Nemici. Una storia d'amore - Isaac Bashevis Singer - Recensioni di QLibri
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Nemici. Una storia d'amore Nemici. Una storia d'amore

Nemici. Una storia d'amore

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Un giorno, a una domanda sull'importanza che aveva avuto l'amore nella sua vita, Isaac Bashevis Singer rispose: «Grandissima, perché l'amore è amore della vita. Quando ami una donna ami la vita che è in lei». Ma che genere di amore è quello che lega Herman, il protagonista di Nemici, a Yadwiga, la contadina polacca che lo ha salvato dalla deportazione nascondendolo per tre anni in un fienile, nutrendolo e curandolo, e che lui ha portato con sé a New York e ha sposato? E che genere di amore lo lega a Masha, la donna, scampata ai lager, del cui corpo non riesce a fare a meno, ma che percepisce come una minaccia – perché quel desiderio, più che alla vita, si apparenta alla morte? Ed è ancora amore il sentimento che lo lega alla moglie Tamara, che credeva morta e che gli riappare davanti all'improvviso? Di fronte a simili domande Herman è paralizzato, incapace di trovare una via d'uscita. A rendere tutto molto, molto più complicato è la fatica quotidiana del vivere, in quella New York che è sembrata un miraggio di felicità, ma che si rivela ogni giorno più inospitale e più aspra. Il lettore segue Herman nei suoi affannosi, sconclusionati andirivieni dal Bronx a Coney Island e da Coney Island a Manhattan, chiedendosi se e come riuscirà a tirarsi fuori da quella specie di guerra che le sue tre donne gli hanno dichiarato, e soprattutto dal groviglio di un'esistenza fatta di continue menzogne, sotterfugi, goffaggini e fughe – o se, come il Bunem di Keyla la Rossa, finirà per cedere alla tentazione di disperare di Dio.



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Nemici. Una storia d'amore 2023-02-21 15:38:44 topodibiblioteca
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topodibiblioteca Opinione inserita da topodibiblioteca    21 Febbraio, 2023
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Il dramma della sopravvivenza alla Shoah

Singer ha indubbiamente meritato il riconoscimento del Nobel per la letteratura nel 1978 perché i suoi romanzi contengono un valore aggiunto notevole, rappresentano una finestra aperta sul mondo ebraico. “Nemici”, così come i suoi tanti altri scritti, porta dentro di sé il vissuto, le tradizioni del popolo ebraico emigrato negli Stati Uniti a seguito del Secondo Conflitto Mondiale e svela al lettore le tragedie dei sopravvissuti alla Shoah. Il protagonista del libro, Herman, è l’emblema del profugo scampato allo sterminio nazista che salva la pelle perché nascosto in un fienile, ma che non riesce a superare l’incubo dei rastrellamenti tedeschi nemmeno una volta giunto a New York (“In piedi davanti allo specchio, cominciò a fantasticare. I nazisti erano tornati al potere e avevano occupato New York”). Herman porta con sé una stanchezza atavica “Non era una vittima di Hitler, era già una vittima ben prima di Hitler”. Attraverso la sua figura Singer fa emergere la questione di un popolo ebraico sfiduciato e pessimista perché la fede non può essere d'aiuto visto che Dio ha permesso tutto questo (“Il vero Dio ci odia, ma noi ci siamo sognati un idolo che ci ama e ha fatto di noi il Suo popolo eletto”). Herman è il manifesto di quegli ebrei profughi senza speranza che non credono più nella Torah, che sostengono che “Non esiste un Dio, mi capisci? E se anche esistesse Lo sfiderei” definendolo addirittura “sadico Onnipotente”. Al tempo stesso Herman ha completamente perso la speranza verso il genere umano, perché se da una parte i nazisti hanno ucciso un popolo, dall’altra parte i comunisti di Stalin non sono stati da meno con i loro campi di lavoro in cui molti ebrei in fuga dalla barbarie tedesca sono comunque finiti per anni.

Il colpo di genio di Singer sta tuttavia nella scelta fatta di parlare di un dramma universale come questo ma con levità, attraverso il filone della commedia, perché le questioni esistenziali si intrecciano con il tragicomico dramma personale di un uomo, Herman, che un po’ per colpa del destino ed un po’ per negligenza personale, si trova sposato a ben tre donne! ("Lui intanto rifletteva su come fosse fantastico essere in America, in un paese libero, senza la paura dei nazisti, della polizia segreta russa...Però non riusciva a dimenticare che in una strada tra Mermaid e Neptune Avenue Jadwiga lo stava aspettando. Nell'appartamento di reb Abraham Nissen sulla East Broadway c'era Tamara...Quelle donne avevano diritti legittimi su di lui").

