La Storia del Francese a Partire dal Latino Volgare - Missione Scienza

La Storia del Francese a Partire dal Latino Volgare

La domanda è, per quale motivo dovrebbe interessarci la storia del Francese?

Dopotutto, è una lingua come tutte le altre, no? La parlano persone normalissime, nostre vicine di casa, e centinaia di migliaia di altri individui (vicini e lontani).

un tipico francese - la storia del francese
Non lo trovate intrigante? © Fonte

Castigliano, Italiano, Portoghese, Francese, Rumeno, Catalano. Queste sono solo alcune delle tante lingue neolatine (o romanze) ancora oggi parlate in tutto il mondo. Queste lingue sono il risultato dell’evoluzione diretta del latino, dovuta a separazioni di tipo geografico e/o culturale.

Sembra essere opinione comune che le lingue neolatine si assomiglino un po’ tutte. Insomma, ci sono magari piccole problematiche ogni tanto (“gambero” in Spagnolo si dice “gamba“, mentre “gamba” si dice “pierna“). Tuttavia, in generale, Spagnolo, Portoghese, Italiano, Castigliano e (sebbene con qualche singhiozzo) Rumeno condividono moltissimo e, a grandi linee, si somigliano.

Il Francese no.

Il Francese sta un po’ per conto suo.

Vi faccio un esempio, nella tabella che segue metterò qualche parola italiana, con le rispettive traduzioni nelle lingue neolatine citate. Vediamo se riuscite a “trovare l’intruso”.

Italiano Spagnolo Catalano Portoghese Sardo Rumeno Francese
acqua agua aigua agua abba apă eau
gatto gato gat gato gattu/pisittu pisică chat
castello castillo castell castelo casteddu castel château
stato estado estat estado istatu stat état
scuola escuela escola escola scola/iscola şcoală école

Mi sembra abbastanza chiaro che il Francese faccia caso a sè… non c’è neanche una parola che assomigli alle altre (senza contare il fatto che la pronuncia sia completamente differente).

Insomma, cosa diavolo è il Francese?

Cos’è il Francese

Il Francese è una lingua diffusa in tutto il mondo, soprattutto grazie al colonialismo, parlata (si stima) da più di 260 milioni di persone.

Questa lingua, all’interno del gruppo delle lingue romanze, sembra essere una delle più divergenti dal latino, a differenza di Castigliano e Italiano, conferendole un suono e una cadenza decisamente caratteristici.

Prima dell’adozione post-bellica dell’Inglese come lingua internazionale, era il francese a fare da padrone in Europa come “lingua franca”, conosciuta più o meno da tutti. Anche oggi, a seguito dell’uscita del Regno Unito dall’UE, si sta discutendo della possibilità di istituire il francese come lingua ufficiale dell’Unione.

Secondo la classificazione di Ethnologue (una sorta di istituzione in materia) il Francese è una Lingua Romanza Italo-Occidentale, nello specifico una Lingua Gallo-Retica. Tuttavia, c’è chi si accontenta di chiamarla semplicemente una Lingua Gallo-Romanza.

Il Francese è strano.

Ma strano forte.

Per una persona che si interessa di lingue, studiare la storia del Francese è molto interessante perché (come vedremo insieme) ci permette di provare a dare un senso ad alcune cose che, invece, sembrano non avere senso per nulla.

Per cominciare questo viaggio, dobbiamo partire dal presupposto che in francese le cose non si pronunciano come si scrivono. Ma proprio per nulla.

Come facciamo?

Dobbiamo usare una sorta di codice. Tendenzialmente, in linguistica si usa l’alfabeto fonetico internazionale (IPA), ma mi rendo conto che potrebbe non essere proprio facile da masticare per chi ci legge. Dunque, dobbiamo scendere a dei compromessi.

Quando scriverò una /parola/ fra due barre oblique, dovete leggerla come se la leggeste in Italiano (con quale piccola aggiunta che spiegherò di volta in volta).

Quando scriverò una “parola” fra virgolette, sarà la compitazione corretta secondo l’ortografia Francese.

Un paio di esempi:

  • ‘uccelli’ in francese si dice /uazo’/ ma si scrive “oiseaux”. La o finale è seguita da un piccolo ‘ per mostrare che è quella che fa da punto focale di “stress” per la parola.
  • ‘cane’ in francese si dice /scẽ/ ma si scrive “chien”. In questo caso la rappresenta una normale e, ma pronunciata in quel modo nasale, tipico francese, che a noi italiani non riesce riprodurre molto bene.
  • ‘acqua’ in francese si dice /o/ ma si scrive “eau”. La o non accentata, come nel caso di /uazo’/, si pronuncia come la o di ‘polvere’.

