12 maggio 1977/12 maggio 2024/Imparare da Giorgiana/per Giorgiana e per noi

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Allarme Rosso 7/ la Smart City bene comune!

Due giorni fa all’alba è stato sgomberato qui a Roma il centro sociale anarchico Torre Maura in via delle Averle. Era occupato da più di trent’anni, dal 1992 ed è di proprietà del Comune.

Come al solito lo sgombero è stato deciso in prefettura dal comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica e fin qui niente di nuovo riguardo alla pratica di sgomberi di spazi sociali in questa città messi in atto dalle amministrazioni di qualsiasi colore.

Però questa volta è importante mettere in evidenza la motivazione perché costituisce un segnale di allarme importante rispetto alla trasformazione degli ambiti urbani nelle così dette <Città dei 15 minuti> e   nelle <Smart City>. Le trasformazioni urbane in senso di controllo sociale e digitale, sfruttamento territoriale, governabilità dei territori, estorsione di nuovo plusvalore dovranno avvenire con  la partecipazione e il supporto dei cittadini perché i nostri governanti stanno lavorando per il così detto <Bene Comune>!

Infatti lo stabile di via delle Averle è destinato, nell’ambito dei progetti del PNRR a diventare un presidio sanitario della Asl Roma 2 per gli utenti del VI municipio delle Torri, una Casa della Salute! ATTENZIONE! ATTENZIONE!

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Ascoltate questa sera Zardins Magnetics/ giovedì 9 maggio 2024

Zardins Magnetics di giovedì 9 maggio 2024

Questa sera ascolta Zardins Magnetics su Radio Onde Furlane, dalle ore 20 alle 21 e 30 circa.

Gli argomenti:

✓ “Più veloce di un cuore… cambia la forma di una città”: tra chi desidera la libertà e chi deve convivere con la sottomissione, c’è ancora una demarcazione? Un intervento di Piero Coppo
✓ La passione della libertà. Un racconto di Jean Weir sulla galera dedicato alle prigioniere del Coroneo di Trieste
✓ Aggiornamenti su processi, denunce, avvisi orali, CPR

Ascolta la diretta:
FM 90.0 MHz
https://radioondefurlane.eu/

Riascolta le trasmissioni passate:
https://zardinsmagneticsradio.noblogs.org/

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10 e 11 maggio a Roma/Convegno nazionale contro la militarizzazione della scuola

Osservatorio su Convegno 10 maggio e Assemblea 11 maggio a Roma

L’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università, in collaborazione con l’associazione Per la Scuola della Repubblica OdV, organizza a Roma presso SPIN TIME per il prossimo 10 maggio un convegno nazionale di aggiornamento dal titolo “La scuola va alla guerra? Comprendere i conflitti, educare alla pace”. 

Il seminario è dedicato al personale della scuola, ma aperto a chiunque desideri partecipare, sia in presenza che online, per riflettere sugli attuali scenari di guerra e sulla crescente militarizzazione degli spazi di istruzione.

L’Osservatorio ha nei suoi principi fondativi quello di contrastare la presenza dei militari all’interno delle scuole, contrastare quella che chiamano con orgoglio la “cultura della difesa”, attraverso la quale i militari presentano sempre il lato buonista della loro opera, a servizio della cittadinanza, portatori di valori quali la Patria e il sacrificio per essa, tutti valori ben radicati nella cultura patriarcale di cui gli eserciti sono una delle maggiori espressioni.

Da anni, con protocolli d’Intesa tra Ministero dell’Istruzione e della Difesa, le Forze Armate e le Forze di Polizia, sostituendosi alle/ai docenti, entrano nelle scuole in qualità di “formatori” tenendo lezioni su vari argomenti (dall’inglese affidato a militari USA a tematiche inerenti legalità e violenza di genere, uso di droghe, bullismo…); accolgono tantissimi alunni e alunne impegnati nei PCTO, organizzano visite a basi militari o caserme. Riteniamo che tali attività nascondano il vero scopo degli apparati militari, ovvero il tentativo di “normalizzare” la guerra, e il sostegno ai gruppi economici dell’industria degli armamenti (l’italiana Leonardo).[…]

Comunicato Stampa Osservatorio su Convegno 10 maggio e Assemblea 11 maggio a Roma

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9 maggio a Torino/ Università è guerra

9 MAGGIO 2024 | H 19 | GIARDINI POZZO davanti alla Palazzina Einaudi, corso Regina 64

(in caso di pioggia l’iniziativa sarà spostata a Radio Blackout, via Cecchi 21/a)

UNIVERSITA’ E’ GUERRA

Presentazione opuscoli da Venezia, Trento e Torino

con Collettivo SUMUD, Progetto Palestina e un compagno da Trento.

