Federico Pizzarotti: "Renzi ci ha colonizzato. Ma i giochi non sono chiusi" - HuffPost Italia

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Federico Pizzarotti: "Renzi ci ha colonizzato. Ma i giochi non sono chiusi"

Gli Stati Uniti di Europa, ma non +Europa. O almeno non tutta. Mentre Matteo Renzi festeggia la nascita della lista comune con Emma Bonino, oltre a Psi, Volt e i Libdem, Federico Pizzarotti si tira fuori. L’ex sindaco di Parma di +Europa è il presidente: non ha condiviso il percorso, non ne condivide l’esito allo stato dei fatti. Cerca di ricucire con Calenda e ancora non demorde ma intanto ha scritto una lettera a Emma Bonino in cui dice: “Se c’è il genero di Cuffaro, io non firmo”. Piccolo particolare: la sua firma è necessaria. Anche per l’utilizzo del simbolo del partito. Senza Pizzarrotti, il rischio è di avere meno Europa in lista.

Pizzarotti andiamo subito al punto: il problema sono Cuffaro e i democristiani?
Ieri ero a Roma per il famoso incontro sulla lista. Per inciso, sono il presidente del partito e non mi hanno neppure invitato. Invece Renzi aveva già visto Cuffaro. I due lo hanno fatto sapere in ogni modo. Ero al ristorante e a un certo punto sento dire: ‘Hai visto? C’è zaza, il siciliano’.

Presidente, Cuffaro sarebbe “vasa vasa”, non zaza.
Vabbè, ci siamo capiti. È per dire: Renzi e Cuffaro si vedono prima del tavolo sulla lista comune. E ne danno notizia con grande clamore. Persino sulla pagina social della Dc. Evidentemente per farci trovare di fronte a un fatto compiuto. Ma il problema non è Cuffaro in quanto Cuffaro. Anche perché è chiaro a tutti che lui metterà uno dei suoi, non ci sarà lui personalmente nelle liste. Il problema è il progetto politico. E non riguarda solo lui. Leggo di Mastella che dice di essere in trattativa, per sé stesso o per la moglie. E poi Cesaro, l’ex forzista.

Al secolo Giggin a purpetta. Anche lui?
Spero di no, ma è possibile. Insomma, vabbè che è una lista di scopo, come dice Bonino. Ma non è un pullman dove sale chiunque. E anche sul pullman, se chi sale non mi piace, io lo dico. Anche perché sono convinto che se pure ti fanno guadagnare qualche voto in un posto, te ne fanno perdere di più altrove.

Lei viene dai Cinque Stelle e prima ancora da Rifondazione Comunista. Nella tradizione radicale, il melting pot, chiamiamolo così, ci sta.
Sì, e io rispetto quella storia. Pannella che si alleava con Prodi e poi con Berlusconi indifferentemente. Ma non è il mio modo di vedere la politica. C’è tutto un mondo che con me è incompatibile. Nella storia radicale c’era tutto e il contrario di tutto. Aveva secondo me degli eccessi, inevitabili quando si antepone l’obiettivo al percorso. Ma non è più quello il tempo.

Torniamo all’oggi. Possiamo dire che avete subito l’iniziativa di Renzi?
Possiamo dire che mediaticamente ci ha colonizzato. C’è una parte di Più Europa che predilige Renzi. Secondo me, invece, è più naturale un’alleanza con Azione. La soluzione che abbiamo trovato in direzione è di esplorare entrambi i percorsi per poi fare una valutazione. Ma una valutazione non siginifica farci trovare di fronte al fatto compiuto.

Renzi può dire che lui ci ha creduto di più.
Alla nostra convention di febbraio, Italia viva c’era in forze. E ogni volta che uno di noi faceva un tweet sulla lista comune per le europee, Boschi, Faraone, Paita subito rilanciavano con toni entusiastici: “E vai! Ci siamo! Avanti tutta!”. Sorprendente. Un’escalation di twee”.

Insomma, pensavate di guidare, e invece siete andati a ricasco di Renzi. 
Si può dire così. Ma noi siamo una comunità politica e i giochi non sono chiusi. Io fino all’ultimo tenterò di portare dentro tutte le forze moderate. A cominciare da Azione.

Carlo Calenda, “l’uomo dei veti” come lo chiama Renzi.
Il segretario di +Europa, Riccardo Magi, aveva mandato di provare a fare una lista tutti insieme, con tutti quelli che hanno partecipato alla convention di febbraio e quindi anche con Azione. Ma bisognava creare le condizioni perché questo avvenisse. E invece si è lavorato per renderlo impossibile. Io ho suggerito che si partisse da Azione, per stringere poi almeno con una parte di Italia viva. Perché Renzi, va da sé, non poteva candidarsi, essendo già eletto.

Ma evidentemente tanto assodato non era. Perché Renzi sembra intenzionato a candidarsi…
Esattamente, oggi troviamo Matteo Renzi nei manifesti di tutte stazioni e si fa finta di credere che lui non si candidi. Ha fatto un tweet dove dà per fatta la lista, con lui in bella posa..

Renzi e Calenda, un duello asfissiante. Ma il leader di Azione si è negato.
In realtà ha fatto un’apertura importante. Mercoledì c’erano le condizioni per un incontro, ma a quanto mi risulta Calenda è stato interpellato per messaggini. Ora se uno vuole percorrere seriamente una strada, non si affida ai messaggini. Tanto più che quando Renzi ha saputo del possibile rientro di Azione, si è precipitato in Senato, martedì scorso, a dire che la lista era già chiusa. Un modo per metterci di fronte al fatto compiuto.

Che spiragli vede?
Fino all’ultimo proverò a ricomporre anche con Azione. Insomma, l’accordo sulla lista è tutt’altro che fatto. Deve passare in direzione di +Europa e ottenere i due terzi. Senza il voto del gruppo che si riconosce nelle mie posizioni non passa. Ma prima ancora, la proposta politica deve essere condivisa da me. Lo dice lo statuto del partito. Le decisioni sulle liste vanno prese su proposta congiunta del Segretario e del Presidente di +Europa, sulla partecipazione alle elezioni e sulle relative liste e candidature con la maggioranza dei 2/3 dei presenti.

Ma sui giornali circola già il simbolo.
Vedo un simbolo che non avevo mai visto prima. Stamattina nella Enews di Renzi c’era e poi l’hanno cancellata.

Lo statuto dispone che sull’utilizzo del simbolo ci sia anche l’assenso del presidente. Un conto è il rappresentante legale, il segretario Magi, un altro l’uso del simbolo. Qui c’entra anche il presidente.
È
una regola che ha fatto modificare Magi quando era presidente del partito. E ha fatto bene. Ma io continuerò a tentare una riconciliazione fino all’ultimo.

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