Ignazio Ingrao Parente Di Pietro – Viale Mazzini, Italia, per prove tecniche di caos. Ricordi il grande concorso Rai del 2015 che aveva lo scopo di portare un po’ di meritocrazia all’organizzazione? I vincitori sono ancora all’oscuro per un intero anno e otto mesi dopo la pubblicazione della classifica finale. Tuttavia, le identità del personale da assumere e la loro destinazione sono oggetto di negoziazioni segrete tra la società e il sindacato dei giornalisti, Usigrai.
Come riportato da questo giornale la scorsa settimana, c’è uno sforzo concertato per manipolare i ranghi. Visto che c’è stato un concorso per i giornalisti delle sedi distaccate non “assorbite”, alcuni di loro andranno a Roma approfittando di questo giro di assunzioni, come richiesto dall’Usigrai, mentre i direttori della testata potranno scegliere dalla lista dei 35 senza rispettare la graduatoria.
Questa informazione è stata rivelata a La Notizia. Dalla Rai sono trapelati nomi come Giacomo Segantini, che passerà un anno al Tg1, e Andrea Luchetta, che sbarcherà a RaiSport. Non hanno motivo di lamentarsi, essendosi piazzati rispettivamente primo e terzo nel torneo. Il vaticanista di Panorama Ignazio Ingrao, arrivato al numero ventisei, diventerà anche un famoso capo sindacale.
Tra i pochi fortunati che rimarranno a Roma ci sono anche un paio dei figli di dipendenti Rai. Alcuni dei premiati ci hanno detto che c’è una generale mancanza di divulgazione riguardo alle politiche e ai metodi di reclutamento. Alcuni ricevono una telefonata dalle risorse umane, altri sono avvisati dal sindacato e altri ancora ricevono un’e-mail che spiega che devono essere pronti ad andare da qualche parte.
È un dato di fatto che la gerarchia viene ignorata. E questo ha il potenziale per causare alcuni problemi importanti. In questo caso non basterebbero una serie di telefonate e colloqui “aumma aumma” per condizionare l’esito del concorso perché sia la Rai che il concorso erano aperti al pubblico. Ma dopo, sembra disinteressato a continuare la conversazione. Almeno finché non scoppia il conflitto.
Difficile spiegare a chi è arrivato quarto, e forse finirà a Cagliari visto che non ha santi in paradiso, perché sia stato preferito alla Roma al numero 29 della graduatoria fa presagire decine di querele una volta terminato l’ingaggio, oltre dell’intervento della Corte dei conti. Antonio Campo Dall’Orto, direttore generale, non vedeva la concorrenza come sua, ma volle comunque chiamare subito i migliori di Roma senza troppi maneggi nelle trattative in corso tra i società e sindacato.
Salve, compagno comunista Peter. L’obelisco di Piazza Montecitorio sfoggiava un unico stendardo. Davanti alla bara di Pietro Ingrao c’era un’iscrizione bianca su fondo cremisi mentre nella piazza sottostante si svolgeva solennemente la sepoltura di Stato. Davanti all’ingresso dell’edificio è stata eretta una pedana per eventi, sulla quale hanno preso posto i capi di Stato, il presidente Sergio Mattarella, il presidente del Senato Pietro Grasso e la presidente della Camera Laura Boldrini.
L’ex presidente Giorgio Napolitano e sua moglie sedevano in prima fila accanto al premier Matteo Renzi. Ministri e sottosegretari, ma anche vertici delle istituzioni locali come il sindaco di Roma Ignazio Marino e il governatore del Lazio Nicola Zingaretti, si sono seduti qualche poltrona più indietro. Presente anche l’ex sindaco della Capitale Walter Veltroni. Sul palco c’erano diversi politici e parlamentari, oltre alla famiglia di Pietro Ingrao.
Quindi, l’eredità dello statista viene ricordata. Laura Boldrini, presidente della Camera di Commercio, ha ufficialmente dato il via al Partito dei Liberi Religiosi. Un cuscino solitario di fiori e rose rosse è stato posto sulla bara mentre la portavano i camerieri. Un secolo al servizio degli ideali di libertà e democrazia della nostra nazione. Quest’uomo è ben istruito e schietto, ed è guidato da un ideale ardente.
Con queste parole Laura Boldrini, presidente della Camera, ha ufficialmente inaugurato la pubblica sepoltura di Pietro Ingrao in piazza Montecitorio. Dal podio delle autorità in piazza ha affermato: “Non sarebbe accettabile confinare tutte le mie opinioni e riflessioni nel passato”. I suoi libri contengono concetti che sono rilevanti per questioni contemporanee come la guerra e la migrazione di massa.
La prospettiva culturale di Ingrao è segnata da un duraturo senso di meraviglia. A. Reichlin, Alfredo “Non abbiamo fatto un buon lavoro nel preservare il passato della nostra nazione”, dici. Alla sepoltura di Pietro Ingrao in piazza Montecitorio, Alfredo Reichlin pronunciò queste parole in memoria del compianto artista. Più tardi, fece l’osservazione: “Molti significati dell’antica parola ‘sinistra’ sono andati perduti.
Sembra esserci un nuovo bisogno di uomini progressisti, anche se potrei sbagliarmi. Di uomini che credono che mentre il nuovo è un miglioramento, non è ancora sufficiente, Ingrao ci ha detto che potere e politica non si equivalgono, servono più uomini come lui, con nuove domandee approfondimenti. Pietro Ingrao “era un uomo che faceva innamorare” nelle piazze e davanti ai cancelli della Fiat.
Ettore Scola, regista e sceneggiatore, lo ha notato dopo la morte del leader comunista domenica, riferendosi a una delle sue caratteristiche più distintive. Scola continua: “Ho avuto il privilegio di cenare con lui quando era già presidente della Camera, evidentemente a disagio per la scorta che lo aspettava davanti a casa mia. Il primo presidente della Camera di Commercio, don Luigi Ciotti, ha ricordato questa citazione.
Ma soprattutto – ha proseguito il direttore – ho avuto modo di Conosco la sua lealtà, che lo portava sempre a mettere in discussione le proprie convinzioni, e ho appreso in prima persona della sua abilità di oratore politico che poteva far esplodere di fervore le folle nelle piazze. Pietro Ingrao “ha servito la politica invece di usarla”, come ha detto uno storico.