A seguire discussione aperta.

Bar benefit liberefrequenze RadioBlackout.

Questo incontro vuole essere una occasione per conoscere e divulgare alcune esperienze concrete di opposizione alla guerra e i ragionamenti da cui sono mosse. I contesti geografici, le azioni messe in campo e le matrici teoriche possono essere differenti, ma vi è una caratteristica in comune: le strutture da attaccare, identificate nelle Università e nel sapere scientifico, in quanto parte integrante del dispositivo bellico. Continua a leggere

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18 maggio a Viterbo/Per Barbara Balzerani

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Sabato 4 maggio/ la condizione dei lavoratori in Palestina

Stasera non perdetevi la proiezione di Bread and Butter , un documentario sulla condizione dei lavoratori in Palestina alle ore 19 a via Galilei 53 Roma organizzata dai Giovani Palestinesi. A seguire dibattito

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VENEZIA A COLORI TICKET D’ACCESSO – QR CODE E SORVEGLIANZA DI MASSA

Aggiornamenti da Venezia https://ilrovescio.info/2024/04/29/venezia-a-colori-al-via-il-ticket-daccesso/

VENEZIA A COLORI
TICKET D’ACCESSO – QR CODE E SORVEGLIANZA DI MASSA

Stazione Venezia 26 Aprile 2024: check-point 1

Creati varchi con strutture check point. Ci sono passaggi obbligati delimitati da torri (strutture-pannello). Segnalano e indirizzano le persone all’interno di percorsi a seconda del tipo di utenza in entrata nella città-vetrina. Per i turisti c’è il percorso “arancione”, “verde” per i residenti, studenti e lavoratori e infine “blu” per la via d’uscita da Venezia. Le segnaletiche indicano anche le regole e i giorni in cui queste vanno osservate.
Giornalmente sono impegnati impegnati circa 120 steward informatori, 40 steward verificatori e 35 accertatori in circa 15 punti di controllo. I controlli sono a campione. Il personale è contrassegnato da gillet di colore diverso: bianco, giallo e arancione, questi ultimi possono erogare multe a chi non è in regola. Il personale è estremamente
precario nella fascia bianca, fatto di studenti, disoccupati e immigrati. C’è poi
una fascia di dipendenti comunali. Il corrispettivo economico è di 6 euro lordi l’ora.

Al personale è stata passata nei giorni scorsi la raccomandazione di non controllare i residenti, come se fossero riconoscibili. Perché? Per non disturbarli o per addestrare l’intelligenza artificiale a riconoscere in modo sempre più automatizzato e meno dipendente dal controllo umano le diverse categorie di persone o ancor peggio la persona stessa?
I controlli:
Il personale chiede a campione se si è in possesso del QR Code, verificando attraverso uno smartphone in concessione con app integrata, e indirizza chi ne è sprovveduto presso l’apposito ufficio video-sorvegliato predisposto nel piazzale della stazione per la regolarizzazione, sempre rispettando percorsi differenziati.
Alcune persone si sono rifiutate di giustificare la propria presenza e hanno chiesto al personale di controllo di dimostrare la legittimità della loro richiesta e se fossero abilitati a chiedere e trattare dati personali sensibili (cosa che non hanno potuto soddisfare). È stato minacciato l’intervento dei carabinieri se fossero stati trattenuti oltremodo, cosa che ha immediatamente fatto declinare ogni pretesa di controllo. Per chi è sprovvisto di QR/pagamento (gli “irregolari”), esiste un percorso di regolarizzazione sul posto supportato da operatori/steward. È stato montato un ufficio diviso in due blocchi di colore diverso, uno verde per chi deve ottenere il QR ma è esonerato dal pagamento e uno arancione per i turisti che devono pagare il ticket e ottenere QR. Nell’area arancione c’è uno sportello con operatori che, come in una biglietteria, conducono le operazioni di pagamento. A fianco nell’area verde ci sono degli steward che aiutano residenti, studenti, lavoratori, ecc., a eseguire da postazioni telematiche la procedura di generazione del QR Code. In alto al centro del soffitto sono installate due supporti con all’interno di ognuno due telecamere “intelligenti”, marca “Avigilon”.
Le telecamere all’interno del supporto sono dedicate al singolo settore (verde o
arancione), e puntano una sulla fila delle persone inquadrandole in pieno volto, mentre l’altra punta sul luogo in cui viene effettuata l’operazione.
La sperimentazione in atto prevede l’addestramento delle macchine per un futuro
riconoscimento automatizzato, oltre che l’addestramento delle persone alla sorveglianza di
massa e alla limitazione della propria mobilità e libertà.
Le telecamere sono dotate di Intelligenza Artificiale e Analitica Video, consentendo di
rilevare eventi critici in tempo reale e avviare allarmi automatici. Consentono immagini di
alta qualità, permettono lunghezze di raggio fino a 35 metri e permettono di seguire le
persone. Hanno capacità di elaborazione dati sul posto e probabile associazione tra immagini e dati raccolti attraverso QR e forme digitali di pagamento.
Queste soluzioni di videosorveglianza “intelligente” sono gestite nel centro operativo di telecomunicazioni e videosorveglianza della polizia locale, nella smart control
room, presso un centro interforze in Piazza San Marco, presso il comando operativo provinciale dei Carabinieri.
Essendo tutte queste forze esentate dal divieto all’utilizzo del riconoscimento facciale la sorveglianza di massa si struttura come funzione sempre più militar-repressiva. Il software
Avigilon Control Center (ACC) Enterprise, è ubicato presso il centro dati del Comune di Venezia, gestito da Venis s.p.a.
L’uso dei dati è a fine di controllo della popolazione, della mobilità ma non ultima la loro vendita.
Ovviamente oltre l’Intelligenza artificiale applicata alla nostra libertà di movimento abbiamo potuto immergerci in un passato noto di repressione, prepotenza, arroganza.

