Ivan il Terribile: il primo zar di Russia

Ivan il Terribile: il primo zar di Russia

Ivan IV, con intelligenza e capacità strategica, e con la forza e la crudeltà che gli sarebbero valse il soprannome, riunificò lo Stato vincendo mongoli e opposizioni interne e avviò l’espansione a Est che avrebbe portato la Russia fino al Pacifico

Fiumi d'inchiostro sono stati versati per interpretare in tutte le chiavi possibili la personalità umana e politica del sovrano russo che siamo abituati a chiamareIvan il Terribile (1533-1584). Nel corso del suo lungo regno, durato quasi un cinquantennio e contraddistinto da alcuni brillanti successi in politica estera e da una drammatica riorganizzazione degli apparati dello stato in politica interna, egli impose infatti un sigillo formidabile sulla storia russa, divenendone una delle figure principali e più controverse.

Il padre, Vasilij III, morì quando Ivan aveva solo tre anni. Per molti anni il giovane sovrano fu sottoposto alla tutela della famiglia principesca degli Šujskij, in una situazione per lui molto umiliante. Nel 1546, all'età di tredici anni, riuscì però a sottrarsi a questa tutela, facendo arrestare e uccidere Andrej Šujskij. Ebbe allora inizio la prima fase del suo regno, che viene solitamente valutata in modo positivo. Nel mese di gennaio del 1547 il quattordicenne Ivan fu incoronato zar, un titolo imperiale che deriva dal latino caesar e che implica la consapevolezza di un potere assoluto all’interno e del tutto indipendente verso l’esterno.

Ivan IV, detto "il Terribile", esercitò il potere in forma assolutista, schiacciando senza pietà i suoi avversari. Ritratto di Viktor Vasnecov (1897). Galleria Tretyakov, Mosca

Ivan IV, detto "il Terribile", esercitò il potere in forma assolutista, schiacciando senza pietà i suoi avversari. Ritratto di Viktor Vasnecov (1897). Galleria Tretyakov, Mosca

Foto: Bridgeman / ACI

Ivan IV, detto "il Terribile", esercitò il potere in forma assolutista, schiacciando senza pietà i suoi avversari. Ritratto di Viktor Vasnecov (1897). Galleria Tretyakov, Mosca

 

 

Il primo zar

Ivan IV è stato il primo sovrano russo a ricevere ufficialmente questo titolo, che impiegò sia all’interno del Paese sia nei suoi rapporti con l’estero. Il suo regno segnò dunque il definitivo consolidamento dell’assolutismo moscovita. Aiutato da un gruppo di consiglieri fidati (tra i quali il metropolita, o responsabile di una provincia ecclesiastica, Makarij, l’arciprete Sil’vestr e Aleksej Adašev) e sostenuto dall’amore della prima moglie, Anastasija Romanova, Ivan IV promosse nel 1549 un’assemblea nazionale di rappresentanti dei vari ceti – passata alla storia come zemskij sobor, il primo parlamento russo – per proporre l’approvazione di varie riforme. Nel 1550 presentò un nuovo codice legale, il Sudebnik, e l’anno successivo convocò un importante concilio della Chiesa russa, noto come il Concilio dei Cento Capitoli. Nel 1553 Ivan IV fece costruire una nuova e straordinaria chiesa, San Basilio, divenuta uno dei simboli principali di Mosca e della Russia. In quegli anni egli dedicò anche molta attenzione al rafforzamento dell’esercito, indispensabile per raggiungere gli ambiziosi obiettivi che il giovane sovrano si proponeva.

Poco dopo aver raggiunto la maggior età, Ivan IV si volse infatti contro i mongoli (o tatari) che nel 1240 avevano sottomesso il primo Stato russo, la Rus’ di Kiev. L’Orda d’Oro si era dissolta, ma i suoi eredi – i khanati di Kazan’, Astrachan’ e Crimea – continuavano a invadere e razziare i territori russi. Nel 1552 l’esercito di Ivan IV sconfisse e occupò il khanato di Kazan’, e quattro anni dopo la stessa sorte toccò a quello di Astrachan’.

