(PDF) Le arene in Catalogna. Scomparsa o cambiamento d’uso | Gemma Domènech Casadevall - Academia.edu
               .#.+) ( & . $ , . / /$ ! /                                                                  ./#/./+///) (&.//(&.$,./$ !/             EDITORIAL by Alberto Sposito   Università degli Studi di Palermo Dipartimento di Architettura, Sezione di Progetto e Costruzione Pubblicazione effettuata con fondi di Ricerca Scientifica ex 60% e Dottorato di Ricerca AGATHÓN non è una rivista, né un periodico; è una collana, un volume, syllogé o syllogeía, ovvero raccolta di scritti significativi sui temi del recupero, del restauro, della museografia, della storia e della tecnologia, maturati dagli autori in varie occasioni e per la maggior parte inediti. Con questa prima edizione del 2011, inauguriamo una nuova sezione, Epilektá, sui volumi scelti dai Dottorandi e da nostri giovani ricercatori, di cui parleremo in seguito. Qui riassumiamo i contributi presentati in Agorá, la prima sezione di Agathón, che si riferisce allo spazio centrale e collettivo della pólis greca: in apertura un contributo di Francesco Asta, seguito da un articolo della spagnola Gemma Domènech Casadevall, da un contributo dell’architetto francese Florian Hertweck e, a chiusura, da un articolo di Sergio Poggianella. Nella seconda sezione, denominata Stoá, è pubblicato un tema a mia firma sull’architetto fiorentino Pierluigi Spadolini. Nella terza sezione, denominata Gymnásion come il luogo del cimento per i giovani greci che si esercitavano nella ginnastica, nelle arti e nella filosofia, innanzitutto sono riportati i contributi di Alberto Distefano, di Santina Di Salvo, di Paola La Scala, di Angela K. Sferrazza e di Giorgio Faraci. Infine, nella nuova sezione Epilektá, dopo un mio contributo introduttivo, dal titolo La Biblioteca Alexándrina: Anagnóseis Epilektoí, sono riportate alcune letture scelte dai Dottorandi Antonella Chiazza, Giorgio Faraci, Annalisa Lanza Volpe, Antonio Marsolo, Francesco Palazzo, Luisa Pastore e Alessia Riccobono. Progetto grafico Giovanni Battista Prestileo AGATHÓN is neither a magazine nor a review; it is a series, a publication, syllogé or syllogeía, i.e. a collection of significant articles on the subject of recovery, restoration, museography, history and technology, mostly unpublished works, written by the authors on various occasions. With this first 2011 issue, we are inaugurating a new section, Epilektá, containing the articles chosen by our PhD students and young researchers (about which, more later).We summarise the articles presented in Agorá (the first section of Agathón), a reference to the central, communal area in the Greek pólis. Firstly there is a work by Francesco Asta, followed by an article by Gemma Domènech Casadevall (from Spain), an article by the French architect Florian Hertweck and lastly an article by Sergio Poggianella. In the second section, titled Stoá, there is an essay presented by myself, deals with the Florentine architect Pierluigi Spadolini. In the third section, titled Gymnásion (referring to the testing-area for young Greeks practising gymnastics, studying the arts and philosophy), there are principally contributions from Alberto Distefano, Santina Di Salvo, Paola La Scala, Angela K. Sferrazza and Giorgio Faraci. Finally, in the new section, Epilektá, after my own introduction, titled La Biblioteca Alexándrina: Anagnóseis Epilektoí, there are several reading passages chosen by PhD students Antonella Chiazza, Annalisa Lanza Volpe, Antonio Marsolo, Francesco Palazzo, Luisa Pastore and Alessia Riccobono. Traduzioni Andris Ozols AGORÁ a cura di Alberto Sposito Comitato Scientifico Alfonso Acocella, Tarek Brik (E.N.A.U., Tunisi), Tor Broström (Gotland University, Svezia), Joseph Burch I Rius (Universidad de Girona), Giuseppe De Giovanni (Università di Palermo), Maurizio De Luca, Antonio De Vecchi (Università di Palermo), Gillo Dorfles, Petra Eriksson (Gotland University, Svezia), Maria Luisa Germanà (Università di Palermo), Giuseppe Guerrera (Università di Palermo), Maria Clara Ruggieri Tricoli (Università di Palermo), Marco Vaudetti (Politecnico di Torino) Redazione Maria Clara Ruggieri