Michael Caine: i ruoli iconici dell’attore britannico

Il ritratto cinematografico del gentleman britannico: i ruoli iconici di Michael Caine

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Di Martina Capitani

Il 14 marzo 1933, nasceva a Londra il gentleman del cinema: l’unico ed inimitabile Michael Caine, che oggi compie 90 anni. Con 130 film alle spalle, due premi Oscar e candidature ai premi per cinque decadi consecutive, Michael Caine ha sicuramente guadagnato un posto nella storia del cinema.

Il supporto da Oscar di Michael Caine

Michael Caine in “Hannah e le sue sorelle” – Photo Credits m.imdb.com
Michael Caine in “Hannah e le sue sorelle” – Photo Credits m.imdb.com

Elliot, un inetto che tradisce la propria moglie Hannah (Mia Farrow) con sua cognata (Barbara Hershey), vale a Caine il primo premio Oscar come miglior attore non protagonista. Nei panni di un uomo timido e impacciato, Michael Caine in “Hannah e le sue sorelle” (1986, Woody Allen)  ha saputo interpretare al meglio lo spirito alleniano, che tramite l’arguzia delle battute, mostra una riflessione più profonda sulle dinamiche della vita.   

Altro premio Oscar per miglior attore non protagonista, spetta a Caine per aver interpretato il Dottor Wilbur Larch, in “Le regole della casa del sidro” (1999, Lasse Hallström).  Un ruolo, quello del Dottor Wilbur Larch, decisamente importante : un uomo che gestisce un orfanotrofio trattando i ragazzi come i suoi figli e un medico umanista e abortista nel 1943, periodo storico in cui la pratica dell’aborto è vietata per legge.

I ruoli iconici da protagonista di Michael Caine

Michael Caine ci ha regalato ruoli iconici da protagonista che non dimenticheremo, che sono valsi all’attore quattro candidature per miglior attore protagonista.

Nella Swinging London degli anni ’60, Michael Caine interpreta il protagonista del film “Alfie” (1966, Lewis Gilbert) un giovane autista di limousine e playboy, che usa le donne con estrema facilità per maturare ogni giorno di più. Con questo ruolo Caine, fa la sua entrata tra i nuovi divi del cinema europeo.

Caine in “Gli insospettabili” (1972, Joseph L. Mankiewicz) si cala nei panni del parrucchiere Milo Tindle, un seduttore incastrato dal marito della sua amante, lo scrittore di gialli Andrew Wyke, in un intrigante gioco fra vittima e carnefice. Con soli due attori in scena per tutta la durata (due ore), “Gli insospettabili” vale a Caine e Laurence Olivier una nomination per miglior attore protagonista.

Uno dei ruoli più amati di Caine è sicuramente il personaggio di Frank Bryant, docente universitario di letteratura alcolizzato. In “Rita, Rita, Rita” (1983 ,Lewis Gilbert) Caine ci regala il ritratto di un uomo che affronta le disillusioni della sua vita attraverso l’humor e la sensibilità. L’incontro con la studentessa Rita White, risveglierà nel docente la passione per il proprio lavoro, ritagliando il suo ruolo al Pigmalione dell’età moderna.

Un antieroe in sfida con la sua presa di coscienza: Thomas Fowler, un reporter di guerra a Saigon, Vietnam, si trova a combattere contro i conflitti morali. Inizialmente determinato a mantenere un distacco dai fatti di cui è testimone, Fowler incontra il giovane idealista Alden Pyle (Brendan Fraser), un giovane americano che intende carpire i segreti del maturo giornalista. La vicenda si complica quando il triangolo amoroso con la vietnamita Phuong (Do Thi Hai Yen), diventa la rappresentazione del conflitto di una guerra che fa da sfondo in “The Quiet American” (2002, Philip Noyce).

L’iconico maggiordomo Alfred

In un ruolo che sembra cucito apposta per lui, Michael Caine ha decisamente forgiato i tratti caratteristici di un personaggio che rimarrà nella memoria collettiva dei più.

Arrivato dopo la decisione dell’attore di abbandonare le scene, il ruolo di Alfred è stato un segno fortunato che ha convinto l’attore a non tenere fede alla decisione presa. Anzi, dalla trilogia del “Il Cavaliere Oscuro” (2008, Christopher Nolan), Caine è diventato una presenza fissa nelle pellicole del regista, con il quale aveva già lavorato per “The Prestige” (2006): Inception (2010), Interstellar (2014), il narratore di Dunkirk (2017) e Tenet (2020).

In quello che doveva essere un ruolo marginale, Caine è riuscito a fare del maggiordomo di Bruce Wayne una presenza rassicurante, ma soprattutto ha saputo costruire un intero personaggio, informandoci sul passato di una figura che sarebbe rimasta nell’ombra.

Ecco quindi che ho ideato una storia sul passato di Alfred, visto che nella sceneggiatura il maggiordomo non ne ha molta. Ho deciso che il padre di Bruce andò al quartier generale dell’SIS (Secret Intelligence Service) per vedere un suo amico ufficiale, e lì incontrò un sergente ferito che non poteva tornare al lavoro. Decise quindi di prenderlo con sè, e si trattava di Alfred, un ex agente speciale molto duro che si trova a portare il caffè e servire in tavola. L’ho raccontata a Nolan, e a lui è piaciuta molto: gli attori inventano sempre delle backstory se lo sceneggiatore non lo ha fatto.

La prima cosa che temevo, nell’interpretare un maggiordomo, era il dover dire “La cena è servita”, e così un Natale Christopher mi ha regalato un gong di quelli che si usano per annunciare che la cena è pronta!

Michael Caine, intervista Variety

Martina Capitani

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