Mauro della Porta Raffo, ‘Il Gran Pignolo’ il cui assegnato compito è spiegare il Mondo e la Vita - Il Giornale d'Italia

Martedì, 16 Aprile 2024

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"La libertà innanzi tutto e sopra tutto"
Benedetto Croce «Il Giornale d'Italia» (10 agosto 1943)

Mauro della Porta Raffo, ‘Il Gran Pignolo’ il cui assegnato compito è spiegare il Mondo e la Vita

Il 17 aprile 2024, a Dio piacendo, compio ottant’anni. Saranno trascorsi ventinovemiladuecentoventi giorni dalla mia nascita, venti dei quali datati 29 febbraio

25 Marzo 2024

Mauro della Porta Raffo, ‘Il Gran Pignolo’ il cui assegnato compito è spiegare il Mondo e la Vita

Il 17 aprile 2024, a Dio piacendo, compio ottant’anni. Saranno trascorsi ventinovemiladuecentoventi giorni dalla mia nascita, venti dei quali datati 29 febbraio. Nel corso di questo periodo, che nell’immediato ha visto la lingua inglese confinare e sostituire il francese e quanto e cosa l’accadimento significhi culturalmente prima ancora che economicamente è sotto gli occhi di tutti, si sono succeduti sette Papi e ha avuto fine il Regno d’Italia.

Nata la Repubblica hanno abitato al Quirinale in veste di Presidente dodici persone. Al primo governo Badoglio che è venuto a cessare esattamente il giorno della mia nascita hanno fatto seguito settantatre ministeri. Alla Casa Bianca hanno detenuto il potere esecutivo quindici persone. Tre sono stati i regnanti in Inghilterra. È stata fondata l’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU).

Sono nate la Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio (CECA) e successivamente la Comunità Economica (CEE) da cui l’Unione Europea (UE). Alla Lira ha fatto seguito l’Euro. Tre italiani hanno vinto il Premio Nobel per la Letteratura.
Si è come dissolta l’Unione delle Repubbliche Sovietiche. Il cosiddetto Secolo Americano sul piano etico/culturale è durato per non pochi versi l’espace d’un matin. La Cina ha giustamente deciso di far pagare all’Occidente il Secolo dell’Umiliazione.
Si sono svolte diciannove Olimpiadi estive e venti invernali. Sono stati giocati diciannove Campionati Mondiali di calcio due dei quali vinti dagli Azzurri e assegnati settantotto scudetti. Sei italiani hanno conquistato il Tour de France.

L’amatissimo pugilato dai fulgori d’un tempo costretto oggi non da oggi alla semi clandestinità, un tennista maschio australiano ha portato a termine il Grande Slam due volte e tre giocatrici di differenti nazionalità sono riuscite in una circostanza nell’impresa. Un doppio femminile italiano ha compiuto il Career Grand Slam conquistando altresì entrambe le componenti il team la prima posizione nella specifica classifica mondiale.

Tre italiani una dei quali donna hanno vinto il Roland Garros, una ancora Flushing Meadows e uno infine gli Australian Open mentre la squadra nazionale si è affermata in due occasioni in Coppa Davis.
Grandi le figure, in specie femminili, che, trascorsa sulle nevi la maschia valanga azzurra e tramontato Tomba, in Italia si stagliano nello sci non solamente alpino, nel nuoto e in atletica.
E soprattutto, e purtroppo, e definitivamente, potrei dire per ciascuna arte precisamente in quale data, nell’intero orbe terracqueo, il Cinema, la Pittura, la Musica, la Letteratura e il Teatro per non parlare del Melodramma in verità sono morti!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

vita verso gli ottanta
due o tre cose che so di me

 

 io mauro della porta raffo in verità mauro maria romano della porta rodiani carrara raffo dei bontemps de montreuil dei pfyffer von altishofen di casa savelli nato a roma il diciassette aprile giorno nel quale nel sette avanti cristo venne al mondo gesù come nel mille ottocento novantatre narra rex stout nero wolfe del mille novecento quarantaquattro vivo a varese in via bernascone e finale sette
ricordo

dai primi di novembre del duemila e venti non guido più mi mancano le strade aduse che conosco metro per metro e luino con il maggiore e porto ceresio e como e arona e novara e milano e lugano e quanto l’ascona di alessandra laddove con sissi ogniqualvolta possibile al volante andavo è oggi fossi colà nuovamente giunto arrivare a percorrere a piedi il lungolago dell’uno o dell’altro luogo amico rivedere i centri amati il più importante e necessario mio proposito

sarò risanato il giorno nel quale arrivato verso le otto alla centrale a milano alla guida dell’auto la parcheggerò nel garage collocato là a sinistra farò colazione in stazione in piedi al banco con un latte caldo non bollente e una brioche prenderò il frecciarossa delle nove vagone executive posto singolo durante il viaggio berrò come esattamente farò al ritorno con gusto al bar in piedi una coca cola arriverò a roma termini a mezzogiorno salirò sulla perfetta mercedes con autista prenotata che mi aspetta e mi porterà in giro per l’urbe secondo voglia e capriccio andrò a mangiare da fortunato al pantheon vedrò nel pomeriggio un paio o tre di vecchi amici o parenti da rosati a piazza del popolo o magari da doney in via veneto dando qui una triste occhiata al café de paris ahi noi chiuso mi farò portare prima di tornare alla stazione dove mangerò in piedi un vero tramezzino al tonno uova e maionese alla fontana di trevi per il rito della visita alla vecchia abitazione dei raffo in via calabria trentadue dove scorrerò ancora e invano l’elenco dei nomi scritti sotto il citofono prenderò il frecciarossa delle diciannove ritirerò a milano l’auto arriverò a casa a varese attorno alla mezzanotte stanco forse ma certamente appagato

al medico ho detto che non mi ero accorto che fosse scaduta aggiungendo è andata bene che non mi abbiano fermato non ovviamente che non guido dal quattro novembre duemila e venti per le infinite malattie che un bel long covid per cominciare m’hanno fatto da allora non richiesta e inutilmente rifiutata compagnia era sabato scorso dieci giugno duemila e ventitre e giovedì prossimo riavrò il benedetto documento in sostituzione del provvisorio foglio di carta che mi è stato consegnato la patente dunque sono una delle rare persone che appena maggiorenne nessun trasporto nutrendo per le auto non ne sentiva affatto la necessità solitario capitava davvero raramente che uscissi in macchina con amici e nel caso in funzione di passeggero l’ho presa ventitreenne per le insistenze di mia moglie allora fidanzata dopo di che incredibilmente date le premesse guidare è una delle cose che maggiormente mi è piaciuto fare riandando a tempi lontani bellissimi i viaggi che da solo nei mesi estivi facevo per raggiungere la famiglia da varese alla casa al mare di terracina tutti i week end ottocento e passa chilometri andata e ritorno le corse poi frequenti invero per anni ed anni con sissi e le bambine a pietra ligure usando ciascuna a tempo debito per le differenti bisogne di volta in volta mini alfasud acclaim montego fiat ford diverse infine skoda e vorrei fossero tutte raccolte per vedendole più ricordare luca goldoni a lato qua e là per la penisola tenendo conferenze quando luca lo ha scritto guidavo lui mi faceva domande e io gli spiegavo il mondo e la vita le domeniche nelle quali mia madre chiedeva che la portassi in giro per tabaccherie a comprare le nazionali col filtro le volte che mio padre mi sedeva di fianco per l’autunnale brinzio verso la valcuvia a gustare i declinanti colori oggi in questo preciso momento chissà perché ricordo il per qualche ragione lungo periodo nel quale una quindicina d’anni fa mia figlia alessandra aveva l’auto in riparazione e le facevo girando d’autista e quanto ero veramente felice lei d’accanto allora alla guida quanto

non ho fatto il militare ai tempi un difettato miopia abbastanza forte io sostenuta la visita il distretto competente per i varesini era a como probabilmente per via dell’appartenenza nostra fino al mille novecento ventisette alla provincia lariana durante la quale rito voleva che nudi e in fila a tutti fosse infilzato nel petto un enorme ago qualcuno sveniva e successivamente sparato dentro un siringone pieno di un liquido non identificato bruciori seguenti compresi veniva spedito all’ospedale militare di baggio milano naturalmente tre noiosissimi giorni dipoi colà passati in un camerone con tanta gente di volta in volta in parte novella ad aspettare poi la prova per verificare la situazione ero fuori benedetta miopia non del tutto però possibile allora essere dichiarati ram ridotte attitudini militari il che implicava l’essere richiamabile solo in caso di guerra dato che io appartengo all’unica finora e speriamo generazione forse anche la successiva forse che non ha dovuto guerreggiare non è accaduto avevo diciannove anni

anna è contenta ch’io sia oramai più vecchio dei nostri genitori ricordo quasi due decenni fa a luglio il nuovamente trascorso luglio superato a fatica l’incredibile e imperdonabile tradimento del cuore pensavo m’avviassi necessariamente agli anni che restano pochi da contare sulle dita di una sola mano e potrei scrivere queste righe sotto una differente molto più attentamente curata immagine i capelli ravviati l’occhio meno spento evitando si colgano il decadente doppio mento invero amata eredità paterna e la parte accennata di un pigiama da vecchio ma va bene così vanto in cotal modo ed esibisco gloriandomene il logorato e meritato stanco aspetto che vissuto mi tocca

eri più magro la primavera verde i momenti giusti delle alzate mattutine per tempo della giacca impermeabile di velluto della macchinata della fermata da geo del caffè bevevi ancora il caffè della sigaretta buona fumavi del corriere e della gazzetta piegati e messi lì accanto per dopo del posteggio libero facile dei tre minuti a piedi col bavero alto che se pioveva piano piano era ancora meglio dei cenni di capo e di un paio di ciao dell’erba ancora brinata e dei cavalli con tizio che prendeva i tempi e sapere che contava la scena e che prima di andartene avresti chiesto vince non importando poi davvero la risposta che di lì a poco al tuo posto avresti guardato il rosa oltre il lago che vicino da pippo ti aspettavano le uova al tegamino era il tempo dei panni verdi del calma e gesso della invocata gobba degli orfanelli in calore dei dadi americani dei cavalli alla piegata dei soldi in buca o a babbo morto dei cabriolet della menschheit come vuole il crucco della pioggia leggera del vento all’alba per altri mai per me non pochi dei quali perduti del baby e dello shinkenegger tutta vita

ricordo i cinesi agli angoli delle strade che vendevano clavatte i servitori eritrei e somali educati e italofoni nelle case patrizie romane ricordo quando le poche automobili in circolazione erano tutte fiat e per andare a rimini si percorreva la via emilia quando per telefonare fuori città si chiamava il centralino e si aspettava la comunicazione le partite di calcio alla radio la domenica pomeriggio tutte alla stessa ora quando non c’era la televisione e neppure si sapeva cosa fossero i blue-jeans gli uomini comunque con la camicia e la giacca le donne con la gonna quando dovunque e nei cinema in particolare si fumava a man salva i grandi cineasti i poeti gli scrittori gli artisti gli intellettuali italiani e il cinema di cinecittà con quel numero sterminato di eccellenti sceneggiatori i comunisti con la c maiuscola non potevi andarci d’accordo ma gente seria da levarsi il cappello i democristiani e non pochi tra loro i veramente memorabili i sindacalisti perfino certamente i liberali dei quali sono rimasto solo io ricordo quando il cellulare era un furgone che trasportava i carcerati quando il clandestino era in gergo il bookmaker irregolare che accettava scommesse a quote più allettanti perché non pagava le tasse soprattutto che la chiesa era la chiesa e il papa era il papa

già il viaggio da varese a genazzano con i mezzi di trasporto di allora era una vera avventura che affrontavo ogni volta con gioia ricordo ancora i treni per roma affollatissimi che invariabilmente si fermavano in ogni più piccola stazione se non anche in aperta campagna i corridoi dei vagoni pieni di gente e di valigie di cartone accatastate e legate per sicurezza con lo spago il vociare continuo le liti per i pochi posti a sedere il mio incessante peregrinare valigia e valigia persona e persona da uno scompartimento all'altro i richiami di mia madre i pianti dei bambini più piccoli e soprattutto quella grande irrefrenabile allegria figlia dei tempi che sembrava percorrere tutti e tutto poi da roma a palestrina ancora un trenino trascinato da una littorina come allora ancora si diceva e infine una vecchia sgangherata corriera fino a genazzano colà giunti una bella sgambata a piedi fino al tofale insieme agli zii che si occupavano delle valigie in attesa di abbracciare finalmente la nonna che sulla porta mi aspettava a braccia aperte subito dopo senza un attimo di riposo alla ricerca di mario e neno i due figli del fattore già pronti a giocare con me in giardino e nei campi e a dare la caccia alle vipere che verso l'una si sdraiavano al sole sulla pietraia e si offrivano indifese ai nostri colpi di canna dopo i quali volavano per aria come verso il sole a sera le belle e lunghe favole sue e degli zii la calda accoglienza della grande cucina dove il tempo sembrava non trascorrere mai le pentole e le padelle sul fuoco la cena il giornale radio captato con difficoltà tra continui disturbi e scariche elettriche il sonno felice e profondo di chi ha ben vissuto la sua giornata ed attende il risveglio per nuove eccitanti avventure così giornate sempre uguali e sempre diverse passava allora l'estate

i tempi di una rotonda sul mare o precedenti addirittura quando la villeggiatura occupava l'intera estate e la scuola cominciava ad ottobre inoltrato dopo lo so bene gli esami nella memoria ottobreschi non a settembre di riparazione a rimini allora invariabilmente verso fine luglio il tempo rapidamente peggiorava l'estate si rompeva cavalloni mareggiate acqua dal cielo a dirotto spiagge bagnate differentemente colorate deserte ombrelloni e sdraio in terra, legati, ancorati a che il turbine non se ne appropriasse maglione addosso non appena possibile le ultime gocce di pioggia sui capelli dal lungomare per qualche esaltante minuto guardavo l'onda nessun naviglio la percorreva che mano mano nel vento che andava lentamente placandosi trascorrendo dal blu al bianco, s'acquietava trentasei, quarantotto ore di villeggiatura diverse quelle la lettura ovviamente i caffè di giorno anziché di sera i conoscenti in albergo da due chiacchiere e via e invariabilmente almeno una volta rimini quella vecchia un viale lungo e la città un paio d'ore magari il cinema al coperto tutt'altra cosa rispetto alle arene del lungomare dopo, le nuvole ripiegavano e la spiaggia riacquistava il pristino colore con qualche rimpianto la vita quella normale riprendeva a scorrere diversa comunque uguale all'apparenza ma diversa solo il mare mutato le cui acque ora feroci dovevano essere prese di petto conservava per qualche fuggevole momento la forza che il vento freddo e la sferzante pioggia avevano prima magnificamente donato

della memoria in anni lontani non in vacanza qualcosa di più volgare in villeggiatura i costumi da bagno interi, naturalmente, per le signore di lana fatti a mano che non si asciugavano mai responsabili pertanto di inguaribili reumatismi e la domenica niente spiaggia perché dopo la prima colazione adeguatamente vestiti e per la gran parte in giardino attenti i ragazzini a non fare baccano intenti gli uomini a leggere il giornale occupate invece le donne a sorvegliare il lavoro di rassetto delle fantesche e a programmare con cura il pranzo aspettavamo l’ora della santa messa nella chiesa parrocchiale due o tre le file dei banchi occupate tornando, qualche cenno alle parole delle scritture e all’omelia erano quelli i tempi di una chiesa cattolica capace di indicare univocamente la via che sapeva di non dover cercare il consenso mai di non essere un partito politico in questua di adesioni in vista di non si sa quale elezione e neppure una organizzazione benefica in concorrenza con chissà chi e a tutto ciò seguivano il desco e il riposo e l’indomani saremmo tornati in spiaggia ancora una volta indossando i costumi di lana non in vacanza per carità in villeggiatura

solo nello studio mi guardo d'attorno mentre il magnifico silenzio di una domenica autunnale sembra tutto avvolgere e attutire
dalla finestra i vecchi tetti delle case del centro città si susseguono a perdita d'occhio qua e là interrotti nella loro teoria da qualche verde cima d'albero ancora rivestita di foglie pile di libri di quotidiani e di riviste ingombrano per ogni dove la stanza e le pareti praticamente scompaiono coperte come sono di quadri disegni fotografie appunti e articoli di giornale appesi la scrivania in un allegro ordinato disordine quasi si piega sotto il peso terribile delle carte giù ai piedi della scala interna nel salotto ormai trasformato in biblioteca le poltrone da tempo inutilizzate per mancanza di ospiti paiono soffrire ecco qui sono davvero a casa mia scritte queste righe quasi di getto mi fermo a riflettere e immediatamente mi auguro che sissi mia moglie non abbia mai a leggerle confermerebbero infatti ai suoi occhi subito velati dal pianto quanto da decenni mi va dicendo stai bene solo quando puoi isolarti sei un orso il che naturalmente non è per nulla vero anche se da qualche anno mi è riuscito di costruirmi questa specie di eremo dove senza che nessuno possa dirmi cosa devo fare leggo studio e soprattutto giorno dopo giorno scrivo delle pressoché infinite case che nella mia vita localmente errabonda ho abitato tutto mi è presente e degli affetti ad esse legati serbo viva memoria

nato nel 1944 ho vissuto nel buio accogliente delle sale cinematografiche insieme a milioni di coetanei o pressappoco la televisione fortunatamente non c’era e i cinema erano strapieni una buona parte della fanciullezza all’epoca i film imperdibili per un giovincello mio pari erano i western e le commedie americane alla doris day mi sono così costruito nella mente un'america ideale laddove in pieno ottocento nel texas o in arizona i bravi cow boys naturalmente anche buoni belli e coraggiosi vincevano sempre se tutto sembrava volgere al peggio ecco arrivare al galoppo la cavalleria e nella quale quasi un secolo dopo a new york a los angeles o a san francisco le dolci e carinissime signore eleganti cinguettanti e felici vivevano una vita da favola circondate come erano dall'amore del maritino dall’affetto dei figli biondi e floridi dai mille elettrodomestici allora sconosciuti in italia si restava a bocca aperta nel vedere doris day che usava l'aspirapolvere la lavatrice o il frigorifero con assoluta naturalezza ecco insieme al fatto che gli americani ci avevano liberato ma questo non riguardava noi ragazzini che non ne eravamo coscienti il perché dell'america del sogno che ha dominato le menti di quanti non anti americani per questioni ideologiche come i comunisti crescevano in italia nella seconda metà degli anni quaranta e nei cinquanta capita però che alcuni ed io tra loro comincino presto a leggere quasi con bramosia ernest hemingway james cain erskine caldwell francis scott fitzgerald john dos passos sinclair lewis e soprattutto dashiell hammett e raymond chandler per quel che riguarda la squallida vita delle città e john steinbeck capace di affreschi inimitabili e qualche anno dopo, quelli della beat generation da jack kerouac a allen ginsberg a gregory corso e si rendano in tal modo conto che c'è anche un'altra america quella che la dominante hollywood aveva nascosto una qualche delusione ma, almeno per me la nascita di un secondo amore in qualche modo amaro che non cancella assolutamente il primo indirizzato ad un paese rivelatosi pieno di contraddizioni ma ricco oltre ogni dire di fermenti culturali talmente ricco da questo punto di vista da fornire agli antiamericani materia per nutrire il loro odio chi mai, infatti, è altrettanto duramente critico nei riguardi dell’america dei radicali della sinistra statunitense e di gran parte degli scrittori or ora elencati ecco alla fine io e moltissimi altri restiamo americani malgrado john wayne in mille e mille pellicole alan ladd soprattutto nel mitico il cavaliere della valle solitaria e la commediante doris day ci abbiano in qualche modo tradito raccontandoci di un paese da leggenda o da favola per il vero inesistente restiamo americani perché amiamo quell’immenso crogiolo di differenti e contraddittorie culture la democraticità di fondo e per quanto in particolare mi riguarda le formidabili istituzioni usa capaci come sono di funzionare