Tricoli Editing e Segreteria Santina Di Salvo, Paola La Scala, Alessia Riccobono Editore OFFSET STUDIO Collegio dei Docenti Alberto Sposito (Coordinatore), Maria Clara Ruggieri Tricoli (Coordinatore), Valentina Acierno, Antonino Alagna, Giuseppe Alaimo, Tiziana Campisi, Simona Colajanni, Rossella Corrao, Giuseppe De Giovanni, Antonio De Vecchi, Ernesto Di Natale, Giovanni Fatta, Tiziana Firrone, Raffaello Frasca, Maria Luisa Germanà, Giuseppe Guerrera, Laura Inzerillo, Marcella La Monica, Renzo Lecardane, Salvatore Lo Presti, Alessandra Maniaci, Antonino Margagliotta, Giuseppe Pellitteri, Silvia Pennisi, Alberto Sposito, Cesare Sposito, Giovanni Francesco Tuzzolino, Rosa Maria Vitrano. Finito di stampare nel mese di novembre 2011 da OFFSET STUDIO S.n.c., Palermo Per richiedere una copia di AGATHÓN in omaggio, rivolgersi alla Biblioteca del Dipartimento di Progetto e Costruzione Edilizia, tel. 091\23896100; le spese di spedizione sono a carico del richiedente. AGATHÓN è consultabile sul sito www.contestiantichi.unipa.it In copertina: G. B. Piranesi, Veduta del Tempio detto della Concordia , 1774, acquaforte. Francesco Asta CONTESTO E IMMAGINE NELLA CITTÀ ANTICA ....................................................................................................3 Gemma Domènech Casadevall LE ARENE IN CATALOGNA: SCOMPARSA O CONVERSIONE......................................................................................9 Florian Hertweck VERSO LA CITTÀ CREATIVA? IL PROGETTO METROPOLITANO “BERLINO 2020”....................................................13 Sergio Poggianella BENI CULTURALI DA UNA PROSPETTIVA ESTETICA ANTROPOLOGICA....................................................................21 STOÁ Alberto Sposito PIERLUIGI SPADOLINI FRA TECNOLOGIA E COMPOSIZIONE NEGLI ANNI SESSANTA ................................................ 25 GYMNÁSION GLI ALTARI DELL’ANTICA AGRIGENTO, Alberto Distefano................................................................................35 L’ANFITEATRO ROMANO DI LONDINIUM, Santina Di Salvo............................................................................... 41 MUSEI E NUOVE TECNOLOGIE PER ALLESTIRE, Paola La Scala..........................................................................47 ATTUALITÀ DEL PAESAGGIO FRA SPAZIO E SOCIETÀ, A. Katiuscia Sferrazza....................................................51 LA RICERCA EUROPEA: COMPLESSITÀ DI UNA COMPETIZIONE, Giorgio Faraci ..................................................57 EPILEKTÁ LA BIBLIOTECA ALEXANDRINA: ANAGNÓSEIS EPILEKTOÍ, Alberto Sposito........................................................59 ANDREINA RICCI: ARCHEOLOGIA E CITTÀ TRA IDENTITÀ E PROGETTO (A. CHIAZZA).............................................61 R. CECCHI, P. GASPAROLI: PREVENZIONE E MANUTENZIONE PER I BENI CULTURALI EDIFICATI (G. FARACI)............63 PETER NIELSEN: FLUIDODINAMICA COMPUTAZIONALE NEL PROGETTO DI VENTILAZIONE (A. LANZA VOLPE)........ 65 MILTON D. ROSENAU JR: SUCCESSFUL PROJECT MANAGEMENT (A. MARSOLO).................................................. 67 CATERINA FRETTOLOSO: TECNOLOGIE INNOVATIVE PER IL PATRIMONIO ARCHEOLOGICO (F. PALAZZO) .................. 69 DUE VOLUMI SULL’ARCHITETTURA SOSTENIBILE (L. PASTORE) ........................................................................71 B. TSCHUMI, I. CHENG: THE STATE OF ARCHITECTURE AT THE BEGINNING OF THE 21ST CENTURY (A. RICCOBONO)........73 '-/.(-)-/,)/&.+.'*#). %&* $.(%./*/&*)-(%,*)- Gemma Domènech Casadevall* ABSTRACT - The banning of bullfighting in Catalonia, passed by the Catalan Parliament on 28 July 2010, has endangered the continued existence of bullrings. Even before the ban, however, lack of public interest had already left Catalan bullrings largely devoid of spectators. This situation, together with pressure from town planners, has led to the demolishing of several bullrings. With no more bullfights in Catalonia, the survival of this type of architecture is dependent on finding new uses for the former bullrings. In this article, we present the two paradigmatic cases of Tarragona and Barcelona. The Plaça de Toros (1883) in Tarragona is now a large-format