10 horror psicologici da vedere per chi non ama il sangue e i jump scare 

Ebbene sì, anche chi è facilmente impressionabile o ha in antipatia l’abuso di sangue, budella e jump scare, può godersi i film horror. Nelle tante sottocategorie dell’horror c’è infatti un modo di far paura più meno grafico e più sottile. Lavora sullo spettatore colpendolo a livello psicologico, più che visivo. La paura data da queste opere è di un altro tenore rispetto agli splatter, ai teen horror, ai film di mostri e così via. 

I registi di questi film sono liberi dal bisogno di far saltare sulla sedia ogni 2 o 3 scene. Costruiscono così un’ansia che entra sotto pelle, una sensazione che si attacca e accompagna per molte ore dopo la visione. The Witch, Hereditary, Get Out, The Babadook, It Follows, sono alcuni dei titoli più celebri che hanno aiutato a consolidare questo linguaggio. Altri, come Skinamarink hanno addirittura spinto all’estremo il concetto di atmosfera, basandosi solo su questa in senso quasi antinarrativo. Scoprite qui che cos’è questo strano film.

Con questo articolo vogliamo suggerirvene altri dieci meno conosciuti. Abbiamo cercato tra le opere relativamente recenti perché, oltre a far venire un brivido lungo la schiena, molte di queste riescono a raccontare bene le paranoie del presente. Quasi tutte queste storie di paura sono a basso tasso di jump scare e gore. Sono perfetti quindi da vedere con chi si vuole spaventare, pur non amando i tradizionali meccanismi di paura. 

Session 9

Avete presente L’uomo senza sonno? (Se la risposta è no aprite l’agenda, scegliete una data in cui vederlo e segnatevelo). Il suo regista, Brad Anderson, ha esplorato le sensazioni di terrore tre anni prima, nel 2001, con Session 9. Un horror psicologico ambientato in un manicomio. 

Bisogna smantellare l’amianto da quel vecchio edificio. Gli operai trovano dei nastri contenenti delle sessioni di terapia di una paziente con disturbo dissociativo della personalità. La voce registrata diventa presto un’ossessione, risuonando tra le pareti di quel luogo che appare sempre più un involucro di tante presenze. Girato con pochi mezzi Session 9 è una piccola perla dimenticata (ma non dagli appassionati). Tante idee molto efficaci. 

It Comes at Night

Di Trey Edward Shults si potrebbe segnalare anche il notevole Krisha. Ma It Comes at Night è un colpo di fulmine per chi ama gli horror d’atmosfera. C’è una malattia contagiosa che ha distrutto la società. Nei film post apocalittici le famiglie devono sopravvivere. Qui, soprattutto, vogliono vivere. 

Il problema sono gli altri. Le persone che incontrano sono contagiate o ci si può fidare? E soprattutto: cosa arriva di notte? Tra risposte non date e una trama apparentemente inconcludente il film può fare arrabbiare chi cerca un procedere tradizionale. Dentro invece c’è una grande esplorazione della psiche umana, delle nostre paranoie e della capacità di trasformarci in mostri. Ci si sente sperduti nella notte e nei suoni dei corridoi.

The Invitation

The invitation

Un invito a cena un po’ imbarazzante. Will è chiamato dall’ex moglie Eden e dal suo nuovo marito David a trascorrere qualche ora insieme ad altri amici.

L’obiettivo di Will per la serata è concluderla il prima possibile senza scossoni e senza litigare. Se ne sta così in disparte, taciturno, ad osservare quello che accade. Inizia però a notare dettagli strani: eccessive premure e un movimento dietro le quinte come se i padroni di casa stessero preparando qualcosa. 

Cresce lentamente ma The Invitation riesce dalla metà in poi a trasformarsi in un thriller ad alta tensione. Sul finale diventa pazzesco, è in grado di trovare un’inquadratura potentissima realmente agghiacciante che si ricorderà per sempre.

Men

Prima di prendere popcorn e Blu-Ray fate questa premessa a chi vedrà con voi Man di Alex Garland. Gran parte del suo bello è tutto giocato a livello psicologico. Però, in un momento chiave, cede ad un delirio simbolico di carne e sesso che ricorda un po’ Cronenberg e Yuzna. Non per tutti e, francamente, nemmeno troppo riuscita quella parte.