scarica qui venezia-a-colori

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Ascoltate questa sera Zardins Magnetics/ giovedì 2 maggio 2024

Zardins Magnetics di giovedì 2 maggio 2024

Questa sera ascolta Zardins Magnetics su Radio Onde Furlane, dalle ore 20 alle 21 e 30 circa.

Gli argomenti:

✓ Con el rusac in spala. Sperimentare resistenza e libertà, in incognito
✓ E a proposito di viaggi, le malefatte di Leonardo S.p.a. e Rete ferroviaria italiana

Ascolta la diretta:
FM 90.0 MHz
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Dilaga la protesta a favore della Palestina nelle università americane!

Dilaga e aumenta la protesta a favore della Palestina nelle università americane nonostante la reazione violentissima della polizia chiamata dalle direzioni dei campus e nonostante i posizionamenti e le dichiarazioni altrettanto violente delle amministrazioni dei vari Stati e dello Stato centrale. Dal 18 aprile oltre mille arresti.

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La parte del torto

Da alcuni studenti e studentesse della Sapienza

La parte del torto

“Voi che di voi vi dite, “Più buoni”
Voi che di voi vi dite, “Più civili”
Voi che da voi vi imbellettate di cultura
Noi che di noi premiamo la paura..”

La ricerca, la logistica e la produzione di armi sono i punti chiave da bloccare, per
sabotare le guerre, fermare il genocidio del popolo palestinese, sostenere concretamente
le popolazioni che subiscono la violenza della guerra sulla propria pelle.
Gli studenti e le studentesse della Sapienza hanno individuato questo obiettivo: bloccare
gli accordi di ricerca tra l’istituzione accademica romana e quelle israeliane, consapevoli
che la ricerca e la cultura non sono neutrali. La chiave di lettura è il ruolo duale delle
tecnologie avanzate che vengono studiate ed elaborate all’interno del complesso
accademico per poi riversarsi sia sul suolo civile, sotto forma di controllo e disciplinamento capillare, che in campo militare tramite l’innovazione tecnologica delle armi.
Mentre il Rettorato scrive che, per amore della ricerca e della pluralità, gli accordi non
possono essere disdetti, l’industria militare e della sicurezza trae vantaggio da questo
“amore per la ricerca e per l’innovazione” potendo testare direttamente sul campo bellico
(e sui civili) le tecnologie militari che, nel contesto di guerra, avanzano e si affinano
esponenzialmente. La commistione tra università e industria bellica è evidente
dall’appartenenza di professori e rettori (tra cui la Rettrice Polimeni) alla fondazione
Med-Or di Leonardo Spa, azienda che conduce sia Master che colloqui tra studenti di
ingegneria e non solo, per influenzare e sfruttare la produzione di conoscenza a loro
vantaggio. Parallelamente gli accordi Maeci promuovono e concretizzano la
collaborazione e la complicità con Stati come Israele per far avanzare la produzione
scientifica e tecnologica. Che l’università cosiddetta “pubblica” si nutra in realtà di
finanziamenti privati e della cooperazione con istituzioni belliche e repressive, nazionali ed
estere, e soccomba dinnanzi ai loro interessi, mostrando pubblicamente il volto
democratico della “difesa della libertà”, è un altro fatto a noi ben noto che le contestazioni
di questi giorni rendono sempre più evidente.
Mettere sabbia negli ingranaggi dell’apparato bellico vuol dire bloccare: bloccare la
produzione di accordi tra istituzioni al soldo dell’industria militare e degli interessi degli
Stati belligeranti; bloccare il trasporto di armi e mezzi militari come avviene nelle lotte dei
portuali; bloccare la produzione di armi o di componenti singole che assemblate diventano
