Addio a Lee Berry, l’ultima Pantera nera che ispirò “Radical chic” di Tom Wolfe - la Repubblica

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Addio a Lee Berry, l’ultima Pantera nera che ispirò “Radical chic” di Tom Wolfe

Addio a Lee Berry, l’ultima Pantera nera che ispirò “Radical chic” di Tom Wolfe

Morto a 78 anni uno dei membri del movimento rivoluzionario afroamericano. Grazie all’interessamento della moglie del compositore Leonard Bernstein per lui fu organizzato uno dei più celebri party dell’alta società newyorkese

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NEW YORK – L’ultima pantera nera se ne è andata. Lee Berry, membro del movimento rivoluzionario afroamericano Black Panther Party, è morto in un ospedale in Maryland a causa di una anossia cerebrale, la mancata ossigenazione del cervello. Aveva 78 anni. Il suo nome resterà per sempre legato al movimento militante fondato in California nel 1968 in difesa degli afroamericani e a una festa dell’alta società newyorkese che divenne il simbolo di un modo di essere “radical chic".

Berry venne incriminato nell’aprile del 1969 assieme ad altre venti persone, diciotto uomini e due donne, nel più grande processo avviato contro le Black Panther, accusati di aver progettato una serie di attentati a Manhattan, con obiettivi stazioni di polizia, il giardino botanico nel Bronx e i grandi magazzini di Midtown. Otto imputati uscirono subito dal processo, gli altri tredici, tra cui Berry, vennero assolti in seguito. La procura distrettuale aveva basato la sua accusa sulla testimonianza di informatori della polizia, incluso un detective che aveva aperto nel 1968 ad Harlem una sezione delle Black Panther.

Il caso di Berry venne separato dal resto degli altri imputati perché a quel tempo, quando il processo cominciò, nel febbraio del 1970, lui era ricoverato al Bellevue Hospital di New York. Di Berry si interessò Felicia Bernstein, moglie del direttore d’orchestra e compositore Leonard Bernstein. Proprio per raccogliere fondi per sostenere la sua difesa, venne organizzata, il 14 gennaio del 1970, una festa nell’appartamento della coppia, a Park Avenue, descritta dallo scrittore Tom Wolfe nel suo pamphlet “Radical chic”, diventato poi un termine usato per definire i ricchi progressisti dallo stile di vita più lontano dai canoni tradizionali della sinistra. L’articolo-saggio dai toni sarcastici venne pubblicato sul New York Magazine.

Wolfe racconta il party dell’alta società newyorkese, con la presenza di personaggi di spicco del modo della cultura, e delle Black Panther, tra costosi giubbotti di pelle nera, occhiali scuri, piatti di Roquefort, invocazioni rivoluzionarie in una penthouse con tredici camere e camerieri in livrea, bianchi e non neri, per non offendere le “pantere” ospiti della festa. Ma il party non ci sarebbe mai stato se la moglie di Bernstein non fosse andata, la settimana precedente, a un evento per la raccolta fondi a favore di Berry, a casa del regista Sidney Lumet.

Berry, che a quel tempo aveva 24 anni, veterano di guerra, era stato ricoverato per una serie di crisi epilettiche. Nonostante le sue condizioni, era stato trattato come un imputato qualunque. Ma dopo un’audizione organizzata in ospedale, la cauzione venne ridotta da 100 mila a 15 mila e lui poté tornare libero, in attesa del processo. Poi le accuse nei suoi confronti caddero tutte.

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