ricordo quando si faceva politica per passione ricordo giovanni malagodi nello studio in via frattina a roma e il senatore bozzi che entrava e parlando gli spostava gli animaletti di vetro religiosamente collocati in un ben preciso ordine sul ripiano di un mobile facendolo impazzire di rabbia repressa ricordo emilio pucci manlio brosio luigi durand de la penne edgardo sogno la crème de la crème insieme a congresso eleganti uniti e solitari diversi ricordo piero chiara nei locali del partito di via bernascone a varese là in fondo al lungo corridoio pronto ad alzarsi dalla poltrona al mio apparire e a prendere il mazzo di carte per la scopa d’assi ricordo ancora in via bernascone bruno lauzi sul vecchio scassatissimo divano che dal nulla estraeva sulle corde della chitarra il poeta ricordo il vecchio partito liberale italiano il pli ricordo con quale preoccupazione si prendeva atto dei risultati elettorali se positivi dove avevamo sbagliato ricordo il sotteso nascosto e insieme esibito almeno tra noi quelli che sapevano compiacimento se sconfitti e allorquando nel 2011 per divertimento per tornare ad antiche sensazioni per potere ancora una volta dire e fare pubblicamente quel che mi pareva mi sono candidato alla poltrona di sindaco di varese e ho catturato poco più del due e mezzo per cento dei suffragi ricordando ho gioito ho davvero gioito avessi vinto, avessi avuto largo seguito avrei tradito l’antico e mai espresso insegnamento se hai ragione se dici il giusto non puoi che rovinosamente soccombere

lasciata a fine settembre mille novecento settantaquattro la direzione dell’azienda autonoma di soggiorno di varese fatta assai malamente la prescritta pratica ho sostenuto l’esame scritto di procuratore legale due volte nel giugno del mille novecento settantasei a palermo e in quello dell’anno dopo a l’aquila questo perché a distanza di un anno non avevo avuto notizie quanto all’esito del primo tentativo scrivo tentativo giustamente essendo come sempre mi è accaduto anche allora del tutto impreparato del resto risultai giustamente bocciato in entrambe le occasioni dalle elementari all’università praticamente mai ad eccezione delle volte nelle quali fino al liceo mi si chiedeva di recitare a memoria una poesia o di citare una data storica sono stato in grado di rispondere davvero correttamente e coerentemente a una domanda me la sono cavata in alcune occasioni con molta brillantezza quando mi è stato possibile parlare d’altro di quei temi che per collegamento mi venivano nel caso alla mente quando l’interrogante condiscendente mi lasciava fare

un intreccio di canne e bambù e sotto quella improvvisata tettoia quattro o cinque tavolacci ricoperti da tovaglie a quadri bianchi e rossi le rozze sedie in legno collocate un po’ alla rinfusa, disallineate in luogo dei piatti riquadri maltagliati di carta oleata giallastra niente tovaglioli ovviamente a che servono siamo in costume da bagno il mare è a cinquanta metri e lì ancora più vicino praticamente a due passi una gelida fonte d’acqua che dicono sia perfino potabile pesce in abbondanza fritti misti pizza quel pane bianco e croccante tagliato a fette trasversalmente vino coca cola birra le voci dei commensali che si rincorrono e lo strepitare dei bambini tenuti comunque d’occhio da qualcuno acché non si precipitino a mare e caldo un magnifico consolante amorevole avvolgente caldo secco siamo a pranzo a sperlonga e domani devo partire mamma si alza e va in cerca di un telefono a gettoni è in fondo alla tettoia attaccato a un chiodo conficcato in uno dei pali che tengono in piedi la baracca compone il numero schiaccia il tasto alla risposta parla papà era a casa mi dice quando torna ho deciso vengo con te se domani arriviamo verso le cinque lo troviamo lì erano giorni che non si sentivano le loro solite, incomprensibili liti ma vedendola all’apparecchio avevo subito capito che dall’altra parte del filo c’era lui si preparava all’incontro offrendogli pace e sapeva che così facendo l’indomani mio padre l’avrebbe attesa con ansietà tornare a varese con lei lasciando nella casa di terracina moglie e figlie adesso non mi avrebbe troppo intristito ancora una volta nel loro continuo lasciarsi e prendersi fra poco più di ventiquattr’ore mamma e papà sarebbero stati almeno per un momento felici

esci che incredibilmente è già sera saluti cortesemente il portiere gallonato e sei certo che dal tuo atteggiamento non possa affatto capire come è finita un volto e uno sguardo il tuo sottilmente ma percettibilmente sorridenti nessun evidente rammarico ricordi perfino di passargli quasi sfiorandogli la mano l’ultimo luigi percorri a passo normale i due o trecento metri che ti separano dall’auto e camminando lanci di quando in quando uno sguardo al lago scuro e in qualche modo minaccioso vicino alla riva lucente di riflesso e festoso sull’altra sponda verso la città nessun preciso pensiero aspetti sai che tra poco l’affanno prenderà il sopravvento e cerchi di procrastinare quell’istante in macchina seduto le mani in grembo rifletti se possibile senza davvero riflettere su piccole cose e per cominciare se girare subito la chiave e partire o fermarti un qualche momento a pensare ed eccoti poi e d’incanto in viaggio ti aspettano casa e la vita vera i momenti le ore quando capita di cercata e consapevole sospensione dalla realtà sono alle spalle è andata male e per quanto tu conosca benissimo la risposta cominci a chiederti del come e del perché prima avessi pensato che potesse finire differentemente a parte tutto e non dovevi dimenticarlo non sei in gobba non solo per quel che riguarda la roulette pare che da ultimo non te ne vada bene una hai chiuso lo studio non lavori e in famiglia sembra non sappiano cosa fare di te e hanno ragione ti verrebbe voglia di pensare a un domani purchessia, ma non ce la fai il punto certo devi fare il punto sei confuso ma senti che hai bisogno di un distacco di un gesto che significhi qualcosa che dimostri a te stesso che vuoi cambiare occorre una svolta sei quasi alla frontiera l’ultimo distributore di benzina a sinistra mentre ti fanno il pieno vai alla toilette un minuto e tirata fuori dal portafoglio la carta d’identità la strappi un quattro otto sedici pezzi la butti nel water e fai scendere l’acqua ecco adesso senza documenti nei casinò non puoi più entrare per altri non sarebbe un atto definitivo basta denunciarne lo smarrimento e rifarla ma non sei fatto così sai smettere di nuovo alla guida e ti accorgi di stare meglio tutto considerato pensi non è stata una cattiva giornata fra poco ora lo sai ne verranno di migliori

vieni giù per via borgo lentamente guardi le vetrine distrattamente ti rimane in mente solo quel grosso orologio lassù per aria quando arrivi in fondo non volti per il lungolago no prosegui sulla destra la strada sale non molto invero giusto perché il lago si veda più in basso una decina di case per un po’ lungo l’interno a mancina giardini palmeti fino a pelo d’acqua qualche darsena poi case solo in alto verso la collina ville parchi sembrerebbe forse una piscina ora vai di buon passo nessuna macchina o quasi ammessi solo i veicoli dei residenti ciclisti in allenamento che passano ferendo l’aria davanti nel lago che da sinistra a destra cambia colore passando dall’ottanio all’argento le isole di brissago le piccole onde spumose provocate dal vento le assalgono gioiosamente sperdute e perdute pensi magiche una sosta ti volti ascona da lì non l’avevi mai vista gli alberi sul lungolago spogli bellissima ancora un trecento metri ed ecco lontano il rumore delle auto le moto sfrecciano e percuotono la strada quella di tutti ti fermi in basso due metri sopra l’acqua trasparente ti accorgi uno spazio piano rubato alla roccia una chaise longue una donna vestita di bianco dal cappello a larghe tese ai piedi alle scarpe a punta immobile la guardi un minuto non di più respiri forte il vento è ora di tornare decidi oggi sarà una bella giornata pensi

piego a destra breve la discesa un posteggio dove capita il sole riscalda non brucia la sabbia bianca il casotto la veranda le cabine colorate ombrelloni di paglia pochi lontani tra loro ecco la riva il mare agitato laggiù a oriente ancora l’altra sponda la sento arrivare mi affianca sei qua dice otranto

fantastico il prado la sala numero sei è indicata come del caravaggio e del grande pittore nato nell'anno di lepanto c'è solo un'opera modesta e minore davide e la testa di golia un imbroglio quanto al resto lo sapevo sfilata di quadri senz'anima greco goya velasquez compresi mille dipinti invero intercambiabili anonimi rappresentativi certamente di modi e stili che occorre conoscere e subito dopo dimenticare poi un beato angelico straordinario per fortuna e una bella sfilata di fiamminghi giro come un indemoniato cercando murillo adoro il suo san pietro in lacrime visto a rimini nel 2012 delusione la versione del prado è decisamente inferiore il dolore l'angoscia il profondo pentimento non si vedono non si sentono esco infelice

dovrò dire di no domattina alla proposta che un alto esponente della lega mi farà di competere quale candidato sindaco per il centro destra a varese il prossimo autunno duemila ventuno è stato invero giorni fa che il mio nome ha cominciato a circolare l’ipotesi che come ho subito dichiarato molto mi onorava ha preso piede in qualche modo incredibilmente essendo io assolutamente indipendente e notoriamente ben poco condizionabile ma non sono infine queste le caratteristiche di un vero intellettuale di destra di un individualista dovrò dire purtroppo di no per ragioni varie per l’età che ad elezioni in corso sarebbe di settantasette anni e mezzo per il necessariamente duro impegno in campagna elettorale per quello conseguente e quinquennale la assolutamente certa (vincerei) entrata in carica evidente data la situazione ora illustrata l’impossibilità di accettare è arrivata tardi la proposta è arrivata invero quando doveva profondo ora e certamente nel tempo il dispiacere non mi sarà possibile operare nel ruolo per la mia varese assicuro che se richiesto darò al nuovo sindaco ogni collaborativo aiuto e grazie a tutti

davvero squisiti questi peperoni all’agro ricordo quando mia madre li cucinava molto simili signora spero voglia dare a blue la ricetta rudolf nureyev assolutamente a proprio agio in salotto, con queste parole rivolto a sissi quella oramai davvero lontana sera settembrina ventiquattr’ore dopo avrebbe diretto il concerto varesino che alexandra così chiamava la nostra primogenita che da non poco adorante lo scortava ovunque aveva organizzato per consentirgli di dare seguito malato come era e tuttavia indomito all’indicazione ricevuta da leonard bernstein a new york diventa direttore d’orchestra, vivrai a lungo cosa che ben sappiamo per entrambi ahi loro non si verificò di lì a poco finito che avemmo di confrontarci in particolare nientemeno che su butch cassidy cui eravamo arrivati trascorrendo da chatwin del quale avevo ricordato paragonandola alla sua quanto specificamente alla disposizione dei quadri nelle sale dei musei visitati argomento nostro chissà perché iniziale l’incredibile memoria blue gli avrebbe premurosamente ma con autorità suggerito di tornare al palace e prima d’uscire messo sulle spalle l’elegante mantella che per quanto cortese fosse la temperatura esterna era meglio indossasse blue maggiordomo inglese dell’età della competenza della forza e della compostezza giuste blue una cui reincarnazione ove mi fosse economicamente possibile vorrei di questi fisicamente assai difficili tempi avere costantemente con me certo per tornare dovutamente assistito, a roma a trieste perbacco a belgrado anche solo a milano niente di straordinario quel caffè in piazza cadorna che so io al mare qualche giorno, e soprattutto a passeggiare sui nostri lungolaghi gli spostamenti vedete fino a non molto tempo fa soliti usuali ed oggi malauguratamente dalla tristezza corporale impediti

