'Cerignola, la mafia anarchica' del Corriere? Un articolo grossolano" | Stato Quotidiano
Edizione n° 5318
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‘Cerignola, la mafia anarchica’ del Corriere? Un articolo grossolano”

AUTORE:
Redazione
PUBBLICATO IL:
27 Agosto 2020
Capitanata // Cerignola //

Riceviamo e pubblichiamo

“Due giorni fa (23 agosto 2020), leggendo, come mio solito, un po’ di cronaca locale m’imbatto sulla prima notizia di un sito web cronaca locale della Capitanata “Cerignola, la mafia anarchica. Un pregiudicato ogni due residenti, così si vive a ‘la best’”. Lo spaccato inquietante del Corriere della Sera”.

A primo impatto penso “la solita Cerignola, stiamo inguaiati, va sempre peggio”, mi addentro nella lettura dell’articolo, penso “stiamo messi davvero male, dobbiamo fare qualcosa…però, aspetta…. questo non è vero, quest’altro non mi sembra neanche”, leggo attentamente tutto l’articolo e penso ancora “troppe inesattezze, falsità, non posso crederci, (…).

Pertanto mi fiondo in edicola e trovo una copia del Corriere della Sera del 23 agosto, con tanto di inserto speciale e l’originale articolo, due pagine, sul mio paese. La prima cosa che mi colpisce è un’enorme foto che campeggia a sfondo dell’articolo, foto tetra ed apparentemente insignificante, una vista panoramica dall’alto di una specie di masseria / casa di campagna brutta e spoglia, tetra ed inquietante (non quelle pugliesi, belle e luminose, sponsorizzate ed esaltate ai quattro venti del globo).

Comincio a leggere l’articolo, lentamente, penso e ripenso, nel frattempo, lo termino, (…) quello da loro riportato era l’articolo del Corriere della Sera, quotidiano attuale e moderno, preda e predatore preferito della banalità e superficialità di analisi del mondo, della scrittura veloce e falsa, solo romanzata e infantilmente creativa.

Il titolo “Cerignola, la mafia anarchica”, azzeccato, probabilmente vero. “A Cerignola si torna a sparare, a Cerignola non si è mai smesso di sparare. Di fine luglio l’ultimo agguato: dodici colpi contro il 49enne Cataldo Cirulli……..Vero, a Cerignola si è tornati a sparare, falso che non si sia mai smesso, tutt’altro, Cerignola è nota proprio per questo, una città criminale ma silente, culla di una pax mafiosa dove c’è tanta criminalità che non uccide;

Del resto lo sono quasi tutti. Su 60 mila abitanti, i pregiudicati rappresentano la metà”: dato falso, senza supporto, prove, nulla, tutto buttato lì a caso, come se dire che i pregiudicati siano 30.000, 40.000, 20.000 sia, pressappoco, la stessa cosa.

Non c’è nulla a Cerignola nel senso che esiste tutto: estorsioni, droga, rapine, infiltrazioni, armi, corruzione, occupazioni abusive, furti, truffe, incendi dolosi, una spaventosa violenza minorile, una politica marcia (Comune sciolto per mafia), l’illegalità che scandisce pensieri e azioni, una città deturpata, offesa dai suoi stessi cittadini che nell’assai utilizzato dialetto la definiscono u tmor, il tumore, la malatèi, la malattia. Oppure l a best, la bestia.”: vero, a Cerignola “c’è tutto” e, però, è falso che l’illegalità venga chiamata la best, u tmor… la malatei…. Non so da dove derivino queste presunte informazioni, la loro fonte, mai richiamata.

Un disastro così esteso, conclamato, al momento definitivo – e così poco mediatico, esplorato dagli intellettuali, battuto dai veri o presunti esperti di mafia e antimafia – che non poteva non aggiungersi il dramma dei migranti. Con i loro slum. Le baraccopoli popolate durante la stagione della raccolta dei pomodori anche da mille africani ed europei dell’Est, in località Tre Titoli, a 13 chilometri da via di Levante, sede della caserma dei carabinieri che ospita la Stazione e la Compagnia. Una caserma afflitta da croniche carenze strutturali (gli impianti dell’aria condizionata guasti, la porta d’ingresso che cede) e al centro di una delle puntate della serie-documentario in onda da settembre sul canale Nove. Titolo: Avamposti. Dispacci dal confine.”: notizia senza rilevanza, le carenze strutturali della caserma dei carabinieri non si possono di certo addebitare ai criminali né ai semplici comuni cittadini.

«La Lettura» è stata sul set di Cerignola. Al confine, e per davvero. Nel caldo atroce – folate di caldo bollente – della città; negli spazi siderali delle campagne, in una geografia impenetrabile (per estensione è il terzo Comune dopo Roma e Ravenna). Era il 4 agosto. Pochi giorni più tardi, l’ennesimo assalto sulla vicina autostrada A14 di un furgone portavalori. In piena estate, alla luce del sole, nel movimento dei vacanzieri, nel gran fermento delle indagini perché il 24 luglio i banditi avevano tentato un altro colpo. Non importa. Nessun calcolo, nessuna strategia, nessuna attesa. Cerignola, provincia di Foggia: la mafia anarchica. Dove uno si sveglia e fa quel che vuole. Non si dica che è un angolo nero sconosciuto, fermentato di botto, imprevedibile. Per conoscere la storia dei predoni dei portavalori, massimi specialisti in Europa, e delle ramificazioni dei clan, dobbiamo affidarci all’inchiesta-madre «Cartagine». Condotta negli anni Novanta. Ovvero una vita fa.”: vero o, più o meno, vero;

