Luigi XIV re della tavola

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Luigi XIV re della tavola


Conosciuto come "Re Sole" per lo splendore del suo regno, incoraggiò le arti, le scienze e la ricerca nei settori più diversi.
Tra le sue grandi opere ricordiamo la reggia di Versailles, fatta costruire anche con lo scopo di avere sotto controllo l’intera nobiltà, che tra feste e divertimenti era obbligata a risiedervi.
Luigi XIV aveva un grandissimo appetito, pare dovuto all’intestino più lungo del normale. Tra panettieri, pasticceri, macellai, cuochi, rosticcieri, cantinieri e ortolani erano oltre 500 le persone addette a soddisfare i suoi desideri.
I convivi della reggia stupivano per l’abbondanza di cibi, frutti e ortaggi esotici, ottenuti anche grazie alle coltivazioni sperimentali fatte nelle serre reali.
Uno dei privilegi più ambiti dai nobili di Versailles era assistere al quotidiano “Grand Souper” che Luigi XIV consumava in pubblico a mezzogiorno.
Più che un pranzo era una cerimonia, nella quale si sottolineava con ferrea etichetta la supremazia divina del re. Alla sua tavola sedevano solamente cardinali e principi, e toccava agli “ufficiali di bocca” annunciare ad alta voce le diverse pietanze. In genere il menù comprendeva quattro minestre, carne di fagiano e pernice, insalata di legumi, castrato in umido, prosciutto, dolci, frutta e uova sode.
Se alla sera non erano previste particolari feste, il re si ritirava nei suoi appartamenti privati per consumare una ricca cena, cullato dal suono dei violini. Poi, per l’eventuale fame notturna, i valletti gli lasciavano su un tavolino di camera un “pronto soccorso” di carni fredde e pasticcini.
Adesso vogliamo riportarvi la descrizione di una delle celebri feste di Versailles. Correva l'anno 1664, Luigi XIV aveva incaricato Molière di realizzare la sceneggiatura di un banchetto campestre, che rievocasse «I piaceri dell'isola incantata» descritti dall'Ariosto.
La giornata cominciò con l’ingresso a cavallo del re, vestito con abiti tempestati di pietre preziose, poi si diede il via a sfilate, corse e danze.
Dopo molte ore, al calar delle tenebre, quattromila domestici muniti di fiaccole guidarono gli ospiti verso un recinto di barriere dorate, e ognuno si trovò in mano girandole d’argento e specchi che riflettevano mille volte la luce.
Apparve allora un gran carro guidato da Pan e Diana seguiti da fauni, driadi, mietitori e vendemmiatori, i quali, mentre dal terreno si alzava una piattaforma su cui un'orchestra suonava musiche, disposero tavole a semicerchio e le riempirono di ogni meraviglia.
C'erano piatti d'argento, bicchieri di finissimo vetro veneziano o cristallo di Boemia e, ultima novità, preziosi piatti di porcellana.
Nel menu di tre servizi, con sessanta portate ciascuno, figuravano i più deliziosi alimenti provenienti dalle campagna e foreste francesi: carni di cervo, prosciutti di cinghiale, paté di fagiano, tartufi, torte ripiene di marmellate. Il banchetto innaffiato da vini, sciroppi, bevande profumate e sorbetti, si concluse con arance del Portogallo, ciliegie e fragole di serra.

P.S. Deve essere riconosciuto a questo sovrano il merito della definitiva diffusione in Europa della ciccolata, trasformata in una moda di corte grazie al contributo della golosa moglie Maria Teresa infanta di Spagna.
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