assolutamente no
è la risposta alla domanda si può vivere senza conoscere con tutte le possibili implicazioni riferimenti concordanze disarmonie il significato il rilievo l’interesse degli affreschi di giotto agli scrovegni e di cosa abbiano significato a proposito della cosiddetta cometa dell’invasione mongola del tredicesimo secolo e di quanto la morte di ogotai e il successivo kuriltai abbiano influito nel salvare l’europa delle decisamente negative conseguenze per gli stati uniti quanto alla organizzata invasione nel 1954 del guatemala di jacobo arbenz guzman dell’epopea del galeone di manila del collegamento tra vermont e texas in relazione alla loro entrata come stati negli usa della battaglia di ayacucho della finestra di overton del fatto che un solo grande campione delle due ruote abbia vinto tutte e tre i giri italia tour vuelta al debutto di più le prime due volte nelle quali si è presentato al via e che di questa impresa non riuscita a eddy merckx che al primo giro arrivo nono né allo specialista della corse a tappe alberto contador all’esordio in francia addirittura trentunesimo il protagonista sia stato il bretone bernard hinault della decisione presa infine da nikita krushev nel 1958 con riferimento alla classificazione di van cliburn americano e si era in piena guerra fredda al primo concorso ciaikovskij per pianoforte del contributo che ha comunque dato millard fillmore a mettere in crisi lo shogunato ordinando la spedizione navale comandata da matthew perry della battaglia di qadesh e della conseguente falsificazione storica prima tra mille e mille della considerazione di ras tafari l’ultimo negus quale nuova incarnazione di gesù a da qui della nascita del rastafarianesimo della verificata evenienza che pressoché in tutte le successioni alla casa bianca ad opera del vicepresidente sia subentrato l’uomo politico giusto dando ragione a quanto già avvertito benché l’unione allora contasse solamente poco più di un secolo scrisse al riguardo otto von bismarck esiste una particolare provvidenza divina a favore dei bambini degli ubriachi dei pazzi e degli stati uniti d’america della ragione per la quale robert fitzroy comandante del beagle accolse a bordo come naturalista proprio charles darwin della gittata delle batterie basse delle navi di horatio nelson di cosa fosse e in che modo si articolasse il sistema elettorale noto come lema e quali mai conseguenze avrebbe avuto sulle elezioni americane del 1912 se fosse stato colà in uso delle determinazioni a seguito della fine della guerra ispano americana che hanno portato alla liberazione di cuba ma soprattutto alla dissoluzione quasi totale del sistema coloniale spagnolo con l’avvento del tenacemente negato imperialismo democratico americano delle catene di karinthy frygies l’ungherese non usa il western nome order ma l’eastern sostanzialmente all’origine della teoria dei sei gradi di separazione del fatto che le giustificazioni per impicciarsi dei casi altrui possono essere infinite come dimostra la decisione presa da woodrow wilson nel 1914 di inviare truppe e flotta usa ad occupare vera cruz con la scusa dell’alternarsi ai vertici in messico a quel mentre di loschi figuri dichiarando al proposito dobbiamo insegnare ai nostri vicini a eleggere persone perbene del secolo dell’umiliazione che la cina certamente e giustamente non dimentica intende far pagare al barbaro occidente della fondamentale importanza della conferenza di belgrado del 1961 conseguente a quella di bandung quanto alla nascita del ‘movimento dei paesi non allineati’ della più grande atleta di sempre ove si guardi ai risultati la saltatrice in alto dei tempi nei quali di dick fosbury e del suo stile nessuno sapeva e si passava l’asticella con il mitico ventrale quindi della rumena jolanda balas vincitrice di due olimpiadi altrettanti europei i mondiali non erano allora in programma capace di migliorare quattordici volte il record assoluto e exploit impossibile da ripetere per chiunque e in qualsiasi altro agone di imporsi in centocinquanta gare internazionali di fila si chiamano atteri gli uccelli incapaci di volare fra loro gli unici del tutto sprovvisti anche di un piccolo accenno di ali gli estinti ad opera dei sopravvenuti coloni polinesiani moa neozelandesi la cui eliminazione portò altresì alla scomparsa dell’aquila di haast loro uccello predatore che non è assolutamente detto che un ex presidente degli stati uniti due volte eletto e pertanto impossibilitato ai sensi del ventiduesimo emendamento alla costituzione datato 1951 a correre ancora per white house non possa candidarsi che so come governatore o sindaco o quant’altro e che sia pure nell’ottocento abbiano ottenuto così facendo nuove cariche sia john quincy adams che andrew jackson il primo proponendosi e risultando eletto fino alla dipartita alla camera dei rappresentanti e il secondo effimeramente perché venne presto a morte al senato che le regole che sostanzialmente governano il pugilato moderno sono quelle dettate sotto l’egida di john sholto douglas marchese di queensberry padre di lord alfred douglas l’amante di oscar wilde la cui azione penale fu all’origine della condanna e carcerazione del grande dublinese quanto all’origine del vocabolo caucus è una riunione partitica locale convocata per la scelta dei delegati alle convention che si rinvenga in alcune tribù pellerossa dove era usata per indicare i raduni dei capi il fatto che il significato del verbo lavorare cambi e che non tutti comprendano come e in qual modo uno scrittore appunto lavori sia la ragione per la quale joseph conrad si chiedeva se sua moglie capisse che quando lui guardava fuori dalla finestra lo stava facendo del perché sia possibile negli stati uniti d’america vincere le cosiddette elezioni presidenziali prendendo meno voti popolari a livello nazionale del perché la tontina un particolare contratto finanziario proposto senza successo da lorenzo de tonti al mazarino per via del meccanismo che prevede che i soci sopravvissuti mano mano ereditino le quote dei defunti sia certamente un ottimo ambito nel quale ideare e scrivere un giallo della prevalenza agli occhi di cristoforo colombo delle teorie di posidonio di apamea rispetto a quelle di eratostene con riferimento alla pittura il pentimento si abbia quando l’artista usi una tela sulla quale ha già dipinto per una diversa ispirazione lasciando pertanto sotto la nuova opera la precedente della cui realizzazione si è appunto pentito e non è che manchino le occasioni nelle quali scoprendo il lavoro che ha inteso cancellare e confrontandolo ci si chieda quale sia migliore che molti vocaboli a proposito della cui origine antica si scommetterebbe sono invece relativamente moderni come è il caso di nostalgia che potremmo dire è una invenzione del diciassettesimo secolo opera di uno studente dell’università di basilea di nome johannes hofer che aveva potuto constatare le sofferenze dei mercenari elvetici allora al soldo del re di francia e preda del mal du pays come veniva chiamato nella parte francofona della svizzera o heimweh dolore per la casa in quella tedesca che partendo dalla affermazione italiana del 1982 ai mondiali di calcio si ha per qualche edizione una situazione che potremmo definire palindroma visto che nel precedente 1978 e nel successivo 1986 vince l’argentina che nell’ancora anticipato 1974 e nel seguente 1990 si afferma il brasile che in spartacus nell’originale i romani parlano un corretto inglese e i ribelli lo slang americano di cosa sia stato il terzomondismo e del perché fosse in cotal modo denominato se sia possibile concordare con ernesto che guevara che a un certo punto sbottò in un tutto questo boom di scrittori latinoamericani è un prodotto della rivoluzione cubana se non l’avessimo fatta questi tipi non sarebbero che degli scemi a passeggio per parigi che non corrisponde affatto al vero che gli stati uniti d’america hanno cento senatori mentre è vero che dal 1959 al senato siedono cento laticlavi e questo perché la costituzione assegna ad ogni membro dell’unione due scranni nella camera alta ed essendo da quell’anno cinquanta gli stati la qual cosa significa che in precedenza erano meno e che se entrasse un cinquantunesimo territorio diventerebbero centodue) che, esclusa pearl buck tutti gli scrittori americani ai quali fino al 1962 era stato assegnato il nobel per la letteratura fossero alcolisti è cosa nota e che fra loro da questo punto di vista si distinguesse william faulkner è documentato da quanto in proposito disse orson welles lo conoscevo bene ma non saprei dire che tipo di uomo fosse in tutti gli anni che l’ho frequentato l’ho sempre visto ubriaco fradicio ma deve essere stato anche sobrio per produrre un’opera di quelle dimensioni ricordando a tutti che ‘alibi’ in latino significa altrove se non abbia ragione a chiedere e a chiedersi se mosè avesse avuto intorno giornalisti e telecamere quando mai avrebbe condotto gli ebrei fuori dall’egitto in la seconda guerra civile americana il governatore dell’idaho sotto assedio da parte dei media dovendo di lì a poco prendere una decisione di capitale importanza che sia del tutto condivisibile la considerazione alla fine positiva della figura di giuda iscariota il più colto tra gli apostoli che tradisce cristo perché le scritture si avverino arrivando alla personale dannazione come d’altra parte sostengono ognuno con le proprie ragioni josé saramago e giuseppe berto di come capiti di essere totalmente d’accordo a proposito di un determinato argomento con qualcuno dal quale per altri versi ci si senta lontani mille miglia e così m’occorre quanto ai processi di norimberga leggendo le parole che seguono tratte da profili del coraggio di john kennedy il quale nel riferirle tratteggiando la figura del senatore robert taft lascia chiaramente intendere come, sulla questione, concordi pienamente con lui il processo fatto ai vinti dai vincitori non può essere imparziale per quanto lo si voglia ammantare delle forme di giustizia io dubito che l’avere impiccato coloro i quali per quanto fossero spregevoli furono i capi del popolo tedesco scoraggerà mai chi voglia fare una guerra aggressiva intorno a tutto questo giudizio si libra lo spirito della vendetta e la vendetta raramente è giustizia in questi processi abbiamo accettato l’idea russa circa il loro scopo uno scopo politico governativo e non di giustizia che ha uno scarso rapporto col retaggio anglosassone vestendo la politica con le forme della procedura legale possiamo screditare tutto il concetto della giustizia per molti anni a venire del fatto che ci si dimentichi delle regioni ultra periferiche e cioè di quelle parti del mondo nelle quali si applica il diritto dell’unione europea pur non essendo geograficamente europa la qual cosa porta a trascurare per esempio che confiniamo con il brasile dato che l’ex colonia portoghese e la guyana francese sono contigue che ai vecchi tempi giravano per i ring di mezzo mondo pugili di buoni trascorsi disposti se ben compensati a farsi battere per illustrare con il loro nome il record di un giovane al quale manager e organizzatori fossero interessati ma che volendo potevano rivelarsi pericolosi tanto da essere gergalmente definiti becco a gas laddove proprio il gas può essere mortale possedendo ancora la castagna da mettere a segno e non fu contro uno di questi che andò a schiantarsi un ex campione olimpionico dei pesi massimi italiano che nella circostanza rivelò i limiti della propria mascella) che negli stati uniti d’america nel periodo 4 marzo 1861 giorno dell’insediamento di abraham lincoln 4 marzo 1933 del primo giuramento ad opera di franklin delano roosevelt su un totale di settantadue anni i repubblicani sedettero alla casa bianca per cinquantasei vincendo quattordici elezioni su diciotto pensando che le coincidenze esistano o che quanto al parallelismo tra abraham lincoln e john kennedy ci si debba arrendere addebitandole a un qualche intervento soprannaturale visto che abramo lincoln fu eletto per la prima volta al congresso americano nel 1846 e john kennedy fu eletto per la prima volta al congresso americano nel 1946 lincoln fu eletto presidente nel 1860 e kennedy nel 1960 sia la moglie di lincoln che quella di kennedy persero a causa di un aborto un figlio mentre i mariti erano alla casa bianca sia l’attentato a lincoln che quello a kennedy ebbero luogo di venerdì tutti e due furono colpiti  alla testa il segretario di lincoln si chiamava kennedy il segretario di kennedy si chiamava lincoln ambedue furono assassinati da un sudista tutti e due furono sostituiti da un vice presidente originario del sud ambedue i successori si chiamavano johnson andrew johnson successore di lincoln era nato nel 1808 lyndon johnson successore di kennedy era nato nel 1908 entrambi gli assassini avevano tre nomi john wilkes booth e lee harvey oswald booth assassino di lincoln era nato nel 1839 oswald assassino di kennedy era nato nel 1939 quindici in totale le lettere che compongono nomi e cognomi dei due assassini il primo fu catturato in un magazzino dopo che era fuggito da un teatro il secondo fu catturato in un teatro, dopo che era scappato da un magazzino booth e oswald furono entrambi uccisi prima del processo di chi fosse roland garros e perché gli abbiano  intitolato l’impianto tennistico nel quale si gioca la seconda prova la sola sulla terra rossa dello slam e come mai i quattro tornei più importanti del mondo sono appunto così denominati la considerazione che il più grande condottiero e stratega militare della storia capace di conquiste di territori sterminati sia stato certamente il mongolo subotai o subodei dipende dalla romanizzazione e cioè da come si conviene di trascrivere in lettere latine parole o simboli appartenenti a lingue che non usano tale alfabeto del quale per quanto impegnato per lunghissimi decenni non si possono contare sul campo perfino nelle scaramucce altro che vittorie della davvero specifica circostanza che riguarda john cazale attore cinematografico americano che ha recitato in soli cinque film prima di morire tutti e cinque candidati al premio oscar come migliore pellicola che semplificando ma non troppo la ragione per la quale per lunga pezza i generali che si fronteggiavano durante la guerra di secessione non riuscivano a prevalere fosse che nordisti o sudisti venivano tutti da west point e avevano avuto gli stessi insegnamenti in particolare ad opera di dennis hart mahan il cui riferimento europeo era antoine henry jomini svizzero e massimo teorico militare con carl von clausewitz che, non solo per educazione, sia bene trattare opportunamente le persone anche apparentemente di modesta condizione che si incontrano è una considerazione che da sempre faccio pensando per dire agli ospiti di quell’albergo di ancona nel quale per un qualche sia pur breve periodo il fattorino era un giovane stalin ai clienti di quel ristorante milanese che vide ai fornelli ho chi minh ai molti che avendo a che fare in un ente pubblico periferico ai tempi in valtellina con un oscuro funzionario siciliano non sapevano di trattare con salvatore quasimodo e via elencando che a ben guardare le distanze temporali non sono poi incolmabili come dimostra il fatto che avendo io più volte avuto piacevolmente a che fare con enzo pifferi fotografo ed editore il quale in giovinezza ha lavorato con charlton heston al ben hur ottimo attore quegli che ha interpretato l’infernale quinlan di orson welles il quale ultimo da ragazzo aveva conosciuto sarah bernhardt a suo tempo amica di madame george una delle amanti di napoleone io sia a sole sei strette di mano dal corso che sia sempre bene chiedersi cosa intendano le persone parlando di democrazia e questo in particolare ricordando che il giorno dell’insediamento di francisco madero alla presidenza messicana la folla plaudente sotto il balcone al quale si affacciava il defenestratore di porfirio diaz gridava arriba democracia alla qual pronuncia un giornalista americano presente chiese cosa intendessero per sentirsi rispondere deve essere il nome della signora vestita di bianco che siede alla destra del presidente che per quanto tutti ritengano le sorelle williams le prime due tenniste di colore americane in grado di vincere gli slam così non è affatto visto che la grande althea gibson tra il 1956 e il 1958 riportò australia esclusa ma non nel doppio femminile cinque titoli in singolare e sei giocando con una o un coequipier che i dibattiti televisivi tra john kennedy e richard nixon durante la campagna elettorale del 1960 furono quattro anche se leggenda vuole che se ne ricordi e mitizzi solo uno che la versione americana del monopoli ha ovviamente indicazioni diverse quanto ai nomi delle caselle cosa che apprendemmo nel 1972 quando bob rafelson presentò the king of marvin gardens laddove i giardini di marvin erano il nostro piazza giulio cesare che il più capace interprete sullo schermo dei personaggi da piero chiara messi in pagina è senza dubbio stato ugo tognazzi il quale era nato sia pure nove anni dopo lo stesso giorno del luinese, il 23 marzo, sotto il segno dell’ariete che la ragione addotta da alvaro obregon per appoggiare preferendolo ad adolfo de la huerta quale proprio successore alla presidenza messicana nelle elezioni del 1924 plutarco elias calles consisteva nel fatto che de la huerta fosse altresì un docente di musica e che pertanto avrebbe potuto mantenersi anche senza la politica cosa che calles non era in invece grado di fare e che in effetti de la huerta obbligato dopo una successiva sconfitta militare all’esilio negli stati uniti colà insegnasse proprio l’amata arte del fatto che venne di moda dire siamo nel guano più chic decisamente di espressioni di uguale significato in voga da sempre escremento  ma di volatili il guano nientemeno aprì nuovi orizzonti agli stati uniti correva il 1856 e il congresso usa stabilì che da quel momento in poi ogni cittadino americano fosse autorizzato a prendere possesso di isole depositarie di quel generoso si era scoperto fertilizzante purché dette parti di terra emersa non appartenessero a stato alcuno terrae nullius i territori insulari in cotal modo acquisiti questa la novità non potevano entrare a far parte degli states contrariamente a quelli del continente in prospettiva destinati a diventare stati d’altronde, la norma esplicitamente imponeva che le isole del guano fossero abbandonate non appena esaurite le riserve del prezioso materiale che le più coinvolgenti parole mai pronunciate in punto di morte siano state padre dì al popolo che non può più contare su di me dette da cavallo pazzo lo strano uomo degli oglala al genitore bruco che ammesso che qualcuno a roma avesse voluto festeggiare il novantesimo anniversario della scoperta dell’america in data 12 ottobre 1582 non avrebbe potuto farlo perché il detto giorno a seguito della riforma del calendario voluta da papa gregorio tredicesimo proprio quell’anno fu tra i cancellati in ragione della circostanza per la quale al fine di sistemare le discrepanze conseguenti agli errori di calcolo del precedente giuliano dal 4 del mese si passò direttamente al 15 del fatto che avere chiamato rocky balboa il protagonista della serie di film che vide protagonista sylvester stallone non depone favorevolmente visto che il cognome scelto per quello che dovrebbe essere un pugile italoamericano è invece spagnolo fra l’altro essendo appartenuto al primo conquistador che vide l’oceano pacifico e ne prese possesso per conto dei reali madrileni oceano che chiamò mar del sur vasco nunez de balboa della particolarità per la quale il nome della prima consorte sarà chiamata first lady molti anni dopo di un presidente americano ovviamente george washington si chiamasse martha che nell’originale aramaico significa padrona di casa e che martha abbiano altresì chiamato john ford e frank nugent la cognata di ethan edwards john wayne che lo accoglie nella fattoria all’inizio di sentieri selvaggi della realtà che porta a concludere senza tema di smentita che la sponda magra cioè quella lombarda del lago maggiore così chiamata perché meno ricca economicamente di quella piemontese abbia dato i natali a un numero sterminato di personalità capaci di distinguersi in particolare in campo artistico non solo essendo nato sopra luino il ladro della gioconda vincenzo peruggia non roba da ridere ha dato anni orsono una spiegazione nanni svampa non per niente lungamente dimorante a porto valtravaglia il quale sostenne che dal monte verità posizionato sopra ascona si dipani una vena magnetica sotterranea magica che traversato lo specchio d’acqua scenda lungo la riva appunto lombarda fino al lavenese piegando poi verso il capoluogo varesino e allungandosi infine per tutta la valle che colà tende fino a raggiungere porto ceresio sulla riva del lago di lugano e che non pochi tra quanti abbiano con tutto questo a che fare funzionino alquanto meglio di altri della considerazione storica che porta a concludere che tutti i fondatori di religioni sono nati nei primi venti giorni del mese di aprile e ci si potrebbe qui esporre alle critiche di quanti avversano queste da loro ritenute superstizioni o quasi affermando che gli indicati venti dì fanno parte del segno dell’ariete che inizia lo zodiaco e ne rappresenta proprio la testa del perché non esista l’anno zero che per quanto tutti ne ricordino solo uno la qual cosa ha favorito infinite polemiche e sospetti in merito alla autenticità dell’impresa gli sbarchi sulla luna sono stati sei del fatto che negli states è guardando alla assegnazione a ciascun membro dell’unione del numero degli electors con l’iniziale maiuscola per distinguerli dagli elettori comuni e cioè dei delegati scelti il primo martedì dopo il primo lunedì del mese di novembre dell’anno coincidente con il bisestile in quelle che vengono erroneamente indicate come elezioni presidenziali i quali delegati poi il primo lunedì dopo il secondo mercoledì del successivo dicembre riuniti nel collegio elettorale  provvedono ufficialmente alla nomina dell’inquilino di white house che si comprende quali tra gli stati siano in migliore condizione economica e sociale e quali in declino visto che i dati di riferimento sono quelli dettati ogni dieci anni dal 1790 dal censimento nazionale con particolare riguardo alla consistenza degli abitanti locali il cui numero varia in ragione delle possibilità che le diverse entità, col tempo, concedono della ragione per la quale aleksandr puskin aveva sangue africano che il messico ottocentesco raggiunta l’indipendenza dalla spagna fu in due diversi momenti un impero la prima volta con agustin iturbide dal 19 maggio del 1822 al 19 marzo del seguente anno e la seconda con massimiliano d’asburgo dal 10 aprile del 1864 al 15 maggio del 1867 tenendo peraltro collegati gli eventi e le due dinastie il fatto che il figlio di iturbide fu adottato da massimiliano e indicato invano dato che lo stesso fratello di francesco giuseppe venne fucilato al queretaro e il discorso dinastico venne ovviamente a chiudersi come suo erede che una delle più importanti caratteristiche che deve avere un tennista è la capacità di dimenticare pressoché immediatamente visto che gli sbagli nello sport dei gesti bianchi sono la regola ove si guardi alle statistiche la differenza nel commettere errori tra un campione e un giocatore normale ovviamente a un certo livello è poca e che rimuginare al proprio interno al riguardo è negativo così come eventualmente ripensare a vere o supposte ingiustizie arbitrali o ad opera della sorte subite quanto margaret thatcher ebbe ad affermare e cioè che l’europa è fondata sulla storia gli stati uniti sulla filosofia che edgar allan poe sia morto a baltimora il 7 ottobre del 1849 in quanto oggetto di cooping una pratica politica alla quale pur ricoverato non sopravvisse le cui vittime erano persone raccattate nei bar o per strada già alticce costrette nuovamente ad ubriacarsi tenute nello stato confusionale conseguente per molto tempo e portate ripetutamente ai seggi per votare sotto costrizione del perché la figura della targa della lancia aurelia b 24 guidata da vittorio gassman ne il sorpasso fosse uno della preziosa applicazione del matto di boden ad opera di esteban canal nella immortale peruviana che le elezioni americane in programma il 5 novembre del 2024 saranno le sessantesime le prime essendo datate 1788/89 visto che come accaduto poi fino alle votazioni del 1844 comprese non si svolgevano in un solo giorno e nella circostanza si votò dal 15 dicembre 1788 al 10 gennaio 1799 pertanto anche in un anno dispari cosa mai più accaduta che dando spago non apprezzava l’eroe dei due mondi ed era solito ricordare che cavour lo definisse l’eroico ciula alle malevoci piero chiara in uno scritto vergato in occasione del centenario della morte sostenne che con buona probabilità giuseppe garibaldi portava i capelli lunghi per nascondere il fatto che i lobi delle orecchie gli erano stati tagliati come si faceva in america latina ai ladri di cavalli quale sarebbe colaggiù stato che all’intervistatore che gli chiedeva se fosse superstizioso benedetto croce rispose ovviamente no ma intanto facciamo le corna che joe biden è il quarantaseiesimo presidente degli stati uniti d’america ma come persona il quarantacinquesimo nel ruolo questo perché grover cleveland fu eletto due volte non consecutivamente 1884 e 1892 la quale cosa lo colloca nell’elenco ufficiale degli inquilini della executive mansion sia al ventiduesimo che al ventiquattresimo posto così non è invece nel caso di elezioni consecutive per cui per esempio benché eletto in quattro circostanze franklin delano roosevelt è il trentaduesimo e basta che quando nel 1927 aleksander alekhine conquistò il titolo mondiale di scacchi battendo josé raul capablanca il più sorpreso fu proprio il moscovita che mai in precedenza aveva vinto una partita con il genio cubano che come tutti riteneva in un match praticamente imbattibile del fatto che uno dei fratelli minori di napoleone girolamo avendo sposato in prime e poi annullate nozze elisabetta patterson una americana di baltimora ebbe da lei un figlio poi vissuto con la madre negli stati uniti un nipote del quale di nome charles joseph bonaparte sarà procuratore generale con theodore roosevelt e fonderà cosa che incredibilmente collega il corso a questa istituzione un istituto dal quale deriverà il federal bureau of investigation fbi della fuga bidone in generale e come specificamente portata a compimento nel giro d’italia del 1954 della assolutamente condivisibile opinione a proposito della scarsità di persone intelligenti che dobbiamo ad adlai stevenson il quale alla gentile signora che dopo averlo sentito parlare nel corso della campagna elettorale per white house del 1952 gli aveva detto che certamente sarebbe stato votato da quanti tali fossero rispose non basterà, occorre la maggioranza del fatto che al semplice compimento di una certa età diciott’anni addirittura si propone sedici consegua il diritto di voto sia una enorme sciocchezza e che avesse ragione jorge luis borges nell’affermare che la democrazia è una indebita estensione della statistica del motivo che indusse il capitano arthur phillip a tornare precipitosamente sui suoi passi e a fondare il primo insediamento inglese in australia nel 1788 della ragione per la quale in proposta indecente si discute e conviene sulla clausola john garfield di come mai, pur privato in anni precedenti della cintura mondiale dei pesi massimi cassius clay muhammad ali fosse comunque campione lineare fino alla sconfitta subita nel 1971 contro joe frazier e del perché questi per quanto prima riconosciuto internazionalmente titolare diventasse appunto lineare solo allora del fatto che i capolavori della cosiddetta commedia all’italiana siano invero tutt’altra cosa molto più spesso volgendo al di là della denuncia sociale al dramma come chiunque veda per dire il sorpasso di dino risi non può non notare delle ragioni per le quali si siano organizzate nel 1906 le olimpiadi di mezzo della importanza del capitano joseph t. shaw quanto alla affermazione della hard boiled school che quando in una scena di accadde una notte 1934 clark gable togliendosi la camicia restò a torso nudo le vendite delle canottiere e delle magliette della salute precipitarono del come mai hercule poirot sia belga della ragione per la quale harold bloom in canone occidentale affermi che con buona probabilità i primi cinque libri della bibbia siano opera di betsabea che il voto alle donne negli usa a livello federale sia stato concesso nel 1920 mentre i maschi neri ex schiavi lo avevano già dal 1870 del perché il 1700 il 1800 e il 1900 non siano stati anni bisestili e il 1600 e il 2000 sì della ragione per la quale dal 1625 nella allora fondata nuova amsterdam in seguito new york fino al 1752 fosse in uso il calendario giuliano per quanto l’introduzione del gregoriano ad opera di papa boncompagni dati 1582 del concetto di destino manifesto e di quanto nelle sue seconde e più estese significanza e intenzione abbia avuto e abbia nel rapporto tra gli stati uniti e gli altri membri della comunità internazionale del fatto che il nome benito sia stato dato dal padre socialista a mussolini in onore del grande uomo politico messicano benito juarez primo indio uno zapoteco e si era non poi molto dopo la metà dell’ottocento ad arrivare alla presidenza di uno stato latinoamericano che barack obama non sia affatto un afroamericano come è stato rappresentato non avendo nessuna delle caratteristiche che identificano questo gruppo ed essendo invece un kenian american fra l’altro di ascendenza paterna luo e quindi appartenente alla seconda etnia locale per consistenza etnia che non è mai riuscita ad eleggere un presidente keniano ma uno statunitense sì che arnold schwarzenegger abbia deciso di darsi al culturismo dopo avere visto all’opera durante le olimpiadi di roma del 1960 lo straordinario sollevatore di pesi yuri vlasov in grado di riuscire con una sola mossa ad alzare duecento chili del fatto che il primo ciclista vincitore nello stesso anno del tour de suisse e del giro d’italia sia stato giovanni valetti nel 1938 del perché giosuè carducci in miramar parli della fatal novara della circostanza nella quale essendo il generale jean andoche junot per conto di napoleone vicino alla conquista del portogallo i regnanti lusitani andarono in esilio in brasile loro colonia dalla quale terra tornò in patria giovanni sesto di braganza solo nel 1821 lasciando a rio de janeiro come reggente il figlio dom pedro che di lì a poco proclamò l’indipendenza dell’impero brasiliano che sarebbe durato poi fino al 1889 della pessima mira di giuseppe zangara del concetto di originalismo di quale sia stato e perché l’anno più corto di quale e perché quello più lungo che per decenni non tutti ma in larga maggioranza i boxeur italoamericani che combattevano sui ring statunitensi non usavano i propri nomi e cognomi mascherandosi e che grandi campioni che i più considerano americani tali non erano come per esempio lou ambers luigi giuseppe d’ambrosio joey maxim giuseppe antonio berardinelli young corbett terzo raffaele giordano midgest wolgast joseph robert loscalzo willie pep guglielmo papaleo e infiniti altri della ragione storica che ha determinato la scelta da parte islamica del giorno l’11 settembre per gli attentati del 2001 della translatio imperii mundi’ del challenge round e del round robin dell’importanza della ordinanza del nord-ovest del fatto che rocky marciano sia il solo campione mondiale dei pesi massimi ritiratosi imbattuto quarantanove match tutti vinti quarantatre dei quali prima del limite e che si potrebbe sostenere che tale sua caratteristica non sarebbe stata considerabile se ai suoi tempi come in seguito accadde i combattimenti per la cintura si fossero disputati al limite dei dodici round e non dei quindici dato che conquistò il titolo mettendo ko jersey joe walcott alla tredicesima ripresa quando era in svantaggio ai punti di quali siano state le conseguenze dallo stesso lider maximo indicate del fallito tentativo di partecipazione attiva di un allora giovane fidel castro al bogotazo nella tragica colombia aprilana del 1948 della differenza tra confine e frontiera e del concetto che di quest’ultima aveva frederick jackson turner della beringia della migrazione americana anni venti trenta dell’ottocento verso il texas messicano della pubblicazione nel 1931 in lingua francese ad opera di curzio malaparte del fondamentale saggio tecnique du coup d’etat per lunghi decenni bibbia in materia applicato con successo fino all’avvento di una tecnologia della comunicazione che lo ha costretto alla obsolescenza della decisione incredibilmente presa dopo le olimpiadi di melbourne del 1956 di far debuttare al professionismo il vincitore della medaglia d’oro di pugilato tra i pesi massimi pete rademacher che poi perse quel match incontrando direttamente per il titolo mondiale il detentore floyd patterson del fatto che per secoli e secoli costantinopoli sia stata considerata dall’islam una seconda vituperata roma in quanto conseguente alla prima e che per questo le minacce di conquistare e distruggere il centro del cristianesimo non riguardassero la città eterna ma quella sul bosforo che il premio assegnato in epoca fascista al film vincitore del festival di venezia si chiamava coppa mussolini che nelle cosiddette presidenziali americane del 1824 unico caso nella oramai lunga storia elettorale del paese che vanta la più antica costituzione in vigore nessuno tra i quattro candidati avendo conseguito la maggioranza assoluta dei componenti il collegio degli electors la nomina del capo dello stato fu demandata alla camera dei rappresentanti i cui componenti seguendo il disposto normativo nei successivi ballottaggi non votarono singolarmente ma per delegazione statale valendo pertanto uno sia il suffragio del membro dell’unione più abitato oggi sarebbe la california che di quello meno popolato il wyoming per dire e che l’esito vide infine prevalere non il primo tra i contendenti per electors e per voto popolare andrew jackson ma il secondo john quincy adams la qual cosa interpretata come un tradimento della volontà degli elettori portò alla disgregazione del fino ad allora da decenni dominante partito democratico repubblicano al quale tutti i candidati allora in lizza appartenevano e alla nascita del democratico da allora ai nostri giorni assolutamente competitivo come ben sappiamo della ragione per la quale è possibile sostenere su  buone basi che cristo sia nato prima di cristo indicativamente nel 7 appunto avanti la nascita del salvatore, e che pertanto il corrente anno non sia il 2024 ma il 2031 del fatto che quando vasco da gama arrivò in india nel 1498 sulle coste del malabar trovò una notevole comunità cristiana erede della predicazione operata colaggiù dal 52 della nuova era dall’apostolo tommaso detto didimo della calendarizzazione quadriennale delle olimpiadi e di come questo influisca sulla possibilità di realizzare il golden grand slam e cioè di vincere nello stesso anno impresa già quanto ai tornei giochi esclusi di per sé titanica riuscita tra gli uomini all’americano don budge nel 1938 e all’australiano rod laver da dilettante nel 1962 e da professionista nel 1969 e tra le signore alla statunitense marion connelly nel 1953 alla cangura margaret smith court nel 1970 e alla tedesca steffi graf nel 1988 i campionati internazionali d’australia a melbourne di francia al roland garros parigino di inghilterra wimbledon naturalmente degli stati uniti flushing meadows e in più la medaglia d’oro a cinque cerchi alla fine in un solo anno perché in carriera ma è una differente realtà hanno compiuto il percorso anche rafael nadal andre agassi coniuge della graf e serena williams operazione che è finora riuscita esclusivamente alla germanica nel suo miracoloso 1988 della considerazione negativa di una sua lettura dal punto di vista educativo dei giovani che ha portato per lungo tempo in molti paesi comunisti al divieto di pubblicazione di pinocchio del come sia stato possibile che essendo vivo leone tolstoi fino al 1910 non gli sia mai stato assegnato il premio nobel per la letteratura attribuito per la prima volta nel 1901 della circostanza per la quale la firma della dichiarazione di indipendenza degli stati uniti d’america non è in verità datata 4 luglio 1776 giorno ufficialmente per questo noto in cui invece fu resa pubblica ma quarantotto ore prima il 2 e del fatto che nel cinquantesimo anniversario della pretesa stessa 4 luglio 1826 siano venuti a morte sia john adams che thomas jefferson della situazione verificatasi per la quale giunto a flagstaff in arizona per cercare la collocazione di nuovi studi cinematografici cecil de mille decise di non farne niente per i problemi conseguenti l’altitudine oltre duemila metri della città cosa che lo portò poco più avanti a scoprire le possibilità in questo senso di hollywood del fatto che la prima rivendicazione rivoluzionaria di indipendenza del continente latino americano risoltasi in insurrezione armata e finita tragicamente risalga addirittura al tragico conquistador lope de aguirre leggendato sullo schermo da werner herzog e klaus kinski nel 1561 in pieno cinquecento che non corrisponde al vero l’affermazione che la conquista di costantinopoli nel 1453 abbia posto totalmente fine all’impero romano d’oriente perché l’impero di trebisonda costituitosi nel 1204 a seguito degli accadimenti della quarta crociata si arrese agli ottomani solo nel 1461 sette anni dopo del sabir la lingua franca in uso nel mediterraneo per lunghi secoli parlata ancora da mio nonno materno comandante di mare sui velieri in funzione nei primissimi decenni del novecento per quanto le imbarcazioni a motore ovviamente da tempo esistessero per evitare l’ingombro determinato dal carbone e lasciare più spazio alle merci della cosiddetta stella di natale pianta conosciuta ovunque nel mondo la cui scoperta in messico e successiva diffusione si deve ad un ambasciatore americano di stanza colà il primo dopo l’indipendenza dell’ex colonia spagnola joel roberts poinsett tanto che un nome scientifico della stessa è poinsettia della madre francese di san francesco e del fatto che nei suoi ultimi giorni di vita come assevera alberto savinio il desso fosse tornato naturalmente a parlare la lingua da lei appresa da bambino del preciso collegamento tra san francesco e los angeles il cui nome originale completo è el pueblo de nuestra señora la reina virgin de los angeles del rio de la porciuncola de asis laddove naturalmente il riferimento è al luogo francescano collocato all’interno della basilica di santa maria degli angeli in assisi che essendo il canguro jack crawford in relazione alle cui affermazioni nei più importanti tornei tennistici internazionali nel 1933 dopo avere vinto nella terra natale poi a parigi al roland garros ancora a londra in quel di wimbledon arrivato a new york per i campionati americani accolto dalla stampa nel caso avesse anche lì prevalso stato indicato quale  possibile autore di un grande slam arrivato in finale perse mutuando questa espressione ovviamente dal bridge il torneo dello sport dei gesti bianchi in quanto primo della oramai lunghissima serie a cui va imperituramente collegato l’appellativo slam da allora in uso è quello giocato a melbourne quel 1933 tra il 21 e il 30 gennaio che i festeggiamenti organizzati in occasione del cinquantesimo anniversario dell’invenzione della lampadina da parte di thomas edison presente nella circostanza anticiparono di pochi giorni il crollo di wall street del 24 ottobre 1929 il giovedì nero che il grande jean giono aveva un’idea personale della geografia provenzale quanto ai luoghi nei quali ambientare le proprie narrazioni e usava spostare a piacimento la reale posizione dei paesi non curandosi affatto dell’esattezza che pancho villa il cui vero nome era doroteo arango ogni qual volta arrivasse in un differente villaggio usasse scegliere per la successiva notte la ragazza più bella e che perché la faccenda andasse a buon proprio fine senza eccessive difficoltà la portasse per prima cosa in chiesa così che il parroco minacciato armi alla mano li unisse in matrimonio ben sapendo tutti che la cerimonia era nulla e che per conseguenza oltre settantacinque giovani furono considerate mogli del rivoluzionario che quel capolavoro del noir pulp cinematografico che è miller’s crossing la cui sceneggiatura i fratelli coen hanno ricavato senza citarlo cosa imperdonabile da opere del maestro della hard boiled school dashiell hammett propone una incredibile scena nella quale mentre si cerca in una zona boschiva un cadavere, uno dei chiamati al bisogno canti a squarciagola spesso stonando la ghirlandeina che oltre i quattro assassinati nell’ordine abraham lincoln nel 1865 james garfield nel 1881 william mckinley nel 1901 e john kennedy nel 1963 altri quattro capi dello stato usa sono stati vittime di un attentato al quale sono sopravvissuti theodore roosevelt nel 1912 franklin delano roosevelt nel 1933 harry truman nel 1950 e ronald reagan nel 1981 e che tranne uno tutti i trapassati quattro i deceduti causa malattia william harrison nel 1841 zachary taylor nel 1850 l’eccezione warren harding nel 1923 franklin delano roosevelt nel 1945 erano stati eletti o confermati in carica in un anno con finale zero rispettivamente il 1840 harrison il 1860 lincoln il 1880 garfield il 1900 mckinley il 1920 harding il 1940 franklin delano roosevelt e il 1960 john kennedy ragione per la quale proprio maledizione dell’anno zero questa coincidenza viene chiamata la differenza tra pallacanestro e pallacesto nella seconda dietro i canestri manca il tabellone non dimenticando però il fatto che quando i giocatori di basket vocabolo ovviamente vietato ai tempi d’anteguerra parlavano del gioco che praticavano lo chiamavano proprio pallacesto come sia davvero molto difficile comprendere malgrado il pentimento quella che potremmo definire la benevolenza del signore nei confronti di davide i cui comportamenti quanto a betsabea che ingravida benché la sappia sposata al coniuge della medesima uria l’ittita che non riesce a coinvolgere nelle proprie tresche e pertanto fa mandare a morte in una missione impossibile risulti imperdonabile del surplace il più o meno lungo momento nel quale i pistard impegnati nella velocità si fermano e in un faticoso equilibrio cercano di costringere il rivale a passare davanti nel caso acquisendo un teorico vantaggio e quale l’indiscusso maestro in tale esercizio in tempi lontani e memorabili se non il milanese sette volte campione del mondo antonio maspes che dava ogni volta guarda un po’ il via alla scena bloccandosi esattamente laddove sui legni della pista si leggeva la scritta pubblicitaria della ignis la marca della società che lo sponsorizzava di proprietà del mitico commendator giovanni borghi facendo così in modo che per almeno una decina di minuti i telespettatori era all’epoca il ciclismo su pista molto seguito niente altro potessero vedere se non le sue impegnate ferree gambe e le lettere composte con una vernice bianca che qualche mano avvertita aveva poco prima del via ravvivato…