venue for cultural, sporting and leisure events. Architect Richard Rogers has recently converted Les Arenes bullring in Barcelona (1900) into a cultural and shopping centre. Centro Commerciale Les Arenes di Barcellona. ei processi di patrimonializzazione sono coinvolti fattori molto diversi dello stesso concetto di bene patrimoniale, variabile in ogni momento storico, per motivi ideologici e per criteri estetici. All’inizio del sec. XXI, troviamo una tipologia architettonica storica, quella delle arene, che è in pericolo di estinzione. Tale minaccia è il risultato della combinazione di argomentazioni ideologiche e del declino dell’attività per cui le arene stesse sono stati costruite1. Il 28 luglio 2010, infatti, il Parlamento della Catalogna ha vietato le corride2; la nuova legge, che entrerà in vigore a partire dal primo gennaio 2012, è il risultato di un’iniziativa popolare promossa dalla Piattaforma ‘Prou’ (Stop), che ha ricevuto il sostegno di cento ottantamila cittadini. Senza dubbio, questa iniziativa risponde al cambiamento di sensibilità della nostra società verso i diritti degli animali, ma, anche, ad una ostilità caratteristica dei Catalani verso lo spettacolo delle corridas. La forte strumentalizzazione che la Dittatura del Generale Franco (1939-1975) ha fatto dello spettacolo taurino, fino a convertirlo in icona dell’Ispanità durante il boom del turismo, è uno dei motivi per il disinteresse attuale. La passione per le corride nella Catalogna, peraltro, è antica e documentata almeno dal sec. XV, ma in una Catalogna che lotta per ricuperare la sua identità, gli spettacoli con i tori vengono visti ormai come qualcosa di estraneo. In realtà, molto prima del divieto, il pubblico aveva già svuotato le arene, fino al punto che, nel momento dell’adozione della legge, c’era una sola arena in uso in tutta la Catalogna, La Monumental di Barcellona. La mancanza di pubblico per degli spettacoli che negli ultimi decenni erano rivolti esclusivamente ai turisti, ha obbligato infatti gli impresari alla chiusura di molte arene. Inoltre, l’attrazione urbanistica verso le strutture e le aree sulle quali insistevano le Plazas de Toros ha comportato la demolizione di molte arene ormai inutilizzate. Prima, durante e dopo la discussione nel Parlamento della Catalogna per vietare la corrida, ci sono state controversie molto accese e notevoli battages sui giornali locali, ma sono del tutto mancate delle voci che abbiano rivendicato la patrimonializzazione di queste aree. Probabilmente l’appropriazione da parte del nazionalismo spagnolo più reazionario di quello che viene chiamata ‘Fiesta Nacional’, impedisce una visione serena del problema. Soltanto Monica Bosch, docente di Storia N all’Università di Girona, ha avvertito la gravità delle perdite che si registrano in questo settore, tanto per le demolizioni come per i cattivi restauri effettuati3. Monica Bosch ritiene che il facciatismo giocato nella maggior parte dei progetti di restauro in corso, distorce il significato della costruzione e rende difficile la comprensione. Recuperando il concetto di ‘luoghi della memoria’, ha chiesto la patrimonializzazione di questi spazi multifunzionali, i quali, al di là del fatto di avere accolto spettacoli di tori, sono stati scenario di importanti manifestazioni politiche e sindacali per la storia del Paese, hanno offerto un teatro espositivo per le attività di artisti nazionali ed internazionali nei loro tour della Catalogna, e, addirittura, sono stati e sono scenario per le competizioni di sardanes e castellers, due importanti manifestazioni della cultura popolare catalana. Il Caso di Barcellona - In Catalogna, la tradizione taurina risale al sec. XV, ma bisogna attendere il sec. XIX perché si costruiscano le prime strutture stabili. Fino a quel momento la corrida si svolgeva in teatri smontabili4. A Barcellona, le prime corride sono documentate nella spianata di fronte al Palazzo Reale nel 1387. Da allora in poi si sono svolte in varie parti della città, sia nelle piazze pubbliche che in strutture effimere, fino al 26 luglio 1834, quando venne inaugurato El Torín, nel quartiere della Barceloneta, la prima arena stabile documentata in