Per quale diavolo di motivo ‘cane’ si dovrebbe dire /scẽ/ e ‘acqua’ si dovrebbe dire /o/?!

Il motivo è che la storia del francese è bella complessa…

Una lingua neolatina con base celtica

La storia del francese comincia con il Gallico.

Quello che chiamiamo ‘Gallico’ è un gruppo di lingue e dialetti pre-latini che si parlavano nelle zone che oggi riconosciamo come Francia, Belgio, Lussemburgo, Paesi Bassi meridionali e parte della Germania occidentale.

Il gallico è una lingua celtica, parente del Bretone, del Gallese (Cymraeg) e del Gaelico Scozzese (Gàidhlig).

Dopo la conquista da parte dei Romani (9942-9950 EU, 58-50 a.C.), il latino cominciò a propagarsi nella comunità gallica, a partire dall’aristocrazia fino all’esercito e la gente comune. Abbiamo alcune prove che dimostrano il fatto che il gallico sia sopravvissuto almeno fino 106° secolo EU (VI secolo d.C.), coesistendo con il Latino Volgare e mettendo le fondamenta per quello che poi diventerà il Francese Moderno.

Molte parole francesi, infatti, soprattutto quelle che hanno a che fare con armi, diplomazia e alcuni oggetti e azioni di tutti i giorni, hanno origine gallica. La particolarità di tale vocabolario celtico spiega la ‘bizzarria’ di alcune parole francesi che non somigliano per nulla a quelle latine.

Ad esempio:

  • ‘andare’ in francese si dice /alé’/ (“aller”), che deriva dal gallico *allu (andare)
  • ‘scopa’ o ‘ramazza’ in francese si dice /balè’/ (“balai”), che deriva dal gallico *balatno (ginestra, pianta con cui venivano prodotte le scope)
  • ‘fango’ in francese si dice /bu/ (“boue”), che deriva dal gallico *bawaa.

Giusto un Pizzico di Germanico

Il nostro Latino-Volgare-proto-Francese, già fortemente influenzato dal Gallico, è stato ulteriormente rimescolato e ‘allontanato’ dal Latino grazie alle continue invasioni di popolazioni germaniche, a seguito del crollo dell’Impero Romano di Occidente (10.476 EU, 476 d.C.).

Una di queste popolazioni, in particolare, i Franchi, fondarono un regno indipendente nel 10.420 EU (420 d.C.) e, insediandosi nella zona della Loira, lentamente espansero la loro egemonia sul territorio.

Ora, i Franchi parlavano la Lingua Franca (nota anche come Antico Francone), una lingua germanica dell’Ovest che non aveva nulla a che vedere con il Latino Volgare fortemente influenzato dal Gallico che si parlava in quelle zone dell’Europa continentale.

L’interazione costante fra queste due popolazioni ha fatto sì che molte parole francesi moderne abbiano origine germanica.

Ad esempio:

  • ‘Francia’ in francese si dice /frɑ̃s/ (“France”), dove la r è la classica ‘r francese’. La parola deriva dal nome che si erano dati i Franchi, ossia ‘portatori di lancia’, dal Francone *frankoo (lancia)
  • ‘odio’ in francese si dice /èn/ (“haine”), dal Francone *hati (odio).
  • ‘grano’ in francese si dice /blé/ (“blé”), dal Francone *blaad (prodotto della terra).

A seguito dell’implementazione di componenti germaniche, intorno al 108° secolo EU (VIII secolo d.C.), che hanno contribuito alla deriva del Francese verso territori ancora più lontani dal Latino Volgare di partenza, si può iniziare a parlare di Francese Antico.

Il Francese Antico (10.700-11.400 EU)

Fra il 10.420 e il 10.700 EU (420-700 d.C.), il regno Franco si espanse fino a coprire la quasi totalità della Francia Moderna (a parte la Bretagna, che rimase per lungo lungo tempo indipendente).

la storia del francese - rappresentazione geografica dell'evoluzione dell'impero franco
Evoluzione negli anni dell’impero Franco – © Fonte

Il regno Franco continuò a espandersi fino al 10.843 EU (843 d.C.), conquistando l’Italia centro-settentrionale e buona parte dei territori germanici dell’Ovest (attuali Paesi Bassi, Lussemburgo e Germania Occidentale). Quell’anno, tuttavia, fu firmato il trattato di Verdun fra i tre figli di Ludovico il Pio (ultimo re di tutti i Franchi).