Per 3\4 di film però Men è capace di metterci nei panni di una donna che ne rappresenta molte. Cattura le ansie reali, il sottile pericolo che si percepisce costantemente. Gli uomini, anche se innocui, fanno paura. Ci si sente accerchiati, osservati, come una ragazza che cammina sola, in strada, a notte fonda. Harper Marlowe (Jessie Buckley) viene violentata subliminalmente dalla pressione dello sguardo nel film. Ad aggiungere ancora un po’ di spezia creepy il fatto che, ad eccezione della protagonista, tutti gli altri (anche i bambini) hanno la faccia dell’attore Rory Kinnear.

Goodnight mommy (2014)

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Goodnight mommy ha avuto nel 2022 un insipido remake. Nel 2014 invece Veronika Franz e Severin Fiala portavano l’horror psicologico a un nuovo livello di terrore. Una mamma arriva in casa con il volto bendato, sotto sembra ci sia una figura deforme. È ancora la la donna che conoscevano i suoi due figli? L’immagine è forte già così, ma il film non sarebbe indimenticabile solo con questa idea.

Il vero colpo di genio è stato rendere i bambini i mostri di questa storia. Guardandolo vale la pena mettere tutto, ma proprio tutto in discussione. E soprattutto osservate bene i fotogrammi verso la fine, perché si potrebbe notare un dettaglio agghiacciante che stravolge tutto il percepito fino ad ora.

L’ombra della paura

Che grande mano quella di Babak Anvari. L’ombra della paura (Under the Shadows) è a metà tra il film sociale e l’horror. 1980, Iran e Iraq sono in guerra. Una famiglia vive a Teheran sotto le bombe. Un giorno una di queste apre uno squarcio nel tetto. Insieme alla distruzione l’ordigno porta qualcosa di oscuro che inizia a tormentare la bambina.

Fa paura la normalità con cui sono ripresi gli ambienti. La regia parla un codice linguistico lontano da quello dello shock. Eppure è proprio questa apparente distanza che fa rimanere in tensione. Un’esplorazione nella mente di una piccola vittima di guerra, una sorta di Babadook musulmano sulla condizione delle donne e sull’ansia che porta con sé. 

Unsane

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Steven Soderbergh è sempre alla ricerca di un nuovo linguaggio visivo. Questo l’ha portato a sperimentare film interamente girati con l’iPhone che hanno un’estetica imperfetta da found footage. Ad alcuni film si applica meglio, per altri è un po’ inutile. Unsane ne fa il miglior utilizzo, trovando nella grana e nelle lenti deformanti un sottile terrore.

Ci si sente in un contesto estremamente realistico, ma Soderbergh lavora con i suoi personaggi esattamente all’opposto. Si mette in crisi la realtà e la sua percezione. Unsane parla di stalking. Ma quello che sta vivendo Sawyer Valentini è autentico o è frutto della sua follia? Grandi performance (spicca Claire Foy) e grande regia per un horror psicologico indefinibile e troppo sottovalutato.

Take Shelter

Take Shelter di Jeff Nichols è tante cose. Un thriller hitchcockiano, un film sull’apocalisse, un dramma personale e famigliare.

È sicuramente la prova d’attore più straordinaria di Michael Shannon nei panni di Curtis, un operaio e padre di famiglia. È tormentato da delle visioni, incubi molto lucidi che potrebbero essere la previsione di un’imminente catastrofe. In un crescendo di ossessione deve trovare il modo di mettere in salvo la sua famiglia. 

Lake Mungo

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Mockumentary horror di Joel Anderson, Lake Mungo è un rarissimo film che si guarda senza problemi fino ai suoi minuti finali. Lì arriva l’immagine con cui sono fatti i peggiori incubi febbrili, nell’oscurità della bassa risoluzione si vede un qualcosa che ricrea un piccolo istante di angoscia che si attacca per molte ore. 

Alice Palmer è morta annegata. Il dolore della famiglia fa partire una ricerca spiritica, per spiegare anche alcuni fenomeni paranormali che stanno accadendo. Qual è il confine tra verità e finzione? Cosa ha filmato la ragazza poco prima del trapasso? Le immagini registrate sul telefono non hanno mai fatto così riflettere sulla caducità della nostra esistenza.

Non è un caso che il cognome di Alice sia uguale a quello di Laura Palmer di Twin Peaks.

The Others

Un po’ la pietra miliare dell’horror psicologico moderno. Abbiamo inserito The Others alla fine della lista perché è di gran lunga il più celebre tra questi titoli, non certo sottovalutato. Però vale la pena guardare o ripassare questa storia condotta attraverso gli scricchiolii e le finestre spalancate. Ogni tanto serve ricordarsi quanto la paura possa anche essere poetica e struggente. 

E voi quali horror psicologici sottovalutati amate? Fatecelo sapere nei commenti e venite a trovarci su Twitch!

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