Jennifer Connelly arriva a Cannes 2022 con il sequel di Top Gun

"Sii consapevole e grata", Jennifer Connelly arriva a Cannes 2022 con il sequel di Top Gun

Ha iniziato la carriera in Italia con Sergio Leone, ora accompagna Tom Cuise sulla Croisette

Ora che i figli sono grandi, Jennifer Connelly riesce a immaginare un nuovo capitolo nella vita e nella carriera. Una cosa rimane uguale: il suo senso dello stile, che ha "rubato" a un grande amico. E il festival di Cannes l'aspetta...

Sullo sfondo, una parete verde, di un bel verde bosco, il colore dell’equilibrio; la stanza è luminosa, si intravede un camino. Jennifer parla con uno sguardo assorto che si prende i suoi silenzi, e solo dopo capisci perché, quando le chiedi se New York la nutre, se la definisce in qualche modo: «Mi piace osservarla, sono di fronte a una finestra in questo momento e la vista è magnifica; amo il potenziale di questa città, l’idea delle tante possibilità che offre alla gente più diversa». È a Brooklyn Heights, lo stesso quartiere dove è cresciuta, dove vive con Paul Bettany, lo stesso marito da quasi vent’anni, e Agnes, la loro figlia più piccola che ne ha 10. «Ogni tanto sul tavolo c’è l’idea di cambiare città o Paese, non escludo che possa succedere, in ogni caso, è vero, sono molto legata a New York e mi piace l’idea che la mia scuola elementare sia poco lontana da qui».

È in partenza per la Francia, dove è attesa sulla Croisette («Non vedo l’ora»): Top Gun: Maverick, il sequel del film cult del 1986, viene presentato il 18 maggio come evento speciale al festival di Cannes. Pas de doute, sarà una delle più eleganti sul tappeto rosso, lo è sempre. Da anni è musa di Nicolas Ghesquière, direttore artistico di Louis Vuitton, che è diventato uno dei suoi più cari amici.

Frac di lana e seta su jeans con dettaglio di tela Monogram, tutto Louis Vuitton, come la collana d’oro con sistema di intrecci LV Volt e le derby di pelle con plateau LV Beaubourg.
Louis Baquiast

Nel vostro film, sono passati 30 anni e Maverick è istruttore di una nuova generazione di piloti. Cosa l’ha convinta a dire sì?

Joe Kosinski è un grande regista, avevamo già lavorato bene insieme, hanno fatto un grande lavoro con la sceneggiatura, è una storia significativa che rende omaggio al film originale. Incontriamo di nuovo Maverick in un momento particolare della sua vita, è una storia toccante.

La sua Penny è una passionale, Maverick anni prima le ha spezzato il cuore eppure lei non si tira indietro: le somiglia?

È positiva, si muove verso la felicità, vuole godersi la vita: è un atteggiamento che mi piace.

Giacca di tweed con lurex e ricami di paillettes, gonna en pendant e borsa Petite Malle East West, tutto Louis Vuitton, come l’orecchino LV Volt Upside Down d’oro bianco e diamanti e l’orecchino LV Volt d’oro bianco con diamante.
Louis Baquiast

Il suo lavoro l'ha aiutata a leggere le persone?

Mi piace analizzare le motivazioni che muovono le mie donne, spesso fanno scelte diverse dalle mie e questo me le rende più interessanti. Forse il mio lavoro mi ha aiutato a capire me stessa, anche se la psicoterapia funziona sempre meglio (ride).

Qualcosa che non si aspettava riguardo a Tom Cruise?

Non avevo particolari aspettative. È un entusiasta, mi ha colpito il livello di concentrazione e dedizione, sembra non dare mai nulla per scontato, ogni momento è un’occasione per ottenere il massimo.

E il giro in moto come è andato?

Ha una guida molto sicura.

Lei è una donna elegante, del resto suo padre lavorava nella moda...

Faceva pantaloni da uomo e mamma aveva un negozio di antiquariato ma vendeva anche abiti vintage, andavo per mercatini con lei quand’ero piccola, forse mi sono un po’ fatta l’occhio. Quando si sono innamorati erano entrambi buyer per un grande magazzino... No, in realtà, credo che il merito sia tutto di Nicolas.

Giacca di seta, top lungo con code ricamate da perline, jeans e bootie open toe di pelle Moonlight, tutto Louis Vuitton come gli orecchini LV Volt Upside Down e LV Volt.
Louis Baquiast

Guesquière.

Sì. Ha avuto l’influenza più grande su di me. Oltre ad essere un talento in crescita continua è un essere umano straordinario e non credo sia una coincidenza, percepisci la sua intelligenza e la sua gentilezza nei vestiti che fa. È una delle mie persone preferite al mondo, gli voglio bene.

