La sposa cadavere: da una leggenda ebraica russa al genio di Tim Burton

La sposa cadavere film recensione

Mi sono, mi sono ritrovato già sposato… ma contro la mia volontà

Titolo originaleCorpse Bride
Regia: Tim Burton e Mike Johnson
Sceneggiatura: John August, Caroline Thompson, Pamela Pettler
Cast principale: Johnny Depp, Helena, Bhonam Carter, Emily Watson
Nazione: Regno Unito, U.S.A.
Anno: 2005

La sposa cadavere di Tim Burton è il film ideale da vedere ad Halloween, se siete un po’ fifoni.

Non c’è dubbio che quella de La sposa cadavere sia una storia horror. Allo stesso tempo, però, si tratta pur sempre di un cartone animato. Perfetta soluzione per un Halloween rispettoso della tradizione senza incorrere in notti insonni, come vi abbiamo già consigliato in passato.

Presentato alla 62^ Mostra del Cinema di Venezia e candidato all’Oscar come miglior film d’animazione nel 2006, La sposa cadavere è il primo lungometraggio animato girato da Tim Burton, insieme a Mike Johnson. 

Quest’ultimo era stato già l’animatore di Nightmare before Christmas, la precedente avventura di Burton nel genere, anche se “solo” come produttore.

La sposa cadavere è ispirato a una fiaba ebraica russa, nella sua versione del XIX secolo, qui trasportata in un’epoca apparentemente vittoriana.

Il film inizia con dei colori monocromatici; l’unica nota di colore è una farfalla blu.

Il giovane Victor Van Dort (voce di Johnny Depp) è figlio di ricchi commercianti di pesce e sta per sposare Victoria Everglot (voce di Emily Whatson), rampolla di una coppia di aristocratici sul lastrico. Il matrimonio è evidentemente d’interesse e combinato dai genitori, tanto che i due si conoscono solo il giorno prima delle nozze, al momento delle prove. Fortuna vuole, però, che si piacciano a prima vista. Ciò non basta a calmare l’ansia di Victor, che ad un certo punto lascia il palazzo degli Everglot per calmarsi e imparare a memoria il giuramento che dovrà pronunciare. Si incammina in un bosco lugubre. Mentre pronuncia le parole del giuramento, infila l’anello destinato alla sua sposa Victoria in quello che crede essere un ramo rinsecchito.

All’improvviso da sottoterra esce un cadavere che prende vita: una donna vestita da sposa. Victor sviene e, quando riprende i sensi, si trova in un mondo pieno di colori.

Ne La sposa cadavere Tim Burton fa incontrare due mondi dai colori diversi: quello dei vivi e quello dei morti.

Victor rinviene in un locale dove si sta festeggiando un evento felice: il suo matrimonio con Emily (voce di Helena Bhonam Carter), il cadavere vestito da sposa. Scoprirà la sua triste storia attraverso la canzone “Il jazz dell’aldilà”: una scena deliziosa, con cui Burton ha omaggiato “The Skeleton Dance” di Ub Iwerks, la prima delle Silly Symphonies di Disney.

Emily si era innamorata di un forestiero che l’aveva sedotta e spinta a fuggire con lui per sposarsi in segreto. Lo stava aspettando da ore, in piena notte, all’appuntamento convenuto, indossando l’abito da sposa, quando venne aggredita e uccisa proprio dall’amato, che l’aveva anche derubata di tutti i gioielli. La ragazza venne così intrappolata in una sorta di limbo, nell’eterna attesa del giuramento di matrimonio. Così, quando ha sentito il voto nuziale di Victor, Emily ha creduto che fosse rivolto a lei, ritenendosi da quel momento sua moglie.

Nel frattempo, scomparso Victor, si è insinua un altro pretendente per Victoria: il misterioso sconosciuto Lord Barkis, che scopriremo presto essere lo stesso assassino di Emily. 

Sappiate che la dolce Emily farà la cosa giusta e l’amore trionferà. Nel frattempo, non mancherà un divertente viaggio dei morti dall’oltretomba al mondo dei vivi.

Hai mantenuto il tuo giuramento: mi hai reso la mia libertà. Ora posso fare lo stesso per te. 

La sposa cadavere ha qualcosa di romantico, qualcosa di gotico, qualcosa di divertente.

In questo senso è un film perfettamente inserito nella poetica di Tim Burton: le atmosfere dark mescolate ad un sottile umorismo sono tipiche del suo stile.

Ritroviamo anche uno dei temi più cari a Burton: l’esaltazione dei reietti, degli emarginati, della diversità, dell’alterità. La giovane sedotta e uccisa ritrova il suo riscatto e esce dal suo limbo. Il ragazzo timido prende coraggio e sposa la ragazza che ama, la quale cerca in tutti i modi di ribellarsi alla morsa dei genitori e non si arrende alla scomparsa dell’amato.

Uno degli aspetti più interessanti della pellicola è il ribaltamento delle tradizionali visioni del mondo dei vivi e di quello dei morti

Il mondo dei vivi è cupo, lugubre, monocromatico. Dominano egoismo, avidità, malvagità. I vivi hanno corpi rigidi e le loro esistenze sembrano immobili e ripetitive. Il mondo dei morti è colorato, vitale, festoso. Dominano libertà e amore. I corpi dei morti sono scomponibili e il loro mondo sembra in continuo movimento. 

Emily è l’unico personaggio che riesce a uscire da entrambi i mondi, trasformando il proprio corpo in uno sciame di farfalle blu, come quella che si vede ad inizio film a colorare la scena grigiastra.

Questa visione è resa molto bene dalla tecnica di animazione usata, quella dello stop-motion o “passo uno”. 

È basata sull’uso di pupazzi (quasi 500 in questo caso), oggetti e set reali (36 negli studios Three Mills di Londra isolati l’uno dall’altro da spesse tende nere). A ogni ripresa si gira un solo fotogramma (o poco più), modificando nelle pause la posizione degli oggetti ripresi. A ogni cambio di posizione si riprende un altro fotogramma. Ne La sposa cadavere Tim Burton e Mike Johnson non hanno usato cineprese, bensì macchine fotografiche digitali dotate di bracci articolati, pilotati dal computer, che riprendevano i pupazzi. La successione dei fotogrammi crea l’illusione del movimento continuo.

Questa tecnica prodigiosa, frutto di tre anni di lavoro collettivo, ha conquistato il critico Morandini, secondo cui La sposa cadavere “è un piccolo capolavoro ricco di qualità: fluida struttura narrativa; equilibrio tra toni lirici e cadenze comiche, tenerezza e ironia; sagace disegno dei 120 personaggi”.

3 motivi per guardare questo film:
  • per la scena degli scheletri che cantano a suon di jazz, omaggio al cortometraggio Disney “The Skeleton Dance”; 
  • perché è Tim Burton allo stato puro, compresi i suoi attori feticcio, Helena Bohnam Carter e Johnny Depp;
  • per la colonna sonora e le canzoni di Danny Elfman.

Quando vedere il film:

in questo film i morti tornano nel mondo dei vivi come nella notte di Ognissanti nella tradizione anglosassone oppure in quella tra il 1° e il 2 novembre in quella italiana o messicana. Per questo è perfetto da vedere nei giorni a cavallo tra ottobre e novembre. 

Stefania Fiducia

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Stefania Fiducia
Splendida quarantenne aspirante alla leggerezza pensosa. Giurista per antica passione, avvocatessa per destino, combatto la noia e cerco la bellezza nei film, nella musica e in ogni altra forma d'arte.

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