Inizia così per Herman un “viaggio” fatto di continui spostamenti tra New York ed altre località, condito da bugie, sotterfugi, al fine di riuscire a sopravvivere a questa paradossale situazione, cercando di camminare sul filo del rasoio per accontentare le sue donne: l’ex moglie sfuggita alle persecuzioni tedesche e russe, la contadina polacca che lo aveva salvato nascondendolo nel fienile ed una terza donna, forse l’unica veramente amata, anch’essa sfuggita ai rastrellamenti in Europa. Herman viene dipinto da Singer come una sorta di macchietta non solo in fuga perenne ed alla ricerca di soluzioni ed equilibri impossibili, ma anche e soprattutto come un uomo che riflette sul proprio destino e su quello dell’umanità, giungendo alla conclusione che forse l’unica soluzione realmente fattibile in quel momento storico era quella da lui adottata, in cui “L’intera sua vita era un inganno, un atto di astuzia”. La figura del protagonista può far dunque sorridere nella sua debolezza caratteriale e nella sua ignavia ma viene adeguatamente riequilibrata dal “contrappeso” delle tre mogli, figure femminili forti, carismatiche, magari anche senza scrupoli in alcuni casi ma comunque capaci di reagire alla tragedia ebraica da cui sono state investite e soprattutto capaci, a modo loro, di togliere le castagne dal fuoco a Herman, di fargli da guida. Delle tre, Tamara, la prima moglie di Herman fin dai tempi in cui i nazisti non erano ancora arrivati, sembra sintetizzare lo spirito di sopravvivenza alla tragedia, la parola chiave attorno alla quale ruota la speranza ad andare avanti: “Il fatto è che per quanto soffrissimo, per quanto non sapessimo mai se saremmo sopravvissuti un altro giorno o addirittura un’altra ora, avevamo bisogno d’amore. Lo bramavamo ancor più di quanto non lo avessimo desiderato in tempi normali”.

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Nemici. Una storia d'amore 2019-01-01 16:56:15 Mian88
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Mian88 Opinione inserita da Mian88    01 Gennaio, 2019
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Vite

Jadwiga, Masha e Tamara sono le tre donne che abitano la vita di Herman Broder, sopravvissuto all’Olocausto e per questo trasferitosi nel Nuovo Mondo. Herman, dopo la morte di Tamara, la prima moglie, e dei figli, è come se si sentisse in debito per il fatto che la contadina polacca trentatreenne Jadwiga lo ha ospitato rischiando la propria vita e quella della famiglia durante gli anni dei rastrellamenti e delle persecuzioni. Decide così di prenderla in sposa ed è con lei con cui adesso vive sostenendo di esercitare la falsa professione di venditore di libri anziché di scrittore per il rabbino esperto di Talmud della propria Chiesa. La verità è che Herman non può per i dogmi del suo credo coniugarsi con una “non ebrea” e al contempo non può rinunciare a Masha, già sposata con un altro individuo di dubbia reputazione, con cui intrattiene una relazione dai tempi del primo matrimonio. Tutto sembra scorrere normalmente, Herman ha la sua vita, le sue compagnie, le sue abitudini. Un equilibrio effimero che è rotto da due elementi disturbanti: il riapparire di Tamara che non è affatto deceduta come “testimoni oculari” avevano asserito e il fatto che il protagonista continui ad abitare in una situazione di “sospensione nel tempo” perché anche se il Secondo Conflitto Mondiale è giunto al suo termine, anche se gli ebrei non sono più perseguitati – almeno in apparenza – e i campi sono venuti meno, lui continua a risiedere in quegli anni, come se il tempo si fosse fermato. Da qui non vuole avere altri figli oltre a quelli che ha perso, da qui il suo non voler rinunciare a quell’equilibrio costruito, da qui l’impossibilità di rinunciare ad alcuna delle tre figure femminili.
Tema principale di “Nemici” di Isaac Bashevis Singer non è tanto l’amore come la trama e il sottotitolo dell’opera potrebbero far pensare quanto, al contrario, la condizione sociale e psicologica di questi sopravvissuti che non hanno più motivo e ragione di vivere. Perché ne hanno perso ogni senso, ogni scopo. È come se avessero perso l’orientamento in questo mondo che prima non li ha voluti e ora torna ad avere “spazio” per loro. Non solo. L’opera, al suo interno, è ricca di molteplici spunti di approfondimento per quelle che sono le tradizioni, gli usi, i costumi, i principi, le regole esplicite e implicite di questo credo religioso. Vengono rievocati a tal fine i testi sacri che naturalmente vengono applicati al quotidiano e alla condotta del personaggio maschile.
Al tutto si somma una perfetta esposizione narrativa composta da una penna genuina, erudita, minuziosa, precisa e magistrale nella sua capacità narrativa e una notevole delineazione dei personaggi nonché dei luoghi. In particolare, sono proprio le eroine femminili a colpire per la loro semplicità e al contempo complessità. Non stupirà dunque il restare affascinati da Jadwiga, la contadinella, la serva, la maltrattata, la derisa dagli intellettuali, non stupirà il restare affascinati da Tamara e dal suo profondo cambiamento dopo l’esperienza nei lager russi e la perdita dei bambini, non stupirà ancora questo desiderio di un’ancora ferma di Masha, altrimenti una scheggia impazzita. Non sorprenderà questa innata indole al sacrificio propria di queste tre donne innamorate soltanto di Herman e forti del loro essere mutate nel tempo.
Ma non fermatevi al libro. Se dedicherete cinque minuti alla biografia di Singer noterete e riscontrerete tanti tratti in comune tra questo volume e la sua esistenza. Questo a mio modesto parere, avvalora ulteriormente il pregio dello scritto e ne caratterizza ancora più le sfumature del contenuto.