La prima volta che l’ha incontrato?

Nel suo studio, stava disegnando un abito per me: c’è stata subito una sintonia profonda, mi hanno conquistato la sua estetica e i suoi modi. Ci è voluto un po’ per apprezzarci e conoscerci davvero. È successo nel tempo e l’affetto è cresciuto.

Cosa ha capito grazie a lui?

Quanto mi piacciono le giacche di pelle (ride). Le sue sono bellissime... Ho rubato tutto il mio senso dello stile da lui.

Conserva i vestiti?

Tengo tutto. Ho un paio di stivaletti di quando avevo 15 anni, sono bucati ma non riesco a buttarli.

È cambiato molto il suo stile?

Non ho rinunciato a nulla ma negli anni sono diventata sempre più attenta alle calzature, devono essere comode, non mi punisco più con scarpe pazze e apprezzo che i look di Nicolas spesso si accompagnino a stivali o sneakers. L’altra sera sono uscita con un paio di décolleté molto tradizionali con il tacco alto e ho sofferto così tanto, non ero più abituata... Un paio di scarpe sbagliate possono davvero guastare una bella serata.

Non c’è nulla di off limits dopo i 50?

Io direi volentieri basta agli ombretti glitter, ne avevo uno l’altro giorno e ho ancora brillantini dovunque.

I figli si lasciano consigliare?

I due ragazzi ormai sono grandi e autonomi, Kai ha 24 anni e vive a Los Angeles, ha uno stile piuttosto classico, Stellan ne ha 18 ed è un po’ più creativo. Compro ancora vestiti per la piccola che per ora non sembra interessata alla moda, ogni tanto manda qualche debole segnale ma in generale non è qualcosa che le occupa i pensieri. Invece è un’ottima assistente.

In che senso?

Quando studio un copione le piace darmi le battute e se la porto sul set guarda i monitor tra i ciak ed esprime in modo chiaro le sue opinioni, mi dice “la prima parte della scena è buona, la seconda meno, quel gesto con la mano non mi convince, mamma, cerca di non rifarlo” allora io per carineria la accontento ma, alla fine, spesso, mi accorgo che aveva ragione.

Le è mai venuta voglia di lavorare dietro le quinte?

Il desiderio di raccontare una storia mia e in generale di avere più controllo creativo c’è, adesso riesco a immaginare quel momento, prima no perché mi piaceva così tanto fare la mamma che cercavo di stare lontana meno possibile dai figli e non avevo spazio per altro nella mia testa. Ora i due grandi sono già fuori casa, uno lavora e l’altro studia, Agnes l’anno prossimo sarà in prima media quindi avrò più tempo e spazio nelle mie giornate, sarà divertente.

Nella serie Snowpiercer interpreta una scienziata alle prese con l’apocalisse e il senso di colpa per aver abbandonato la figlia: c’è qualcosa di lei in Melanie?

Quella versione di Melanie non somiglia tanto alla mia vita, non avrei mai potuto fare come lei ma ho molta empatia, la amo come personaggio, ho compassione, la capisco. Ha preso una decisione nell’emergenza e riesce a fare certe cose perché ha compartimentato alcune parti di sé, attraverso la sua mente logica tiene sempre ben presente l’obiettivo più grande, non si può permettere di diventare sentimentale. Ha dovuto rinunciare a una parte di sé e prova vergogna, quando poi affronta quel dolore inizia un viaggio all’indietro per ritrovarsi. È un bellissimo personaggio che mi commuove.

Ha esordito nel cinema con Sergio Leone, a 11 anni, in C’era una volta in America: che ricordo ha?

Un set magnifico, a Roma, poteva essere Cinecittà? Avevano ricreato una strada coi negozi e anche parte degli interni e tutti gli oggetti, non ho mai più visto costumi così belli in tutta la mia carriera e Sergio era un uomo gentile. Mi ero fatta tanti amici ed ero così triste quando sono partita che subito dopo sono tornata in Italia per un altro film (Phenomena di Dario Argento).

Ha mai avuto voglia di fare altro nella sua carriera?

Durante l’adolescenza sono un po’ entrata in crisi, credo dipendesse dal fatto di non aver preso io, in principio, la decisione di fare l’attrice. Ero un’adolescente timida e sensibile, mi sembrava uno modo così strano di crescere il mio, facendo film in giro per il mondo, avevo sentimenti contrastanti ma alla fine ho capito che mi piaceva e ho trovato il modo di vivere il mio lavoro con gioia, non come qualcosa che mi stava accadendo.

Top in organza di seta ricamata e colletto in taffettà di seta, Louis Vuitton.
Louis Baquiast

Diceva dei figli grandi: ha la sindrome del nido (quasi) vuoto?