Ivan IV conquista Kazan'. Dipinto di Petr Mikhailovich Shamshin (XIX secolo). Museo VV Vereshchagin, Mykolaïv, Ucraina

Ivan IV conquista Kazan'. Dipinto di Petr Mikhailovich Shamshin (XIX secolo). Museo VV Vereshchagin, Mykolaïv, Ucraina

Foto: Culture Images / Album

Al di là del suo enorme significato storico-culturale come definitiva rivincita sugli antichi dominatori mongoli, questa vittoria diede a Mosca il controllo dell’intero bacino del fiume Volga e quindi delle vie commerciali verso la Persia e l’India. Fu allora, in effetti, che cominciò a costituirsi l’impero russo vero e proprio, caratterizzato non solo da un’enorme estensione, ma anche da un accentuato carattere multietnico.

Il terrore

Minor fortuna ebbero i tentativi di Ivan IV di ottenere uno sbocco sul Mar Baltico. Tra il 1558 e il 1663 la Russia riportò alcuni successi, ma negli anni successivi la ferma volontà degli stati europei di non permettere che il temuto “moscovita” potesse dotarsi di una posizione di rilevo sul Baltico rese vani i suoi ripetuti e dispendiosi sforzi. Queste guerre continue esasperarono le tensioni interne del Paese contribuendo all’instaurarsi del regime terroristico che caratterizzò la seconda parte del regno di Ivan IV. Indipendentemente dalle sue tendenze psicopatiche, la violenza inusitata dello scontro dello zar russo con la nobiltà ha un significato politico ben preciso. Nei secoli precedenti, durante il processo di unificazione delle terre russe sotto i Gran Principi di Mosca, i principi delle varie città avevano ceduto i propri appannaggi (in russo udel) in cambio di elevate cariche amministrative nella capitale del Paese.

Insieme alla potenza dello Stato moscovita era cresciuto anche il peso dei nobili (i boiari), come lo stesso Ivan IV aveva dovuto constatare durante la sua lunga minorità. Non era dunque impossibile che, come nel vicino stato polacco-lituano, si giungesse anche in Russia a un ordinamento di carattere aristocratico che limitava drasticamente il potere del sovrano. Un’avvisaglia di questa possibilità si ebbe già nel 1553, quando Ivan IV si ammalò gravemente e riuscì solo con grande difficoltà a ottenere dalla nobiltà un giuramento di fedeltà nei confronti di suo figlio Dmitrij. Il contrasto con i boiari crebbe negli anni successivi e quando, nel 1560, l’amata moglie Anastasija morì, Ivan IV diede inizio a una violenta repressione che colpì per primi i suoi antichi consiglieri, Sil’vestr e Adašev.

Kazan' in fiamme. Icona del 1550. Galleria Tretyakov, Mosca​

Kazan' in fiamme. Icona del 1550. Galleria Tretyakov, Mosca​

Foto: Fine Art / AGE Fotostock

Un’astuta strategia

Molti nobili russi cominciarono allora a trovare rifugio nel vicino stato polacco-lituano. Il momento principale della svolta politica di Ivan IV si ebbe nel 1564, quando egli si allontanò da Mosca e scrisse delle lettere al suo consigliere Makarij, nelle quali rimproverava la nobiltà di essere responsabile della divisione del Paese e minacciava di abdicare. Allora i boiari e il popolo si recarono da lui pregandolo di tornare a Mosca e rimanere al potere. Ivan accondiscese, ma pose condizioni quanto mai singolari e destinate a rivelarsi micidiali.

