Ci sono persone in grado di compiere imprese straordinarie che molti di noi non sono neanche in grado di immaginare: prove che spingono i loro autori ai limiti umani, e forse anche un po’ oltre, e che proprio per questo si imprimono con grande forza nella memoria storica. Qualche anno fa, precisamente nel 2015, nelle sale cinematografiche è uscito un film che racconta la storia di una queste persone fuori dal comune e del momento cruciale che lo ha reso celebre in tutto il mondo: la pellicola si intitola The Walk, il protagonista della vicenda è il funambolo, mimo e giocoliere francese Philippe Petit e l’evento in questione è la traversata delle Torri Gemelle su un cavo sospeso a 400 metri d’altezza.

Philippe Petit: cenni biografici

Nonostante l’impresa sia molto famosa, non tutti potrebbe avere familiarità con la figura di Philippe Petit: prima di parlare di quella giornata del 1974, quindi, tracciamo i contorni della sua vita. Petit nasce in una cittadina a sud di Parigi nel 1949, all’interno di una famiglia piccolo borghese dove dà subito sfogo alla propria innata indole artistica e sportiva: pittura, scultura, teatro, scherma, equitazione e, ovviamente, trucchi di magia e giocoleria. La svolta, però, arriva a sedici anni quando inizia ad imparare da autodidatta la pratica del funambolismo, che lui stesso definirà uno stile di vita e non un semplice mestiere. Crescendo, arrivano anche i primi problemi: a 18 anni è già stato espulso da cinque scuole; gioca con le carte truccate, non sostiene gli esami e deruba gli insegnati.

La piccola Nemours non basta più a Petit, che decide di andarsene di casa e diventare un giramondo: si guadagnerà da vivere con gli spettacoli dal vivo e con piccoli furti, in seguito ai quali è solito seminare la polizia sul proprio monociclo. Nonostante il bizzarro e spesso efficace metodo di fuga, viene comunque arrestato centinaia di volte.

La carriera di funambolo

Petit tiene fede ai suoi propositi e comincia la sua scalata nel mondo del funambolismo creando performance sempre più particolari. Oltre a sfidare le leggi della gravità, infatti, il francese non pubblicizza in alcun modo i propri eventi: arriva, compie la traversata e se ne va. Niente anticipazioni, niente proclami, niente ricompensa. Più che delle performance da funambolo, sembrano a tutti gli effetti dei colpi orditi dal conterraneo Lupin III. Tra le traversate più famose figurano quella tra i campanili della cattedrale di Notre-Dame e quella tra i piloni dell’Harbour Bridge a Sidney. Non mancano all’appello il Superdome di New Orleans, le cascate del Niagara e soprattutto le Torri Gemelle.

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La traversata delle Torri Gemelle

Nonostante la rapidità e l’assenza di promo, ogni colpo di Petit è studiato nei minimi dettagli e progettato con grande anticipo. Quello relativo alle Torri Gemelle nasce quando il francese è ancora diciassettenne e mentre il complesso è in costruzione: anni dopo, nel 1973, si reca a New York per i primi sopralluoghi, arrivando anche a noleggiare un volo su un elicottero per scattare fotografie e realizzare un plastico per i relativi calcoli. Petit costruisce di persona tutte le attrezzature che saranno necessarie all’impresa e inizia ad introdursi nel complesso con alcuni amici e collaboratori nei panni fittizi rispettivamente di un giornalista e di alcuni operai.

Alle 7.15 della mattina del 7 agosto del 1974 Philippe e i suoi collaboratori completano l’installazione e il funambolo francese inizia la traversata in mezzo al cielo: lo regge solo il cavo spesso tre centimetri e situato a più di 400 metri d’altezza; non utilizza alcun sistema di sicurezza, e il suo unico ausilio è un’asta per mantenere l’equilibrio. Attraverserà il cavo non una, non due ma ben otto volte, arrivando anche a sdraiarsi su di esso e a salutare il pubblico sottostante, accorso numeroso.

L’eredità culturale

Una volta terminata la sua performance Philippe Petit viene, come di consueto, arrestato: questa volta, però, la risonanza mediatica e l’effetto della performance sulla gente sono troppo grandi per poter essere ignorati. E così il procuratore distrettuale di New York fa cadere tutte le accuse a carico del funambolo, “condannandolo” ad esibirsi per i bambini di Central Park. Negli anni successivi Petit compì altre imprese notevoli, come la traversata del Lincoln Center o l’ascesa in diagonale fino al secondo piano della Torre Eiffel, ma niente è rimasto nella memoria popolare come quella storica giornata del 1974 che lo consegnò alla storia.

Philippe Petit, conscio di tutto questo, scrive un libro sulla vicenda dal titolo Toccare le nuvole che viene poi trasposto nel documentario Man on Wire nel 2008: un prodotto acclamatissimo che riesce a vincere anche il premio Oscar. Come già menzionato in apertura, l’ultimo (per ora) tassello dell’eredità di questo evento unico è rappresentato dal film The Walk (2015) di Robert Zemeckis: se non lo avete mai visto è il momento di recuperarlo, ne vale decisamente la pena.