Sergio Mattarella ha giurato per la seconda volta da tredicesimo presidente della Repubblica a Montecitorio. Nel suo esemplare discorso di insediamento, interrotto da 55 applausi, la parola più ripetuta (per ben 18 volte) è stata “dignità”. Il capo dello Stato si è soffermato sulla morte del giovane Lorenzo Parelli durante lo stage (“Mai più tragedie come la sua”), sugli studenti che protestano, ha citato Papa Francesco, ha rivolto un pensiero a Monica Vitti e David Sassoli, ha ribadito la necessità della riforma della giustizia; ha parlato dei cittadini in sofferenza, delle disuguaglianze da sanare, delle responsabilità verso le future generazioni: “Dobbiamo costruire un’Italia più moderna, più giusta”. Dopo il giuramento e l’omaggio al milite ignoto, con il saluto delle Frecce tricolori, il presidente è rientrato al Quirinale scortato dai corazzieri a cavallo, a bordo della Lancia Flaminia, tra gli applausi dei cittadini. E in serata è arrivato per lui anche l’omaggio dell’orchestra di Sanremo, che gli ha dedicato, a nome di tutti gli italiani, il brano di Mina “Grande grande grande…” – FOTO | VIDEO 1 | VIDEO 2 | TUTTI I VIDEO
Sergio Mattarella, la giornata del secondo insediamento foto per foto – FOTOGALLERY
L’ACCOGLIENZA E L’ASSENZA DI MATTEO SALVINI - Giunto a Montecitorio scortato dai carabinieri motociclisti, al suo arrivo è stato accolto dal suono della campana del torrino, accolto dal presidente della Camera, Roberto Fico, e da quello del Senato, Elisabetta Casellati. Quindi, prima di entrare e pronunciare il discorso, il saluto al presidente del Consiglio, Mario Draghi al presidente della Corte costituzionale, Giuliano Amato. Tra i leader delle forze politiche, assente Matteo Salvini, risultato positivo al coronavirus.
UNA NUOVA CHIAMATA - Il discorso di insediamento, con il consueto giuramento, verte sull’emergenza che il Paese sta affrontando. Mattarella ha ribadito che non se lo aspettava: “Per me è una nuova chiamata, inattesa, alla responsabilità, alla quale tuttavia non posso e non ho inteso sottrarmi. Adempirò al mio dovere secondo i principi della Costituzione. La lettera e lo spirito della nostra Carta continueranno a essere il punto di riferimento della mia azione”.
Sergio Mattarella, al primo mandato aveva festeggiato così, con tutta la famiglia… – GUARDA
COME AFFRONTARE I PROBLEMI - Di fronte alle enormi difficoltà economiche e sanitarie che il Paese affronta, sottolinea lo spirito d’iniziativa degli italiani: “L’Italia è un grande Paese” dice “La stabilità di cui si avverte l’esigenza è fatta di dinamismo, di lavoro e di sforzo comune”. Viene spesso interrotto dagli applausi, specie quando si sofferma sull’impegno profuso da forze dell’ordine, medici e operatori del sociale. Quindi chiama tutti a costruire un’Italia più unita “più giusta, più moderna, intensamente legata ai popoli amici che ci attorniano” dove “le disuguaglianze vengano meno” in modo da “metterla in grado di orientare il processo per rilanciare l’Europa”. E ancora: “Non si può sfuggire alle sfide della storia e alle relative responsabilità”.
Sergio Mattarella, quando giurò la prima volta da Presidente della Repubblica – GUARDA
OMAGGIO ALLA MEMORIA - Il presidente non dimentica di ricordare due perdite recenti dell’Italia: Monica Vitti “grande protagonista della vita culturale del nostro paese” (GUARDA) e David Sassoli (GUARDA): “La sua testimonianza di uomo mite e coraggioso, sempre aperto al dialogo e capace di rappresentare le istituzioni democratiche ai livelli più alti, è entrata nell’animo degli italiani”.
NO ALLE DISUGUAGLIANZE - No alle discriminazioni, lotta alla violenza contro le donne “profonda e inaccettabile piaga”. E nel soffermarsi sulla dignità delle persone aggiunge che dignità “è un Paese libero dalle mafie, dal ricatto della criminalità e dalla complicità di chi fa finta di non vedere”. Quindi, sprona l’aula: “Costruire un’Italia più moderna è il nostro compito”. Lo salutano gli applausi quando il presidente rivolge un pensiero a Papa Francesco “al cui magistero l’Italia guarda con grande rispetto” e quando auspica “un profondo processo riformatore” della giustizia che faccia “recuperare appieno prestigio e credibilità alla funzione giustizia, allineandola agli standard europei”. Fuori dalla Camera lo attende l’inno di Mameli. E altri sette anni al Quirinale.
e.m.
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