strumenti per la guerra, il controllo o la repressione.
Dalla prima occupazione del Rettorato, il 26 marzo, ad oggi, la mobilitazione in Sapienza
ha cambiato forme e intensità. Risulta evidente come il confronto e la dialettica richiesta
dal corpo studentesco attivo, nei confronti della Rettrice Polimeni, siano stati declinati
facendo interporre tra l’istituzione accademica e i “suoi” studenti la polizia. Quell’apparato
repressivo che si allarga sull’ateneo attraverso la capillare presenza di telecamere, di
guardie private e del commissariato di polizia ha dimostrato la sua funzione. Nella giornata di martedì 16 aprile, durante il secondo Senato accademico, gli studenti e studentesse che si sono mobilitati si sono scontrati coi limiti fisici che la polizia pone all’interno di uno spazio sedicente autonomo e dialettico. Un corteo ha attraversato la città universitaria fino al Rettorato dove si trovavano le barricate della Digos in difesa dell’edificio. Il livello di tensione e di scontro è aumentato per la forte determinazione degli studenti che la polizia non è stata in grado di arginare. Dal Rettorato è poi partito un corteo molto numeroso all’interno della Sapienza, interrompendo lezioni e improvvisando assemblee sul posto.
Proprio durante una di queste, si è saputo dell’arresto di uno studente. Si è così deciso di
recarsi in corteo alle porte del commissariato interno alla Sapienza per richiederne la
liberazione, appurato che il ragazzo non era stato portato in quello spazio, la
manifestazione si è indirizzata verso il commissariato di San Lorenzo. Prima di uscire dalla
città universitaria la polizia, incitata dai dirigenti e dalla Digos, ha caricato più volte il
corteo, picchiando violentemente, trascinando via e arrestando una ragazza. A quel punto
la determinazione dei manifestanti ha invaso le vie di San Lorenzo, chiedendo la
liberazione degli arrestati, si è poi radunata in presidio sotto il commissariato di San
Lorenzo fin quando i due fermati sono stati riaccompagnati nelle proprie case e non
trattenuti nelle celle in attesa del processo per direttissima. Il giorno successivo un nutrito
presidio si è radunato davanti al tribunale, in attesa delle udienze, per non lasciare
nessuno e nessuna sola. Continua a leggere

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1 maggio a Roma

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1 maggio a Trento

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Udine 30 aprile/ contro le smart control room!

Udine, 30 aprile: incontro di approfondimento sulle smart control room

Riceviamo e diffondiamo

Da marzo 2024, anche Udine, come Venezia, Trento, Bolzano, Milano e altre città entra in una progettualità di smart city. Un videowall di ultima generazione, una parete di 20 metri quadri composta da 12 monitor che trasmette le immagini in costante aggiornamento che provengono dalle telecamere di sorveglianza, che per mezzo di un software integrato da algoritmi di intelligenza artificiale, incrocerà dati come ad esempio il luogo, l’orario, il colore degli indumenti, i dettagli dei veicoli, dalle immagini raccolte in diversi contesti dalle telecamere. Tutto ciò nella Control Room del Comando di Polizia Locale di via Girardini a Udine.

Questa sala operativa permette di incrociare i dati ottenuti tramite le 190 videocamere di sorveglianza poste sul territorio udinese, con un totale di 496 obiettivi montati sulle telecamere stesse, cui andranno ad aggiungersi altre 86 ottiche montate su 26 nuovi apparecchi di videosorveglianza, che vanno sommati ai 18 dispositivi per il riconoscimento delle targhe delle vetture, dislocati nei principali nodi di traffico della città.

