King Arthur – Il potere della spada è la rilettura in salsa techno rock della mitologia arturiana ad opera del sempre geniale Guy Ritchie che, se qui non centra l’obiettivo come in Sherlock Holmes, riesce tuttavia a salvare il senso di questa operazione a forza di ironia. Dopo un lungo (e a dire il vero un po’ confuso) prologo che sembra preso di peso da un film del ciclo del Signore degli Anelli, Ritchie “torna in sé” raccontando con un montaggio dinamico e un notevole gusto per l’eccesso la crescita del piccolo Artù, rimasto orfano dopo che il crudele zio Vortigern gli ha ucciso padre e madre a colpi di arti oscure e ha usurpato il regno.

Cresciuto in un bordello e temprato dalle botte, per le strade di una Londinium dove si trovano anche genti di colore e palestre di kung fu, Artù gestisce un impero semi-illegale che non ha poi molto di diverso da quelli che troviamo nei film contemporanei del regista; mondi fatti di amicizia maschile e solidarietà tra criminali per i quali Artù è un leader naturale… Ma il male è in agguato e la spada è pronta a indicare il prescelto per guidare la ribellione. Peccato che Artù sia decisamente un eroe riluttante che, come tanti antieroi alla Ritchie, cerca di evitare l’ingrato compito a colpi di parole e racconti pieni di parentesi e sliding doors. A controbilanciare la sua “leggerezza” (che nasconde un’insicurezza ribadita forse anche troppo spesso fino alla prova finale) la gravità di una maga che ha il volto intenso di Astrid Bergès-Frisby e la crudeltà (invero un po’ troppo di maniera) del cattivone incarnato da Jude Law, che in alcuni momenti sembra (e non è un bene) la versione fantasy del capriccioso youg pope di Sorrentino.
Non tutto va come dovrebbe andare in una pellicola che tuttavia usa bene il suo 3D, valorizza i molti camei di volti noti al piccolo schermo (gli attori di Game of Thrones sembrano ormai ospiti abituali di qualunque pellicola fantasy) ma forse si dilunga un po’ troppo in alcuni passaggi, laddove avrebbe potuto meglio sfruttare l’aspetto epico e la tragicità di alcune situazione. Visivamente restano impressi alcuni combattimenti e un’immagine (che riguarda la spada e la sua roccia) davvero molto emozionante, mentre altrove la scommessa di aprire una nuova saga legata alla tavola rotonda rischia di restare una promessa incompiuta.

Luisa Cotta Ramosino