Con «Romeo è Giulietta», Giovanni Veronesi sembra rinato e ispirato. Il suo film non pone solo l'accento sulla congiunzione che lega i protagonisti della più bella storia d'amore mai scritta per il teatro, ma prende la palla al balzo per approfondire come si è evoluto il mestiere dell'attore nell'epoca dei social e dei follower, e come i tempi lunghi del teatro si contrappongano a quelli veloci delle storie di TikTok. «Romeo è Giulietta» è la storia di un doppio riscatto personale e generazionale. Da una parte Federico Landi Porrini, il più grande regista teatrale vivente, come lui si definisce, un regista che ha fatto la sua epoca, che ha rappresentato un grande Don Chisciotte, ma che piano piano non si è adeguato ai cambiamenti del tempo (il film si apre proprio con un suo monologo con cui cerca di convincere i finanziatori e gli organizzatori del Festival di Spoleto del perché rappresentare proprio oggi una nuova versione di «Romeo e Giulietta»).
Dall'altra, Vittoria Mengoni, interpretata da Pilar Fogliati, talentuosa attrice che si è macchiata di una grave colpa: spacciare per suo un monologo di una collega cilena, facendosi terra bruciata intorno. Vittoria ha bisogno di lavorare e vede in questo provino per «Romeo e Giulietta» la sua possibilità di riscatto. E invece, nonostante la convincente messa in scena (bellissimo il parallelismo tra la sua interpretazione e quello di sua nonna, nota attrice, che cerca di spiegare al meglio il personaggio di Giulietta), la sua fedina penale sporca ha la meglio e viene cacciata in malo modo in quanto ladra.
Per puro spirito di rivalsa, con l'aiuto di una sua amica truccatrice appena licenziata proprio da Landi Porrini, si fingerà uomo e supererà il provino di Romeo (provino da poco fallito dal fidanzato). Inizia così una sorprendente commedia degli equivoci, caratterizzata anche dal fatto che il fidanzato di Vittoria è stato richiamato per interpretare Mercuzio. La vera grande forza del film, oltre ad una sceneggiatura di ferro, è la scelta del cast. Con in particolare un Sergio Castellitto che poteva gigioneggiare e invece mette in scena un personaggio che è la somma dei tanti registi incontrati nella sua vita, un personaggio egoriferito che succhia l'anima dal suo compagno di vita ma che senza di lui sarebbe solo con le sue debolezze e fragilità.
«Romeo è Giulietta»,
regia di Giovanni Veronesi, con Sergio Castellitto e Pilar Fogliati
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