Nella realizzazione di queste politiche ultra tecnologiche di sorveglianza di massa, l’ente locale non è solo, si avvale infatti della collaborazione dell’Università di Udine – Dipartimento di Scienze matematiche, informatiche e fisiche che sta lavorando a Progetti di videosorveglianza predittiva con l’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale in partenariato con MD Systems, ditta leader nei sistemi di sicurezza e sorveglianza.

Inoltre il Comune di Udine ha appena varato un Protocollo di sicurezza partecipata che prevede un sistema gerarchizzato di delazione di quartiere, in diretto contatto con le forze dell’ordine, atto a distruggere ogni possibile forma di solidarietà spontanea tra vicini di casa (e di classe sociale) per affrontare i problemi di vita di ognuno e a potenziare la criminalizzazione della povertà e della diversità dai canoni dominanti della società. La Regione FVG ha poi votato un nuovo regolamento che permette l’acquisto di dronivideocamere fototrappole per contrastare l’immigrazione clandestina e il pericolo terrorismo e blindare ulteriormente il confine italo-sloveno, ora che il trattato di Schengen è sospeso. Questi dispositivi potranno essere acquistati anche dalle forze dell’ordine non di frontiera e impiegati nelle città e nei territori.

La smart city è un luogo che integra i sistemi fisici, digitali e umani nelle reti e nei servizi tradizionali (ad esempio nei sistemi pubblici di mobilità).
La prima ricaduta negativa sulla popolazione di questo modello urbano riguarda la privacy e la sorveglianza. Nell’ambiente della smart cityil sistema Internet delle cose – tra cui sensori, telecamere e Wi-Fi – modifica in modo radicale la consapevolezza situazionale e interferisce con la quotidianità delle persone attraverso il controllo totale e la polizia predittiva. Negli attuali scenari urbani la tecnologia non è una cosa a sé, ma è un soggetto che regola l’ambiente in cui si vive e che viene presentato come lo strumento necessario per la sicurezza, intesa come priorità in uno stato di emergenza permanente. Oggi la necessità di difesa, viene perseguita attraverso dispositivi di separazione e canalizzazione: le persone, diventate utenti della città, possono essere filtrate in funzione della legittimità riconosciuta alla loro presenza nel dato luogo da securizzare. La NATO richiede il proprio coinvolgimento nelle aree urbane in quanto le città stanno diventando sempre più i bersagli principali di attacchi militari, politici e terroristici e sono ambienti di violenza e conflitto. Molti investimenti nel settore della digitalizzazione delle città italiane arrivano dal PNNR, che prevede lo stanziamento di diversi miliardi di euro per la digitalizzazione e la trasformazione di territori vulnerabili in smart city, attraverso il recupero del ruolo dei Comuni e la promozione dei partenariati pubblico- privati. La cooperazione su cui si basano le smart city, vede infatti come soggetti gli enti territoriali regionali e locali, le istituzioni culturali e accademiche, le grandi aziende, i cittadini e i city users, cioè coloro che si recano in città per usufruire di un servizio. Continua a leggere

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Ticket d’accesso a Venezia: perché no.

Dal collettivo Sumud di Venezia 

TICKET D’ACCESSO: PERCHE’ NO.

Raggruppiamo in questo testo le varie riflessioni nate durante il percorso di assemblee
pubbliche fatta nelle Università di Venezia in vista della sperimentazione del ticket
d’accesso per la città.
Partiamo dalla premessa, condivisa in più occasioni, e anche abbastanza evidente nelle
parole di chi promuove questa misura (Comune, istituzioni locali, aziende private
principalmente): questo ticket d’ingresso non serve a limitare il turismo di massa, ma serve semplicemente a gestirlo per guadagnarci ancora di più, dal momento che non è ancora stato fissato un numero massimo di biglietti erogabili.