«Il fatto è che per quanto soffrissimo, per quanto non sapessimo mai se saremmo sopravvissuti un altro giorno o addirittura un’altra ora, avevamo bisogno d’amore. Lo bramavamo ancor più di quanto non lo avessimo desiderato in tempi normali.» p. 81

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Nemici. Una storia d'amore 2018-12-06 15:04:09 Valerio91
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Valerio91 Opinione inserita da Valerio91    06 Dicembre, 2018
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Nemici della vita e dell'amore

Isaac Bashevis Singer ha sicuramente meritato la sua posizione nel gotha degli autori del ‘900 e in quest’opera lo dimostra, nonostante non sia un libro che io possa definire indimenticabile. La narrazione e la resa dei conflitti dei personaggi è presentata al lettore in maniera egregia: ne mette in risalto mirabilmente le debolezze e le contraddizioni, rendendoli realistici e, alla fine, praticamente vivi. Nonostante gli eventi che ci vengono raccontati non abbiano molto che possa rimanere particolarmente impresso, i protagonisti animano le vicende con la loro personalità straripante. Strano a dirsi, quelli più interessanti sono proprio i personaggi femminili, e un autore uomo che riesca a rendere in questo modo personaggi di sesso diverso dal proprio ha sicuramente un’abilità invidiabile.

Herman Broder è un sopravvissuto all’Olocausto. È stato anche abbastanza fortunato, avendo trovato durante le persecuzioni una donna polacca che si è presa cura di lui e lo ha nascosto nel proprio fienile. Alla fine del conflitto, un po’ per gratitudine un po’ per senso del dovere, i due si trasferiscono in America e si sposano. Tuttavia, Herman intrattiene una relazione amorosa con un’altra donna, Masha, una bellissima ebrea anch’essa devastata dagli orrori subiti dai nazisti, che trova in Herman l’unica ancora di salvezza dalla pazzia. O almeno così sembra. Dunque Herman è sommerso nell’oceano di bugie che è costretto a raccontare per tenere in piedi la sua doppia vita: si inventa il lavoro di venditore di libri per giustificare le sue lunghe assenze da casa per stare con la sua amante. All’inizio, il castello di carte sta in piedi, ma ben presto un uragano lo abbatterà rovinosamente; questo uragano si chiama Tamara, ed è la moglie che Herman aveva creduto morta in un campo di concentramento insieme ai propri figli. La faccenda si complicherà, fino alla sua tragica risoluzione.
Oltre all’amore, il tema su cui “Nemici” si sofferma principalmente è la condizione sociale ma soprattutto psicologica che si presenta negli ebrei sopravvissuti alla Shoah. Il protagonista, Herman, è sicuramente l’emblema di questa comunità devastata, che pur avendo conservato la vita ne ha smarrito ogni senso e ha perso ogni fede. “Siamo vivi, ma siamo morti”, ripetono continuamente i protagonisti, tormentati dalle sofferenze e dagli orrori che hanno subito e visto. L’uomo può non riuscire a ucciderne un altro nella vita “fisica”, ma può colpirlo nell’anima in modo talmente devastante da metterlo in una condizione peggiore della morte.
Il sottotitolo di questo romanzo è “una storia d’amore”; tuttavia, il primo pensiero che ci sovviene una volta chiuso il libro è: esiste davvero una storia di vero amore, tra le tre che vengono descritte in queste pagine?