La Russia fu divisa in due parti, la zemščina e l’opričnina. Il primo termine viene dalla parola zeml’ja, “terra”, la seconda da oprič, che significa invece “a parte”. Nella zemščina continuava a vigere il precedente sistema politico-sociale, mentre l’opričnina venne sottoposta al controllo diretto e totale del sovrano. Questa politica fu realizzata con l’aiuto da una guardia del corpo divenuta tristemente famosa – i cosiddetti opričniki, capitanati dal famigerato Maljuta Skuratov – che infieriva su tutti gli avversari, o supposti tali, del nuovo ordine. Il Paese conobbe allora una devastante ondata di terrore. La resistenza dei boiari venne repressa nel sangue, le loro proprietà furono depredate o confiscate dallo stato; intere città considerate ribelli furono devastate e i loro abitanti vennero deportati o massacrati.

Novgorod, una ricca e potente città-Stato mercantile a nord-ovest di Mosca, collegata alla Lega Anseatica ed espressione di un modello politico ed economico che molti russi continuano a rimpiangere, venne colpita con particolare durezza. In effetti, il trionfo dell’autocrazia moscovita sulla “democrazia” di Novgorod ha impresso una svolta decisiva alla storia russa. In questi anni Ivan IV, che ebbe in rapida successione sei altre mogli, soffriva di incontrollabili scatti d’ira.

Il metropolita Filipp, che osò rimproverare il sovrano per i suoi crimini, venne assassinato nel 1568. Nel 1572 lo zar dichiarò l’abolizione dell’opričnina, che però continuò a esistere ancora per tre anni. Il momento culminante del terrore scatenato da Ivan IV si colloca tra il 1564 e il 1572, ma ancora nel 1581 egli uccise il suo primogenito in un accesso d’ira. Oltre che da queste violenze interne, gli ultimi anni del suo regno furono caratterizzati anche da numerose sconfitte militari. Nel 1582-83 la Russia dovette rinunciare a tutte le conquiste sul Baltico a favore di polacchi e svedesi. La potenza svedese, che sbarrava ai russi la via del Baltico costringendoli in questo modo a un’umiliante e svantaggiosa posizione commerciale, sarebbe stata infranta solo da Pietro il Grande, un secolo e mezzo dopo. Soltanto verso Oriente vi furono ancora dei successi durante il regno di Ivan IV.

Pietro il Grande. Ritratto di Paul Hippolyte Delaroche. XIX secolo

Pietro il Grande. Ritratto di Paul Hippolyte Delaroche. XIX secolo

Foto: Fine Art / AGE Fotostock

Pietro il Grande. Ritratto di Paul Hippolyte Delaroche. XIX secolo

 

 

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La conquista della Siberia

Nel 1582 un piccolo esercito russo comandato dal cosacco Ermak, “il conquistatore della Siberia”, sconfisse e occupò un altro stato erede dell’Orda d’Oro, il khanato di Sibir’, situato poco al di là degli Urali e dal quale ricevettero il nome le immense distese siberiane. Ebbe allora inizio l’epica e inarrestabile penetrazione negli spazi della Siberia di mercanti, cacciatori e coloni russi che nel giro di pochi decenni arrivarono sino al Pacifico. Poco avvertito all’epoca, questo successo fu in effetti uno dei più notevoli del regno di Ivan IV, che morì improvvisamente nel 1584, forse avvelenato, come un’autopsia eseguita in epoca sovietica avrebbe dimostrato, ritrovando ingenti tracce di mercurio nei suoi resti.

Il suo regno è stato oggetto d'interpretazioni varie e contrastanti, simbolo per gli uni della ferocia “asiatica” dello stato russo, per gli altri dell’inflessibile (e benefica per l’intera nazione) volontà di coesione e unità. Entro certi limiti, peraltro, nella politica di Ivan IV si può vedere l’equivalente russo dello scontro che sovrani europei a lui contemporanei, quali Enrico VIII d’Inghilterra o Luigi XI di Francia, dovettero affrontare per vincere le residue velleità delle loro aristocrazie e instaurare una monarchia assoluta.

