutto più concentrato e meno dispersivo, ma come già detto non aspettatevi una passeggiata di piacere, visto che esplorare le location nei minimi dettagli, analizzare tutti gli indizi raccolti e “inventarsi” soluzioni a certi enigmi rappresenta una sfida non da poco anche per gli avventurieri più esperti.

Grafica così così

Non nego di essermi bloccato spesso soprattutto nei primi tre capitoli e negli Enigmi della follia, e anche per questo ho portato a termine l’avventura in oltre dieci ore, laddove il capitolo originale mi aveva impegnato per circa otto ore (ho ricontrollato sul mio account Steam), anche se come già sottolineato più volte, si tratta di due giochi profondamente diversi tra loro.

Dove The Awakened fatica maggiormente è a livello tecnico. I giochi Frogwares non sono mai stati dei prodigi su questo versante (anche The Sinking City del 2019 faticava non poco a tenere il passo coi tempi) e, complice forse la difficile lavorazione in tempi di guerra, ho avuto l’impressione che questa versione finale del gioco sia migliorata rispetto alla demo giocata a gennaio, ma al tempo stesso sono rimasti chiari limiti a livello di animazioni, espressioni facciali, dettaglio degli ambienti e ottimizzazione.


Dopotutto non stiamo parlando di una produzione tripla-A (ricordo che il gioco esce anche su Switch) e quindi non me la sento di calcare troppo la mano sul versante grafico, ma quello tecnico rimane senza subbio il lato più debole di The Awakened, che per il resto si conferma però un’esperienza avventurosa nel tipico solco Frogwares con i suoi pregi (tanti) e i suoi difetti (pochi) strutturali. La cosa certa è che se in questo periodo siete a corto di suggestioni lovecraftiane e di atmosfere vittoriane, questa ultima fatica del team ucraino saprà conquistarvi.

Verdetto

Se il precedente Chapter One tentava senza troppo successo la strada dell’open-world investigativo, con Sherlock Holmes: The Awakened Frogwares torna a una formula più congeniale e ristretta, con meno elementi dispersivi e una maggior concentrazione su deduzioni, enigmi e puzzle nella tradizione della serie. Il bello di questa operazione remake è soprattutto il fatto che sia un gioco profondamente diverso da quello originale di 16 anni fa, tanto che persino considerarlo un remake è qualcosa di riduttivo. Se quindi vi piacciono le indagini investigative, la raccolta di indizi e le atmosfere vittoriane (e riuscite a passare sopra a un comparto grafico non proprio esaltante), Sherlock Holmes: The Awakened saprà darvi parecchie soddisfazioni.

In questo articolo

Sherlock Holmes: The Awakened

Frogwares | 11 Aprile 2023
  • Piattaforma
  • PS4
  • PS5
  • XboxOne
  • XboxSeries
  • NintendoSwitch
  • PC

Sherlock Holmes: The Awakened - La recensione

8
Buono
Sherlock Holmes: The Awakened è un’avventura investigativa solida, longeva e profondamente diversa (in meglio) dalla versione originale del 2007. Peccato solo per un comparto grafico non all’altezza del resto.
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