varese dove altrimenti fine d’anno e non molto oltre di un so io quanto ben poco favorevole duemila e ventitre

 

 

 

 

 

non abbiamo salvato l’italia dal suo futuro

 

indro montanelli raccontava della sua lunga permanenza a lisbona in attesa di un programmato incontro con antonio de oliveira salazar, il dittatore lusitano.
finalmente ammesso a palazzo, fu accompagnato verso lo studio del despota dal devotissimo segretario che, nel mentre, gli disse: “sia generoso con il presidente, sta cercando di salvare il portogallo dal suo futuro!”
de oliveira salazar, per quanto abbia decisamente operato in quella direzione, fallì, la storia lo racconta.
la mia generazione, in italia, in quella medesima direzione non si è neppure avviata: ha fallito senza opporre resistenza (anzi con partecipazione e gioia) e la storia lo racconta.

avremmo dovuto dire nel tempo e dovremmo dire oggi una lunga serie di no che invece non abbiamo pronunciato e non pronunceremo.
no all’aborto.
no ai tatuaggi.
no alla prima, tragica per le conseguenze, riforma scolastica.
no all’urbanizzazione.
no alla televisione.
no ai blue jeans.
no ai supermercati.
no alle discoteche.
no al concilio vaticano secondo.
no alle regioni.
no allo psicologismo da strapazzo.
no al ‘politically correct’.
no al relativismo.
no alle riforme elettorali.
no alle partite di calcio ‘spalmate’ in più giorni.
no alla volgarità in tutte le salse spacciata per libertà.
no ai bambini senza tempo per fantasticare.
no a “siamo tutti uguali”.
no a “ogni giorno è uguale all’altro”.
no a “è tutta colpa dell’uomo bianco”.
e, soprattutto, no alla sostituzione di “facciamo l’amore” con “facciamo sesso”: orribile!
perfino
no ai computer.
no a internet.
no ai cellulari.
e ancora
no
no
no

personalmente, dai primissimi anni sessanta ad oggi, dai tempi di mia appartenenza al partito liberale malagodiano e dipoi da anarchico radicale di destra individualista e indipendente, con riferimento a tutti questi temi, ho detto chiaramente, ripetutamente no, senza successo alcuno.

mi si opporrà “è il progresso!”
mi guardo d’attorno, vedo gente vestita malissimo, maleducata, ignorante, alla deriva, senza riferimenti di alcun genere, in verità sottomessa e dipendente, infinitamente meno felice e rido.
amarissimamente, rido.


post scriptum
mi dicono, “non essere tranchant.
non puoi, per esempio, scrivere sic et simpliciter ‘no alla televisione’.
non è al mezzo che ci si deve opporre ma a come lo si impiega”.
non sono affatto d’accordo.
il mezzo (televisione, internet o altro che sia) non può essere utilizzato dall’uomo – l’essere vivente più stupido mai nato senza dubbio – in altro modo (forse, invero, in peggio, non certamente in meglio) e pertanto ne andavano e ne andrebbero impediti diffusione ed uso.
ne andava impedita l’invenzione!

e ancora: sto usando la vituperata internet.
come diceva walt whitman:
“ci sono contraddizioni in me?
certo, io sono immenso: contengo moltitudini!”