Catalogna. Progettata nel 1827 dai maestri Jaume Fàbregas Vieta e Miquel Vilardebó Balta, fu costruita dall’architetto Josep Fontseré Domènech. I suoi promotori sono stati i responsabili della Casa de la Caritat, organismo di beneficenza creato nel 1802, i quali nelle corride hanno intravisto un mezzo per finanziare le loro attività. El Torín è stato in funzionamento fino al 1924, quando erano già state inaugurate le altre due arene di Barcellona: Les Arenes e La Monumental. L’arena della Barceloneta è stata infine demolita nel 1946. Nei suoi terreni, il nuovo proprietario, l’impresa Catalana de Gas, ha costruito un campo di calcio per i suoi lavoratori5. Alla fine del sec. XIX, il successo di pubblico, che riempiva El Torín, ha incoraggiato l’imprenditore Josep Marsans a costruire una nuova Plaza de Toros a Barcellona, quella de Les Arenes. Progettata dall’architetto Agust Font Carreras in stile neo-arabo, uno stile molto di 9 La Monumental di Barcellona. moda alla fine del sec. XIX, fu inaugurata il 29 di giugno del 1900. Les Arenes ha vissuto il suo ultimo pomeriggio di attività il 9 giugno 1977 e, dieci anni più tardi, chiudeva definitivamente le porte, venendo quindi coinvolta in un lungo processo di degradazione che è durato più di quindici anni6. Dal momento della chiusura di Les Arenes, l’unica arena in attività nella città (e recentemente anche in Catalogna), è stata la già citata Monumental. Costruita dall’architetto modernista Manuel J. Raspall nel 1914, fu inaugurata con il nome di L’Sport. I buoni risultati ottenuti durante i primi due anni incoraggiarono il suo ampliamento, che è stato guidato dagli architetti modernisti Ignasi Mas Morell e Domènec Sugranyes - quest'ultimo collaboratore di Gaudí e suo successore nelle opere della Sagrada Familia. La piazza è stata riaperta il 27 di febbraio del 1916 sotto il nome de La Monumental, e questa estate vivrà la sua ultima stagione di spettacoli. El Torín è stata demolita ventidue anni dopo la sua chiusura. Les Arenes, trentaquattro anni dopo l’ultima corrida, ha appena aperto le sue porte come centro commerciale e ricreativo. Non conosciamo quale futuro attende La Monumental. Sparizioni - In altri luoghi della Catalogna le arene hanno ceduto per recessione della passione taurina, per la crisi di pubblico e per il degrado di uno spettacolo orientato puramente al turismo di massa; l’espansione urbana durante gli anni del boom immobiliare della fine del sec. XX e dell’inizio del XXI hanno fatto il resto. Sono buoni esempi i casi di Girona, Sant Feliu de Guixols e Lloret de Mar, per citarne alcuni. A Girona gli spettacoli taurini sono documentati in varie parti della città a partire dal 1715. Ma, come nel caso di Barcellona, non sarà fino al sec. XIX, che si proporrà la costruzione di un teatro stabile. Di promozione privata, il nuovo spazio è stato progettato dall’architetto Eugeni Campllong e inaugurato il 29 ottobre 1897. Dopo più di un centinaio di anni di utilizzo, il 15 agosto 2004 la Plaza de Toros di Girona ha trascorso il suo ultimo pomeriggio d’attività e due anni più tardi è stato demolita7. Sorprendentemente, la decisione dei suoi proprietari, che ha trovato la complicità delle autorità locali (le quali hanno 10 Rimodellamento di Les Arenes. ammesso la riclassificazione del terreno), non è stata notata dall’opinione pubblica, sicché la possibilità di mantenere l’arena destinandola a nuovi usi non è neppure stata messa sul tavolo delle trattative, né è stata presa in considerazione l’opportunità rappresentata da uno spazio di 8.000 posti a sedere di fronte al Palazzo della Fiera della città. Nel luglio 2006 cominciavano i lavori di demolizione e subito dopo si dava l’avvio alla costruzione di cinque edifici per appartamenti, di un albergo, del nuovo edificio per la Audiencia Provincial e di un parcheggio sotterraneo di 270 posti8. L’operazione urbanistica sviluppata a Girona contrasta con la proposta formulata nel 1999 da un giovane architetto della città, Elisabet Capdeferro, la quale, in un suo progetto, proponeva di recuperare per la città uno spazio che allora era praticamente già abbandonato. Il progetto definiva la nuova struttura come un ‘contenitore di attività di gruppo all'aria aperta’, nel quale potevano essere ospitati spettacoli teatrali, proiezioni cinematografiche ed happening di musica dal vivo, servendo inoltre come spazio complementare del Recinto Fieristico antistante9. Le arene di Sant Feliu de Guíxols (1956) e di Lloret de Mar (1962) rispondono ad una realtà totalmente diversa. Entrambe costruite durante gli anni del boom turistico della Costa Brava da uno degli architetti più prolifici del momento, Josep Claret Rubira, hanno sofferto le conseguenze del cambiamento del modello turistico e la perdita dell’affezione locale. Sono edifici, in questo caso, senza nessun valore estetico, nati come risultato di una moda passeggera e morti, semplicemente, quando la moda è passata. Quella di Sant Feliu de Guixols, soprannominata con il pittoresco nome di España Brava, ha ospitato l’ultima corrida nel 1990. Sette anni dopo fu acquistata dal Comune, che nel 1998 la demolì per costruire al suo posto la stazione degli autobus, inaugurata nel 200510. L’arena di Lloret, che come quella di Sant Feliu era stato promossa dall’uomo d'affari Javier Pascual de Zulueta, è stata anologamente acquistata dal Comune. Dopo aver chiuso le sue porte nel 2003, fu demolita nel 2006 ed al suo posto è prevista la costruzione di una piazza, di un parcheggio sotterraneo di 400 posti, di un edificio per uffici, di un impianto sportivo e di un centro commerciale11. Prima di queste, ne erano già scomparse mol- te altre. Per esempio a Tortosa, città di importante tradizione taurina, l’arena, costruita nel 1843, faceva parte dell’identità culturale cittadina. Dopo la Guerra Civile, le nuove autorità, constatata la rovina dell’edificio, decisero la sua demolizione, attuata nel 1943. Sul sito è stata costruita una chiesa12. A Vic, dove sono documentati spettacoli con i tori dal sec XVII, la prima arena stabile s’inaugura il 6 giugno 1917. Dopo quasi mezzo secolo nel quale l’arena ha ospitato spettacoli taurini e molti altri eventi (sardane, concerti, riunioni politiche, ecc.), nel 1963 è stata chiusa e demolita. Il posto è stato occupato dalla nuova stazione degli autobus13. Allo stesso modo sono scomparse l’arena di Camprodon, costruita nel 1890 e demolita nel primo terzo del sec. XX e l’arena di Mataró, inaugurata il 27 luglio 1894 e chiusa, a causa della concorrenza di quelle di Barcellona, soltanto undici anni dopo14. Conversione - La scomparsa definitiva della corrida in Catalogna, lega la sopravvivenza di questo tipo di architettura alla necessità di nuove destinazioni. Non sappiamo che futuro si prepara per La Monumental, l’unica attualmente in uso, o il destino di quella di Olot, la quale, dopo la demolizione di El Torín, è la più antica di Catalogna. Inaugurata il 24 luglio 1859, la Plaça de braus di Olot è stata in attivo fino al 2005, quando la sua licenza per celebrare corridas è stata sospesa. Come tutte le altre, la nascita è dovuta alla iniziativa privata di un gruppo di azionisti; questi, nel 1890, l’hanno ceduta al Comune in cambio del diritto al sedile e che il Comune la mantenesse e promuovesse gli eventi delle corrida. Ed è proprio quest’ultimo punto al quale si affidano gli eredi della società fondatrice per rivendicare di nuovo la loro proprietà davanti ai tribunali, dopo la sospensione degli spettacoli. In concomitanza con il 125° anniversario dell’inaugurazione, nel 1984 è stato effettuato un importante restauro. Tuttavia il contesto è ormai completamente trasformato a causa della costruzione di un edificio moderno sulla spianata di fronte. Attualmente non vi sono progetti per sue future destinazioni15. Le arene per le quali si registrano progetti per il futuro sono le altre tre che restano ancora in piedi in Catalogna: Tarragona, Figueres e Les Arenes di Barcellona; mentre nel caso di Figueres la conversione è solo un pro- Demolizione dell’arena di Girona, agosto 2006. getto, negli altri due è ormai una realtà. Nel mese di agosto del 2010 s’inaugurava Tarraco Arena Plaça, uno spazio polifunzionale destinato ad eventi culturali, sportivi e del tempo libero di grande formato, che è il risultato dell’adeguamento dell’antica Plaça de Toros di