"La mia teoria è che il genere umano stia diventando peggiore, non migliore. Credo, per così dire, in un'evoluzione al contrario. L'ultimo uomo sulla terra sarà un criminale e un pazzo."

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Nemici. Una storia d'amore 2018-11-11 14:12:58 Mario Inisi
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Mario Inisi Opinione inserita da Mario Inisi    11 Novembre, 2018
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Il fienile americano

Singer scrive con la bacchetta magica. Questo romanzo è bellissimo. Non solo per la scelta dell’argomento, ma per il fatto che ogni pagina è scritta in modo meraviglioso, piena di immagini che ti fanno entrare nella storia ma anche piena di pensieri e di vita e di contraddizioni legate alla incompatibilità tra vita e pensiero. La voglia di vivere inseguendo i propri desideri porta a situazioni disastrose. E’ evidente che per essere uomini bisogna accettare delle frustrazioni ma per una persona debole è impossibile farlo. Il libro è umanissimo e i personaggi più belli sono quelli intransigenti con se stessi e tolleranti con gli altri. Sono quelli che sono già morti a se stessi, come Tamara uscita da un campo di concentramento russo, dove ha perso i due figli. Ma anche Yadwiga maltrattata da tutti, nata serva, l'idiota tra gli intellettuali, è un bel personaggio per la sua bontà e generosità. Il romanzo è pieno di ricordi di vita (e morte) in lager russi e tedeschi, pieno di orrori ma pure questi ricordi sono insolitamente quasi inopportunamente vivacii nella loro tragicità. Della vita dei lager Singer rende proprio quella incrollabile, incancellabile e insopprimibile voglia di vivere dell’uomo. Herman, il protagonista, il nostro eroe non viene però dai lager come due delle sue donne, la moglie Tamara data per morta da testimoni e Masha, l’amante nevrotica e fascinosa. E’ stato nascosto dalla ex serva e attuale moglie Yadwiga in un fienile in Polonia. Herman è legato a tutte e tre le donne che ama con sfumature diverse e tutte e tre le donne sono legate a lui, ma amano solo lui. Ma Herman proprio perché debole rispetto ai suoi desideri non riesce a prendersi responsabilità e nemmeno a scegliere una delle tre come imporrebbe il buon senso. Con ironia Singeriana, Herman scrive per il rabbino, è esperto di Talmud e di Torah, scrive articoli pieni di libero arbitrio che lui non ha, nel senso che non riesce a governare minimamente le sue azioni per cui è sballottato dagli eventi e causa sofferenze alle tre donne barcamenandosi tra loro con sotterfugi e menzogne. Il libro è pieno di comprensione, compassione e senso di colpa, quello di Herman, l’uomo del fienile che non fa che nascondersi rispetto alle responsabilità. Invece le donne, soprattutto Tamara ma anche Yadwiga sono figure angeliche capaci di sacrificarsi e quindi di portare qualcosa di buono nel mondo. Un po’ di solidarietà. Non per niente la figlia di Herman si chiamerà Masha. Naturalmente ci sono anche pensieri sulla vita e sul senso dell’esistenza e domande sul silenzio di Dio di fronte all’olocausto. E’ bello che i dubbi sollevati dal silenzio di Dio portino il santo rabbino a guardare con maggiore indulgenza le debolezze umane e portino a una grande tolleranza per gli altri. Il libro è veramente bellissimo, non è stupido né leggero. Anzi, è uno dei più bei romanzi di Singer. Bellissimo anche il finale dove a volte Singer scivola nel moralismo perdendo in autenticità. Qua il finale è perfetto.

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