Il trattato di Verdun creò de facto il Regno di Francia, anche se all’epoca veniva ancora chiamata ‘Francia Occidentale’ e il primo vero e proprio ‘re di Francia’ sarà Luigi il Santo nel 11.226 EU (1226 d.C.).

All’epoca, in Francia si parlavano svariati dialetti, prevalentemente distinti in dialetti del sud e dialetti del Nord.

Generalmente si fa riferimento a questi due macrogruppi differenziandoli sul modo in cui si diceva di ‘sì’.

  • nel Sud della Francia, ‘sì’ si diceva /òc/ (con la o di però). La parola deriva dal latino “hoc” (letteralmente ‘quello’).
  • nel Nord della Francia, ‘sì’ si diceva /oil/ (con la o di polvere). La parola deriva dalla combinazione di “hoc” e “illud“/”ille” (letteralmente, ‘quello lì’ o ‘proprio quello’)

Dato che la capitale del regno era (ed è ancora) nel Nord, nella transizione dal Francese Antico al Francese Medio la “lingua d’oil” inizia a essere prominente nell’aristocrazia francese.

Il Francese Medio (1400-1600 d.C.)

Durante questo periodo storico, che contiene gli ultimi decenni della guerra dei cent’anni (11.337-11.453 EU, 1337-1453 d.C.), il regno di Francia rimase pressappocco invariato in termini di territorio.

Culturalmente, tuttavia, avvengono due cambiamenti fondamentali per lo sviluppo identitario del popolo francese: il francese viene stabilito “lingua ufficiale del regno” (nell’11.539 EU, 1539 d.C.), la varietà di francese scelta come ufficiale è una variante di lingua d’oil diffusa nella zona della capitale.

Una lingua, probabilmente, non troppo diversa da quella parlata da Giovanna d’Arco.

Questo periodo determina il definitivo distacco grammaticale dal latino, è in questo momento, infatti, che si perde l’uso delle declinazioni e si formalizza la pluralizzazione dei nomi per aggiunta di una semplice s finale.

Il Francese Moderno (dall’11.600 EU)

Nonostante si parli di Francese Moderno da prima della rivoluzione francese, la lingua ha subito molti cambiamenti negli ultimi 400 anni.

Una delle ragioni è il fatto che il Francese, dopo l’11.700 EU (1700 d.C.), ha de facto soppiantato il Latino come lingua franca in Europa.

Questa è la lingua che parlava Napoleone, ma anche Danton e Charles de Gaulle.

Ovviamente, la grande diffusione della lingua ha portato alla creazione di tante nuove ‘varianti’ dialettali locali, specialmente nelle zone colonizzate. Ancora oggi, esistono differenze sostanziali fra il Francese parlato a Parigi e quello parlato a Marsiglia, per non parlare di quello parlato in Québec o in Algeria.

Esempi di Evoluzione delle Parole

Come ogni lingua, con il passare del tempo le parole si evolvono, cambiando non solo il loro significato, ma anche il loro suono.

Questi cambiamenti fonologici sono in genere abbastanza trasversali e, a seconda delle varie influenze esterne, possono essere molto radicali.

Per capire quanto in realtà le parole francesi siano imparentate con quelle latine, seguiremo l’evoluzione di cinque parole, analizzando volta per volta i cambiamenti avvenuti.

OVVIAMENTE, questa non vuole essere una lista esaustiva e vuole fungere da esempio.

Le parole che analizzeremo sono ‘acqua’, ‘uovo’, ‘castello’, ‘scrivere’, “latte” e ‘cane’.

Latino volgare > (passaggi intermedi) > Francese Antico

  • aqua > egua > ewe
  • ovum > ov > of > oef
  • castellum > ciastel
  • scribere > escrivre > escrire
  • lactem > lajtj > lajt
  • canis > cien

Osservando la prima parola nella lista, vediamo la q di aqua trasformarsi prima in una g e poi in una semplice w, questo fenomeno si chiama lenizione e porta i suoni a diventare sempre più ‘lievi’, fino a essere impercettibili. Lo si può osservare anche nel passaggio della b di scribere a v in escrivre (che è seguita dalla sua totale scomparsa) e del passaggio da lactem a lajt, dove la c viene lentamente erosa.