Tarragona. L’edificio, costruito in stile modernista dall’architetto e urbanista Ramon Salas Ricomà (1883), è stato in funzionamento fino al 2007. A parte alcuni periodi di chiusura, nei quasi 125 anni di vita, la Plaça de Toros aveva ospitato non soltanto spettacoli taurini. Tra gli altri eventi, l’arena di Tarragona è la sede del concorso biennale di castellers, dimostrazione di cultura popolare catalana dichiarata Patrimonio dell'Umanità nel 2010. Facendo riferimento a questo carattere multi-funzionale e per guadagnare in versatilità, due anni prima della sua chiusura, la Diputació di Tarragona, proprietaria dell’edificio dal 1949, aveva commissionato un progetto di copertura che permettesse di utilizzare il complesso per l’intero corso dell’anno. Il progetto di ristrutturazione, realizzato dall’architetto Xavier Romaní, ha incluso il restauro e il risanamento della facciata, il rafforzamento della struttura, la copertura con una cupola in metallo, con lucernario centrale mobile di 40 metri di diametro e oculo centrale di vetro di 10 metri, la chiusura delle arcate aperte con doppia carpenteria per isolare acusticamente il recinto dall’esterno, la costruzione di nuove tribune e posti a sedere, e l’adeguamento dell’edificio ai regolamenti vigenti in quanto all’accessibilità e alla sicurezza. In un primo momento il progetto aveva previsto il mantenimento della corrida e, per questo scopo, erano state progettate anche nuove strutture sanitarie nel recinto. La previsione di un’imminente approvazione da parte del Parlamento della Catalogna del divieto di corrida ha costretto a riesaminare il progetto a prescindere da questi spazi. I responsabili del progetto segnalano che nonostante la natura spettacolare dell’opera, si è stati molto attenti a rispettare i valori architettonici del progetto originario, restaurando la facciata e tutti i suoi elementi, e consolidando l'intera struttura dell’edificio. Le opere, con un investimento di quasi 18 milioni di euro, hanno fornito la città e la sua area di influenza di uno spazio polifunzionale per un massimo di 9.500 persone, il più grande Nuovi edifici presso il sito dell’arena di Girona, settembre 2009. spazio coperto della provincia di Tarragona16. La piazza di Les Arenes di Barcellona (1900) potrebbe avere ceduto alle scavatrici nel 1988, quando è stato dato l’avvio alla sua demolizione per costruire un nuovo padiglione per la Fiera di Barcellona, che si trova di fronte. Per fortuna, la pressione di vari gruppi ha ottenuto l’inserimento dell’edificio nel Catalogo di Patrimonio del Comune di Barcellona. Da allora, numerosi progetti sono stati redatti per trasformare l’arena in struttura pubblica, ma, purtroppo, senza alcun risultato. Infine, nel 1999 la Plaza de Toros è stata acquista da un importante gruppo immobiliare che ha proposto l’apertura di un centro di intrattenimento di grandi dimensioni. Il progetto è stato affidato all’architetto inglese Richard Rogers, nel tentativo di risolvere le difficoltà ricorrendo ad un professionista di prestigio. Rogers ha lavorato con l’ufficio di architetti catalani Alonso - Balaguer, e insieme hanno avanzato una proposta basata sul mantenimento e restauro della facciata esistente, dietro la quale si genera uno spazio circolare destinato a varie attività. Il programma funzionale si sviluppa in diversi ambiti, per un totale di mq 30.940. Vi sono sei piani commerciali e per il tempo libero, quattro parcheggi (con una capacità di 1.250 auto e 500 moto). I primi tre piani sono occupati dagli esercizi commerciali (alimentari, moda, tecnologia, cultura, ecc.), i tre superiori da attrezzature per il tempo libero (12 sale cinematografiche, il Museo del Rock di Barcellona, un centro sportivo e termale e diversi ristoranti con viste panoramiche della città). I vari piani sono collegati da una zona centrale destinata alle scale mobili, che costituiscono la spina dorsale dell’intero complesso. Il tutto è coronato da una cupola di zinco di m 90 di diametro (la più grande d’Europa). A differenza del caso di Tarragona, il rimodellamento di Les Arenes è stato molto più aggressivo nei confronti della struttura originale. Il nuovo uso ha comportato la demolizione