The Lighthouse è un film straordinario e inquietante 

Presentato a Cannes nel 2019, è ora disponibile sulle piattaforme streaming. Un must per gli appassionati di thriller psicologici e per chi apprezza la maestria del cinema
The Lighthouse è un film straordinario e inquietante

Le immagini di The Lighthouse di Robert Hegger sono talmente belle da stordire. A uno spettatore  potrebbe persino venire il dubbio che si tratti di fumo buttato negli occhi. Ma basta poco per capire che non è questo il caso, e che la scelta del bianco e nero del direttore della fotografia non è lì a distrarre da altre mancanze:  un mondo di raro equilibrio estetico è ciò con cui il  regista quarantenne, al suo secondo lungometraggio, costruisce un capolavoro di favola nera, ammaliante e disturbante, che anche il magma di suoni che è la colonna sonora firmata da Mark Korven contribuisce a rendere viva.  Il film, Presentato alla Quinzaine des Realisateurs a Cannes (2019) è ora disponibile su Netflix in abbonamento e per il noleggio su Prime Video e Apple Tv

Siamo nell’Ottocento su uno scoglio sperduto nel Maine. Il giovane Thomas Howard  arriva sul faro come assistente di Thomas Wake, guardiano che da anni è rimasto senza il suo secondo. È un uomo piuttosto scorbutico che fuma la pipa e dà ordini, soprattutto quello di non raggiungere la cima della torre, dove c’è il faro: quella è un’area off limits, e le chiavi sono sotto custodia di Wake anche quando dorme. 

Una tremenda tempesta tiene i due uomini bloccati in pochi metri, e un doppio livello di isolamento, quello del luogo in sé e quello all’interno delle mura del faro, fanno presto il loro effetto. Willem Dafoe e Robert Pattinson regalano un’interpretazione magistrale dai ritmi teatrali. La tensione fra loro cresce velocemente, e le sere trascorse ad annegare le paure nell’alcool non bastano a cambiare il corso delle cose. La loro relazione evoca tutti i registri emotivi, da quelli di un padre con il figlio, a quelli di un capo con un sottoposto, di due amanti e di compagni d’avventura.  I dialoghi sono da capogiro, gli echi shakespeariani sono forti come la tensione del non detto, stemperata da un sagace umorismo che cresce insieme all’orrore della discesa dei personaggi negli inferi della follia. 

Le parole di quello che sembra un lunghissimo atto unico teatrale sono state scritte dal regista (che aveva vinto il premio  per la miglior regia al Sundance con The Witch, suo primo lungo) insieme al fratellastro Max Eggers. Memorabile il momento in cui il personaggio di Dafoe si infuria per le osservazioni del collega sulla scarsa qualità del rancio, mentre un Pattinson in crescita esponenziale da il meglio di sé sia raccontando il suo passato, che dal Canada lo ha portato a isolarsi su questo scoglio in mezzo al mare, sia in scene memorabili come la masturbazione nella tempesta, lo spingere carriole ricolme di sassi e terra su per sentieri irti, l’amore per una sirena e la visione della luce del faro. Per arrivare all’apoteosi finale di The Lighthouse, una scena in cui è sdraiato in una posa che ricorda le sculture greche (ma potrebbe anche essere una pubblicità di Dior) circondato da gabbiani, un’immagine difficile da dimenticare.