 

 


Biografia

 

Nomi battesimali
- Mauro Maria Romano

Cognomi anagrafici
- della Porta Rodiani Carrara Raffo

Casati ulteriori (dei quali si tratterà più articolatamente negli Apparati): 
per parte degli ascendenti del ramo materno del Padre (la Madre del quale, Gina, era una Zavagli Ricciardelli delle Caminate)
- i Bontemps de Montreuil
(nobile Famiglia Lorenese che in Italia si è illustrata nell’avo diretto appunto Carlo Bontemps de Montreuil, Capitano combattente nella Seconda e Terza Guerra di Indipendenza, il cui busto è esposto al Gianicolo, Padre della Bisnonna Corinna consorte di Omero Raffo)
per parte degli ascendenti del ramo paterno della Madre (la cui genitrice, Giorgia detta ‘Giorgina’, apparteneva ai Nobili Giorgi di antica provenienza albanese)
- i Pfyffer von Altishofen
(aristocratica Famiglia Lucernese che nel Cinquecento dette i natali a Ludwig appunto Pfyffer von Altishofen – antenato diretto dell’ava Ginevra, Nonna di Enrico della Porta – difensore del Cattolicesimo, storicamente considerato ‘il Re degli Svizzeri’, e consesso i cui esponenti hanno successivamente più volte ricoperto il ruolo di Capitano delle Guardie Pontificie)

Origini romane
(tramite Giulio Savelli, nominato a Piacenza, città alla cui difesa era stato demandato dal Senato Romano, Conte della Porta da Carlo Magno nell’anno 800)
nella antichissima
- Casata Savelli,
(in lunga lotta con alterne fortune per il dominio della Città Eterna con i Colonna, gli Annibaldi, i Caetani e gli Orsini, non pochi tra i cui esponenti arrivati nel tempo al Soglio Pontificio)

Nato a Roma il 17 aprile del 1944,
assai felicemente vivente in Varese dall’inverno 1946/47,
operatore culturale assolutamente tra i massimi, testimone del Tempo, 
dopo lunghi anni di apprendistato – anni alternativamente costretti e scapestrati – oggi non da oggi saggista e narratore, noto e celebrato a livello nazionale e oltre per l’acribia che ne contraddistingue il tratto, 
rivendicando il fatto, incontestabile, di essere stato per Alessandra e Federica un Padre di grande ispirazione e – quel che maggiormente conta – di essere per Giulio e Tommaso un Nonno eccezionale, qui propone la propria


Biografia
opera dell’ottimo
Simone Furfaro
di sua stessa mano aggiornata e rifinita al 21 marzo 2024.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Altissimo funzionario ministeriale, oculato e solenne il nonno paterno, Gino Raffo Bontemps de Montreuil, ardimentoso capitano di lungo corso, scialacquatore di capitali e donnaiolo impenitente l’avo materno, Enrico della Porta Rodiani Carrara.
“È da questi due robusti, differenti (e simili?) tronchi che nascono Manlio e Anna Maria, che, se non il destino, il caso volle si incontrassero a Terracina.
Fascista e pronto a menare le mani e imbracciare le armi per la Patria (con la P maiuscola), il tenente Manlio Raffo Bontemps de Montreuil, romano, già volontario in Albania e in Grecia – fronte quest’ultimo dal quale era tornato semicongelato –, era, nei primissimi mesi di quel notevole 1942, approdato nella predetta cittadina laziale per partecipare al corso ufficiali riservato a quanti nell’esercito avevano chiesto di essere inviati in Russia per dare quello che si rivelerà un valorosissimo ma del tutto inutile apporto all’invasione germanica in atto.
Incredibile, per il vero, che, al fine di abituare i soldati alle rigide temperature russe che li attendevano, l’Alto Comando avesse pensato di spedirli appunto a Terracina, il cui clima era esattamente all’opposto.
Per converso, Anna Maria – nata a Genazzano, laddove la madre Giorgina con i fratelli possedeva una villa a molti piani in collina, chiamata ‘Il Tofale’ in quanto sul tufo edificata – in quella località viveva da anni, avendo la genitrice, assente il marito impegnato in mare, colà in gestione un civettuolo e, per quei tempi, raro lido balneare.
Un colpo di fulmine, un amore che fa superare i terribili e subito emersi contrasti di carattere, ed ecco che, nel momento in cui il colonnello comandante chiede agli ufficiali di confermare la propria decisione o di fare un passo in avanti, Manlio, mettendo in opera il gesto, annuncia al mondo che non partirà per sposare pochi mesi dopo Anna Maria.
Un atto deciso in piena coscienza, ma del quale, sono certo, non si darà mai pace (e, Dio non voglia, la cui responsabilità vorrà a volte attribuire ad Anna?).
Cinquant’anni e passa di litigi feroci e di rappacificazioni altrettanto violente, tre figli a distanza di anni e, dopo un veloce passaggio a Napoli e un secondo brevissimo momento a Catania, l’amata Varese”.
A Varese si stabilirono nell’inverno 1946/47, quando il capofamiglia, nel frattempo divenuto direttore dell’Ente Provinciale per il Turismo di Catania, vi si fece trasferire “per far contenta mia Madre, che odiava il clima, troppo caldo per lei, della Sicilia”.
“Ha inizio poi ufficialmente il 27 marzo 1947, giorno d’iscrizione all’anagrafe comunale, la lunga avventura dei della Porta Raffo nella Città Giardino”.

Precocissimo l’amore per la lettura:
“Tre anni e mezzo.
Ma, se così si può dire, un segnale di passione per il genere letterario era venuto con largo anticipo.
Alla vigilia di Natale del ’44 – avevo otto mesi di vita – leggenda vuole che verseggiassi la seguente filastrocca, tra lo stupore dei presenti:
‘I due orsetti, appena desti,
l’un dell’altro più ghiottone,
si divoran lesti lesti
la lor prima colazione’.
Fu l’esordio orale.
Quello scritto, dico di lettura dei testi, avvenne sui romanzi di Emilio Salgari. 
Non me ne sarebbe sfuggito alcuno, apocrifi compresi: centootto in tutto” (a Massimo Lodi).
“Frequento le librerie da quando avevo pressappoco tre anni.
Ricordo la vecchia Pontiggia, che era un lungo budello, e quella, bella e molto ben frequentata, delle sorelle Franchi, in corso Matteotti.
Ecco, in tutti i negozi di libri di Varese mia Madre era passata quando io avevo sette-otto anni e aveva detto:
‘Mio figlio può venire, entrare, comprare tutti i libri che vuole: alla fine del mese io passo e saldo il conto’”.
Ciononostante (forse o addirittura probabilmente per questo), sono sempre stato un disastro a scuola.
Ma proprio un disastro.
Anche sul piano disciplinare.
In seconda media, alla Dante Alighieri, toccai il record delle espulsioni dalla classe: centottanta, perfino due al giorno”.
Ogni anno veniva quindi rimandato a ottobre (“Tranne una volta: mi avevano bocciato a giugno”).
“Le medie?
Le ho cominciate quando la lingua straniera da studiare era il francese.
Quando si ragionava in francese.
Quattro anni (in terza mi hanno appunto bocciato) e ovunque, non solo a scuola, imperava l’inglese.
È in quel lasso di tempo – seconda metà dei Cinquanta – che è cambiato il mondo”.

Ben presto scoprì quella che sarebbe diventata una delle sue più grandi passioni, quasi una vocazione: quella per l’azzardo.
“Come ho cominciato?
Con le scommesse, le sere d’estate, in piazza Monte Grappa, la principale di Varese.
Si faceva a chi era capace di arrivare in bicicletta giù al lago senza toccare i freni, o si scommetteva di attraversare il lago stesso a nuoto di notte seguiti dalle barche con le torce dopo una bella abbuffata con relativa bevuta, o di arrivare in cima al Campo dei Fiori, sempre in bicicletta, indossando un paio di maglioni, il cappotto e il berretto di lana, in pieno agosto.
Così ho cominciato”.

Lo scarso rendimento scolastico e il temperamento indipendente al limite dell’anarchismo non gli preclusero comunque alcuna strada.
Il daltonismo, invece, sì.
Con suo sommo sollievo.
“Pozzuoli – dove mio Padre, non appena avevo assai faticosamente ottenuta la maturità scientifica, mi portò in visita alla Accademia Aeronautica – m’era a quel mentre nota per via di Sofia Loren, non certo per altro.
Desiderava Manlio, vattelappesca perché?, che frequentassi quel nobile istituto allo specifico scopo di entrare nel Genio Aeronautico appunto, la qual cosa implicava un terrificante corso quinquennale di Ingegneria che sapevo benissimo mai sarei stato in grado di frequentare con un sia pur minimo, colà peraltro non ammesso, profitto.
Tornato a Varese in questa prospettiva, avendo poi effettivamente fatto domanda per essere accolto, fui un giorno convocato a Milano, Piazza Ermete Novelli 1, al colà esistente Comando della Aeronautica Militare, per sostenere gli esami di attitudine fisica.
È proprio in Palazzo Novelli che ebbi quello che per come la vedevo io fu un vero colpo di fortuna.
Andate bene praticamente tutte le prove, fui introdotto in una specie di laboratorio e collocato davanti a un microscopio, mi sembrava.
Messo l’occhio – prima l’uno e poi l’altro – a guardare dentro, mi venne detto di seguire i continui spostamenti sopra e sotto di una assai simil-luce semaforica di volta in volta diversamente colorata, “Dov’è il rosso? Il verde? Il blu?” e così via venendomi continuamente richiesto.
Finito che fu l’esame, il medico che l’aveva eseguito mi disse – decisamente contrito, visto che immaginava che io volessi l’Accademia con tutto me stesso – che poteva anticiparmi che essendo io risultato daltonico non se ne faceva nulla.
Contento altroché invece, già mentre di lì a dieci minuti uscivo dal Palazzo, mi chiedevo come mai non mi fossi mai accorto di quella mia pecca naturale.
Verificabile solo con strumenti eccezionalmente accordati, mi fu in seguito assicurato da un oculista varesino dal quale mi ero subito recato quando tornato a casa.
Daltonico?
Ma va là, alla fin fine.
E comunque un difetto che, rilevato, aveva fatto sì che del Genio e dell’Accademia non si parlasse più”.

“Mio fratello Silvio, quando aveva sei anni, disse: ‘Io da grande voglio fare l’insegnante e il poeta’.
E così è stato.
Io non ho mai immaginato che cosa avrei intrapreso, e anzi ho lungamente teso a stancarmi e ad annoiarmi di ogni attività rapidamente. 
Quindi ho messo mano un po’ a tutto.
A ventiquattr’anni non compiuti ero già direttore dell’Azienda di Soggiorno cittadina e facevo lavorare gli altri, ovvio” (a Stefano Lorenzetto). 
“Laureato in seguito a una davvero lunga gavetta in Giurisprudenza alla Cattolica, lasciato l’incarico nell’ora detto Ente Pubblico, da patrocinatore legale, complice mio suocero, che era Agente della Reale Mutua Assicurazioni, sono stato costretto a occuparmi di liquidazioni di sinistri per tre anni.
Un’esperienza abominevole.
Nel 1978 ho detto ‘basta’ e sono diventato giocatore di carte professionista – e non solo: frequentavo con molta meno fortuna biliardi, casinò e bische varie.
Di nascosto da mia moglie.
Complice un amico del mestiere, le dissi allora che ero agente immobiliare.
Quanto alle carte, uscivo di casa la mattina, andavo in via Silvestro Sanvito, nascondevo l’auto dietro la relativa costruzione e giocavo a pinella, una scala quaranta complicata allora in voga, con i clienti di un bar annesso a un frequentato distributore.
Puntate da ventimila lire.
Alla fine del mese – ricordavo perfettamente le giocate, e questo faceva la differenza – mettevo insieme un discreto stipendio…”.
“Per all’incirca un decennio ho vissuto così: volutamente fuori da ogni realtà che non fosse connessa alle carte, al biliardo, alle corse dei cavalli, alla roulette.
Salivo in macchina, mi davo un’occhiata dentro allo specchietto, una sistematina al nodo della cravatta, e come un impiegato mi recavo puntualmente ogni giorno sul posto di lavoro.
Non necessariamente il casinò, ma anche case private, o scantinati dove si allestiva un tavolo.
Come ho smesso, vale proprio la pena di raccontarlo.
Venivo via dal casinò di Campione, e avevo perso anche un bel po’ di soldi. 
Ero quasi alla frontiera: l’ultimo distributore di benzina a sinistra.
Mentre mi fanno il pieno, vado alla toilette.
Tirata fuori dal portafogli la carta d’identità, la strappo in quattro, e poi in otto, e poi ancora in sedici pezzettini, e quei sedici pezzettini di me li butto dentro il water e faccio scendere l’acqua.
‘Adesso senza documenti nei casinò non puoi più entrare’, mi dico.
Perché oramai non ero più ‘in gobba’, e non solo alla roulette, da troppo tempo.
‘Hai chiuso lo studio, non lavori, in famiglia sembra non sappiano cosa fare di te’, mi ricordava ‘l’altro’ di me.
‘Mauro, ci vuole una svolta, lo capisci?’, mi dicevo.
E la svolta arrivò”.

Dal 1992 – trascorsi qua e là (e a Como, città amica, occorse che per un attimo pensassi di poter avere una diversa vita) gli anni Ottanta come Agente d’Assicurazione – scrivo.
Avevo già quarantotto anni, e mi dissi: Piero Chiara è ‘diventato Piero Chiara’ a quarantanove, con ‘Il piatto piange’.
Scrivere mi piace: perché non provare?”.
Iniziò allora a vergare racconti (“La mia forma letteraria è concisa: un romanzo è troppo lungo, mi stancherei io a scriverlo, figurarsi un altro a leggerlo. Mentre capita spesso che nel breve mi esprima come un dio”), che propose a vari quotidiani, tra cui La Prealpina, il primo a pubblicarli.
Lo stesso quotidiano vide anche il suo esordio in veste di commentatore di cose americane.
“Ho firmato ‘Mauro della Porta Raffo’ la pagina pubblicata da La Prealpina sabato 31 ottobre 1992 sulle elezioni USA in programma il successivo martedì 3 novembre.
Mi chiesero come andavano firmati gli articoli colà proposti e decisi in questo senso.
Eccessivo difatti sarebbe stato firmarmi con tutti i nomi e cognomi.
Era quella la prima volta che un mio articolo veniva pubblicato”.

“A metà anni Novanta molti giornali aprirono e chiusero nell’arco di pochi mesi.
Nel gennaio del 1996, quando uscì Il Foglio di Giuliano Ferrara, mi dissi: compriamolo, così, quando, tra qualche tempo, non sarà più in edicola, avrò la collezione.
Poi, essendo sempre stato appassionato di elezioni statunitensi, notai alcuni errori nelle cronache della campagna elettorale quell’anno in corso. 
Così iniziai a inviare per fax le mie correzioni al Foglio, come in tante occasioni a proposito di infiniti temi avevo fatto in precedenza per lettera ad altri giornali.
E per primo Ferrara le pubblicò, e continuò a proporle fino all’estate, quando d’un tratto smise.
Allora mi arrabbiai, e gli spedii un lungo scritto riepilogativo, che conclusi con la sferzante citazione di Oscar Wilde sui giornalisti che è bene siano ignoranti quanto i loro lettori.
Pensavo di aver chiuso così quel capitolo.
Invece il giorno dopo un amico mi disse: ‘Hai letto Il Foglio di oggi?’.
Andai a vedere, e Ferrara aveva pubblicato integralmente il mio pezzo dedicandogli un titolo a nove colonne (‘Un lettore denuncia la pochezza della stampa italiana’) e rispondendomi con due righe:
‘Lei merita una rubrica. Ci sta?’.
Iniziò così il primo giovedì di settembre 1996 (mio ‘anno della consapevolezza’) la striscia settimanale ‘Pignolerie’, che curai sul Foglio fino a settembre del 2009, allorquando, trascorso un tredicennio, non poco, considerai conclusa – amaramente, constatandone l’inutilità, visto che l’ignoranza e la sciatteria continuavano a regnare e anzi conquistavano nuovi spazi nel mondo dei media – quella peraltro magnifica avventura.
(Ricordo che Giuliano – il quale, ai tempi, ai miei riguardi, se ne era uscito con un graditissimo “Mauro della Porta Raffo è il nostro maniaco preferito!” – nel 2016, in occasione del ventennale, ha scritto, riconoscendo i fatti, l’accaduto, che io, e non altri, ho dato la ‘cifra’ d’intransigenza che ebbe a sostanziare, caratterizzare il suo giornale).

Quando, verso la fine di quel davvero benedetto ’96, di nuovo Ferrara – al quale ovviamente debbo la assolutamente bene accetta definizione di ‘Gran Pignolo’, con le iniziali maiuscole – divenne in aggiunta direttore di Panorama, mi propose di tenere una analoga rubrica anche sul settimanale, in cui evidenziare gli errori commessi dal concorrente L’Espresso: la intitolammo ‘The Other Place’, che è il modo in cui le Università di Oxford e Cambridge alludono l’una all’altra, senza mai nominarla.
All’Espresso impazzirono.
Cercarono in ogni modo di individuare errori in quello che scrivevo, ovviamente senza riuscirci: come noto, io non sbaglio mai!
L’unica volta che commisi un errore – scrissi, lapsus calami, a proposito di Dionigi il Piccolo, ‘Sciita’ quando era ‘Scita’ e cioè della Scizia, nulla avendo a che fare il desso con l’islam, fra l’altro ai suoi tempi di là da venire – non lo notò nessuno, e fui poi io stesso a correggermi” (a Simone Furfaro).
“Dopo avere invano cercato di reagire, il Gruppo Espresso dichiarò nei miei confronti un fiero e duraturo ostracismo, in conseguenza del quale il mio nome non venne mai citato né sulle colonne del quotidiano, né su quelle del settimanale.
Con una sola eccezione.
Titolare su la Repubblica della rubrica ‘Nautilus’, il coltissimo critico Beniamino Placido, avendo visto una lunga intervista da me concessa nel 1998 alla Televisione della Svizzera Italiana, pensò bene di prendermi bonariamente in giro.
Scrisse, così, che il mio continuo affanno nel cercare e correggere gli errori gli aveva fatto tornare alla mente una vecchia novella del tedesco Johann Peter Hebel, sapido narratore vissuto a cavallo tra Settecento e Ottocento.
Aveva a suo tempo Hebel trattato anche di un tale che, con assidui allenamenti, era riuscito a diventare uno straordinario ‘tiratore di lenticchie’, la cui varietà più piccola faceva passare attraverso la cruna di un grosso ago tirandole con due dita senza mancare un colpo.
Convinto che la sua abilità meritasse il massimo elogio, il desso si recò a Roma per esibirsi davanti al Santo Padre.
Terminata felicemente l’impresa, vide che il pontefice chiamava a sé un maggiordomo, gli consegnava un sacchetto e lo indicava.
Certo che il contenuto dovesse renderlo ricco (monete d’oro, indubbiamente), restò malissimo quando, apertolo, constatò che era pieno di lenticchie!
Ecco – concludeva Placido –, la mia acribia era da paragonare, nella sostanza, a quella del tiratore di lenticchie.
Facevamo due mestieri del tutto inutili.
Oggi, chiuse ormai da tempo le mie ‘Pignolerie’, devo dare ragione a Beniamino.
Mille e mille correzioni non hanno portato a nulla.
Di più, certamente nessuno mi regalerà nemmeno un fagiolo!”.