delle tribune e la scomparsa dell’immagine interna tradizionale. Inoltre, si è inserito un piano terra tra il corpo centrale, la piazza stessa e il sotterraneo. La conversione di Les Arenes in centro ricreativo e commerciale è costato 200 milioni di euro ed ha impegnato otto anni di lavoro. Problemi tecnici e difficoltà economiche, che hanno implicato un cambiamento di proprietari, hanno ritarda- to di oltre cinque anni la previsione iniziale d’inaugurare nel 2006. Nello spinoso cammino percorso ed a causa di divergenze economiche con i nuovi proprietari, Richard Rogers ha lasciato il progetto, rimasto nelle mani dei due soci catalani, Alonso e Balaguer. Infine, il 24 marzo di quest’anno è stato inaugurato il centro commerciale di Les Arenes17. Concludiamo l’esame con la città di Figueres. Per la sua arena, aperta nel 1894 e chiusa dal 1989, c’è un progetto di riqualificazione e di trasformazione in centro sportivo. Durante i più di vent’anni di disuso, lo spazio si è degradato: una parte delle tribune è crollata, l’arena è stata coperta di vegetazione ed è stata occupata da una famiglia, poi sfrattata per ordine giudiziale nel 2008. Il Comune, proprietario dell’edificio dal 1989, l’ha poi utilizzata come deposito municipale di veicoli, sebbene nel frattempo si sia curato di far approvare una proposta di ristrutturazione. Il piano preliminare, firmato dall’architetto Moisès Gallego nel 2008, prevede il restauro della facciata e la costruzione di una piscina coperta e complesso sportivo all’interno. Il lavoro, con un budget di 8,1 milioni di euro, doveva essere svolto da una società privata, che avrebbe mantenuto la gestione del complesso sportivo per 40 anni. Nel 2010, però, tutto il progetto venne modificato, con la previsione di ulteriori impianti sportivi (piscina scoperta, campi da basket e da paddle). Per conseguenza, il finanziamento sarà privato solo per l’80% e per il resto pubblico. Si prevede di iniziare questo lavoro nel 2011 e terminare nel 201218. Conclusioni - La Plaza de Toros stabile, nata nel sec. XIX, costituisce un modello architettonico proprio dei Paesi che possiedono la tradizione di spettacoli con i tori. Come abbiamo visto, in Catalogna la disaffezione dei cittadini verso questo spettacolo ha svuotato progressivamente di spettatori questi servizi fin dagli anni Settanta. Quest’ostilità ha raggiunto il suo picco nell’estate del 2010, quando, per iniziativa popolare, sono state vietate le gare di tori in Catalogna. Bisogna dire, tuttavia, che, nonostante tutto, i difensori dei tori sono un settore francamente minoritario, come si è fatto palese quando, dopo il divieto e in un atto di protesta, i fautori della 11 Rimodellamento dell’arena di Tarragona, novembre 2006. Rimodellamento dell’arena di Tarragona, luglio 2009. nuova legge non sono stati in grado di riempire per più di un quarto l’unica arena che è in uso, La Monumental di Barcelona (di 18.000 posti). In ogni caso, nel dibattito tra i fautori delle corridas e gli oppositori, non è stato discusso il futuro dei luoghi. Probabilmente, per i difensori delle arene bisogna mantenere l’uso per il quale sono state costruite, mentre per gli avversari, esse costituiscono la penosa testimonianza della sofferenza degli animali e di una tradizione che considerano imposta in Catalogna dagli Spagnoli. Per un motivo e per l’altro, alla fine non sono stati presi in considerazione i valori storici, estetici e simbolici di una architettura nata molto prima della Dittatura del Generale Franco, costruita negli anni nella pienezza del modernismo, lo stile che ha fatto conoscere l’architettura catalana nel mondo e che ha costituito il riferimento per importanti manifestazioni di cultura popolare. Attualmente, sono sparite tredici delle diciotto arene documentate in Catalogna. La sopravvivenza delle cinque ancora in piedi, è garantita solo in due casi: la Plaça de Toros di Tarragona (1883) e Les Arenes di Barcelona 12 (1900), che, con differente fortuna, hanno ormai visto in pieno completamento l’opera di riqualificazione. C'è speranza per quella di Figueres (1894) che, come abbiamo visto, ha un progetto ormai approvato. Infine, è incerto il futuro che attende le arene di Olot (1859) e La Monumental di Barcelona (1916), quando, a partire del gennaio del 2012, diverrà effettivo il divieto della corrida in tutta la Catalogna. NOTE 1) Informazioni sui tipi di rischio, si veda: G. DOMÈNECH, «Fragile heritages: an architecture between disappearance and reutilization» in R. AMOÊDA, S. LIRA, C. PINHERIO (eds.), Heritage 2010. Heritage and sustainable development, Green Lines Institute for Sustainable Development, Bareclos 2010, pp. 837-844. 