Ruben Buriani, la “Pannocchia” che correva per tutti
In un’intervista rilasciata a Davide Pollastri e Angelo Fumagalli di ‘MCB’, l’ex centrocampista ha ricordato i tempi passati e commentato quelli presenti.
Lo chiamavano “Pannocchia” per la folta zazzera bionda, ma anche “7 polmoni” per la generosità e lo spirito di sacrificio messo al servizio dei compagni.
Ruben Buriani, ex centrocampista di SPAL, Monza, Milan, Cesena, Roma e Napoli (per lui anche 2 presenze in nazionale e la convocazione per il campionato europeo giocato in Italia nel 1980), oggi è un energico sessantanovenne che si gode la quiete offerta dalla provincia di Ferrara nella quale è nato e ha tirato i primi calci.
Riguardo al Monza (la prima, vera squadra della sua carriera iniziata nel 1974), definita “una famiglia”, ricorda la promozione in Serie A sfumata nella stagione 1976-77 e il talento dei tanti compagni, tra cui “Dustin” Antonelli, Ugo Tosetto e Giuliano Terraneo, che da lì a poco si sarebbero presi il proprio spazio ai massimi livelli.
Del Milan e dei migliori anni della sua carriera ricorda la classe di Rivera, la stima della società, i successi e le sfide a campioni come Maradona e Falcao.
Riguardo alla Roma (la sua ultima esperienza importante) ricorda la bravura di Sven-Göran Eriksson (al quale, essendo noti i suoi gravi problemi di salute, vanno tutti i nostri migliori auguri), il calore e le aspettative dell’ambiente e i compagni, da Pruzzo a Graziani e da Cerezo a Bruno Conti, con il quale ha avuto il piacere di giocare.
E sulla nazionale che a giugno difenderà il titolo europeo conquistato 3 anni fa a Wembley?
Buriani si augura che possa fare bene ma crede che non sarà facile ripetere l’exploit ottenuto con Mancini.
L’ultima interessante (e condivisibile!) osservazione, prima dei saluti finali e dei pronostici sulle partite e gli sviluppi della stagione, riguarda il VAR (acronimo di Video Assistant Referee, ovvero l’ufficiale di gara che collabora con l’arbitro esaminando le situazioni dubbie della partita tramite l’ausilio di filmati): “gli arbitri non hanno l’esperienza di un calciatore che magari è stato sui campi per 20 anni e conosce tutto delle situazioni che capitano sul terreno di gioco, dall’entità di un fallo alla volontà di colpire o meno un avversario, o dei fuorigioco che in realtà non sono fuorigioco. Poi, per carità, anche gli arbitri sono uomini e possono sbagliare, come un centravanti che sbaglia un gol o un portiere che sbaglia un intervento.”
Mai banale, Buriani.
Chapeau.