Lucy, il film con Scarlett Johansson: cosa c'è di vero nelle teorie sul cervello
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Lucy, il film con Scarlett Johansson: cosa c'è di vero nelle teorie sul cervello

Usiamo davvero solo il 10% cento del nostro cervello, come sostiene nel film Lucy il regista e sceneggiatore Luc Besson?

Lucy, il film con Scarlett Johansson: cosa c'è di vero nelle teorie sul cervello

Lucy, scritto e diretto da Luc Besson, interpretato da Scarlett Johansson e distribuito nel 2014, è diventato il film francese dal più alto incasso internazionale di sempre, con 459 milioni di dollari rastrellati nel mondo, su un budget di 40. Il pubblico tuttavia si è concentrato più che altro sulle teorie alla base delle fantasie di Besson, in particolare quella secondo cui useremmo solo il 10% delle capacità del nostro cervello. Nel film una droga permette alla protagonista di utilizzarlo completamente, trasformandola in una sorta di donna dai superpoteri, fino a una trasfigurazione quasi metafisica, una sorta di deificazione. A parte la deriva visionaria della storia, c'è un fondamento di verità?

Lucy e il cervello usato solo al 10%

Pare che i primi a suggerire una teoria simile, senza però azzardare percentuali, furono gli psicologi William James e Boris Sidis sulla fine del XIX secolo, studiando il caso di un bambino prodigio. Nei primi trent'anni del Novecento il mito si è però gonfiato, alimentato dall'editoria dell'auto-aiuto, che muove i suoi primi passi negli anni Venti proprio negli States (parecchio prima che approdi in Europa). Cavalcare l'idea di potenzialità inesplorate è il modo perfetto per restituire resilienza a chi si sente demotivato, e già nel 1929 - in tempo per la Grande Depressione - nel Libro dei Fatti si fa cenno a quest'idea di un 90% di capacità ancora da scoprire. Fino agli anni Settanta il mito si è perpetuato, sostenuto anche dallo psicologo bulgaro Georgi Lozanov.

Non usiamo il nostro cervello al 10%

Oggi possiamo con ragionevole certezza affermare che tutto questo non è vero. Il neuroscienziato Barry Beyerstein ha smontato l'idea. In primis, se davvero usassimo il 10% del cervello, la maggior parte dei danni alla corteccia non dovrebbe produrre conseguenze sensibili, invece succede eccome. Il monitoraggio del cervello con metodi contemporanei ci mostra che tutte le aree sono attive, in qualsiasi momento (anche quando dormiamo) e persino la singola cellula risulta attivata. A meno che non si siano subiti danni molto rilevanti, il cervello lavora 24 ore su 24. L'evoluzione inoltre avrebbe nel corso dei secoli eliminato il 90% inutilizzato: non solo questo non è accaduto, ma addirittura i nostri cervelli continuano a richiedere per funzionare ben il 20% delle nostre energie. Il mappaggio del cervello ha dimostrato che ogni area ha un suo scopo e interagisce con altre, non esistono aree che non rivestano una funzione. Infine, le cellule non utilizzate del cervello tendono a degenerare: se corrispondessero davvero al 90%, la situazione sarebbe drammatica.

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  • Giornalista specializzato in audiovisivi
  • Autore di "La stirpe di Topolino"
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