2) La corrida è una forma di intrattenimento con la par- tecipazione di tori, tradizionale nella penisola iberica. 3) M. BOSCH, Places de braus, “Revista de Girona”, 253, (2009), pp. 78-79. 4) G. DÍAZ, Y. RECASÉNS, «Plazas de Toros», in AA. VV., Plazas de toros, Consejería de Obras Públicas y Transportes, Dirección general de Arquitectura y Vivienda, Sevilla 1992, pp. 17-119; A. GONZÁLEZ, Bous, toros i braus. Una tauromàquia catalana, El Mèdol, Tarragona 1996; R. FELICES, Catalunya taurina. Una historia de la tauromaquia catalana de la Edad Media a nuestros días, edicions Bellaterra, Barcelona 2010. 5) A. GONZÁLEZ, op. cit., pp. 190-195; R. FELICES, op. cit., pp. 24-27; “Inventari del fons de les Places de Toros Monumental, Les Arenes i Antiga de la Barceloneta”, Arxiu Biblioteca de Catalunya. 6) A. GONZÁLEZ, op. cit., p. 195-201; R. FELICES, op. cit., p. 27-31; “Inventari del fons de les Places de Toros Monumental, Les Arenes i Antiga de la Barceloneta”, Arxiu Biblioteca de Catalunya. 7) AA. VV., Plazas de toros, Consejería de Obras Públicas y Transportes, Dirección general de Arquitectura y Vivienda, Sevilla 1992, pp. 315-318; A. GONZÁLEZ, op. cit., p. 216-217; R. FELICES, op. cit., p. 40-42. 8) M. BARRERA, La plaça de toros de Girona, a terra, “El Punt”, 08.08.2006, p. 6; D. VILÀ, De la plaça de braus a l’illa dels totxos, “El Punt”, 04.10.2010, p. 4. 9) E. CAPDEFERRO, «Plaça de braus. Girona. PFC ETSAB 1999», in PFC 94-99. Girona, COAC, Girona 2000, pp. 10-11. 10) A. GONZÁLEZ, op. cit., p. 218; R. FELICES, op. cit., pp. 65-67. 11) A. GONZÁLEZ, op. cit., p. 218; R. FELICES, op. cit., p. 56-57; DIARI DE GIRONA, Part de l’antiga plaça de braus de Lloret serà un aparcament i un espai públic, “Diari de Girona”, 18.12.2010, p. 4. 12) A. GONZÁLEZ, op. cit., pp. 206-209; R. FELICES, op. cit., p. 67-68. 13) A. GONZÁLEZ, op. cit., p. 217; R. FELICES, op. cit., p. 69-70. 14) A. GONZÁLEZ, op. cit., p. 217 e p. 214; R. FELICES, op. cit., pp. 49-50 e p. 60. 15) A. GONZÁLEZ, op. cit., p. 209-211; R. FELICES, op. cit., pp. 61-64. 16) R. FELICES, op. cit., pp. 45-47; La remodelada plaza de toros de Tarragona no acogerá más corridas, “El País”, 06.08.2010. S. CASADO, El recinte canvia a imatge corporativa i passa a dir-se Tàrraco Arena Plaça, “El Punt”, 07.08.2010, p. 3. Si veda inoltre al sito http://www.diputaciodetarragona.cat/houdipu/web-dipu/totes_comarques/projectes/braus/index.php. 17) A. GONZÁLEZ, op. cit., pp. 195-201; M. RICART, Las Arenas, centro de ocio, “La Vanguardia. Vivir”, 23.10.1999, p.1; J.V. AROCA, De Manolete a Rogers, “La Vanguardia. Vivir”, 28.06.2000, p. 1; S. ANGULO, La catedral del ocio, “La Vanguardia. Vivir”, 25.03.2011, p. 1. 18) A. GONZÁLEZ, op. cit., p. 214-216; R. FELICES, op. cit., p. 52-53; J. PUIGBERT, La transformació de la plaça de braus de Figueres en un espai esportiu costarà 8,1 milions, “El Punt”, 13.03.2009, p. 9; J. PUIGBERT, El complex esportiu de la plaça de braus de Figueres s’amplia al camp de futbol, “El Punt”, 25.05.2010, p. 4; J. PUIGBERT, Un pas més per transformar la plaça de braus de Figueres, “El Punt”, 30.07.2010, p. 6; G. TUBERT, Figueres porta la plaça de braus al ple de demà, “Diari de Girona”, 17.02.2011, p. 8. *Gemma Domènech Casadevall è Dottore di Ricerca in Storia dell'Arte presso l'Università Autonoma di Barcelona (2000). Ha svolto il Post-Dottorato di Ricerca nell’Istituto Catalano di Ricerca in Patrimonio Culturale; ha pubblicato diversi saggi sul patrimonio di epoca moderna e sull'architettura e gli architetti catalani della prima metà del sec. XX. Attualmente, la sua ricerca si concentra sull'architettura catalana del sec. XX e sui meccanismi di patrimonializzazione ad essa applicati.