Rimanendo sulla parola aqua, vediamo che lentamente, le a della parola diventano e. Questo fenomeno si chiama innalzamento vocalico e lo si può osservare anche nel passaggio da canis a cien. Va fatto notare che, quando la a è seguita da più di una consonante, rimane tale (come nel caso del passaggio da castellum a ciastel).

Nel caso della parola ovum che diventa oef, possiamo identificare un cambiamento fonologico dovuto per certo dall’interazione con le popolazioni germaniche. Quando la consonante si trova alla fine della parola, infatti, nelle lingue germaniche la consonante si devocalizza (in questo caso passando dalla sonora v alla sorda f).

Uno dei cambiamenti distintivi del passaggio da Latino Volgare a Francese Antico, probabilmente dovuto a influenze galliche, è la palatalizzazione della maggior parte delle c e delle g, che non suonano più come suoni forti (come castellum e canis), ma si palatalizzano in ciastel e cien.

L’ultimo cambiamento di cui vale la pena parlare è un cambiamento che il Francese Antico ha in comune con altre Lingue Romanze Occidentali (come il Castigliano). Si tratta della comparsa epentetica di e a precedere un gruppo di consonanti contente s come prima consonante, come nel caso del passaggio da scribere a escrivre (che si nota anche nel passaggio da schola a escuela in Castigliano).

Francese Antico > (passaggi intermedi) > Francese Medio

  • ewe > /oe/ (“eaue“)
  • oef > /œf/ (“oeuf“)
  • ciastel > ciastel/ciasteu
  • escire
  • lajt > let
  • cien > ciẽn

Dal Francese Antico al Francese Medio si capisce subito che cose terribili stanno avvenendo alle vocali, ew in ewe diventa o mentre oe in oef e aj in lajt si ‘agglomerano’ in œ ed e, rispettivamente.

Si iniziano a vedere i primi segni di scomparsa di alcune l, infatti ciastel inizia a essere pronunciato, a volte, ciasteu.

Un tratto distintivo del Francese Moderno inizia a comparire, la e di cien (che è seguita da una n) inizia a essere pronunciata in maniera più nasale.

Francese Medio > (passaggi intermedi) > Francese Moderno

  • /oe/ (“eaue“) > /o/ (“eau“)
  • /œf/ (“oeuf“)
  • ciastel/ciasteu > ciasteu > ciato’ > /sciato’/ (“château“)
  • escrire > /ecrir/ (“écrire“)
  • let > /le/ (“lait“)
  • ciẽn > /scẽ/ (“chien“)

Dal Francese Medio al Francese Moderno le parole iniziano a essere pronunciate sempre meno similmente a come sono scritte.

Moltissimi suoni vengono ‘agglomerati’ o totalmente saltati.

Le vocali continuano a semplificarsi sempre di più, le e finali di /oe/ ed escrire si perdono totalmente mentre la eu finale in ciasteu diventa o.

Le s prima di altre consonanti inziano a sparire, ciastel diventa /sciato’/ ed escrire diventa /ecrir/

Le vocali finali non sono le uniche a sparire, anche molte consonanti finali ci lasciano le penne, come la t di let e la n di ciẽn (che però lascia un segno della sua presenza sulla pronuncia della vocale precedente).

Per concludere, alcune consonanti si ‘indeboliscono’, le ci di ciastel e di ciẽn si ‘ammorbidiscono’, diventando sci.

Conclusioni

Insomma, questa serie di progressivi cambiamenti sono quelli che hanno fatto diventare il caballum latino uno cheval francese, o quelli che hanno trasformato un capum in uno chef e una mansionem in una maison.

Questa è la storia del Francese, a grandi linee, senza scendere troppo nei particolari.

Fonti

Storia del Francese – NativLang, YouTube [eng]

Storia della Francia Medievale  – Wikipedia [eng]

Lingua francese media – Wikipedia [ita]

Parole Francesi con origine Gallica – Wikipedia [eng]

Parole Francesi con origine Germanica – Wikipedia [eng]

Lingua francese – Wikipedia [ita]

Luca Ricciardi

Laurea in chimica-fisica dei sistemi biologici, ottenuta all'università "La Sapienza" di Roma, PhD in Chimica Organica ottenuto all'università di Twente (Paesi Bassi), attualmente parte dell'Editorial Office di Frontiers in Nanotechnology e Frontiers in Sensors, a Bologna. Mi identifico come napoletano (anche se di fatto a Napoli ci sono solo nato). Un ricettacolo di minoranze (queer, vegano, buddista…) con una grande passione per la divulgazione.

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