Parasite: analisi del capolavoro di Bong Joon-ho, vincitore dell'Oscar 2020

Il Manifesto del Partito Comunista scritto da Karl Marx e Friedrich Engels inizia con la celebre frase “Uno spettro si aggira per l’Europa: lo spettro del comunismo. Pure nel film Parasite di Bong Joon-ho, vari spettri si aggirano per la casa della ricca famiglia dei Parck. Questi fantasmi sembrano del tutto uguali a loro, ma il loro odore li tradisce. Sono poveri e vivono in seminterrati dove raramente riescono  a vedere la luce del sole, e mentre i Parck possono permettersi di essere gentili, loro devono commettere delle scorrettezze per poter sopravvivere, con atti poco nobili che tuttavia danneggiano principalmente altri poveri, piuttosto che colpire i padroni. Maestri in questo tipo di espedienti da benpensanti (che noi italiani conosciamo molto bene) sono i membri della famiglia Kim, che riescono a trovare un lavoro presso i Parck facendo cacciare i precedenti dipendenti.

Nel proseguimento del film, l’ascesa dei Kim sembra concludersi, ma nonostante questo, un altro parassita che si aggira per la casa stravolge del tutto i piani della famiglia insediata. Si tratta del marito della vecchia governante, il quale si era rinchiuso all’interno di una zona segreta posta sotto la casa per sfuggire ai suoi creditori. Quello che segue è una lotta tra poveri che sfocia in una carneficina finale, compiuta al compleanno del figlio dei ricchi. Lo spettro che si aggirava per i sotterranei della casa, se la prende con i Kim e cerca di ucciderli tutti, al ché il capo famiglia dei Kim si rende però conto (quando ormai è troppo tardi) di come il nemico non sia mai stato il folle omicida, quanto i ricchi Parck.

A quel punto se la prende con loro, scappando nel seminterrato precedentemente occupato dal suo vecchio assalitore. Il cerchio si chiude così con una nuova famiglia tedesca che occupa la casa, con i Kim rimasti che si ritrovano poveri ma speranzosi di arricchirsi per liberare il pater familias. Bong riesce a far emergere le profonde disparità sociali presenti in Corea del Sud, realizzando un film che riesce ad intrattenere e a divertire lo spettatore. Nel resto dell’articolo cercheremo di capire come il regista coreano sia riuscito a realizzare questa operazione.

La commistione di generi

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Parasite contiene al suo interno parecchi generi cinematografici; sarebbe però difficile associare il film in maniera univoca ad uno di essi. Commedia, dramma, horror, thriller, sono etichette che servono per descrivere parte dell’opera ma non tutta. Tutta la prima parte del film ben potrebbe essere definita come una commedia nera. Nell’ascesa improbabile della famiglia Kim sembra di scorgere quella comicità profondamente cinica e disincantata che esiste nelle migliori commedie all’italiana. In realtà il film possiede dei lati ironici e umoristici anche verso la fine, ma in questo la ristata del pubblico si fa sempre più amara. La comicità di Parasite è fondamentale per raccontare questi importanti problemi sociali con maggiore leggerezza.

Dal momento della scoperta da parte dei Kim del “parassita” presente nello scantinato, Parasite inizia ad avere l’aspetto di un home invasion profondamente hitchcockiano. A pensarci bene, l’influenza del regista di Psycho si può percepire in tutto il film, per il modo in cui Bong riesce a mantenere sempre alta la tensione anche nei momenti apparentemente più lievi. Dopo l’uscita dei Kim, Parasite cambia ancora divenendo il dramma di questa povera famiglia che scopre la propria abitazione completamente allagata. Il film “muta” di nuovo in un horror, anche se questa volta la violenza non viene compiuta in claustrofobici spazi chiusi bensì sotto la luce del sole nel vasto giardino dei Parck. Finita questa sanguinosa resa dei conti, il film si conclude come un’ironica tragedia.

In Parasite, Bong gioca in maniera molto furba con i generi cinematografici modificando così continuamente le aspettative degli spettatori. Questo tipo di approccio permette di vedere i personaggi e le azioni che compiono da punti di vista, sempre diversi. L’approccio eclettico verso i generi cinematografici lo si può notare anche in altri film del regista. Di fatto quello che emerge è un rapporto di amore-odio verso il cinema di genere. Lo stesso Bong ha ammesso in un’intervista rilasciata per Birth Movie Death:

Ho sentimenti contrastanti verso il cinema di genere. Sono cresciuto guardando film americani di questo tipo e posso addirittura affermare che i film di genere scorrono nelle mie vene, ma allo stesso tempo li voglio respingere e voglio far crollare i loro limiti convenzionali. In mezzo a questo vortice di sentimenti contrastanti, io penso di poter sperimentare generi differenti.

La luce come personaggio

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Le case delle delle due famiglie protagoniste rivelano molto del loro differente stato sociale. Mentre i Parck vivono in una grande villa che si staglia nella parte più alta del quartiere, i poveri Kim sono costretti a stare in un seminterrato sporco dove la luce del sole arriva a malapena. Proprio la possibilità di vedere la luce del sole differenzia molto la percezione che le due famiglie hanno del mondo. Mentre i Kim hanno la possibilità di vedere solo una fioca luce solare, la casa dei Park permette loro di godere dell’esposizione nella maggior parte del giorno. In un’intervista concessa a Bill Desowitz (IndieWire) il direttore della fotografia di Parasite Hong Kyung-pyo ha affermato:

Nella ricca dimora, posta sopra un’altura, attraverso le ampie vetrate si può vedere la luce del sole tutto il giorno. D’altro canto nella casa-scantinato la luce del sole arriva solo attraverso una piccola finestra e può essere vista solo in alcuni momenti della giornata.