Ho iniziato a prepararmi tempo fa. Ho fatto un figlio ogni 6, 7 anni e quando Agnes ha raggiunto quell’età ho pensato “avanti un altro” poi invece ho deciso che lei sarebbe stata l’ultima e ho realizzato il grande cambiamento che mi aspettava: non ricominciare daccapo con un bebè che ti assorbe totalmente. No, non mi coglierà di sorpresa. E poi ho capito che non li perdiamo quando se ne vanno, Kai torna sempre per le vacanze, Stellan ogni weekend, facciamo ancora viaggi insieme quindi sono molto meno spaventata rispetto a quando il grande è andato al college: lì, sì, che ero devastata.

Lei e Paul avrete più tempo per voi due.

Per esempio... Ci divertiamo molto insieme, ci sono cose che abbiamo sempre rimandato, come viaggiare noi due da soli, si apre un nuovo capitolo...

Ma è vero che vi siete sposati quasi senza fidanzarvi?

Non proprio, però una volta deciso non abbiamo aspettato molto, questo è vero. Ci eravamo incontrati sul set (di A beautiful mind) ed era scattato qualcosa verso la fine delle riprese ma eravamo entrambi impegnati. Siamo rimasti in contatto per un po’ e quando ci siamo rivisti è successo. A quel punto c’era già un legame, sentivamo di conoscerci.

Frac di mohair con revers a contrasto su jeans, tutto Louis Vuitton, come gli anelli e l’orecchino LV Volt.
Louis Baquiast

Sono passati quasi 20 anni. Ci dia qualche consiglio.

(Fa una faccia tra il sorpreso e lo spaventato) A gennaio saranno 20... Cosa le posso dire? Che si impara sempre qualcosa ogni giorno sull’amore, l’approccio giusto è quello: non ne so abbastanza, voglio capire, lavorarci e farci affidamento. Siamo fortunati perché pur essendo molto diversi in superficie siamo allineati nel profondo, dove c’è il senso di tutto: sull’essere genitori o sulla politica. E ci rispettiamo.

Nessun problema con l’humour inglese?

(Ride) No, le differenze sono affascinanti se c’è sintonia nella sostanza. Per esempio, io amo camminare in montagna e Paul no, ma ci possiamo lavorare.

Un ritratto femminile che manca nella sua carriera?

Inizio a girare un film a giugno su una donna molto diversa da tutte quelle che ho interpretato: è decisamente complicata, si comporta male e non le importa nulla. Il film esplora il rapporto con la figlia ormai adulta, si intitola Bad behaviour, appunto.

Scherzando ha detto di essere cresciuta piena di sensi di colpa perché mamma era ebrea e papà cattolico: è diventata buddista nel frattempo?

No ma ho letto molti libri sulle religioni, mi piacciono, apprezzo la saggezza che ci trovi dentro, alla fine sono cresciuta senza una dottrina, ho una mia pratica, un mio modo di pensare.

Il suo mantra?

Sii consapevole e grata delle opportunità che hai. A volte basta un cambio di prospettiva e di atteggiamento, sentiamo di “dover” fare cose che in realtà “vogliamo” fare, è importante essere consapevoli che le stiamo scegliendo e non le subiamo.

Ha un guilty pleasure?

Non mi sento poi così colpevole ma in effetti sta diventando un’ossessione: The Great British Baking Show. Non riesco a smettere di guardarlo e non faccio neanche così tante torte, non capisco... Mi è capitato di tentare qualche ricetta coi ragazzi, l’ultima una matcha cake a più strati: risultato imbarazzante, la curva di apprendimento è ancora lunga.

Louis Baquiast

È competitiva?

Non particolarmente, mi piacciono le competizioni in quel tipo di reality, mi lascio coinvolgere dalle storie dei concorrenti, piango ma quando gioco a Spades con mio marito e i ragazzi, ad esempio, non mi arrabbio se perdo. Mi applico molto, in generale, ma a carte vince sempre Paul e pazienza.

La vacanza ideale?

Ci sono tanti posti che voglio visitare ma dev’essere una vacanza attiva. Mi piace fare cose, muovermi... E adoro sciare.

È uguale da 20 anni: ci rivela un segreto?

È il filtro di Zoom, mi creda, toglie un dieci per cento di rughe... È curioso il processo d’invecchiamento, come cantano i Radiohead in Fake plastic trees,Gravity always wins”, è inevitabile e ci si abitua. La cosa più difficile è superare quel momento in cui guardi le foto e pensi “Accidenti, come sono diversa”, poi te ne fai una ragione, le cose cambiano, la vita continua.

(Foto di Louis Baquiast. Styling di Laura Seganti. Ha collaborato Cecilia Gioetti. Pettinature Peter Lux e trucco Kay Montano, entrambi per The Wallgroup).

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