la recensione

La seconda stagione di From ci insegna che l'orrore più grande proviene da noi stessi

L'oscurità invade la città sperduta tanto quanto i cuori dei suoi abitanti. I nuovi episodi della serie dal 19 maggio su Paramount+ sono ancora più angoscianti. L'unico rischio è il “fattore Lost
From 2
From 2Paramount+

C’è chi la chiama la “nuova Lost” ma From è senz’altro più spaventosa, cupa e suggestiva del controverso cult. La seconda stagione della serie horror dalle atmosfere alla Stephen King è dal 19 maggio su Paramount+ con le nuove puntate che si addentrano sempre più visceralmente nei misteri della cittadina twinpeaksiana dalla quale è impossibile fuggire. Come la prima annata, anche la seconda si apre con nuovi arrivi: questa volta non è un’esigua famigliola su un camper, bensì il folto gruppo di un bus che si imbatte inesorabilmente nell’albero che ostruisce la strada dei malcapitati destinati a diventare prigionieri del villaggio governato dallo sceriffo Stevens. Quest’ultimo è dove lo avevamo lasciato nell’angosciante cliffhanger della scorsa stagione, a caccia di risposte e alla mercé delle presenze misteriose che infestano la foresta, nel luogo angusto dove lo ha condotto il tronco teletrasportatore.

DSC07992.ARWChris Reardon

Mentre Boyd, Victor e Tabitha esplorano con terrore i cunicoli di un macabro mondo sotterraneo, Donna e gli altri cittadini sono alle prese con i nuovi arrivati, naturalmente recalcitranti e poco inclini ad accettare il proprio destino. È un esordio volutamente lento e snervante quello dei primi quattro episodi della seconda stagione, e chi esigeva risposte dopo i miseri indizi disseminati precedentemente riceverà per lo più una dose di frustrazione. Tuttavia, questi episodi raggiungono nuove vette di assordante tensione, e una storia in particolare mette in scena (per evitare gli spoiler staremo molto sul vago) un’emergenza medica che trasforma la puntata nella più agghiacciante e “kinghiana” di tutte. From è, purtroppo, uno dei fenomeni televisivi più sottovalutati degli ultimi anni. Scoprirlo significa andare ad aggiungersi a una nicchia di spettatori ammirati – perché è quello l’inequivocabile destino. Pubblicizzarlo come un incrocio tra Lost e i racconti di Stephen King può essere controproducente in alcuni casi, ma lo show è davvero la versione più felice che tale commistione può produrre.

Nell’ambito dei small town mystery è tra gli show più opprimenti e angustianti della televisione recente; come racconto soprannaturale è a metà tra social horror e thriller psicologico. From mette in scena una realtà impossibile nella quale un discreto contingente di individui eterogenei è costretto a fare parte di una comunità. Le dinamiche sono le stesse che informano la psicologia dei piccoli gruppi in ambienti controllati, come le prigioni, ed è questo che la cittadina evoca: una galera a cielo aperto, dove la consapevolezza di venire costantemente osservati conduce alla paranoia e il timore di venire puniti da entità onniscienti rende diffidenti e aggressivi. In questo senso From è una parabola sociale e morale, e il sospetto che la comunità faccia parte di un esperimento verrebbe in questo senso avvalorato: il clima di polizia, le punizioni, le regole enfatizzano o stemperano a seconda dei casi la ferinità degli abitanti. L’arrivo di un contingente corposo di nuovi volti, tra cui una vecchia conoscenza di uno dei cittadini e di qualcun altro con doti soprannaturali ammanta di una coltre sempre più fitta di disperazione l’atmosfera dello show.

I mostri fanno ancora più paura: appaiono più vicini e inesorabili, beffardi e crudeli notte dopo notte, mentre di giorno le visioni fantasmatiche che perseguitano alcuni dei cittadini sono sempre più enigmatiche e pervicaci. L’inquietudine che lo show trasmette è inversamente proporzionale al tempo trascorso: piuttosto che abituarsi alle circostanze surreali e alla convivenza con il resto della comunità, i cittadini ne subiscono sempre più l'influenza. La presenza di Victor, prigioniero praticamente da sempre, è un monito implacabile e intensifica la consapevolezza che chiunque sopravviva alle creature notturne è destinato a perdere, prima o poi, la ragione. From 2 trova nuovi espedienti creativi per far sobbalzare di paura mentre introduce ulteriori ostacoli alla lotta per la sopravvivenza. È più angosciante e avvincente, e l’opacità dei suoi misteri è l’unico ostacolo alla fruibilità. La seconda stagione, ripartendo da zero e aumentando i misteri, il dramma e l'orrore, si prende un grosso rischio.

La prima metà di stagione è sicuramente intrigante e incalzante, tesa nella sua estenuante immobilità e altrettanto affascinante nella sua esplorazione di una moralità grigia ma i suoi enigmi non possono essere custoditi gelosamente troppo a lungo. Il resto dell’annata ha bisogno di andare avanti: l’orrore così reiterato (puntualmente scandito dall'arrivo di nuovi personaggi e dalle visite dei mostri, come in un loop infinito alla The Walking Dead) rischia di diventare routine se gli autori (il creatore della serie John Griffin, lo showrunner Jeff Pinkner di Fringe, Alias e Lost, e il regista Jack Bender di Lost) non sbloccheranno l’andamento ciclico di una struttura narrativa che ha bisogno di essere rinforzata da risposte soddisfacenti.