“Il più facile da colpire e insieme il più lamentoso tra le ‘vittime’? 
Enzo Biagi, bersaglio davvero comodo, visto che scriveva sbagliando praticamente ogni riferimento (cosa imperdonabile, tanto che alla sua dipartita gli ho dedicato su Il Giorno un feroce ‘contro-coccodrillo’): ha fatto, invano, di tutto per convincere Ferrara a non farmi più scrivere.
Il migliore, Indro Montanelli: dopo le Presidenziali USA del 2000, commise un errore storico.
Glielo segnalai dicendogli di tenere per sé quanto gli indirizzavo.
Fece il contrario, sostenendo che altrimenti i lettori, sviati dalla sua ‘castroneria’ (usò questo vocabolo), non avrebbero saputo come stavano le cose.
Ne scrisse sul Corriere citandomi, affermando che mi leggeva sempre con piacere e lodandomi” (a Gianni Barbacetto).

Seguirono numerosissime collaborazioni con i principali quotidiani e periodici italiani (per breve tempo il Corriere della Sera, e poi a lungo la pagina culturale de il Giornale – “magnifico e duraturo il mio rapporto con Mario Cervi, un mio ‘fratello maggiore’” –, sulla quale apparvero esattamente quattrocento articoli sotto il titolo ‘Sale, Tabacchi e…’.
E ancora La Stampa, Il Tempo, La Gazzetta dello Sport di Pietro Calabrese, Il Sole 24 Ore di Ferruccio de Bortoli, il Quotidiano Nazionale, fuggevolmente Libero e prima il Borghese di Vittorio Feltri, Oggi, Vanity Fair, Gente, Capital, Studi Cattolici, fiore all’occhiello diretto da Cesare Cavalleri, eccetera) e, per quanto riguarda la Svizzera, per più d’un decennio, sul Giornale del Popolo di Lugano, “con particolare soddisfazione, data dal fatto che si trattava del primo quotidiano sul quale – proprio in terra elvetica – aveva scritto Piero Chiara”.
Il 27 luglio 2023 l’autorevole quotidiano belgradese ‘Politika’ ha pubblicato (“vedere il proprio scritto in cirillico, una rinnovata avventura data la precedente traduzione serba di ‘La città bianca. Tre giorni a Belgrado’”) una sua lunga intervista a commento del viaggio negli Stati Uniti, allora in corso di svolgimento, di Giorgia Meloni (“politico del tutto anomalo che trova in se stesso l’autorevolezza e sovrasta i poveri figuranti che le fanno contorno, e questo a prescindere dai contenuti”).
È così nata una nuova, promettente collaborazione, corroborata nei mesi successivi dalla pubblicazione di alcuni articoli relativi alle principali questioni dell’attualità politica statunitense.
Dal 31 agosto, inoltre, per il sito internazionale d’informazione The Science of Where (thescienceofwheremagazine), cura ‘Diario americano. Nuova enciclopedia. Lettere da Varese’, che, dopo una prima parte dedicata a un’ampia e ricca introduzione agli Stati Uniti, si occuperà di seguire in cronaca lo svolgimento della campagna elettorale 2024, con l’obiettivo di giungere quanto meno fino all’insediamento del prossimo inquilino della Casa Bianca (fissato al 20 gennaio 2025).

Parallelamente, ha anche collaborato con trasmissioni televisive e radiofoniche della RAI e della RSI (la Radiotelevisione svizzera di lingua italiana), in veste ora di ospite, ora di consulente storico, documentarista sceneggiatore, commentatore delle campagne elettorali e delle elezioni statunitensi (che segue costantemente anche per la prestigiosa Fondazione Italia-USA), responsabile della stesura e della correttezza delle domande della trasmissione condotta da Amadeus ‘Quiz Show’ (Rai 1), coprotagonista di ‘È la stampa, bellezza’,ideata e diretta da Onofrio Pirrotta, e molto altro ancora.
 
Dal 1999 al 2020 ha ininterrottamente organizzato e condotto a Varese, dapprima su invito del Comune e in seguito autonomamente, ‘I Salotti di Mauro della Porta Raffo’, serie di pubblici incontri ai quali sono intervenuti oltre duecentocinquanta personaggi di rilievo del panorama artistico-culturale non solo nazionale, ‘Salotti’ purtroppo venuti a cessare a causa della pandemia da Covid-19 e della conseguente chiusura definitiva del Caffè Zamberletti, che li aveva lungamente ospitati.
“Mi è dispiaciuto, perché in quel luogo si coglieva una continuità di pensiero che era iniziata negli anni Cinquanta con il Caffè Cavour – dove a volte andavo con mio Padre –, locale dagli interni vellutati, con lumi discreti sui singoli tavolini, i séparé, e già all’epoca la presenza di personaggi notevoli.
L’idea dei ‘Salotti’ fu di Giuseppe ‘Giugi’ Armocida , che nel 1999 era Assessore alla Cultura in città.
All’epoca era in atto un collegamento tra il Comune e il ‘Premio Chiara’, e Armocida mi chiese se potevo organizzare degli incontri con personaggi da legare alla manifestazione letteraria, soggetti che avrei invitato io.
Quando ci fu la rottura con i responsabili del ‘Premio’, fu ancora lui a chiedermi di continuare con i ‘Salotti di Mauro della Porta Raffo’, che si dovevano tenere a Villa Mirabello.
Il primo fu con Vittorio Feltri, poi toccò a Paolo Liguori, ma per proseguire dovemmo spostarci, perché nel salone erano in programma lavori strutturali.
E così andai da Angela Zamberletti, proprietaria del Caffè omonimo situato in corso Matteotti, centro del centro cittadino, che accolse immediatamente questa proposta con grande generosità.
Ci sono stati Salotti dove la gente era giù per strada perché non c’erano più posti in sala, per esempio quando è venuto Enrico Mentana o la volta che sotto la mia guida si confrontarono – dopo che il primo aveva scritto dell’altro che, essendo comasco e non varesotto, non faceva ridere – Nanni Svampa e Memo Remigi.
A volte facevi il pienone, a volte no.
In una occasione, a Gavirate ho tenuto una conferenza sul futurista Bruno Corra davanti a una sola persona.
Da quella volta mi sono detto che bisogna essere sempre pronti a tutto” (a Michele Mancino).
“Tra gli incontri che più tengo a ricordare quello, di grande rilievo, dedicato nel 2009 a celebrare ufficialmente il centenario della nascita di Indro Montanelli”.
“Il solo ospite – mi si consenta qui un finale degno dell’uomo e del cinismo che pervadeva invero la sua (e di Dino Risi) ‘Commedia all’italiana’ – che non venne dopo averlo promesso fu Mario Monicelli.
Si uccise.
Eccessivo, non vi pare?”

(“È nel primo decennio del terzo millennio che Tradate e Tramonti hanno significato molto per me.
Nella città poco distante da Varese, sia alla Frera, sede della notevole biblioteca civica, che nel ristorante Quisisana, che di lunedì ha per lungo tempo ricorrentemente organizzato serate culturali di notevole rilievo, ho ideato e condotto, imitando i miei Salotti varesini, incontri ampiamente partecipati con intellettuali, artisti e giornalisti.
Nella vera patria della pizza - altro che Napoli: è nata a Tramonti! - in particolare nella seconda metà dell’indicato periodo, membro della giuria del Premio Letterario Tagliafierro, convocando amici quali Marco Travaglio, Luca Goldoni, Memo Remigi, Carlo Fontana, Fernando Mezzetti, ho vissuto momenti particolarmente felici data l’incredibile accoglienza dei tramontani, gente semplicemente magnifica”).
 
Nel 2013 ha ideato ‘Dissensi & discordanze’, semestrale pubblicato per qualche tempo in rete e con una limitata edizione cartacea, cui hanno collaborato “le migliori penne italiane e i più acclamati fotografi” (“Io stesso non sono affatto male in quest’ultima veste: l’ho scoperto usando a tal fine il cellulare”).
 

Autore di ben oltre trenta libri tra raccolte di racconti e saggi, per lo più monografie sugli Stati Uniti o su personaggi illustri legati a Varese. 
Con ‘La prima squadra non si scorda mai. Confessioni pubbliche di tifosi d’alto bordo’ (Marna, 2004), scritto insieme a Luca Goldoni (“uno dei miei amati ‘fratelli maggiori’, purtroppo di recente scomparso, che, novantatreenne nel 2021, mi ha indirizzato un prezioso ‘Ricordo quando nei nostri viaggi guidavi, io facevo mille domande e tu mi spiegavi il Mondo e la Vita’”), è stato finalista al ‘Premio Bancarella Sport’ nel 2005.
Quattro anni dopo, per le sue posizioni ‘controcorrente’ ha vinto il Premio Luca Hasdà, riconoscimento massimo per un antico Liberale. 
Nel 2017 ha ricevuto dal Rotary International il titolo di Paul Harris Fellow, il più alto attributo rotariano.
Componente dal 2019 del Consiglio del Museo milanese Bagatti Valsecchi per conto della Regione Lombardia, il 27 maggio 2023 ha accolto, in una pubblica cerimonia protocollare in Milano, da parte della stessa Regione e per mano del Presidente Attilio Fontana, il prestigioso Premio Rosa Camuna, specificamente per la Cultura e l’Attualità.
Nel 2018 ha pubblicato il Dizionario Enciclopedico ‘nel mentre il tempo si va facendo breve’ (titolo interamente minuscolo, così come tutto il testo), la cui seconda edizione, ampliata e illustrata (circa tremila pagine), è disponibile dal 1° gennaio 2022 esclusivamente su internet.
Nel 2020 è stato poi proposto nel formato cartaceo dalle Edizioni Ares ‘Usa 2020. Tracce storico-politiche e istituzionali’, mentre ‘Storia politico-istituzionale degli Stati Uniti d’America e cronaca della campagna elettorale 2020’ (anch’esso di circa tremila pagine, “definitive per quanto riguarda la storia statunitense”) e ‘United States of America’ hanno visto la luce in rete a inizio 2023, seguiti, il 31 luglio successivo, da ‘White House 2024. Istruzioni per l’uso. Strumenti, glossario e numeri. Der Stand der Dinge’, scritto vulcanicamente in poche ore”.
Frequentissimi, inoltre, i suoi interventi a proposito di cose americane, particolarmente numerosi negli anni elettorali, sul sito internet della Fondazione Italia-USA, italiausa.org, di cui dal 2018 è Presidente onorario, e sul suo sito personale, maurodellaportaraffo.com, sul quale affronta ogni genere d’argomento.
Tra il 2021 e il 2022 ha inoltre dato alle stampe (rispettivamente in prima e in seconda edizione, quest’ultima “pubblicata tenendo conto di due date vicine entrambe significative: il 17 aprile 2022, settantottesimo suo compleanno, e il 28 aprile seguente, nelle cui ventiquattro ore è caduto il 28500esimo giorno dalla sua nascita”) ‘Dalla parte di Esaù. Prendere la vita di petto e guadagnarci in salute’, nella versione definitiva “novecento quaranta pagine biografiche e autobiografiche con annessi apparati, larga documentazione culturale, oltre duecento cinquanta ritratti che trattano di significanti persone incontrate, racconti, luoghi, Storia e storie…”
“Un’altra occasione di raccogliere curiosità intellettuali frutto di un’alterità che non smette di esibire la propria natura autonoma. 
Il libro non è saggio né pamphlet, non lo si può ridurre a semplice aneddotica o altro: è un genere a sé, figlio della volontà divulgativa dell’autore. 
‘Dalla parte di Esaù’ è una chicca imperdibile” (Cesare Lanza).

“‘Non lasciando eredità nero su bianco, si privano gli altri di ciò che gli sarebbe più che utile.
Prezioso’. 
È questo il motivo che ti spinge ogni giorno a un bouquet di tue opinioni? 
‘È questo’.
La ricerca dell’immortalità?
‘È l’immortalità che cerca me’” (Lodi).
 
Presentato ufficialmente a Varese al Multisala Impero il 25 febbraio 2023, con una pubblica proiezione molto frequentata, il docu-film di Gianluca Mattei ‘Due o tre cose che so di me’, interamente dedicato alla sua vita e ai suoi plurimi interessi.
“Cinquantasei minuti di immagini e parole.
Di testimonianze.
Nulla e qualcosa.
Nulla, considerati i miei compiuti e ‘vissuti’, a quel momento, settantotto e passa anni.
Qualcosa e invero molto di più per l’ispirazione che tutto sottende.
Non una celebrazione.
Non una confessione e basta.
Non semplicemente lo stato delle cose (‘der Stand der Dinge’).
Certamente una contestualizzazione senza la quale regnano incertezza e confusione.
Infinitamente più di tutto!”.

L’8 febbraio 2023, in seguito all’unanime approvazione della sua proposta di donazione da parte della Giunta comunale, ha trasferito tutta la propria collezione di libri (migliaia di volumi, molti dei quali riguardanti gli Stati Uniti d’America e il continente latino-americano, ma, tra molto altro, anche saggi relativi a Varese e dintorni, opere enciclopediche, testi letterari, collezioni di fumetti e originali di suoi articoli pubblicati su varie testate giornalistiche) alla Biblioteca comunale di Varese, la quale si è impegnata a riservare loro in futuro, dopo averli inventariati e catalogati, un apposito spazio nella nuova sede attualmente in corso di realizzazione.
Significativo dell’apprezzamento delle istituzioni quanto dichiarato ufficialmente nel dicembre 2022 dall’assessore alla Cultura Enzo R. Laforgia in seguito al primo sopralluogo:
“Ritengo importante accettare la donazione di questa collezione privata, che appartiene a un varesino illustre, che ha dato prestigio alla città di Varese grazie alla sua attività culturale e intellettuale; i libri di Mauro della Porta Raffo andranno ad arricchire il patrimonio bibliografico della Civica Biblioteca”.
“Devo dire che non sento per niente o quasi la mancanza dello sterminato numero di libri donati alla Biblioteca comunale.
Conservo ogni riga nella memoria”.

Alle spalle una lunga militanza nel Partito Liberale Italiano, iniziata ai tempi della scuola.
“‘Facevo la terza liceo scientifico.
Calzoni corti, mi piace dire.
Un mio compagno, Sergio Puerari, aveva un debole per la politica.
Gli confessai d’averlo anch’io.
Butto lì: presentiamoci alla sede del Partito Liberale, in via Bernascone (e finale, che se cerchi a Varese via Bernasconi finisci in periferia), primo piano.
Detto fatto, venimmo subito arruolati’.
La tua carriera fu rapida…
‘Senza che io spingessi per farla.
Mi ritrovai Vicepresidente dei Giovani, con Federico Norsa (un ‘mago’ e maestro quanto alle alchimie e manovre partitiche) leader. 
Poi feci il salto in occasione delle elezioni comunali del ’70’.
Quanti i voti raccolti?
‘Centotrentasei: una cifra più che accettabile, tenuto conto del seguito del partito e che ero all’esordio.
Piero Chiara (l’ottimo narratore luinese, che avevo scoperto essere il leader varesino del PLI, amico di mio padre e che conoscevo da sempre), apprezzato il risultato, mi fece Segretario Cittadino e in seguito suo Vice Provinciale sul campo.
Cominciai a passare intere giornate con lui in via Bernascone.
Rispetto alla prima volta, era cambiato il piano dove era la sede: era passata al quarto’.
Molto discutere…
‘E molto giocare a carte, parlare di letteratura, ottenere il privilegio dell’ascolto degli inediti di Bruno Lauzi, poeta e cantautore, liberale anch’egli e allora residente in città’” (Lodi).
“Quanti ebbero per tutti gli anni Sessanta e larga parte dei Settanta modo di frequentare quegli uffici, benché mai invitati a partecipare essendo il confronto rigorosamente riservato, si trovarono in ogni occasione ad assistere a vere e proprie maratone di scopa d’assi a due (delle quali scriverà Egidio Sterpa in un saggio breve dedicato alla storia del PLI, raffrontandole con quelle combattute in altri tempi a Roma nella sede nazionale del Partito in via Frattina tra Manlio Lupinacci, Augusto Guerriero, Panfilo Gentile, ‘veri perditempo liberali’, e una volta, mancando ‘il quarto’, Indro Montanelli, arrivato per iscriversi, coinvolto e andato infine via senza farlo), cui – nel frattempo mossosi verso altri lidi e successi Lauzi – davamo vita Piero Chiara e io.
Furono per me quelli – per quanto incredibile ciò possa apparire ai poveri di spirito – anni di intenso apprendistato.
Nessuno, apparentemente, lavorava.
Tutti avremmo lasciato invece di noi grande traccia”.

In vista delle elezioni politiche del 1972, accettò di candidarsi alla Camera. 
“Quarantacinque giorni!
Tanto durava la lotta per la conquista dei voti di partito e soprattutto delle preferenze…
Presi un migliaio scarso di suffragi [non venendo eletto – ndr], e ne fui soddisfatto quasi quanto lo ero stato il giorno in cui mi era capitato di trovarmi sul palco di un comizio a Varese nientedimeno che con Giovanni Malagodi, il nostro mitico Segretario Nazionale.
Tre anni dopo, in un momento nel quale il PLI ancora ‘teneva’, fui eletto Consigliere della Amministrazione Provinciale di Varese.
Ma i giochi volgevano al termine.
Di lì a poco, obbligato proprio in ragione dei miei incarichi di politico e di pubblico amministratore a candidarmi nuovamente per la Camera dei Deputati in una temperie assolutamente negativa, pur ancora sostenuto da un consistente numero di elettori, mi trovai coinvolto in una delle peggiori débâcle del mio movimento.
Era il 1976: finiva lì (anche se me ne sarei reso conto solo un paio di anni dopo) la mia vita ‘politica’, e cominciava in quel momento ad allentarsi il sodalizio che mi aveva unito a Piero Chiara, con il quale sempre più raramente mi sarei scontrato, carte in mano, a scopa d’assi nella sede del PLI di via Bernascone.
Non molto tempo ancora, e in città il caffè Centrale e il bar Pini – laddove ci eravamo altresì affrontati e, come si conviene a due avversari, pesantemente insultati con le stecche da biliardo in mano – avrebbero chiuso i battenti”.
Passarono molti anni prima che si lasciasse di nuovo tentare dalla politica. 
Nel settembre 2005 – il Corriere della Sera ne parlò in prima pagina per la penna di Francesco Verderami – annunciò a sorpresa l’intenzione di proporsi alla guida del Centrodestra Nazionale in caso di Primarie (poi mai tenute), e nel 2011 si candidò “per divertimento” a sindaco di Varese (“Chissà quanti altri mai aspiranti al ruolo in Italia con un nome e cognome lungo come o più del mio? ‘Mauro della Porta Rodiani Carrara Raffo’ era difatti scritto sulle schede!”) a capo di una lista civica – denominata ‘La Varese che vorrei’ - ottenendo, “coerentemente ai risultati d’antan del suo vecchio PLI”, il due e sessantaquattro per cento dei consensi.
Da tale esperienza sorse peraltro l’Associazione Culturale Varesepuò – della quale è Presidente onorario –, che si occupa ancora alacremente di Arte, Letteratura e Scienza.
 