….. (i cerignolani) Di solito sono banditi privi di camuffamento. Tanto nessuno s’azzarda a denunciare, nel rischio di una successiva vendetta. Infatti sono rare le segnalazioni a carabinieri e polizia, anche anonime. Se escludiamo le vittime di passaggio e ragioniamo sui cerignolani, il concetto dell’omertà è un dogma. Generato non dagli effetti collaterali della paura, quanto da una deliberata scelta: mi faccio i fatti miei.”: secondo il giornalista i cerignolani sarebbero tutti omertosi e lo farebbero per scelta, e non per paura; indica, cioè, i cerignolani, non gli italiani, i pugliesi, i meridionali, bensì proprio loro i cerignolani, unici nel loro modo di essere sempre e comunque omertosi.

In questi giorni mi è capitato anche di leggere il commento all’”articolo” di un tale (cerignolano), che reclamava la sua fierezza di appartenere al 50 % dei non pregiudicati, ebbene, fossi lui, non sarei tanto fiero, perché omertoso e, nel migliore dei casi, rassegnato, lo sarei comunque, pregiudicato o non pregiudicato.

, rassegnati che scelgono la Mafia, preferendola a tutto il resto, ne esce un paese fuori dal tempo, più da anni cinquanta, in cui i ragazzi si iniziano al sesso con le prostitute (ora, nel 2020, nella facilità totale di un sesso libero, in una società globalizzata e senza frontiere, anche qui).

Viene descritta una mafia di nomi inesistenti (Mano mozza? Occhi di ghiaccio? Cobra? U scelleratu? Chi sarebbero?), un paese sporco e totalmente inquinato, ma mai si parla di inchieste, di indagini, processi, nomi e fatti veri (a parte il richiamo generico ai clan o ad un processo di trent’anni fa), un articolo infamante, denigratorio, grossolano, approssimativo, teso solo a denigrare tutti, criminali e gente onesta, indistintamente.

Infine ciliegina sulla torta, inesistente: “Negli elenchi dei pregiudicati morti, la voce «omicidio» supera quella del «decesso per cause naturali». Ampiamente”, mentre nell’articolo, fin troppo citato, la voce “falso” supera quella del “vero”, ampiamente”.

Il cerignolano Giuseppe Grieco

 

4 commenti su "‘Cerignola, la mafia anarchica’ del Corriere? Un articolo grossolano”"

  1. Bravo. Tutto vero. Oramai scrivere cose tristi su Cerignola è lo sport preferito di soggetti molto poco obbiettivi e molto tanto poco giornalisti.

  2. Complimenti! Cerignola, come tutte le realtà del globo, ha difetti ma anche pregi. Non è giusto colpire una realtà solo per il desiderio di veder leggere il proprio articolo.

  3. Articolo scritto per fini politici. Paragonando Cerignola con altre realtà limitrofe sicuramente è la meno peggio. Estorsioni inesistenti, droga oserei dire nella “norma”, perché a differenza di altri centri, da sempre non circola eroina, omicidi il primo dagli anni 80/90 quelli caldi, furti d’auto in netta diminuzione. Questo pseudo giornalista in base a cosa critica così duramente una città della quale probabilmente non sa nulla o quasi?

  4. Ho letto l’articolo del caro amico Giuseppe. Emerge “quel cerignolano” che non si arrende alle frasi comuni, agli stereotipi. Effettivamente, quella di Cerignola e’ una realtà criminosa di tutto rispetto. Episodi isolati (non anarchici), non possono determinare un’anarchia. Errato. La delinquenza locale, evita, in tutti i modi possibili, l’omicidio. La spiegazione e’ logica : “se uccidi, si crea movimento, che equivale a controlli”. Quindi, meno possibilità di agire, di “smerciare”. Quello dei “nick name”, poi, e’ una pratica già sentita, che richiama l’intervista ad un “assaltatore di blindati” un criminale, alias “sangue blu”. In realtà, non esiste questo nome di comodo creato ad arte per l’articolo. I giornalisti, categoria che stimo infinitamente, molto spesso, creano dei disastri. Additare un territorio come “zona franca”, coinvolgendo tutti gli attori, a prescindere, collusi e’ offensivo ed inopportuno. In realtà, chi non è mai stato nel crimine, non avendo mai operato, non può conoscere le dinamiche, neanche commentarle. Tuttavia, si può approssimare una scrittura che può piacere, o meno. Di un territorio, bisogna conoscere tutto, usi e costumi. Cerignola vanta una molteplicità di personaggi e posti da valorizzare. Il problema, non è la delinquenza, ma la mentalità del cerignolese, sempre pronto a denigrare il proprio territorio (basti pensare ad una grande quantità di personaggi che sporcano ed inquinano, dei veri ebeti, se consideri che il territorio, in primis e’ vissuto dagli stessi.
    Abbiamo anche un problema politico, come il Paese, nulla di diverso !

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“I coraggiosi agiscono, i pavidi desistono.” Luigi Giuseppe Bruno D'Isa

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