Il ticket d’accesso non dovrà essere pagato da tutti i turisti, ma solo da quelli che visitano Venezia in giornata che, molto probabilmente, non si faranno limitare da questa tassa. Non è chiara la modalità con la quale si spera di limitare il turismo; quindi, per adesso questa sperimentazione è più che altro una mossa economica (i suoi introiti andranno diretti nelle casse del comune di Venezia) e anche di propaganda politica, dal momento che sono anni che si parla di una misura simile.
Partendo dalla consapevolezza che il turismo di massa non sarà ridimensionato da questa
misura, sorge spontaneo chiedersi il perché la stanno introducendo in questo momento, e
quali diverse implicazioni generali e a lungo termine può avere. Da questa analisi si è
sviluppata una contrarietà oggettiva, proprio per i pericoli che nascono, non solo per chi
vive a Venezia, ma per chiunque. Si pensi che per far funzionare questa misura è stata
costruita ad hoc la Smart Control Room, una stanza che aggrega fisicamente e
digitalmente i vari dati raccolti dai dispositivi di cattura (telecamere, celle telefoniche,
sensori contapersone) diffusi su tutto il territorio della città (a questo link il materiale per
approfondire la Smart Control Room veneziana https://ilrovescio.info/2023/11/23/unorgano-che-tutto-controlla-un-controllo-che-tutto-organizza-opuscolo-sulla-smart-controlroom-di-venezia/ e sul concetto di smart city https://ilrovescio.info/2024/03/30/da-hebrona-venezia-il-lato-oscuro-delle-smart-city/)

Questa misura appare come sintomo di una tendenza molto più generale di rinnovamento in senso “smart” e “sostenibile” della vita, che si traduce in maniera particolare nelle più grandi città d’Italia con diversi progetti.
Parallelamente, ci siamo concentratx maggiormente sulle implicazioni nella vita di tutti i
giorni di chi a Venezia abita, e di conseguenza è nata una critica più soggettiva, incentrata
sulla particolarità veneziana, e difficilmente riproducibile negli stessi termini in altri posti. Ci teniamo comunque a collettivizzarla per spiegare a chi non vive questa situazione il
perché dell’opposizione a questa misura.
PRIMA DI TUTTO, COME FUNZIONERA’?
È stata aperta una piattaforma digitale online apposita per ottenere il Qr code, che si trova
sul sito del Comune di Venezia. In questa piattaforma si dovrebbe registrare chiunque
viene a visitare Venezia (in giornata e non) e anche chi a Venezia vive senza avere la
residenza. Il ticket d’accesso dovrebbe essere pagato solo da chi visita Venezia in
giornata o dorme a casa di amici o familiari domiciliati a Venezia ma non residenti, che
appunto registrandosi sulla piattaforma, dopo aver pagato, ottiene un qrcode che dimostri
il pagamento. Chi appartiene alle categorie esenti dal pagamento (studentx, lavoratorx,
residenti in Veneto ma non a Venezia, e un’altra trentina di categorie) dovrebbe comunque
registrarsi caricando sulla piattaforma i documenti che dimostrino l’appartenenza alle
categorie esenti dal pagamento, e in cambio riceve un qrcode, che dimostri il perché
possono stare a Venezia senza pagare. L’unica categoria che non deve registrarsi per
ottenere il qrcode è chi ha la residenza nel comune di Venezia.
Per ora si parla di forme di controllo a campione, fatti da guardie private affiancate dalla
Polizia Locale, nelle zone maggiormente frequentate dai turisti.
Per chi non paga, o non ha il qrcode, per ora si prospetta una multa da 50 a 300 euro, da
pagare direttamente al Comune di Venezia.
ATTACCO ALLA VITA SOCIALE
L’implicazione più diretta sarà come la vita sociale a Venezia verrà modificata. Le uniche
persone che non si devono registrare sulla piattaforma per ottenere il qrcode sono i
residenti di Venezia, e sono le uniche che possono generare qrcode per chi li va a trovare
nella città. Già questo è un limite: dare i propri dati al comune di Venezia, girare con un
qrcode, seppur non dovendo pagare, può essere un disincentivo per andare a trovare un
residente di Venezia.
C’è poi la categoria degli esenti, ovvero chi si deve registrare per ottenere il qrcode, ma
che non deve pagare. Studenti, lavoratrici e lavoratori che vivono a Venezia ma non hanno
la residenza rientrano in questa categoria. A differenza dei residenti però, non possono
generare qrcode per chi li va a trovare.
Questo significa che se un amico\a o un parente vuole venire a trovarci non dormendo in
una struttura ricettiva (hotel o airbnb) deve pagare 5 euro ogni giorno che sta a Venezia, o
rimanere in città con la paura ed ansia della multa se non si registra e non paga. È
evidente che invitare gente da fuori qua a Venezia per noi sarà sempre più difficile, e di
conseguenza la nostra vita sociale viene strettamente limitata dalle regole del comune,
contribuendo così alla trasformazione di Venezia in una mera attrazione turistica. Continua a leggere

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