Sempre molto attivo nella promozione di iniziative culturali, nel 2016 è stato Presidente e coordinatore del Comitato Cittadino per l’organizzazione delle manifestazioni dedicate al Bicentenario dell’elevazione di Varese al rango di Città (1816-2016), e, in virtù del suo indefesso impegno teso a far conoscere e valorizzare i luoghi e i protagonisti dell’Alto Varesotto, nel settembre 2020 è stato proclamato Ambasciatore di Luino nel Mondo, con sua grande soddisfazione.
Dal 2019, inoltre, in ufficiale rappresentanza della Regione Lombardia, fa parte del Consiglio direttivo del Museo Bagatti Valsecchi di Milano.
E dal 2021 è persino Cintura Nera di judo ad honorem!

Nonostante i postumi del Covid-19 non abbiano ancora del tutto abbandonato il suo corpo, continua tuttora indefessamente a scrivere, curando anche di aggiornare e ampliare quanto già pubblicato.

Nel giugno 2021, in seguito alla rinuncia di Roberto Maroni, ricevette dal centrodestra una proposta di candidatura alla carica di Sindaco di Varese in vista delle successive elezioni comunali.
Pur molto onorato e assolutamente certo della vittoria, dopo attenta valutazione declinò l’offerta, per considerazioni legate all’età e ai non pochi problemi di salute, rispetto ai quali l’impegno richiesto sarebbe risultato eccessivamente gravoso.
Nell’ottobre successivo il Centrodestra perse al secondo turno le elezioni, a favore del sindaco uscente Davide Galimberti (Partito democratico). 
Accantonato, almeno per il momento, anche l’ancor più ambizioso progetto di candidarsi alla Presidenza della Repubblica, nonostante gli “almeno due” (così il Corriere della Sera) voti già raccolti in occasione delle elezioni del 2006 (poi vinte da Giorgio Napolitano) e, molto più recentemente, alcuni autorevoli appelli in suo favore, tra cui quelli di Mauro Mazza (“Si tratta di una candidatura unica e straordinaria. Averlo Capo dello Stato sarebbe un’esperienza assolutamente spettacolare. Gaffeur e ignoranti sarebbero inchiodati alle loro gravi responsabilità. Ogni errore di storia e di sintassi sarebbe punito severamente”) e di Italo Cucci (“Un Presidente è patriota se la sua cultura fa onore alla straordinaria ricchezza della Patria in ogni forma d’arte. È patriota se ha dato alla sua vita un tratto da imitare, un rigore morale da uomo non da santo, un esempio di attivismo utile al prossimo. Virtù elementari da spendere nel quotidiano per tutti gli Italiani senza impedirsi di continuare a indirizzare agli amici storie, informazioni, pignolerie. Dico ai mille elettori: votate Mauro della Porta Raffo, fate i patrioti una volta almeno nella vita. Nel primo discorso da eletto ci spiegherà cos’è un patriota. Dagli altri concorrenti non l’ho capito”).
“Sarei (sarò!) un Presidente della Repubblica con fiocchi e controfiocchi.
Userei (userò) per la bisogna in campagna (il primo a farla con l’intento di approdare al Quirinale) lo slogan che benissimo indica quello che penso, nel bene, chiedendo consensi, e nel male, degli elettori: ‘Eleggetemi, e non vi farò votare mai più!’”.
(Al riguardo, si dichiara “assolutamente d’accordo col vecchio Adlai Stevenson, che, in corsa per White House nel 1952, in una pubblica circostanza, terminato che ebbe di parlare, fu avvicinato da una sostenitrice, che gli disse che tutte le persone intelligenti lo avrebbero certamente votato, per sentirsi opporre uno sconsolato, terrificante e verissimo ‘Non basterà, Signora. Occorre la maggioranza’”).

“Eccezionale, memorabile quanto Indro Montanelli scrisse del suo incontro con António de Salazar.
Anzi, di quello che mentre andava verso lo studio del considerato despota gli disse il segretario:
‘Sia generoso col Presidente: cerca di salvare il Portogallo dal suo futuro!’.
Memorabile, ripeto, e quanto mi sento colpevole, nulla o quasi avendo fatto per salvare l’Italia dal suo futuro, come oramai è tardi fare”.

Definisce Piero Chiara “mio antico Maestro di politica, di gioco, di donne… di vita”.

Cattolico praticante, estremamente dispiaciuto perché le malattie gli impediscono oramai da lungo tempo la Santa Messa, non poco tentato dal ‘Sedevacantismo’ (posizione fortemente critica che sostiene l’irregolarità della nomina dei successori di Pio XII, in base a essa ultimo Papa legittimamente eletto), considera papa Francesco un “sociologo di quarta categoria impegnato a fare, perdendola, concorrenza alla Lipu e a Save the Children” estremamente pericoloso per la Cattolicità.
“Lo Spirito Santo nella storia della Chiesa si è già sbagliato tante volte, ma questa rischia di essere la più devastante”.

“Sono a favore della pena di morte con riferimento a molti reati, non per via di un suo supposto ma inesistente effetto deterrente, ma in quanto, una volta eliminato, il colpevole non avrà più la possibilità di reiterare l’atto criminoso.
Ho tuttavia non poche riserve quanto all’applicazione pratica: è infatti necessario avere assoluta certezza che si stia procedendo nei confronti del vero colpevole, e di non sbagliare, come talvolta, sia pur raramente, accade”.

“Considero l’aborto volontario un vero e proprio assassinio premeditato e pertanto da punire in giudizio al massimo della pena, fosse anche la morte.
Mi dispiace infinitamente che gli abortisti non abbiano avuto a tempo debito Madri che la pensassero allo stesso modo, perché nel caso non sarebbero nati”.
 
Sposato dal 1969 con Silvana Pacchioni, detta Sissi, due figlie, Alexandra (“sarebbe Alessandra, ma Rudolf Nureyev, con cui da adoratrice e amica lavorò, la chiamava ‘Alexandra’, e da allora usa quel nome”), documentarista, scrittrice e imprenditrice, e Federica (“felicemente coniugata con Gabriele Bechini, che considero un terzo rampollo”), manager e da ultimo scrittrice (data al gennaio 2024 l’esordio letterario con la raccolta di racconti ‘Cattive regine’, pubblicata da Rossini) nonché Madre degli abiatici Giulio e Tommaso, “che sono la mia gioia, e a cui cerco di insegnare tutto” (“Essere considerato un Nonno eccezionale è, alla fine, il massimo apprezzamento al quale aspiro!”), ai quali con Decreto del Presidente della Repubblica ha trasmesso i cognomi.
(“Bellissimo nel docu-film ‘Due o tre cose che so di me’ l’intervento dei miei nipoti, che dicono: ‘Il nonno ci racconta le cose anche quando gli diciamo che non ci interessa sentirle’. È così!”).

“Come hai conosciuto tua moglie?
‘Giocando. 
Eravamo bambini, casa di comuni amici, a Sant’Ambrogio’.
Sempre insieme, da allora in avanti?
‘No. 
Ci rincontrammo anni dopo.
Fu decisivo il cinema, per accendere la scintilla’.
Cioè? 
‘Vedemmo insieme ‘Più micidiale del maschio’, anno 1967, mese di marzo, giorno il 4.
Film diretto da Ralph Thomas con Richard Johnson, Elke Sommer, Sylva Koscina.
Lo davano a Masnago, al Vela’.
E prendeste il largo…
‘Vento favorevole, navigazione lunga.
Dura tuttora.
Per fortuna mia e per merito principale se non assoluto di Sissi, che con molta grazia mi sopporta’” (Lodi).
(“1967, in viaggio per Venezia.
Sissi alla guida.
Canto ‘Nel Sole’.
Non mi ha lasciato allora.
Come avrebbe potuto farlo dopo?”).
“Cinquantun anni con Mauro: cinquantun anni di Stati Uniti, cinquantun anni di Coca Cola, cinquantun anni di mancanza di senso pratico. 
È la prima condizione che avevo messo a mio marito quando ci siamo conosciuti, andando all’università.
Lui non sapeva guidare, era sulla mia macchina.
Gli chiesi: ‘Ma tu sei pratico? Sai fare qualche cosa in casa?’.
‘Ma come! So persino aggiustare i televisori!’, rispose.
Questo mi aveva rassicurata.
Poi la realtà si è dimostrata totalmente opposta: Mauro esce con due scarpe diverse se non ci sono io a controllarlo, non sa dove siano bicchieri e posate in casa, si appoggia sempre a me per qualsiasi cosa pratica. 
Però nello stesso tempo abbiamo molti punti in comune” (la moglie, nel 2020).
 
A proposito dell’amicizia: “Non credo di avere mai avuto un sodale. 
Mai ancora ho sentito la necessità di confidarmi o di confrontarmi con qualcuno.
Escluso mio Padre e solo quando era oramai anziano.
Ragazzo, uscivo con altri sempre pronto a defilarmi (faceva gioco il mio mal di testa a tutti noto e nella circostanza utilizzabile) quando, come assai di sovente accadeva, la serata volgeva per i miei gusti al peggio.
Non poco contribuiva il fatto che non trovassi corrispondenza etica e culturale alcuna.
Solo sono stato e sto molto, molto bene”.

Parlando di sé, si dichiara “contrario al perdono, che può arrivare a concedere agli altri, mai a se stesso.
Sa perfettamente che deve pagare col dolore fisico quello che è”.

“È talmente raro che un giocatore d’azzardo smetta che, allorquando parecchi anni dopo aver preso la decisione di farlo tornai nei luoghi (casinò, ippodromi, agenzie ippiche…) ai tempi frequentati per realizzare un documentario su quel mondo per la Televisione Svizzera, quanti mi riconoscevano uscivano immancabilmente in un ‘Ma come, non eri morto?’, essendo i deceduti, a parere di tutti, i soli che davvero, non potendo più, smettevano”.

Tra i vari problemi di salute, è particolarmente affezionato alla psoriasi.
“La verità è che ogni qual volta vada a farmi visitare quello che faccio è un esame al malcapitato medico.
Se non mi dice, infine capendolo, che ogni e qualsiasi malattia io abbia dipende dalla psoriasi è un cane.
Fatto è che ho la ‘malattia dominante’ e me ne glorio.
È la psoriasi che non si esprime più esternamente e che ti possiede e logora il possibile massimo.
L’avevano entrambi i nonni ed è tra le eredità loro delle quali più mi vanto!”.

Grande e antica passione per la Storia politico-istituzionale degli Stati Uniti d’America e in particolare per il loro sistema elettorale, soprattutto – ma non solo – quello presidenziale: da molti anni è peraltro ospite fisso, quale consulente di Bruno Vespa, delle puntate di ‘Porta a Porta’ dedicate alle varie elezioni statunitensi.
“Quando scattò il tic d’affezione?
‘Quando mio Padre portava a casa i giornali del pomeriggio, che allora, per via del fuso orario, bruciavano i quotidiani del mattino recando i risultati delle Primarie americane.
Il Corriere d’Informazione, La Notte, il Corriere Lombardo, anche Stampa Sera.
Di che epoca parliamo?
‘Inizio anni Cinquanta.
Votazioni del ’52.
Leggevo dell’efficienza di quel sistema elettorale, del fatto che la durata d’un Governo americano corrispondeva a quella di otto Governi italiani, e di tante personalità storiche d’assoluto livello.
E ne fui affascinato.
Vi contribuì, è ovvio, anche l’approfondimento tramite libri.
Ne ho almeno trecento, sull’argomento’.
Degli Stati Uniti sai tutto, ma non ci sei mai andato.
Bel paradosso…
‘Logica assoluta.
Mi piace come si scelgono il capo e quant’altro gli ruota attorno per governare la Nazione.
In genere, le basi ideali e ideologiche, le oramai antiche (quella statunitense è la più ‘vecchia’ Costituzione tuttora – e assolutamente nel caso – in valida funzione) fondamenta politico-istituzionali e giuridiche, che devono ai Founding Fathers.
Non mi piacciono usi e costumi dei governati.
Non vivrei mai nella società americana.
Tranne, forse, che in un posto, che potrei almeno visitare’.
Quale? 
‘Omaha, nel Nebraska’.
Motivo? 
‘Vi sono nate celebrità come Fred Astaire, Montgomery Clift, Marlon Brando, Nick Nolte, Dorothy McGuire, Max Baer, Gerald Ford, Wynonie Harris, Malcolm X, Warren Buffett, Nicholas Sparks, Alexander Payne, Andy Roddick e via ecceterando.
Non c’è film importante in cui non accada qualcosa a Omaha o alla città si alluda.
Una delle più diffuse specialità di poker si chiama così.
E non per caso una delle spiagge in Normandia dove avvenne lo sbarco nella Seconda Guerra Mondiale fu battezzata Omaha.
Perfino uno dei primi galoppatori capaci di vincere la Triple Crown aveva quel nome.
Se dovete far nascere un figlio in America, trasferitevi lì per dargli i natali’” (Lodi).

“In fondo, la sola America che amo davvero è quella ritratta nei dipinti di Edward Hopper!”.

Gran divoratore di libri.
“Quanti ne hai letti?
‘Ottomila, novemila’.
Archiviandoli in un rintracciabile deposito del sapere…
‘Rintracciabilissimo. 
La mia memoria è una biblioteca aperta’.
Fino a quando è durato l’amore per il romanzo?
‘Fin che c’è stato Hemingway, direi.
Morto lui, basta.
Esagero, ma non poi tanto’.
Romanzi e racconti a parte, che altro da privilegiare?
‘Restando agli scritti (e non dimenticando il bel periodo della iniziale frequentazione universitaria milanese, nel quale la passione per il teatro come spettatore e cultore mi prese), la giallistica americana, il Noir di sicuro.
Dashiell Hammett e Raymond Chandler in cima alla graduatoria’” (Lodi). 
“Quando ho una passione, compro tutti i libri su quell’argomento e li leggo uno per uno, perché a me interessa la conoscenza.
Mi ispiro a Seneca: io voglio imparare.
Mi interesso alla cultura dell’uomo in qualsiasi modo sia espressa, e poi ho una memoria straordinaria, che, essendo naturale e non un merito, per me è come dire che uno ha gli occhi azzurri (e tra l’altro li ho).
La mia è una visione della cultura globale, non parcellizzata.
Sono così”.

Non meno grande la passione per il cinema, germogliata anch’essa in tenera età.
“‘Il motivo fu curioso.
Mio Padre Manlio (come detto, direttore dell’Ente Provinciale per il Turismo) organizzò a Varese dal ’53 al ’55 gli ‘Incontri Internazionali sul Cinema’.
L’Anicagis, Ente cui facevano capo i gestori delle sale di proiezione, gli regalò una tessera gratuita per due persone.
Poteva entrare nelle sale cinematografiche dove gli pareva.
Cominciai a usarla io, portando mio fratello (Annamaria, la sorellina, nacque nel 1956).
Avevo nove, dieci anni.
Lui quasi quattro di meno.
Frequentavamo i cinema varesini nel primo pomeriggio.
Non c’era praticamente nessuno, salvo maschere e cassiere’.
Che vedevate?
‘Western e Commedie.
Roba americana.
La mia passionaccia.
Non di mio fratello, che difatti dopo un po’ si stufò di farmi compagnia. 
E, trascorso un non lungo periodo nel quale mi portavo appresso un compagno di classe (Franco Arnaldi), iniziai la carriera di spettatore solitario, pluridecennale, bisecolare e gratificante’.
Perché Western e Commedie?
‘Fascino d’un mondo allora d’avanguardia.
Il Western significava voglia d’avventura, vittoria, potenza.
Era una scelta politica.
Gli USA, suo tramite, trasmettevano un voluto messaggio di rassicurante forza.
Idem la Commedia.
Ti mostravano il meglio del bello: donne bionde, case modello, piscine, elettrodomestici moderni.
Un attrattivo segnale di prevalenza economica’.
Dopo l’amore per l’America, quale altro?
‘Per la Francia, sul grande schermo.
Cinema in grado di raccontare e cogliere il particolare rivelatore d’un sentimento. 
Qui, un nome, lo faccio: Claude Sautet, straordinario regista e sceneggiatore. 
Disse di lui François Truffaut: il suo cinema è la vita. E tanto basti’.
Veniamo in Italia?
‘Eccoci qua.
Per confermare che siamo stati Maestri nella Commedia, di un particolare, specifico ‘modo’ della Commedia, nelle migliori espressioni teso in verità alla critica sociale.
Dino Risi – successivamente un caro amico, il cui tratto era proprio la denuncia, essendo straordinario nel velare rappresentandolo il dramma del vivere (cos’altro è ‘Il sorpasso’ se non una tragedia?) dei singoli e le carenze della società – come Mario Monicelli, Pietro Germi, Ettore Scola.
Tutti fuoriclasse, bravi a creare una tradizione, un seguito, un futuro. 
Pur se non di quel medesimo, regale segno intellettuale’” (Lodi).

“Il film della sua vita?
 ‘‘La famiglia’ di Ettore Scola.
Mi ricorda la casa dai corridoi lunghi dove viveva con gli otto figli mio Nonno paterno, in via Calabria 32, a Roma.
L’ultima volta – durante una breve sosta nell’Urbe, in cui avevo noleggiato un’auto con guidatore – ho chiesto all’autista di portarmici. 
Ho sostato davanti al portone’.
Poteva salire
‘Mai tornare nei luoghi dove si è stati felici’” (Lorenzetto).

