Aborto e lotte femministe: “Anche Eugenia Roccella raccontò la sua interruzione di gravidanza” - la Repubblica

Bologna

Intervista

Aborto e lotte femministe: “Anche Eugenia Roccella raccontò la sua interruzione di gravidanza”

Aborto e lotte femministe: “Anche Eugenia Roccella raccontò la sua interruzione di gravidanza”
Il saggio “Fare femminismo” di Giulia Siviero: “Ora la 194 è sotto attacco tra l’altro da chi, come la ministra, nell’ottobre del 1974 fu tra le 93 donne che sulla rivista Amica raccontarono la propria interruzione di gravidanza. Non mi spiego questa trasformazione”
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BOLOGNA – Dalla rivoluzione francese, quando le donne furono le prime a marciare verso Versailles obbligando il re a firmare la “Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino” agli scioperi del sesso messi in atto in diverse epoche e latitudini fino alla ministra della famiglia Eugenia Roccella e le sue incredibili - pensando ai provvedimenti recenti - lotte a favore della 194. A riannodare i fili delle battaglie delle donne è la giornalista Giulia Siviero con il saggio “Fare femminismo” (nottetempo editore) che oggi, giovedì 9 maggio, alle 18.30 presenta al Centro della Pace in via del Pratello, a Bologna, in collaborazione con il Centro di documentazione delle donne di Bologna.

Nel saggio ripercorre la storia dei movimenti femministi, prendendo come punto di partenza il corpo delle donne.

«Il libro nasce dal desiderio di lavorare sulle pratiche del femminismo che stanno circolando oggi per ricollegarle a quelle del passato, non con l’intento di fare un’operazione archeologica, ma genealogica. E il corpo delle donne è stato fondamentale per le lotte dei movimenti femministi, oltre che bersaglio privilegiato. Ritengo sia tempo di rimetterlo al centro della battaglia. Basta pensare al recente emendamento per fare entrare i pro-vita nei consultori per comprendere quanto sia attuale questo pensiero».

Una delle pagine che ripercorre è proprio quella per il riconoscimento del diritto all’aborto nei diversi Paesi, Italia compresa, dove oggi la 194 è sotto attacco.

«E tra l’altro da chi, come la ministra Eugenia Roccella, nell’ottobre del 1974 fu tra le 93 donne che sulla rivista “Amica” raccontarono la propria interruzione di gravidanza. Fu anche tra le curatrici, nel 1975, di un volume dal titolo “Aborto. Facciamo da noi”. In tanti mi hanno chiesto come sia potuta avvenire questa trasformazione, ma francamente la risposta non ce l’ho. Ma è bene ricordare anche questo. In ogni caso la storia del femminismo è fatta da donne che si sono riappropriate prima di tutto del proprio corpo, a partire dalla conoscenza dello stesso al controllo della propria sessualità».

Tutte conquiste che oggi sembrano sotto attacco.

«Sì, però non bisogna cadere in un equivoco diffuso: non è un ritorno al passato. Piuttosto di fronte a quest’ondata ondata reazionaria, è importante rispondere in modo reattivo, ma tenendo conto della strada fatta. L’errore dei femminismi è che si riparte sempre da zero. Il senso del libro è anche riportare a galla la memoria delle pratiche per riallacciare quel filo».

Come? Al di là della teoria?

«Rimettendo in circolo un pensiero più radicale che in passato ha aperto la strada ad azioni politiche. Tra l’altro è interessante, sempre per imparare dal passato, che quando la 194 venne approvata, lo stesso movimento che aveva spinto per il riconoscimento della legge, denunciò le mancanze della 194, lamentando che tanta energia spesa non era stata ripagata. E proprio quelle debolezze negli anni hanno consentito di svuotare la 194».

Cosa pensa del Movimento Non Una Di Meno, anche in continuità con i femminismi che lei ripercorre nel volume?

«È la strada giusta, propone una radicalità che non cede a compromessi e in cui tante ragazze oggi si riconoscono. Non vogliamo l’uguaglianza formale. Fu la lezione di Carla Lonzi, che con i suoi libri ha inaugurato una scuola di pensiero che andava oltre la parità, affermando una differenza costitutiva. Un progetto per ribaltare il dominio del patriarcato. Allora fu una festa. La stessa che a partire dal 2010 ha riportato Non Una Di Meno a riempire le piazze».

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