Ritratto di Ivan IV. Incisione del XVI secolo. Museo Storico, Mosca

Ritratto di Ivan IV. Incisione del XVI secolo. Museo Storico, Mosca

Foto: Bridgeman / ACI

Del resto, come mostra la sua celebre corrispondenza con il principe Andrej Kurbskij, emigrato nello stato polacco-lituano ed esponente della tradizionale visione politica della nobiltà russa, lo stesso Ivan ebbe piena coscienza del significato politico della sua azione repressiva. Non a caso la storiografia sovietica (M. Pokrovskij, S. Platonov e altri) ha insistito sul carattere “progressivo” del governo di Ivan IV, tanto per i suoi successi in politica estera quanto per il definitivo superamento dell’anarchia “feudale”. Il suo terrore fu in effetti rivolto essenzialmente contro i membri dell’antica nobiltà, in parte con il favore del popolo. Lo stesso appellativo con cui è passato alla storia, groznyj, che viene impropriamente tradotto con “terribile”, significa in realtà “minaccioso” ed esprime più ammirazione e consenso che timore, come se la “minaccia” del sovrano fosse legittima e sostanzialmente benefica per l’insieme della nazione.

In questo senso la crudeltà politica di Ivan IV, al di là delle sue possibili patologie, sancì il consolidamento di un potere centrale assoluto in maniera molto più radicale e duratura di quanto stava avvenendo nell’Europa occidentale. Il significato storico del terrore di Ivan IV è quindi da vedere nella sostituzione – più o meno completa – dell’antica aristocrazia del sangue con una nuova, piccola, nobiltà strettamente dipendente dal sovrano che la dotava di terre in cambio di un servizio permanente. Questo sistema (in russo pomest’e) era assai simile a quello dei timar allora in vigore nell’Impero ottomano, che alcuni – in particolare il pubblicista Ivan Peresvetov – esaltavano quale modello per l’impero russo tanto nella sfera politica quanto in quella militare.

La cattedrale di San Basilio è in realtà un insieme di chiese, ciascuna custode dei propri tesori e dedicata a una diversa venerazione. Fu fatta costruire da Ivan IV nel 1553

La cattedrale di San Basilio è in realtà un insieme di chiese, ciascuna custode dei propri tesori e dedicata a una diversa venerazione. Fu fatta costruire da Ivan IV nel 1553

Foto: Günter Gräfenhain / Fototeca 9x12

La cattedrale di San Basilio è in realtà un insieme di chiese, ciascuna custode dei propri tesori e dedicata a una diversa venerazione. Fu fatta costruire da Ivan IV nel 1553

 

 

Il rafforzamento dello stato

Sotto Ivan IV, inoltre, la Russia si rafforzò sensibilmente verso Oriente ed entrò di slancio nell’ambito della grande politica europea, ma in una posizione ancora insufficientemente forte, come gli eventi dei successivi decenni, in particolare gli Anni dei Torbidi (1598-1613), avrebbero dimostrato. Solo l’azione di un altro sovrano, non meno terribile, vale a dire Pietro il Grande, avrebbe consentito la definitiva ascesa della Russia tra le grandi potenze europee e mondiali.

A prescindere dalle pur importanti conseguenze interne ed esterne del suo regno, Ivan IV costituisce nella storia russa un modello politico imprescindibile, proprio per il suo essere “terribile”. Sotto di lui si è infatti manifestata per la prima volta in modo assolutamente chiara la natura autocratica del potere statale russo, destinata a perpetuarsi nei secoli pur nel mutamento delle strutture politiche e ideologiche. Un potere assoluto, sostanzialmente privo di contrappesi, rivolto soprattutto al rafforzamento dello stato e incarnato nei secoli successivi soprattutto dalle figure di Pietro il Grande e Stalin.

Non a caso quest’ultimo commissionò nel 1944 a Ejzentejn un film su Ivan il Terribile nel quale è evidente il parallelo storico tra le due figure. E, secondo alcuni, anche chi oggi regge dal Cremlino le sorti della Russia deve essere inserito in questa linea politica.

Caterina la Grande in un ritratto conservato nel museo d'arte di Ekaterimburg

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