In ambito musicale (in gioventù notevole amante della Lirica e del Jazz, e per un lustro anche guida della Gioventù Musicale varesina), definisce Rod Stewart ‘il mio cantante-mito’, per assistere a un cui concerto – pur generalmente riluttante al viaggio (“Non m’è mai piaciuto. Lo trovo inutile. Vai in un posto e sai già tutto prima d’arrivarci. Che senso ha? Peggio: rischi la delusione”) – si recò persino a Berlino, quando un amico (“caro e giovane, purtroppo poi tragicamente scomparso”) al corrente della sua passione regalò a lui e consorte un biglietto per l’evento in occasione del suo settantesimo compleanno. 
“‘Rhythm of My Heart’, ‘Forever Young’, ‘I Don’t Want to Talk About It’, ‘Sailing’, la magnifica ‘Grace’… quasi due ore di qualcosa che è molto più di uno spettacolo, e sempre al massimo possibile livello. 
Sul palco, all’Arena di Verona come all’O2 di Berlino o in qualsiasi altro teatro o spazio nel mondo, nessun Paese escluso, incanta, trascina, commuove…
Ogni volta, seguendolo, aspetto quel preciso, magico momento nel quale sentirò, è certo, una voce interiore dirmi:
‘Tranquillo, Rod Stewart ci salverà!’”.
 
Trascorsi giovanili da nuotatore (“Fin da ragazzino ho amato l’acqua e l’ho praticata a discreto livello”).
Brevissima la sua esperienza da tennista (“La sola volta che ho preso in mano la racchetta da tennis sono stato cacciato dal campo dopo tre tentativi di palleggio. Mai più provato!”).
Frustrata dalla miopia, invece, ogni ambizione da pugile (“Sarei stato un ‘falso guardia destra’ in grado di manovrare molto bene il ‘jab’, un raro ‘tecnico col pugno’ certamente di classe”).
Da spettatore, scarso interesse per il calcio, con poche eccezioni: il Varese soprattutto negli anni Sessanta e, ancor oggi, “una passioncella per la Lazio”, dovuta a ragioni familiari (“Un mio lontano prozio fu tra i primi sostenitori del club, inizi Novecento. E vi giocò pure. Si chiamava Mario Raffo”).
Più intensa, ma anch’essa ormai confinata al passato, la passione – “da varesino, ricordando la mitica Ignis” – per la pallacanestro. 
Tuttora vivissime, invece, quelle per il tennis e il ciclismo, “argomenti sui quali (come per la verità su infiniti altri) so assolutamente tutto”, alle quali si è recentemente aggiunta quella per lo snooker.

Pur non essendo per sua stessa ammissione un grande scacchista (“Imparai da mia Nonna materna a tre anni, e in verità non sono mai stato più che mediocre”), per una circostanza fortuita, tra la fine degli anni Sessanta e la prima metà dei Settanta, ricoprì la carica di presidente del Circolo Scacchistico Città di Varese.
“Succede che nel 1968, quando sono direttore dell’Azienda Autonoma di Soggiorno, vengono da me quelli del Circolo degli Scacchi e mi chiedono la disponibilità di uno spazio.
Sono tanti, perché il gioco vanta in città storici precedenti: il 20 settembre 1920 gli scacchisti di tutt’Italia si radunarono qui, deliberando di costituire la Federazione Nazionale’.
Dunque i varesini ti domandano ospitalità…
‘E io gliela concedo.
Avrebbero potuto usare per qualche sera alla settimana il salone superiore della palazzina di viale Ippodromo, sede di rappresentanza dell’Azienda. 
Intesa raggiunta, con sorpresa finale: il conferimento della Presidenza al sottoscritto.
L’avrei tenuta fino al ’74.
Sicché ebbi l’onore d’essere al vertice locale quando si celebrò, nel ’70, il Cinquantenario della Federazione Scacchistica Italiana, che aveva avuto la prima sede nell’attuale corso Matteotti’” (Lodi).
Recentemente, per sua iniziativa – causa Covid con un anno di ritardo, e pertanto nel 2021 – il Comune di Varese, lui relatore e conduttore, ha ufficialmente ricordato il Centenario, alla presenza dei componenti la squadra del Circolo (tra cui i Maestri Internazionali Renzo Mantovani ed Emiliano Aranovitch, i quali, avendo iniziato da bambini proprio quando era guida del Circolo, simpaticamente si dichiarano suoi allievi) ammessa alla serie di eccellenza nazionale.

Più curiose altre passioni.
“Come fa a conciliare la venerazione per Giovanni Malagodi con quella per Emiliano Zapata?
‘Amo chiunque difenda la Libertà.
In Messico fu combattuta l’ultima rivoluzione non utopica, per tornare a un passato che per i contadini del Morelos di Emiliano aveva funzionato.
Alla ‘curandera’ che lo scongiurava di non recarsi nel luogo dove l’avrebbero ucciso, Zapata rispose:
‘Se mi ammazzano, è un bene.
La rivoluzione ha bisogno di martiri!’”.
Stravede anche per Cavallo Pazzo.
‘Colpito con una baionettata alla schiena, steso su un tavolaccio, il capo Sioux Lakota ottenne dai soldati americani il permesso di vedere il padre Bruco e il cugino Tocca le Nuvole.
Le sue ultime parole furono: Padre, dì al popolo che non può più contare su di me’.
Gli occhi gli si riempiono di lacrime” (Lorenzetto).

“‘Quanto agli uomini politici e al coinvolgimento, ho pianto irrefrenabilmente alla notizia della morte di Charles De Gaulle.
Enorme (‘Quando voglio sapere cosa pensa la Francia, lo chiedo a me stesso!’), e quanto è giusto quello che disse Mario Vargas Llosa ricordando i suoi anni parigini: ciò che più gli mancava erano le conferenze stampa del Generale, di assoluto livello anche e perfino dal punto di vista attoriale’.
Chi altro c’è nel suo pantheon?
‘Oscar Wilde, intellettuale e genio quasi senza pari, sulla cui tomba ho sostato al Père-Lachaise a Parigi.
Seneca, che visse fino alla fine per imparare (‘Per saperlo quando morirò’, ebbe il filosofo a replicare a un amico che, sapendo che da lì a poco si sarebbe suicidato per ordine di Nerone, gli chiedeva conto del suo desiderio di imparare a eseguire un’aria appena ascoltata per la prima volta), come si conviene.
Giovenale, acutissimo (‘Gli altri possono perdonarti. Tu sei capace di perdonare te stesso?’).
E Giuliano l’Apostata. Cultura illimitata’” (Lorenzetto).
Richiesto di indicare la composizione della propria ideale ‘Ultima Cena’, ha dichiarato:
“Posiziono da sinistra ‘Teddy’ Roosevelt, Emiliano Zapata, Charles De Gaulle, Ernest Hemingway, Piero Chiara, Manlio Raffo, Mauro della Porta Raffo, Mario Cervi, Albert Einstein, Lyndon Johnson, Luca Goldoni, Rocky Marciano, Indro Montanelli”.

“La storia del giornalismo italiano è divisa in due parti: prima e dopo l’arrivo di Mauro della Porta Raffo” (Antonio Di Bella).
“Al Genio della Lampada, esprimendo il mio massimo desiderio, chiederei di avere la cultura di Mauro della Porta Raffo” (Antonio Padellaro). 
“La virtù vera di questo meraviglioso campione dei saperi – l’unico vero cosmopolita generato dalla provincia per eccellenza, quella di Piero Chiara – è di essere prodigo di belle e meravigliose cose di ogni tempo. 
E di qualunque latitudine” (Pietrangelo Buttafuoco).
“Mauro, mi piace immensamente come scrivi.
Senza indugi né ripensamenti né bellurie.
Diretto.
Come il padre di quei due ingrati talentuosi che furono Faulkner ed Hemingway, Sherwood Anderson!” (Pupi Avati).
“Mauro della Porta Raffo è un Emilio Salgari del nostro tempo. 
E con Salgari condivide l’arte di costruire mondi e trasmettere il fascino delle vite che non sono la sua” (Aldo Cazzullo).
“Mauro è la nostra lepre della conoscenza.
Lui corre e noi lo inseguiamo, nella libertà di prendere ogni tanto fiato” (Ferruccio De Bortoli).
“Raffinato erudito da Ancien Régime” (Pierluigi Panza).
“Senza Mauro della Porta Raffo il mondo sarebbe fermo al settembre 1492 e l’America non esisterebbe” (Bruno Vespa).
“Chi è davvero Mauro della Porta Raffo?
Un giornalista?
Un intellettuale?
Uno storico?
È come un prisma, lo scopri sempre in una luce diversa, ma con una costante: è un rompiballe, uno che non le manda a dire.
È il rompiballe colto, puntuale, documentatissimo, che sa fare le pulci a una categoria, quella dei giornalisti, piuttosto di manica larga riguardo alla verifica delle fonti, soprattutto storiche, e propensa al ‘copia e incolla’.
Il grande merito di Mauro della Porta Raffo è stato, come capita a tutte le persone di temperamento, di non accodarsi e di sfidare l’establishment giornalistico, denunciando puntualmente errori che una stampa seria non dovrebbe commettere.
Il miracolo è che uno come Mauro non è finito ai margini, ma, grazie al gusto della provocazione intellettuale di Giuliano Ferrara, è assurto a pubblico censore dei giornalisti, che per anni si sono sforzati di controllare meglio date e citazioni, non tanto per servire il lettore, ma nel timore di venire citati dal Gran Pignolo.
Un timore che, sia chiaro, avevo anch’io.
Quando nel 2006 pubblicai il mio primo saggio ‘Gli stregoni della notizia’, ad angosciarmi non era il giudizio del pubblico, ma quello di Mauro. 
Pensavo: chissà cosa troverà…
E, quando, un giorno, ricevetti una sua telefonata in cui mi comunicava di aver trovato una sola imprecisione e che il libro gli era piaciuto assai, iniziai a rilassarmi.
Avevo ottenuto il bollino di garanzia, quel ‘MdPR’ che nelle redazioni equivale al miglior certificato di autenticità.
Potere di un solo uomo.
Potere di un indispensabile rompiballe” (Marcello Foa).
“Quando uno pensa a un uomo originale, fatica a trovarne un campione nel nostro tempo.
Tra le persone sicuramente tali c’è Mauro della Porta Raffo, uno scrittore, un poligrafo, che nella sua lunga vita si è occupato di tutto quello di cui non si occupava nessuno.
Riesce a rappresentare quello che ad altri è sfuggito, trovando le cose stravaganti, capricciose, e raccontando anche la Storia.
Ogni volta che l’ho letto e ogni volta che mi sono occupato di lui ho visto nella sua impresa l’ultima testimonianza dell’Enciclopedismo Settecentesco. 
La visione di Mauro della Porta Raffo è una visione d’insieme, una visione in cui i particolari fanno l’universale, e in questo senso quello che per altri è un sapere diviso in lui è un sapere universale.
Questo caratterizza l’ultimo spirito enciclopedistico del nostro tempo” (Vittorio Sgarbi).
“Quello che dice Sgarbi è vero: ho la ‘visione globale’”.

“Che cosa le piace del mondo di oggi?
‘Che domanda, ragazzi!
 Salvo solo la tecnologia.
Per il resto, l’uomo è sempre uguale e pertanto mediocre’.
E che cosa rimpiange del mondo di ieri?
‘La verve.
Adesso i giovani stanno muti davanti alle slot machine, ai computer, agli iPad qualsiasi cosa siano, come automi.
Una volta, nei caffè, in giro, il prete giocava a carte col peccatore, l’avvocato col giudice e questi, a volte, con l’imputato.
Ognuno diceva la sua, uscivano battute formidabili.
Perché crede che il cabaret sia praticamente morto?
Il gioco era un esercizio collettivo.
Capitava che durante una partita, in un locale, carte in mano, Piero Chiara dicesse a uno spettatore:
‘Va’ a pisciare tu per me, ché io non posso’.
È finita la creatività.
Sono rimasto solo io!’” (Lorenzetto).

Getty Images ha messo in vendita una sua fotografia opera di Giorgio Lotti in tre diversi formati: il piccolo a 175 dollari, il medio a 385 e il grande a 475..

“Ho fatto mia la frase di Groucho Marx ‘Di qualsiasi cosa si tratti, io sono contro!’”.

Dice di sé:
“Da sempre studia con passione ogni giorno, sperando (e gli manca ben poco!) di arrivare al livello di conoscenza a suo tempo raggiunto da Adalbert Pösch, il maestro ebanista del giovane Karl Popper, che poteva tranquillamente sfidare l’allievo dicendogli:
‘Mi chieda pure quello che vuole. Io so tutto (Ich weiss alles)’”.

“In genere sono presentato come un grande esperto di Stati Uniti d’America, e questa è una cosa che mi fa una rabbia incredibile, perché io so tutto.
È chiaro che non ho assolutamente competenza in tema di materie scientifiche, ma per il resto so davvero tutto.
Se mi si chiede di scrivere un articolo sullo Shogunato, sulle Navi Nere di Millard Fillmore, su Jacobo Arbenz Guzmán in Guatemala, sulla battaglia di Ayacucho, sull’invasione mongola del 1241 di Batu e Subotai o su qualsiasi altro argomento, io posso scrivere un capolavoro, ma la cosa non interessa.
Interessano gli Stati Uniti, soprattutto in occasione delle elezioni presidenziali.
Il risultato è che sono noto come americanista, e mi fa molta rabbia, perché io conosco un’infinità di altre cose di cui non importa niente a nessuno.
Se qualcuno però comprasse il mio sterminato ‘Dizionario enciclopedico’, si renderebbe conto che io parlo effettivamente di qualsiasi argomento, e sempre con assoluta competenza”.

La risposta a un invito di partecipazione a una chat:
“Non so come dirlo.
Sono un orso solitario e scorbutico.
Non discuto.
Difficilmente concordo con idee che non abbia avuto io per primo”.

“Sono bianco, eterosessuale, credente, conservatore, non ho handicap, mai depresso, detesto il ‘politically correct’, non mi esprimo sguaiatamente e non insulto.
Assolutamente individualista e decisamente colto.
C’è qualcuno messo peggio di me?”.

“Sono un ‘modello’.
Nessuna meraviglia.
Tutto sta nel mettersi d’accordo sul significato da dare al vocabolo.
Certo che, se il riferimento va a quei giovanotti che sfilano indossando novità sartoriali, non mi ci ritrovate.
Neppure, ahimè, se così dicendo, con disinvoltura, si parli di me come di un gran bel ‘figo’.
Ma cos’altro sono se non da molteplici punti di vista un ‘punto di riferimento’ da imitare e pertanto un vero assoluto ‘modello’ non solo per i miei abiatici?”.

“‘Non importa chi ha vinto o ha perso, ma come si è giocato’ di William Ernest Henley.
Credo sia questa la frase che meglio rappresenti il mio modo d’essere e di operare.
Non mi è mai importato e non mi importa un fico secco di vincere, infatti.
Non voglio convincere nessuno.
Non chiedo conforto.
Non desidero soddisfare le aspettative di altri: soddisfo pienamente le mie.
Non mi preoccupo di essere primo agli occhi del mondo ma solo ai miei.
E gioco sempre molto bene.
Sempre!”.

“Se devo pensare a un purosangue alla mia altezza, Nearco!”.

“Non il Bazan.
Risolverebbe, ma è troppo provincialmente elitario.
Non sono straniero – aiuta, anche se non è determinante – e non ho operato in campi sofisticati, in qualche modo ‘lontani’, eterei.
Visto che, in viaggio per gli ottanta e sempre più imperante la tecnologia, non il mio pane, non sono in grado come ai bei vecchi tempi di architettare piani e mettere a segno giochetti con le banche e neppure, ahimè, di passare il necessario lungo tempo in qualche bisca carte da gioco alla mano spennando polli, la sola soluzione che vedo è il Nobel.
Per la Letteratura, dato che non esiste quello per la Cultura.
In ragione del prestigio?
Della fama imperitura conseguente?
Semplicemente perché mi è dovuto?
Invero e soprattutto se non soltanto in quanto è ricevendo il cospicuo relativo assegno (Trilussa, alla notizia, chiamata la ‘serva’, come si diceva allora, le disse “Finalmente siamo diventati ricchi!”) che posso sistemare le infinite pendenze, mie e familiari, nonché affrontare con tranquillità il futuro.
È questa la decisiva ragione per la quale ti chiedo, Amico mio caro, di attivarti per quanto possibile.
Ufficialmente proponendomi.
Dando eclatante inizio ad una raccolta firme.
Vedi tu.
So che lo farai” (messaggio telefonico inviato ad alcuni amici nel giugno 2023).

“In conclusione, al di là di ogni finzione (l’esergo del mio sito recita ‘L’umiltà e la modestia sono gli unici difetti che non ho!’), detengo tre primati assoluti.
Sono l’individuo più stonato mai venuto al mondo.
Sono stato il peggior giocatore di calcio di tutti i tempi.
La mia cultura è per unanime riconoscimento sterminata e unica.
Ebbene, i primi due sono tali e intangibili.
Al continuo, ininterrotto miglioramento del terzo lavoro con gioia ogni momento”.

Poscritti: 
“Una lunghissima serie di malattie dai primi di novembre del 2020 ha cercato di abbattermi.
Vivere per oltre tre anni – da ultimo, pare (pare) ne sia uscito –attaccato quasi sempre alle bombole d’ossigeno, soffrire, cosa ha voluto dire?
Fisicamente, parecchio.
E penso che una persona meno forte sarebbe, e da tempo, tra i più.
Da ogni differente punto di vista, assolutamente niente: ho preso la Vita di petto e, studiando e scrivendo ventisette ore al giorno, altroché, se continuo a farlo!”.

“Quelli che dicono ‘Non pensavo che la vecchiaia sarebbe stata così’’: non sono tra loro.
Mai arzigogolato, non dico in merito alla terza età, alla vita tutta.
La volta che la maestra chiese di mettere giù cosa volevamo fare in futuro non sapevo che scrivere davanti al foglio bianco, io che un tema meno di otto pagine mai.
Ho per lunghi anni lasciato fare, ho lasciato accadesse questo o quello sempre, per qualche verso ancora oggi.
Nessun rimpianto quindi adesso, mento a me stesso.
Bugiardo, perché la sola cosa che davvero volevo, una grande, grande, sterminata famiglia, non c’è”.

“Vado per gli ottant’anni e, per quanto ferito, ogni giorno i miei interessi aumentano e la mia memoria migliora!”.

“Il trascorso 10 settembre ho compiuto il ventinovemillesimo giorno di vita, e il 17 aprile 2024 a Dio piacendo compirò ottant’anni.
Dicono sia l’età più bella!”.

“Trieste è bellissima.
Vorrei morire a Trieste, ed è per questo che non ci vado più.
Non mi piacerebbe essere esaudito!”.

“In ogni caso, non posso morire prima d’aver letto e corretto tutti i necrologi che mi riguardano”.

 

“Declino? 
Mi allontano?
Certamente. 
Ma tornerò!”.

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