Il regista e li direttore della fotografia hanno utilizzato questa differente illuminazione proprio perché avevano notato che questa disuguaglianza di luce esiste anche nel mondo reale. Per rappresentare la casa di Ki-taek, ha utilizzato lampade di fascia bassa. Pure il seminterrato ha più o meno la stessa illuminazione. Hong Kyung-pyo ha detto che:

Nello spazio noi abbiamo applicato lo stesso tipo di lampade utilizzate nella casa di Ki-taek, ma abbiamo aggiunto alcune variazioni nel loro arrangiamento e contrasto.

Pure durante la notte la differenza si fa sentire. In questo caso il direttore della fotografia ha deciso di installare nella casa dei Park un’illuminazione interna e al LED molto sofisticata, la quale è utilizzata spesso nelle maison dei ricchi. Questa particolare illuminazione ha permesso di rendere molto piacevole l’ambiente dei Park a differenza della casa dei Kim. Come afferma Hong Kyung-pyo:

L’illuminazione del seminterrato era una “illuminazione tecnica” mentre quella presente nella casa dei Park era una “illuminazione estetica”.

La scalata sociale

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Ovviamente il fatto di vivere in differenti posti cambia letteralmente li visione che le persone hanno del mondo. Come nota Hong Kyung-pyo, i Kim sono costretti a essere sia spettatori che attori di tutto quello che succede nel vicinato. Tuttavia salendo verso l’alto la prospettiva cambia: nella zona alta dei ricchi nessuno gira per strada e tutti sono chiusi all’interno delle loro case-fortezze.

Come in molte opere cinematografiche o teatrali che parlano delle disparità sociali, la verticalità è sempre un forte elemento. Nel film i Kim sono sempre costretti a salire delle scale (sociali e reali) per poter vivere una vita decente. Le scale sono dunque quasi sempre presenti nel film e il fatto che un personaggio scenda o salga le scale è di cruciale importanza. Come afferma il direttore della fotografia di Parasite:

A salire le scale si diventa incredibilmente eleganti, mentre a scenderle si percepisce inquietudine.

Il modo in cui è pensato lo spazio (sia interno alla casa dei Park che all’esterno) è gestito per mostrare come la ricchezza e il potere cresca più si sta in alto. Non è quindi un caso che nello scantinato stia un poveraccio che vuole nascondersi per paura dei creditori e che nella zona più alta ci siano le camere da letto e i bagni dei padroni. Nel film, i poveri riescono a raggiungere questo eden personale dei Park, tuttavia la realtà si mostra impietosa attraverso una discesa negli inferi sotto una pioggia battente.

La pioggia come antagonista

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La scena della discesa disperata sotto la pioggia ha un’importanza cruciale nel film. I personaggi (e il pubblico) vengono qui messi di fronte alla dura realtà della loro difficile situazione sociale. La pioggia alla casa dei Park non sembra essere molto forte e dona anzi un’aspetto particolarmente affascinante alla casa. Tuttavia dopo che i tre Kim riescono a scappare dal garage della casa dei Park, si rendono subito conto che la pioggia è molto più forte del previsto. In questa scena si può notare in maniera chiara il passaggio tra luce estetica e luce tecnica di cui si accennava precedentemente. Arrivati nel loro vicinato i protagonisti si accorgono che per colpa della pioggia tutta la via dove vivono si è allagata; compresa ovviamente la loro casa seminterrata. Come afferma  Hong Kyung-pyo:

La pioggia è diventata un’altra antagonista.

La festa di compleanno

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Altra scena fondamentale per l’economia del film è quella del compleanno. Qui, degli atti orribili vengono perpetrati in un luogo molto bello. Il regista e il direttore della fotografia hanno addirittura deciso di realizzare la scena a mezzogiorno per sfruttare al meglio la luce del sole. Hong Kyung-pyo spiega che ha scelto di realizzare la scena con la luce del sole naturale perché:

Volevamo raddoppiare il senso di realtà nel flusso degli eventi, le emozioni dei personaggi e perfezionare la scena.

In effetti la scena è fondamentale proprio perché vede l’incontro-scontro di tutti i personaggi di Parasite. Se si trattasse di un western questo sarebbe il momento del duello finale. Proprio per questo la scena ha richiesto particolari attenzioni a livello tecnico. Il direttore della fotografia ha affermato che:

Ho provato a mantenere la consistenza del ritmo, della videocamera e della luce.

Ovviamente non solo Hong Kyung-pyo ha dovuto lavorare duramente:

La festa di compleanno è stata completa grazie alla reazione chimica dell’entusiasmante performance degli attori, la pazienza di tutto lo staff e la tecnologia per quattro giorni di riprese.

Quello che ne esce è una scena molto forte che ci aiuta a comprendere quali siano le sanguinose conseguenze quando vi è una grande disuguaglianza sociale.

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